Le notizie riguardanti le vaccinazioni Covid in Trentino sono talvolta contrastanti: da una parte c’è una assordante propaganda provinciale secondo cui saremmo sempre i “primi della classe”, dando tutte le colpe al Governo nazionale che “non manda abbastanza vaccini”. Non si capisce allora come sia possibile che in realtà le vaccinazioni procedano a rilento, con il Trentino che fatica a star dietro rispetto agli obiettivi assegnati dal Gen. Figliuolo.
Oggi l’edizione trentina del Corriere della Sera riporta con un certo risalto un’intervista con l’Assessora trentina alla Salute che se la prende con i trentini settantenni che sarebbero riluttanti a farsi vaccinare.
Per cercare di capire meglio, sono andato a vedere i dati riportati dal sito AGENAS che ha una sezione molto ben fatta e dettagliata sull’andamento delle vaccinazioni. Il dato sulla percentuale di cittadini trentini (di tutte le età) che hanno ricevuto almeno una dose vaccinale è confrontato con quello delle altre Regioni/PPAA italiane e con la media delle altre Nazioni Europee. Il dato del Trentino è evidenziato in figura con una freccia di colore rosso:
Per cercare di capire meglio, sono andato a vedere i dati riportati dal sito AGENAS che ha una sezione molto ben fatta e dettagliata sull’andamento delle vaccinazioni. Il dato sulla percentuale di cittadini trentini (di tutte le età) che hanno ricevuto almeno una dose vaccinale è confrontato con quello delle altre Regioni/PPAA italiane e con la media delle altre Nazioni Europee. Il dato del Trentino è evidenziato in figura con una freccia di colore rosso:
Percentuale della popolazione che ha ricevuto almeno una dose vaccinale nelle Regioni/PPAA (barre arancione) confrontata con il dato medio delle altre Nazioni europee (barre blu, tratto da AGENAS). La freccia rossa indica il Trentino. La barra rossa corrisponde alla media italiana |
Come potete vedere, il livello delle vaccinazioni fatte fino ad oggi in Trentino è leggermente superiore rispetto alla media nazionale, ma 8 Regioni/PPAA italiane hanno fatto più prime dosi vaccinali.
Se osserviamo cosa accade negli altri Paesi europei, in testa troviamo Malta che è una vera e propria singolarità e l'Ungheria che – con scarso successo – ha esteso la sua campagna vaccinale scegliendo di utilizzare anche vaccini di produzione russa e cinese, talvolta di dubbia efficacia. Quasi tutti gli altri Paesi europei hanno raggiunto una percentuale di prime dosi non lontana da quella media dell’Italia e 4 Regioni/PPAA italiane si trovano all’interno delle prime 10 posizioni (Liguria, Valle D’Aosta, Marche e P.A. Bolzano) della particolare classifica elaborata da AGENAS.
In coda, sia a livello nazionale che europeo, troviamo Sicilia e Calabria. La posizione del Trentino per quanto riguarda le prime dosi vaccinali è buona, sopra la media nazionale ed anche leggermente sopra alla mediana della percentuale di somministrazione misurata a livello europeo.
Il problema del Trentino è semmai un altro: all’inizio della campagna vaccinale il Trentino riusciva a somministrare molti più vaccini rispetto alla media italiana, ma poi ha rapidamente perso capacità d’azione ed ha iniziato a scivolare verso posizioni sostanzialmente allineate con la media nazionale. Attualmente è collocato molto meglio di Calabria e Sicilia, ma leggermente sotto rispetto alla Lombardia che, all’inizio della campagna vaccinale, aveva evidenziato gravissime criticità.
In altre parole: un conto è vaccinare il personale sanitario e gli ospiti delle RSA (e qualche amico o parente salta-fila) ed un conto è gestire una campagna di somministrazione di massa.
Rapporto
tra il numero di dosi vaccinali somministrate in Trentino (somma di prime e seconde dosi, normalizzate rispetto al numero di abitanti) e quelle somministrate in Italia, in funzione dell'avanzamento della vaccinazione. La
linea tratteggiata (rapporto uguale ad uno) corrisponde alla situazione in cui il Trentino ha valori identici rispetto alla media nazionale. La barra d'errore verticale, in corrispondenza del punto più a
destra, indica l'intervallo coperto dal rapporto
calcolato per le diverse Regioni/PPAA, aggiornato al 1 maggio 2021. |
Osservando i valori attuali (aggiornati al 1 maggio 2021) delle dosi somministrate (normalizzati rispetto alla popolazione) si nota chiaramente che il Trentino sta registrando una certa difficoltà a tenere il passo con le altre Regioni/PPAA italiane:
Dosi somministrate per ogni 100.000 abitanti (colonna a destra). Il dato è aggiornato al 1 maggio 2021. Il Trentino è evidenziato in rosso. Tratto da Lab24 |
I motivi del rallentamento registrato in Trentino dopo lo sprint iniziale sono molteplici anche se l’Assessora “non è mai colpa mia!” oggi sembra prendersela con i 70enni che sarebbero diventati in massa “no-vax”.
Se guardiamo al dato dei trentini settantenni, fino ad oggi il 76% si è già vaccinato (o ha comunque prenotato la prima dose). Se teniamo conto del fatto che almeno il 10% dei settantenni ha contratto la Covid-19 da novembre in poi (anche se non tutti appaiono nelle statistiche ufficiali) la fascia di vaccinandi che manca all’appello è pari a poco meno del 15%. Tolta una base fisiologica del 5% costituita da irriducibili “no-vax” o da persone che, a causa delle loro condizioni di salute, non possono essere vaccinate, manca all’appello circa il 10% dei settantenni, ovvero circa 5.000 persone. Un numero poco significativo rispetto alle dosi fin qui somministrate (più di 180.000), ma rilevante dal punto di vista sanitario perché i 70-enni non immuni (per aver già contratto la malattia o grazie al vaccino) sono ad alto rischio di gravi complicanze in caso di contagio.
Se guardiamo al dato dei trentini settantenni, fino ad oggi il 76% si è già vaccinato (o ha comunque prenotato la prima dose). Se teniamo conto del fatto che almeno il 10% dei settantenni ha contratto la Covid-19 da novembre in poi (anche se non tutti appaiono nelle statistiche ufficiali) la fascia di vaccinandi che manca all’appello è pari a poco meno del 15%. Tolta una base fisiologica del 5% costituita da irriducibili “no-vax” o da persone che, a causa delle loro condizioni di salute, non possono essere vaccinate, manca all’appello circa il 10% dei settantenni, ovvero circa 5.000 persone. Un numero poco significativo rispetto alle dosi fin qui somministrate (più di 180.000), ma rilevante dal punto di vista sanitario perché i 70-enni non immuni (per aver già contratto la malattia o grazie al vaccino) sono ad alto rischio di gravi complicanze in caso di contagio.
Tra le cause che possono aver indotto molti cittadini di età 60+ a rimandare la vaccinazione non dobbiamo dimenticare la ben nota “telenovela”
AstraZeneca. Molte persone "diversamente giovani" si sono chieste legittimamente: “Perché dovrei farmi somministrare un vaccino a vettore virale, sapendo che i vaccini ad mRNA sono più efficaci e hanno minori effetti avversi gravi?”.
Poiché il vaccino AstraZeneca non è l’unico disponibile, vale fino ad
un certo punto il ragionamento (assolutamente logico) secondo cui “i
rischi associati alla vaccinazione con un vaccino a vettore virale sono
assolutamente trascurabili rispetto ai rischi di complicanze in caso di
contagio”.
Oltre alle lettere che l’Assessora pensa di inviare a casa dei “renitenti al vaccino”, forse il Trentino, analogamente a quanto hanno fatto altre Regioni/PPAA (ad esempio, l'Alto Adige), potrebbe fare chiarezza sul tipo di vaccino che viene somministrato in ciascun centro vaccinale. Scegliendo dove sarannno vaccinati, i cittadini che lo desiderano, potranno scegliere anche il tipo di vaccino che sarà loro somministrato.
Un po’ di trasparenza – fin dal momento della prenotazione on-line – sul tipo di vaccino che sarà somministrato aiuterebbe a superare gli eventuali timori, consentendo di raggiungere migliori obiettivi in termini di percentuale della popolazione vaccinata.
LA SUA DOMANDA:
RispondiEliminaMolte persone "diversamente giovani" si sono chieste legittimamente: “Perché dovrei farmi somministrare un vaccino a vettore virale (AZ e JeJ), sapendo che i vaccini a mRNA (Pfizer e Moderna) sono più efficaci e hanno minori effetti avversi gravi?”.
IL PROSSIMO SCENARIO
Vaccini, il commissario Figliuolo:
"Valutiamo di estendere AstraZeneca agli under 60"
"I vaccini vanno impiegati tutti, ci sono effetti collaterali infinitesimali altrimenti non raggiungiamo gli obiettivi previsti"
Si sta valutando di estendere Astrazeneca alla "classe di età inferiore ai 60, questo sulla base degli studi. Ne sto parlando con ISS e con il CTS dell'AIFA". Così il Commissario per l'Emergenza, Francesco Figliuolo, all'inaugurazione dell'hub vaccinale presso il polo natatorio a Roma.
LA TELENOVELA CONTINUA...
Al Gen. Figliuolo va dato atto che lui per primo ha fatto il vaccino AstraZeneca, valutando che, giustamente, i rischi fossero molto più bassi dei benefici.
EliminaMolti burocrati della Sanità - tutti rigorosamemente vaccinati con vaccini a mRNA, sono molto meno credibili quando consigliano l'uso dei vaccini a vettore virale.
«Abbiamo vaccinato mille persone a Rovereto, mille a Trento Fiere grazie alla Croce Rossa, 250 al drive through del Palazzetto, 600 a Mezzolombardo e poi anche a Sen Jan di Fassa. L'obiettivo che ci era stato dato a livello centrale era di vaccinare 3.600 persone al giorno nel fine settimana e direi che lo abbiamo raggiunto», spiega Maria Grazia Zuccali, capo dell'unità operativa di igiene e sanità pubblica.
RispondiElimina«In queste giornate, grazie all'apertura degli over 55, tutte le prenotazioni sono andate esaurite e così anche per i primi giorni della prossima settimana. Poi iniziano ad esserci posti liberi», fa sapere la dottoressa Zuccali.
Certo il numero delle prenotazioni degli over 55 non è così alto come ci si aspettava.
Io in giro ho visto tante cifre, ma nessuna che serva a fare dei confronti seri. Questa che hai pubblicato e` la prima che vedo che riporta sia la % di dosi somministrate rispetto a quelle consegnate che la % di dosi rispetto alla popolazione.
RispondiEliminaComunque non ci sono grossi scostamenti rispetto alla media (salvo alcune regioni che sono sopra i 40mila su 100mila).
Occorre poi considerare che per poter organizzare una campagna vaccinale con un minimo di serieta` non si possono consumare tutte le dosi, ma occorre tenere una scorta minima per i richiami (e infatti quasi tutte le regioni/PA sono attorno al 90% di dosi somministrate su quelle consegnate).
Quindi non ne farei una bandiera del tipo "io sono piu` bravo degli altri" (come si vede sui giornali). Da questi dati io deduco che ognuno ha fatto del suo meglio in base alla situazione contingente.
Invece la mia domanda e` la seguente:
Quando possiamo dire che la campagna vaccinale ci da` il risultato di poter rallentare con le misure di distanziamento e mascherine?
Azzardo alcune possibili risposte:
- Quando (quasi) tutte le persone sopra i XX anni sono vaccinate?
- Quando abbiamo raggiunto l'immunità di gruppo?
- Quale e` il valore di XX della domanda sopra? Sembra che con le varianti questo valore stia abbassandosi. E` una mia impressione o ci sono studi che lo dimostrano?
- A quale % di immunizzati corrisponde questa immunità? Lo scorso anno era di circa il 75%, calcolata in base ad un R0 di 3. Pero` con le varie varianti l'indice R0 e` aumentato. Di quanto? Quanto e` quindi la % di immunità di gruppo?
Sul problema dell'immunità di gregge ha fatto un post successivo. Molti dubitano che si possa effettivamente raggiungere e pensano al SARV-CoV-2 come ad un virus che potrebbe circolare per anni, sia pure facendo danni molto minori rispetto al primo anno e mezzo di pandemia.
RispondiEliminaPiù vaccini = meno danni, ma non c'è un numero "magico" da raggiungere.
Molto dipende anche dalla possibilità di vaccinare i bambini che sono un vero e proprio serbatoio per il virus, spesso in forma asintomatica.
Non a caso Israele tra programmando la prossima campagna vaccinale d'autunno utilizzando nuove versioni dei vaccini ad mRNA ottimizzate rispetto alle nuove varianti virali ed estendendo la campagna vaccinale fino ad alemeno 12 anni d'età.
Da questo punto di vista, mi sembra una buona idea programmare - appena sarà possibile - una campagna vaccinale di massa anche nelle Scuole italiane. Era normale per la mia generazione post secondo conflitto mondiale. Può darsi che torni di moda.
Vaccino Covid, 500mila dosi al giorno? La realtà è un pochino diversa
RispondiEliminaRaffaele Guarino - 5 Maggio 2021
Come da sempre accade in Italia, basta cambiare di poco la sintassi della frase e come per magia si plasma la realtà. Il caso del momento è l’obiettivo “centrato” delle 500mila dosi giornaliere somministrate, dichiarate dal generale Francesco Paolo Figliuolo a fine marzo in conferenza stampa.
“Vaccini, raggiunto l’obiettivo delle 500mila dosi in un giorno” (Repubblica, 30 aprile); “Vaccinazioni, centrato il target delle 500mila dosi. Record in Lombardia, Piemonte e Veneto” (il Sole 24 ore, 30 aprile); “Vaccini, 500mila dosi al giorno: obbiettivo raggiunto. Possiamo continuare così” (Il Giorno, 30 aprile); “Vaccini, Raggiunto il mezzo milione di dosi al giorno: tutti i numeri e le previsioni del piano Figliuolo” (La Stampa, 30 aprile); “Figliuolo centra l’obiettivo, raggiunge le 500mila vaccinazioni” (Il Riformista, 29 aprile).
A leggere questi titoli, pare che il commissario all’emergenza Covid sia riuscito in un’impresa titanica che lui stesso aveva annunciato, raggiungendo con successo l’obiettivo prepostosi.
PURTROPPO, come spesso accade, la realtà è parecchio lontana da ciò. Riavvolgiamo il nastro a marzo. In conferenza stampa Figliuolo dichiara: “Vaccineremo 500mila persone al giorno dopo metà aprile”, dichiarazione pubblicata proprio il 20 marzo dall’agenzia Agi che virgoletta il Generale proprio nel titolo.
Chiaro? “500mila vaccinazioni DOPO metà aprile”. Eh già, perché il refrain è cambiato appunto dopo la metà del mese, quando era chiaro dai numeri che l’obiettivo prefissato sarebbe stato irraggiungibile. Giornali e politica hanno iniziato a parlare di “ENTRO aprile”.
Una questione ben diversa, perché ci si attende che con tali presupposti iniziali, dal 15 aprile fino al 30 aprile si somministrino 500mila dosi al giorno per tutto quel periodo, ma sostituendo “dalla metà di” con “entro” ecco che un obiettivo pressoché infattibile diventa un successo.
Sì, perché a guardare i dati delle somministrazioni dal sito di Lab24 si può notare come per tutta la seconda metà di aprile si sia avuta una media di 350mila dosi somministrate al giorno, salvo poi 2 picchi di 520mila dosi somministrate il 29 aprile e di 515 mila dosi il 30 aprile.
Poi dal primo maggio un calo enorme: il primo maggio Lab24 registra 420mila somministrazioni, il 2 maggio 364mila, il 3 maggio 381mila mentre il 4 di maggio 390mila. Guardando questi dati sembra davvero che ci sia stato uno sforzo enorme a chiudere le 500mila vaccinazioni negli ultimi 2 giorni utili di aprile, per mantenere quell’impegno formulato in conferenza stampa.
Se facciamo per un attimo il Tenente Colombo, a voler pensare proprio male, potrebbe sembrare si siano concentrate risorse umane e vaccinali proprio in quei 2 giorni di fine mese come a salvare parzialmente la faccia e dare una parvenza di target raggiunto.
In conclusione, possiamo dire che nella realtà dei fatti, avendo il commissario dichiarato “Vaccineremo 500mila persone al giorno dopo metà aprile”, l’obiettivo è stato realizzato con successo per 2 giorni su 15. E - visto il numero di somministrazioni dei primi di maggio – dobbiamo presupporre che ci sia un nuovo tacito obiettivo, ovvero le solite 350mila dosi giornaliere di media. Un successino-ino-ino-ino.
Circolano numeri diversi e ciascuna Regione/PPAA tende ad evidenziare quelli che la fanno apparire migliore, dimenticando tutti gli altri.
EliminaPer onestà intellettuale va detto che la vicenda AstraZeneca ha pesato non poco sulla campagna vaccinale e che in questa fase si sta notando anche l’effetto legato alla fascia non trascurabile di persone che – pur potendo ricevere il vaccino – preferiscono rimandare (salvo poi lamentarsi per le limitazioni ed i danni economici della pandemia). Dopo i salta-fila di gennaio-febbraio ora dobbiamo affrontare un problema esattamente opposto. A questo si aggiunge il fatto che mancano quasi ovunque strutture vaccinali adeguate (anche in Trentino le ruspe sono al lavoro per costruire un nuovo centro vaccinale).
Aldilà dei dati giornalieri, io guarderei all’andamento di medio periodo. Fino ad oggi sono state somministrate poco più di 22 milioni di dosi vaccinali. Con l’attuale livello di somministrazioni supereremo i 10 milioni di dosi somministrate nel corso di maggio. Arrivando stabilmente a mezzo milione di dosi giornaliere, avremmo 15 milioni in un mese. Diciamo 23-28 milioni tra oggi e fine giugno che, aggiunti ai 22 milioni di dosi già somministrate porterebbe la somma a circa 45-50 milioni: quasi 5 dosi ogni 6 italiani. In realtà la frazione di persone che hanno ricevuto il vaccino sarebbe più piccola, perché – a parte il vaccino J&J – per completare la vaccinazione ci vogliono due dosi. In pratica entro fine giugno avremmo raggiunto più o meno l’attuale situazione della Gran Bretagna (66 milioni di abitanti, 50 milioni di dosi somministrate con circa il 24% della popolazione che ha completato la vaccinazione).
Se le mie stime fossero confermate, non parlerei di “miracolo”, ma neppure di fallimento della campagna vaccinale italiana. Il problema – a questo punto – è cosa faremo in autunno (cosa a cui Israele e Gran Bretagna stanno già pensando organizzando una campagna vaccinale autunnale) . Se passeremo un’estate da cicale senza preoccuparci del futuro richiamo davvero che, col freddo, la pandemia torni a mordere.