Certamente no, anche se alcuni media internazionali si sono lasciati andare a previsioni catastrofiche. Di sicuro sappiamo che è comparsa una nuova variante virale, caratterizzata dalla presenza di ben 32 mutazioni della proteina spike, che in questi giorni sta diventando la variabile dominante in molti Paesi dell'Africa australe. I primi casi sono stati segnalati in moltissimi altri Paesi ed è presumibile che, nel corso delle prossime settimane, il numero di segnalazioni crescerà ovunque.
Va - prima di tutto - ricordato che questo non è il primo allarme che proviene dal Sud Africa, Paese che, per le sue particolari caratteristiche, è una sorgente sempre attiva di nuove varianti virali.
Ciò premesso, va ribadito che ci vorranno almeno un paio di settimane prima di capire cosa stia effettivamente accadendo e - in particolare - per capire quale sia la contagiosità e soprattutto la gravità dei sintomi associati a questa nuova variante. I primi dati disponibili (non ancora confermati) sembrano indicare che la variante Omicron sia più contagiosa della Delta e quindi potrebbe diventare la prossima variante dominante a livello mondiale.
Sul fronte della gravità dei contagi va detto - prima di tutto - che un ceppo virale con più varianti non è necessariamente un virus più pericoloso. I danni prodotti dal contagio sono il risultato di una complessa interazione che avviene - a livello molecolare - tra il virus e la cellula che lo ospita ed è difficilissimo prevedere quale possa essere il ruolo giocato dalle singole mutazioni.
Secondo alcune osservazioni preliminari che - se confermate - potrebbero essere confortanti, sembra che i sintomi dei contagi originati dalla variante Omicron siano mediamente meno gravi rispetto a quelli dovuti alle varianti precedenti. Il dato potrebbe essere condizionato dalle particolari caratteristiche dei casi che sono stati analizzati per effettuare la stima. Fino ad oggi, il Sudafrica ha segnalato pochi casi gravi dovuti al ceppo Omicron sia perché la maggior parte dei contagi sono stati registrati tra persone molto giovani (e quindi poco esposte al rischio di gravi complicanze), sia perché - come vedremo più avanti - la circolazione virale nel Paese è ancora abbastanza bassa. Finché il numero dei casi gravi sarà - in assoluto - piccolo, le stime della pericolosità della nuova variante potrebbero essere affette da una grande indeterminazione statistica. Per il momento - molto prudentemente - l'Istituto Superiore di Sanità italiano si è limitato ad affermare che "non c'è evidenza che la variante Omicron provochi una forma più grave della malattia".
L'unico dato "certo" su cui possiamo ragionare è - al momento - quello della diffusione dei contagi in Sud Africa:
Andamento dei contagi giornalieri in Sud Africa dall'inizio del mese di settembre fino ad oggi. I dati sono normalizzati su un campione di 1 milione di abitanti. La comparsa della variante Omicron è associata alla crescita osservata all'inizio di novembre. Tratto da Our World in Data |
Notiamo che, fino ad ottobre, il Sud Africa stava uscendo - anche grazie all'ormai imminente arrivo della stagione estiva - dal picco di contagi dovuto alla variante Delta. Alla fine di ottobre i contagi si erano quasi azzerati, ma - nel corso degli ultimi giorni - si sta osservando una rapida risalita associata alla comparsa della nuova variante Omicron. Il livello dei contagi è ancora relativamente basso, ma preoccupa la loro accelerazione.
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