In questo post presento l’aggiornamento di fine settimana sull’andamento della pandemia in Trentino, in Italia ed i Europa. Aldilà dell'effetto psicologico legato al fatto che oggi in Italia ci sono stati poco più di 10.000 contagi, il dato – secondo me – più preoccupante è quello relativo ai decessi Covid-19 registrati in Italia nel corso dell'ultima settimana: c’è stato un forte aumento dei decessi (316 complessivi di cui ben 10 nel solo Trentino). Non si vedevano numeri del genere dalla seconda metà di giugno, ma allora i decessi erano legati all'onda lunga (calante) del periodo apicale della pandemia. Oggi viene confermato un deciso cambio di tendenza. I dati sono mostrati in figura:
Riporto nel grafico anche la stima dei decessi legati ad incidenti stradali, così come già fatto nell'analogo post della scorsa settimana. Sono eventi tragici che socialmente accettiamo considerandoli come una sorta di costo da pagare per garantirci una mobilità comoda e veloce. Si potrebbe discutere a lungo su questo concetto di accettabilità e su quale sia il livello di accettabilità sociale per le morti da Covid-19. Qui mi limito a segnalare la soglia rossa, lasciando ai lettori il compito di valutare se sia rilevante o meno.
L’incremento dei decessi è molto evidente, specialmente nel corso dell'ultima settimana. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità il tempo mediano che intercorre tra la comparsa dei sintomi ed il decesso è pari a 12 giorni. Questo vuol dire che il forte incremento di contagi che abbiamo registrato nell’ultima settimana non ha ancora avuto un effetto di particolare rilievo sui decessi e che entro fine mese dobbiamo aspettarci un ulteriore peggioramento della situazione. E con questa osservazione possiamo cestinare definitivamente un'affermazione molto popolare tra gli ormai ex-negazionisti che oggi si sono trasformati in minimalisti “i contagiati sono quasi tutti asintomatici e muoiono solo in pochi”.
Se andiamo a vedere come si distribuiscono i decessi registrati nel corso dell'ultima settimana a livello regionale, notiamo che la situazione è abbastanza omogenea (vedi sotto) anche se ci sono fluttuazioni legate ai numeri assoluti relativamente piccoli che si hanno quando il dato nazionale viene disaggregato su scala regionale. Notiamo tuttavia che il Trentino mostra una densità di decessi molto più alta della media nazionale. Questo dato è in palese contraddizione con il dato dei ricoveri in terapia intensiva. Benché ci sia stata una rapida crescita di tali ricoveri in quasi tutta Italia, il Trentino registra ancora zero ricoveri in terapia intensiva. Molti più decessi (normalizzati rispetto alla popolazione) delle altre Regioni/PPAA e reparti di terapia intensiva Covid deserti. Per me è un mistero di cui non riesco a trovare la benché minima spiegazione.
Decessi Covid settimanali riferiti ad un campione di 100 mila abitanti nelle diverse Regioni/PPAA italiane. Il dato medio nazionale è rappresentato dalla barra verde. La barra rossa corrisponde al Trentino, per il quale si registra un numero di decessi circa triplo rispetto alla media nazionale. L'ineffabile Presidente della Provincia di Trento oggi ha dichiarato "Dobbiamo agire prima che le cose precipitino come nel resto d'Italia". Peggio di così?
Passiamo ora all’andamento dei contagi, iniziando dalla consueta tabella del Rapporto ISS che riporta i dati di prevalenza per le diverse regioni/PPAA nel periodo 5-11 ottobre. Notiamo che dopo essere stato in testa a questa non gradita classifica per molte settimane, il Trentino, pur mantenendo un livello di contagi simile a quello della settimana precedente è stato risucchiato a “centro classifica”, molto vicino alla media nazionale. Numerose altre Regioni e la Provincia Autonoma di Bolzano hanno realizzato un imponente balzo dei contagi, superando in alcuni casi il livello di 100 nuovi contagi settimanali per ogni 100.000 abitanti. In testa alla classifica, confermano la loro posizione Liguria, Campania e Veneto a cui si aggiungono Valle D’Aosta, Umbria e Provincia Autonoma di Bolzano. Subito dopo seguono Lombardia e Piemonte. Solo la Calabria rimane sotto quota 10.
Tratto dal Rapporto ISS relativo al periodo 5 - 11 ottobre. In rosso i valori settimanali superiori a 60, in verde l'unico valore inferiore a 10
C’è stato quindi un forte rimescolamento a livello territoriale e la pandemia che a settembre sembrava localizzata principalmente al Centro-Sud ora torna a “mordere” anche il Nord Italia. A dimostrazione, ammesso che ce ne fosse bisogno, della stupidità di certe polemiche Nord vs Sud che abbiamo sentito recentemente a proposito della circolazione del virus.
Il dato nazionale lo ritroviamo anche nelle mappe dei contagi elaborate da ECDC (riferite alla densità di contagi durante le ultime due settimane):
Mappa aggiornata del livello dei nuovi contagi in Europa elaborata da ECDC
Notate come l’Italia, pur essendo ancora “meno scura” rispetto ad altri Paesi vicini abbia ormai definitivamente abbandonato la sua condizione di “oasi felice” nel panorama europeo dei contagi. Val D'Aosta, Liguria, Sardegna, Umbria e Campania sono le Regioni che risultano avere il maggior livello di nuovi contagi. E il peggio deve ancora venire!
Il dato nazionale dei contagi giornalieri mostra l’andamento che è illustrato in figura:
La scala utilizzata è semi-logaritmica è, aldilà delle fluttuazioni giornaliere con il ben noto minimo locale del lunedì, il dato complessivo dei contagi può essere descritto abbastanza bene con due curve esponenziali (che nel grafico semi-logaritmico sono rappresentate come rette). La prima è caratterizzata da un parametro temporale più piccolo (linea blu tratteggiata) ed approssima ragionevolmente bene l’andamento dei contagi da metà a fine settembre.
All'inizio di ottobre è successo qualcosa e la pendenza è notevolmente aumentata (curva rossa tratteggiata). L'andamento attuale prevede un raddoppio dei contagi nell'arco di circa una settimana. Non sono i numeri di fine febbraio - inizio marzo, ma ci manca poco!
È abbastanza chiaro che è stato rotto un argine che limitava la circolazione del virus. Difficile dire se la causa sia collegabile alla riapertura delle Scuole. Secondo i dati ISS meno del 4% dei focolai individuati nella settimana scorsa era collegabile ad attività scolastiche. Purtroppo sappiamo che, prima e dopo la Scuola, i ragazzi si ammassano alle fermate dei mezzi di trasporto (senza alcun controllo) o sui mezzi stessi. Le motivazioni che sono alla base del forte incremento dei contagi registrati in Italia potrebbero essere diverse e concomitanti.
Purtroppo il sostanziale fallimento dei sistemi di tracciatura dei contagi (con relativo isolamento dei loro contatti più stretti) non ci permette di dire molto a proposito delle cause che sono alla base dell’impennata dei contagi. Il dato ultimo di ISS secondo cui l'ottanta per cento circa dei contagi avverrebbe a livello familiare è un po' fuorviante. Si dovrebbe più propriamente sottolineare che è l'80% dei focolai trovati. Dovrebbe essere chiaro a tutti che per trovare i contagi che avvengono a livello familiare non c'è bisogno di un sistema di tracciatura particolarmente sofisticato. Il problema è capire da dove arrivano gli inneschi che scatenano i contagi familiari e su questo punto la capacità di individuare le sorgenti primarie è piuttosto limitata.
Di fronte a questa situazione che possiamo ormai definire "fuori controllo" si sta cercando, sia pure in modo piuttosto empirico, di intervenire introducendo nuove restrizioni alle relazioni sociali. Secondo notizie di stampa il Governo italiano starebbe pensando di adottare anche in Italia misure di “coprifuoco notturno” in analogia a quanto è già stato fatto in altri Paesi europei. Tutto può servire, anche il coprifuoco, purché qualcuno si preoccupi del futuro di chi vive grazie al lavoro di bar e ristoranti. Ma il vero problema è quello che - arrivati a questo punto - il solo coprifuoco non potrà da solo invertire la tendenza in atto. Che fare allora? Aspettare che la situazione degeneri con gli ospedali sovraccarichi fino a che saremo costretti ad un lockdown generalizzato o provare ad agire su vari fronti, a cominciare dalle criticità dei trasporti pubblici?
In Campania è già stata decisa la temporanea chiusura delle Scuole. La scelta - secondo il mio parere - potrebbe aiutare a limitare i contagi, ma rappresenta una cocente sconfitta per tutti. Chi legge questo blog conosce la mia posizione a proposito della didattica a distanza che non soffre di alcun pregiudizio negativo. Anzi, ritengo che sia uno strumento utilissimo che non potrà mancare tra le risorse da utilizzare in futuro, anche quando non ci saranno emergenze da gestire. Quello che mi preoccupa è che si pensi di chiudere le Scuole (o anche solo i corsi degli ultimi anni delle Superiori) senza aver fatto nulla per migliorare la didattica a distanza con il serio rischio di ritornare al caos della scorsa primavera. Ad esempio, non si è fatto nulla per tutelare gli studenti più deboli, quelli che non hanno facilmente accesso a PC, stampanti e banda larga e magari non hanno alle spalle un famiglia in grado di aiutarli nello studio quando manca il contatto diretto con i docenti.
A livello trentino, non mi pare che il nostro inconsistente (politicamente parlando) Assessore all’istruzione abbia fatto qualcosa di concreto per preparare un eventuale ritorno alla didattica a distanza, migliorando gli strumenti a disposizione di insegnanti e alunni. Adesso, dopo che le illusioni estive sono svanite, sento proporre di richiudere le Scuole come se la formazione dei giovani fosse un obiettivo secondario del nostro vivere civile. Francamente, non mi piace!
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