L'ultima settimana è stata caratterizzata da un generale miglioramento di tutti i parametri pandemici, anche se il livello della circolazione virale è ancora piuttosto alto. Calano i ricoveri, con il numero di pazienti ospitati in terapia intensiva che scende sotto soglia 1.000. Si conferma, per la seconda settimana consecutiva, anche un calo dei decessi.
L'auspicio è di assistere ad una ulteriore rapida fase di calo del picco pandemico, anche se - nel corso degli ultimi giorni - sono emersi segnali che ci fanno temere che il calo potrebbe essere meno rapido rispetto a quanto molti si attendono.
In particolare, mi riferisco all'andamento della variazione percentuale dei contagi rispetto allo stesso giorno della settimana precedente, un indicatore che - in prima approssimazione - è proporzionale alla derivata logaritmica della curva dei contagi e che abbiamo utilizzato con successo durante la fase ascendente del picco pandemico per individuare il raggiungimento del punto di massimo.
Nel grafico sottostante, il cerchio blu evidenzia l'andamento degli ultimi giorni e mostra una chiara risalita dell'indicatore. Il valore è ancora negativo (i contagi sono calati), ma sono calati un po' meno rapidamente di quanto è avvenuto nel corso della settimana precedente. Se questa tendenza alla risalita dell'indicatore dovesse essere confermata nel corso dei prossimi giorni, dovremo aspettarci che il calo dei contagi si arresti e che si raggiunga una sorta di plateau.
Al momento è troppo presto per trarre conclusioni e per capire quali siano le possibili motivazioni di questo andamento. Potrebbe essere il segnale di un progressivo avanzamento della sotto-variante BA.2, più contagiosa rispetto ad Omicron BA.1, ma ci potrebbe essere stato anche un cambio dei comportamenti individuali.
Sappiamo che - aldilà delle regole imposte a livello normativo - le aspettative dei singoli giocano un ruolo fondamentale perché possono spingere le persone ad atteggiamenti più o meno prudenti.
Il messaggio che ci bombarda quotidianamente è quello del "liberi tutti", ma abbiamo una media di circa 600 nuovi contagi settimanali per ogni 100 mila abitanti e quindi la probabilità di essere esposti al virus è ancora molto elevata.
Vediamo ora il dato relativo al numero assoluto di contagi. Si nota - come discusso prima - il calo avvenuto nel corso dell'ultima settimana, ma anche l'occhio più esperto non riesce a cogliere il possibile calo di tendenza evidenziato dal grafico mostrato precedentemente (eppure sono esattamente gli stessi dati, anche se elaborati in modo diverso).
Contagi Covid giornalieri in Italia (linea grigia). La linea blu è una media stimata su base settimanale |
Passiamo ora al dato dei ricoveri ospedalieri che mostrano un calo consistente:
Variazione percentuale del numero di posti letto occupati nei reparti Covid degli ospedali italiani misurata rispetto alla settimana precedente |
Nuovi ricoveri nei reparti Covid di terapia intensiva, normalizzati rispetto ad un campione di 100 mila abitanti |
Per quanto riguarda i decessi, si conferma - come anticipato precedentemente - un calo significativo. Il valore assoluto è ancora molto alto. Purtroppo i decessi di queste settimane di febbraio sono il tragico conto che paghiamo a causa dell’elevato numero dei contagi registrati a gennaio.
Tra l'altro - in questa fase del picco pandemico - stiamo contando anche numerosi decessi che hanno posto fine a lunghe degenze in ospedale e sono legati a contagi avvenuti molte settimane fa.
In Inghilterra hanno "risolto" il problema togliendo dalle statistiche ufficiali il numero dei decessi che avvengono oltre la quarta settimana dalla data del primo tampone positivo. Si tratta di una "furbizia statistica" che mostra una situazione decisamente meno drammatica rispetto a quella reale. Un modo come un altro per convincere i cittadini che la pandemia non c'è più. Se adottassimo lo stesso criterio anche in Italia, i nostri numeri settimanali attuali calerebbero di circa il 30% e la curva dei decessi scenderebbe più rapidamente rispetto a quanto viene mostrato in figura. Si tratterebbe - lo ripeto - un un puro maquillage statistico che non cambia la sostanza delle cose.
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