In un articolo firmato, tra gli altri, anche da Anthony Fauci viene affrontato il tema della cosiddetta immunità di gregge arrivando alla conclusione che tale concetto non si può applicare alla pandemia di SARS-CoV-2. Secondo i più semplici modelli epidemiologici, l'immunità di gregge viene raggiunta quando la percentuale di persone che hanno acquisito l'immunità dal virus (grazie alla vaccinazione o a un precedente contagio) sono sufficienti per "schermare dal contagio" le persone che sono ancora sensibili al virus. La percentuale minima di popolazione immune che serve per raggiungere l'immunità di gregge dipende dalla contagiosità del virus e dal grado di immunità che viene garantito dai vaccini o dai precedenti contagi. Una volta raggiunta l'immunità di gregge, la pandemia è destinata ad estinguersi perché il virus non riuscirà più a diffondersi.
Purtroppo la continua evoluzione del virus con la comparsa di nuove varianti dominanti sempre più contagiose ed il rapido calo del livello di protezione dai contagi che avviene pochi mesi dopo la vaccinazione (o dopo un precedente contagio) rendono impossibile raggiungere l'immunità di gregge (applicando la formula classica si otterrebbe che la percentuale di persone immuni dovrebbe essere superiore al 100%, cosa ovviamente impossibile). Questo non vuole dire affatto che le vaccinazioni non servano perché, anche se la protezione dai contagi è limitata, garantiscono comunque una forte protezione contro i contagi più gravi.
Purtroppo anche se tutti fossero vaccinati non potremmo sperare di assistere alla completa sparizione del virus. Saremo dunque costretti a "convivere" con il virus ancora per molti anni, cercando di limitare al minimo l'impatto della pandemia sulle nostre attività. La disponibilità dei vaccini e l'evoluzione del virus che ne ha ridotto l'aggressività ha consentito di abbandonare le gravi forme di restrizione che erano state adottate durante la fase iniziale della pandemia. Servirà ancora molta attenzione e controllo, soprattutto per quanto riguarda l'utilizzo tempestivo dei farmaci antivirali che sono utili per ridurre drasticamente l'insorgenza di gravi complicanze nei soggetti più a rischio. Ma la fase più acuta della pandemia sembra ormai alle nostre spalle ed il futuro sarà meno preoccupante, soprattutto se l'evoluzione del virus non ci riserverà brutte sorprese.
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