The Lancet ha pubblicato un editoriale nel quale viene messa in discussione l'opportunità di somministrare in modo generalizzato una terza dose vaccinale. Tale prassi è stata avviata a fine luglio da Israele ed attualmente altri Paesi si accingono a seguire la stessa strada.
Secondo gli Autori dell'editoriale (che hanno svolto un'analisi di tutti i dati sull'efficacia dei vaccini fin qui pubblicati), coloro che hannno ricevuto due dosi mantengono ancora un livello adeguato di protezione rispetto a tutte le varianti attualmente in circolazione, soprattutto se si considera solo la possibilità di contrarre forme gravi di Covid-19.
Il punto chiave sarebbe che - fatto salvo il discorso delle persone più anziane e fragili - sarebbe inutile estendere la terza dose vaccinale a tutti, inclusi i ragazzi, come è stato fatto in Israele. Per loro, la terza dose vaccinale inciderebbe poco sulla copertura rispetto ai contagi gravi che sarebbe già abbondantemente garantita dalle prime due normali dosi vaccinali.
Se ci sono molti vaccini a disposizione, secondo gli Autori, sarebbe più utile distribuirli nei Paesi dove, fino ad oggi, sono state fatte poche vaccinazioni e dove, statisticamente, è più probabile che nascano nuove varianti virali.
Nel caso in cui, in futuro, dovessero apparire ceppi virali in grado di sfuggire completamente agli attuali vaccini, invece di una ulteriore dose dei vaccini fin qui utilizzati sarebbe molto meglio somministare una nuova versione dei vaccini. Ma, al momento, questo ulteriore passaggio non sarebbe ancora necessario.
La presa di posizione pubblicata da The Lancet sottolinea la necessità di ulteriori approfondimenti scientifici prima di prendere decisioni sulla somministrazione generalizzata della terza dose.
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