L'annuncio è arrivato questa notte (ora italiana) subito dopo la chiusura dei mercati azionari americani ed ha già generato un crollo del titolo nel cosiddetto mercato "after-hours" (gli scambi di titoli azionari che avvengono ad di fuori dei normali orari di negoziazione). Un risultato disastroso per una società che, nell'agosto 2020, aveva ricevuto al Nasdaq di New York una accoglienza "stellare", pochi mesi dopo che il presidente Trump aveva inutilmente cercato di portare la società negli USA facendo una offerta finanziaria straordinariamente alta. Sembrava che dovesse essere la nuova "Tesla" dei vaccini, ma - almeno per il momento - non sembra che sia così.
Quotazione in US$ del titolo CureVac al Nasdaq di New York nella giornata di ieri 16 giugno. La linea grigia mostra la quotazione a mercato chiuso (after-hours) |
Oggi è un brutto giorno per chi aveva investito i suoi soldi nel titolo CureVac, ma soprattutto per il gen. Figliuolo ed i suoi omologhi: inizialmente si sperava che la distribuzione del vaccino Curevac sarebbe potuta partire già dal corrente mese di giugno e avrebbe dovuto far crescere di oltre 400 milioni di dosi la disponibilità di vaccini ad mRNA su cui attualmente è impostata la campagna vaccinale europea.
Un certo ritardo era stato annunciato recentemente, ma il risultato relativo all'efficacia stimata durante la sperimentazione di Fase 3 è stato molto deludente. Le aspettative erano elevate e molti - incluso il sottoscritto - speravano che anche CureVac mostrasse alti livelli di efficacia, analoghi a quelli degli altri vaccini ad mRNA già disponibili (Pfizer - BioNTech e Moderna).
Non è facile capire quale sia la ragione di questo risultato così basso. Certamente la sperimentazione di fase 3 del vaccino CureVac è avvenuta in un contesto ambientale molto più difficile rispetto a quello che ha caratterizzato gli studi di fase 3 dei due vaccini ad mRNA già approvati. I ceppi virali attualmente in circolazione sono molto più contagiosi rispetto a quello che circolava un anno fa (quasi il 60% dei contagi riscontrati durante la sperimentazione di fase 3 di CureVac sono stati attribuiti alle cosiddette "variants of concern" (VOC)). Questo fatto ha certamente prodotto una riduzione della efficacia stimata per il vaccino CureVac.
Ci potrebbero essere anche delle differenze legate al dosaggio ed al modo di conservazione del vaccino. In particolare, CureVac ha cercato di sviluppare un prodotto di costo contenuto, che non richiedesse una catena del freddo complicata. Questi requisiti tecnici potrebbe aver portato allo sviluppo di un prodotto meno efficace rispetto alla concorrenza.
In questo momento è difficile capire se per CureVac ci potrà essere un futuro oppure se la partita è sostanzialmente chiusa. La sperimentazione di fase 3 non è stata ancora completata (parliamo, per il momento di "interim results" relativi ad un numero complessivo di 134 contagi a cui se ne dovrebbero aggiungere circa altri 80 prima che la sperimentazione sia conclusa). Per CureVac c'è ancora la residua speranza che gli ulteriori contagi che si riscontreranno durante le prossime settimane possano far crescere la valutazione finale dell'efficacia vaccinale, facendole raggiungere la soglia minima (50%) necessaria per poter ottenere l'autorizzazione alla somministrazione di emergenza. Tuttavia va detto che la distanza rispetto all'efficacia degli altri vaccini ad mRNA è talmente ampia da rendere il prodotto CureVac poco competitivo.
Eventuali modifiche in termini di dosaggio o modalità di conservazione richiederanno comunque tempo, senza contare che implicherebbero la ripetizione di molte delle fasi di verifica del vaccino fin qui compiute.
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