Dopo la disastrosa stagione invernale del 2020-21, il Trentino turistico vede l'arrivo della ormai imminente stagione 2021-22 con un misto di ansia e di speranza. L'ansia deriva dal timore che una improvvisa recrudescenza dei contagi possa mettere a rischio anche la prossima stagione invernale. La speranza è che il peggio sia ormai alle spalle e che, finalmente, il settore turistico del Trentino possa ritornare al suo normale livello di attività.
In questo momento, il green-pass rappresenta un vero e proprio lasciapassare verso la normalità. Grazie al green-pass sarà possibile riaprire al pubblico gli impianti di risalita, così come è già successo per bar e ristoranti. Chi parlava del green-pass come di un vincolo che avrebbe inciso profondamente sulla funzionalità di tali strutture è stato solennemente smentito dai numeri: in Lombardia, uno dei principali bacini di origine della clientela delle strutture turistiche trentine, la fascia di popolazione over-12 che non ha ricevuto neppure una dose vaccinale è ormai scesa sotto al 10%, percentuale che scende al 7,5% per coloro che hanno una età compresa tra i 20 ed i 29 anni. Segno che se anche tutte queste persone fossero irriducibili no-vax e no-green-pass, la perdita di potenziali clienti sarebbe trascurabile. Toscana, Emilia Romagna e Lazio, altri territori da cui provengono molti dei turisti che frequentano le valli del Trentino, hanno una quota di non vaccinati che si avvicina al 10%. Abbastanza per alimentare i rumorosi (e talvolta violenti) cortei no-vax, ma non tali da alterare significativamente la platea dei turisti pronti a venire in Trentino.
Di fronte a questi numeri, non si capisce l'imbarazzato silenzio delle Autorità politiche trentine ed in particolare dell'Assessorato al Turismo, che - allineati alle direttive del loro "capitano" padano - preferiscono non dare troppa enfasi al tema green-pass e cercano talvolta di far passare l'idea che: "siamo obbligati ad utilizzarlo, ma se dipendesse da noi ...".
Non capisco neppure le prese di posizione di chi strizza l'occhio ai no-vax assicurando che i controlli si faranno "a campione", lasciando intendere che, alla fine, l'accesso non si negherà a nessuno. A mio avviso è una politica miope perché la stragrande maggioranza di turisti regolarmente vaccinati potrebbe non essere affatto contenta di ritrovarsi a stretto contatto con no-vax "imbucati" grazie ai mancati controlli. Perché - ricordiamolo - anche se il vaccino non fornisce una protezione assoluta, in caso di contagio i non vaccinati sono molto più contagiosi rispetto ai vaccinati.
L'unica cosa che potrebbe mettere a repentaglio la prossima stagione turistica invernale sarebbe l'insorgenza di focolai di infezione, analoghi a quelli accaduti lo scorso anno in Svizzera. L'unico sistema che abbiamo a disposizione per prevenire tali possibili eventi è l'adozione ed il rigoroso controllo dei green-pass. Non utilizzarlo potrebbe rivelarsi un gravissimo errore.
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