giovedì 1 aprile 2021

Aggiornamento sui vaccini in Europa

Come ogni giovedì, ECDC ci aggiorna sullo stato di avanzamento delle vaccinazioni in Europa. Secondo i dati aggiornati allo scorso 28 marzo, circa il 60% dei cittadini europei di età superiore o uguale ad 80 anni avevano ricevuto almeno una dose vaccinale. Tale percentuale si riferisce al valore della mediana che è stato stimato senza i dati (non trasmessi ad ECDC) di Germania, Spagna e di altri Paesi di minori dimensioni. La percentuale scende al 33% se si considerano solo coloro che avevano ricevuto ambedue le dosi vaccinali. Per l'Italia, i livelli scendono, rispettivamente, al 52% per la prima dose e al 26% per la vaccinazione completa. Rispetto ad una settimana fa, l'Italia riduce il gap rispetto al valore della mediana europea, ma è ancora in ritardo.

Nel grafico seguente viene mostrata la percentuale di persone che hanno ricevuto almeno una dose vaccinale, suddivise per classi d'età. L'Italia si distingue per la limitata vaccinazione dei cittadini di età compresa tra 70 e 79 anni:

Percentuale di cittadini che hanno ricevuto almeno una dose vaccinale, suddivisi per classi d'età e per Paese di residenza. Il dato italiano è evidenziato con il segno rosso. Tratto da ECDC


7 commenti:

  1. Abbiamo necessità di intensificare la campagna di vaccinazione nell’Unione Europea. I dati ECDC aggiornati ad oggi riportano un dato in netta crescita per quanto riguarda i casi rilevati nei 14 gg precedenti per 100.000 abitanti.

    Settimana
    2020-53 363,7
    2021-01 424,5
    2021-02 452,8
    2021-03 422,9
    2021-04 402,2
    2021-05 359,1
    2021-06 305,5
    2021-07 283,7
    2021-08 294,7
    2021-09 328,6
    2021-10 381,2
    2021-11 433,6
    2021-12 489,3

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  2. VENETO: UNA FERRARI O UNA DUNA?
    Giuseppe Pietrobelli - il Fatto Quotidiano - 1 Aprile 2021

    Al di là delle dichiarazioni roboanti di Zaia, la realtà è fatta di disguidi anche strutturali non di poco conto.

    Prendiamo il caso Treviso: mandavano gli inviti per posta e si presentava metà delle persone, allora hanno pensato di convocarne il doppio con gli sms e quando sono arrivati quasi tutti, il meccanismo si è inceppato a causa dell’overbooking.

    Di impicci ne sa qualcosa Aldo Serena, l’ex calciatore. “Presidente Zaia, mia mamma 88enne è stata convocata con sms dell’Ulss per il 31 marzo alle 14.40 al centro di Vidor. Alle 18.40 è entrata, ma il medico non le ha somministrato il vaccino perché mancavano 10 giorni alla scadenza dei 3 mesi dopo la negativizzazione: 4 ore in attesa assieme a 300 persone!”.

    Basta scorrere i giornali veneti, non ostili al Presidente, per capire che il Veneto è sull’orlo di una crisi di nervi collettiva. Scrivono, avviliti, la figlia di una “centenaria dimenticata”, asmatici “senza indicazioni”, sessantenni che “brancolano nel buio”, malati oncologici che si vedono annullare l’appuntamento all’ultimo minuto.

    Anche per questo a Venezia hanno lanciato la piattaforma. L’inversione è netta, perché finora tutti venivano convocati. Adesso DEVONO ISCRIVERSI. Ma c’è ancora qualche Ulss che intima agli over 80 di aspettare di essere chiamati.

    Con gli anziani il Veneto è già partito con il piede sbagliato a febbraio. Quando scattò la fase 1B, a differenza delle altre regioni, a Venezia decisero che si sarebbe cominciato dagli ottantenni, a ritroso. Perché i giovani-vecchi hanno più relazioni sociali e sono più a rischio.

    Il puntello normativo? L’assessore Lanzarin aveva dato 3 versioni: (a) si applicano direttive internazionali (b) lo stabilisce il Piano Nazionale (c) seguiamo la prassi”. Peccato che il Ministero indicasse come priorità la protezione dei soggetti deboli, a partire dagli over 80.

    A metà marzo le classi 1941-42-43 avevano una copertura di prima dose del 73-84%, gli ultranovantenni solo del 10%. Adesso si è arrivati quasi al 70% di sola prima dose. “Mia mamma novantenne è disabile grave da 40 anni. Non dovevamo essere i primi? Chi risponderà dei decessi per la mancata dovuta priorità?” chiede un veronese.

    Un altro: “Mia madre di 99 anni aspetta da 7 settimane. Temo sia una scelta ‘politica’: meglio immunizzare per prime le classi più giovani che vanno al bar, viaggiano e votano…”.

    In Veneto ci sono quasi 500mila soggetti a rischio non ancora vaccinati: 130mila over 80, 200mila soggetti fragili e 130mila disabili. Intanto in Fiera a Padova si è sfiorata la rissa. A Casale sul Sile, ore di attesa sotto il sole. A Villorba, code bibliche nel giorno di accesso libero per la classe 1934.

    Proteste a Jesolo. Commento zen di Zaia: “Meglio un’ora di coda, che una vita sotto terra”. Però ha aggiunto: “Se il portale non funziona, getteremo i computer dalla finestra e torneremo al passato… Faremo altre convocazioni dirette per classi di età senza prenotazioni… oppure i drive in…”.

    Il pur mite Arturo Lorenzoni, già avversario di Zaia: “Si viene convocati via facebook, con sms, a reti unificate, con la piattaforma, ma se il ‘click day’ non va a buon fine, non sai quando si aprirà la finestra giusta. E’ un grande pasticcio”.

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  3. “La cura ai sanitari no-vax? Via lo stipendio e vedrete”
    Enza Cusmai - Lunedì 29 marzo 2021

    Salvatore Giuffrida, siciliano di sangue e ligure nella formazione, è direttore generale dell’ospedale SAN MARTINO DI GENOVA (quello del dottor Matteo Bassetti), polo sanitario con circa 5mila dipendenti. È l’ospedale in cui – sembra - un sanitario no vax ha infettato 17 pazienti.

    Oggi arriva in Liguria il generale Figliuolo e il capo della Protezione civile Curcio. Messaggi per loro?
    Giuffrida: «A loro chiedo solo di accelerare sui vaccini. E vorrei mandare a dire al premier Draghi di fare presto». «Al decreto sugli operatori no vax. Noi datori di lavoro abbiamo le mani legate. Siamo costretti a tenerci in corsia gente che può trasmettere il virus ai pazienti e rischia a sua volta di ammalarsi. Inaccettabile».

    Perché non li spostate come suggeriscono in molti, compreso il governatore Bonaccini?
    Giuffrida: «Non so se sentirmi annoiato o infastidito da queste chiacchiere. Persino in Procura si dice che sono sanzionabili i datori di lavoro che non spostano i non vax».

    Dunque?
    Giuffrida: «Chi lascio in corsia se trasferisco gli operatori che rifiutano il vaccino? Se allontano 30 infermieri di rianimazione, IO TOLGO 6 POSTI LETTO. E questi pazienti dove li mando? Con gli spostamenti faccio un dispetto al sistema ospedaliero: i posti letto sono in proporzione al numero dei dipendenti».

    Da voi quanti sono i no-vax?
    Giuffrida: «L’adesione al vaccino tra i medici è pressoché totale, ma tra infermieri, oss, tecnici la percentuale dei vaccinati si ferma all’85%».

    Quindi il 15% è scoperto?
    Giuffrida: «Esatto. CIRCA 400 OPERATORI SANITARI che fanno parte della catena assistenziale nei reparti e negli ambulatori rifiutano di vaccinarsi. Che faccio, li mando tutti al centralino?»

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  4. Tutti in Serbia, il Paese con più vaccini che persone
    Luciana Grosso – it.businessinsider.com - sabato 3 aprile 2021

    Pochi giorni fa, il governo serbo ha reso noto di avere 25mila dosi di vaccino AstraZeneca IN PIU’ da usare prima della data di scadenza. Per questo ha lanciato un appello agli abitanti dei Paesi vicini affinchè si recassero a Belgrado per vaccinarsi.

    Così, nelle ultime settimane, più di 22mila cittadini di Bosnia ed Erzegovina, Macedonia del Nord, Montenegro, Albania, ma anche della Croazia, Paese membro dell’Unione Europea, sono stati vaccinati in Serbia che, quanto ad approvvigionamenti (ha stipulato accordi con Russia e Cina) e distribuzione ha saputo battere sul tempo altri Paesi europei e soprattutto è riuscita a tenere, negli scorsi mesi, l’infezione sotto controllo.

    La Serbia (7 milioni di abitanti) ha avuto circa 600 mila casi e 5000 decessi.

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  5. Immuni: ecco perché, dopo 9 mesi, l’applicazione per il contact tracing
    è una incompiuta abbandonata dalla politica
    Thomas Mackinson | il Fatto Quotidiano | domenica 4 aprile 2021

    Doveva essere uno dei pilastri della “fase 2” per evitare un secondo lockdown. Invece Immuni è stata uno dei suoi più emblematici fallimenti. Persino il nome ormai è uscito dai radar, rimosso per manifesta inutilità dall’arsenale delle armi contro il Covid, app per il contact tracing, lanciata con grande enfasi ormai a giugno del 2020 e da tempo abbandonata.

    Da dicembre 2020 l’applicazione è inchiodata poco sopra i 10 milioni di download. Quando fu lanciata, si disse che per funzionare doveva essere installata almeno dal 60% della popolazione. Sotto tale soglia di diffusione non avrebbe permesso di intercettare i possibili contagi e di evitare di chiudere di nuovo il Paese. Dopo il boom iniziale e altri 9 mesi siamo ancora sotto il 20% della popolazione.

    Non è un caso se anche il numero di positivi intercettati finora è modesto. Su 95 mila notifiche, dicono i dati del Ministero della Salute, gli utenti positivi che hanno caricato le loro chiavi sono 15mila.

    A ottobre 2020 - ai primi acuti della seconda ondata - è il Presidente del Consiglio a rivolgere l’appello: “Scaricarla è un dovere morale”. Rispondono in 240mila in un giorno, ma è una fiammata che non si ripete. E anzi, da quel giorno la curva si appiattisce progressivamente fino ai 2mila download al giorno.

    Utenti insufficienti, malfunzionamenti, procedure farraginose per denunciare la propria positività, progressivo abbandono del sistema di pari passo alla rinuncia, nel caso delle Regioni palese, al tentativo di portare avanti il tracciamento dei positivi e dei loro contatti stretti nella seconda e nella terza ondata.

    1. Sul fronte della tecnologia il primo scoglio è stato il funzionamento sui cellulari meno recenti. Dall’esordio di giugno 2020, l’app Immuni è stata disponibile su App Store e Play Store, ma i dispositivi sprovvisti dei servizi di Google sono rimasti esclusi. Solo lo scorso febbraio l’app è diventata disponibile per i modelli Huawei più recenti.

    2. Siamo al secondo punto debole: gli Enti locali - anziché agevolare l’uso dell’app - si sono opposti. I NO-app avevano il volto di Salvini che il 13 ottobre dichiarava candidamente di non sapere che farsene. Mentre da Roma si spingeva per superare le resistenze, le Regioni – per lo più guidate da forze di opposizione – erano impegnate in un’opera di PALESE boicottaggio, perfino rivendicato nei casi della Lombardia e del Veneto: per da 4 quattro mesi la Regione di Zaia ha omesso deliberatamente di adeguare il sistemi informativi regionali per far funzionare il tracciamento; nel sistema informativo regionale non c’era neppure il “bottone” per attivare il registro.

    Anche il governo Conte II ha le sue responsabilità. La riluttanza a usare l’app era sotto gli occhi di tutti da mesi, ma solo a dicembre, a 6 mesi di vita del software, è stato istituito un CALL CENTER “Immuni” per aumentare l’integrazione tra il servizio e le aziende sanitarie territoriali. E anche la Rai ha fatto poco o nulla, tanto da suscitare le lamentele dell’allora sottosegretario alla salute Sandra Zampa. Il call center? E’ costato 4mila euro. Tutto al risparmio, quindi.

    L’operazione non ha potuto vantare un sostegno politico forte, in un momento in cui le crepe dell’esecutivo iniziavano ad allargarsi. Nata sotto la stella del risparmio, con la tecnologia fornita GRATIS (dalla startup Bending Spoons e passata a Sogei), Immuni ha vissuto in ristrettezze anche dopo il varo. Basti dire che la sola campagna informativa varata dal governo, tramite il Dipartimento per l’editoria, è costata 29mila euro.

    L’ultimo a spendersi fu ARCURI: “La app Immuni – disse il 18 dicembre scorso – come performance è tra le migliori al mondo, non escludiamo di usarla anche per la campagna di VACCINAZIONE, ancora non sappiamo quale potrebbe essere la connessione, ma lo stiamo valutando”.

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  6. Sul sito della Regione Lazio:
    https://prenotavaccino-covid.regione.lazio.it

    Per gli Assistiti 1942-1955: Se hai una età compresa TRA I 66 E I 79 ANNI, prenota qui la vaccinazione anti-Covid.

    (NdC) Ora, se le Regioni ricevono i vaccini pro quota, cioè in proporzione ai loro abitanti, come fa la Regione Lazio ad aprire agli over 65?
    - usa i vaccini Astrazeneca tenuti "di riserva" finora?
    - ha già finito con over 75 e over 70?
    - intanto fa prenotare, poi "vedremo"?

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  7. Vibo Valentia, anziani convocati via social per il vaccino:
    SENZA PRENOTAZIONE è ressa davanti al palasport
    Alessia Candito – repubblica.it - 5 aprile 2021

    Centinaia di anziani assembrati senza ordine né criterio, una ressa da festa di paese impensabile nella Calabria in lockdown da Covid, con bisticci e malumori di contorno che hanno reso necessario l’intervento delle forze dell’ordine. A Vibo Valentia, le vaccinazioni di Pasquetta si sono trasformate in un caos con una folla schierata di fronte alle porte del Palasport FIN DALLE PRIME ORE DEL MATTINO, pronta a sgomitare per la somministrazione. Motivo? La decisione dell’Asp di somministrare le fiale a qualunque over 60 si presentasse, senza necessità di prenotazione.

    Con buona pace dell’ancora zoppicante piattaforma di prenotazione on line, i dirigenti dell’azienda sanitaria hanno deciso di affidarsi a WHATSAPP. Sui telefoni, il messaggio è arrivato nella serata di sabato e subito sindaci e amministratori dell’area ne hanno dato notizia sui social.

    Testualmente recita: “Asp Vibo Valenzia, tramite il portale dei Sindaci, fa sapere che nella giornata di domani, Pasqua e lunedì, Pasquetta, dalle 10 alle 18, presso il Palazzetto dello Sport di Vibo Valentia, tutti i soggetti di età compresa tra i 60 e gli 80 anni, SENZA PRENOTAZIONE ALCUNA, potranno effettuare la vaccinazione contro il Covid19 con Astra Zeneca”.

    Unico obbligo, presentarsi con tessera sanitaria e documento di identità. Risultato, una folla degna di una svendita ai grandi magazzini, che ha reso necessario l’invio di un pattuglione di vigili e volontari della Protezione civile per mettere ordine ed evitare (troppi) assembramenti.

    Nella domenica di Pasqua, più di 650 persone – anziani certo, ma anche con qualche presunto “caregiver” al seguito, denunciano alcuni - si sono affollate di fronte alle porte del Palasport per non perdere l’occasione di vaccinarsi. Lunedì di Pasquetta, la situazione è anche peggiorata.

    “Una disorganizzazione organizzata, non sono stati forniti numeri progressivi d’ingresso, niente transenne né un corridoio per impedire assembramenti. È una vergogna” commenta un utente social, autore di un video che sta facendo il giro del web. Un video di 20 secondi, ma sufficienti per raccontare la mattinata di ordinaria follia al centro vaccinale.

    Il presidente facente funzioni, Nino Spirlì, non più tardi di qualche giorno fa, ha incensato questo COME UN MODELLO DA SEGUIRE. “Lo replicheremo anche altrove” ha annunciato. Alla luce di quanto successo, più una minaccia che una promessa.

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