Ufficialmente i contagi italiani associati alla variante Omicron sono poche centinaia, ma sappiamo che si tratta di dati non attendibili. Eppure - come ho spiegato in un altro post - non sarebbe difficile farsi un'idea (sia pure approssimativa) del reale impatto della variante Omicron, semplicemente guardando più in dettaglio ai risultati dei tamponi molecolari.
Sulla base di osservazioni di questo tipo e dei risultati dei (pochi) sequenziamenti genetici eseguiti, giungono, da varie parti d'Italia, segnalazioni secondo cui la variante Omicron sarebbe arrivata, in alcuni territori, al 50% dei contagi. Mediamente si stima una incidenza del 20% su base nazionale. Il dato non sarebbe sorprendente considerato l'ampia diffusione che la variante Omicron ha già raggiunto in Paesi vicini a noi come, ad esempio, la Francia e la Spagna.
A Trento, come al solito, si preferisce seguire il metodo degli struzzi. C'è stata recentemente la segnalazione del caso di un residente in Trentino che è stato trovato positivo alla variante Omicron a seguito dei controlli propedeutici al ricovero in un ospedale di Brescia, ma - a livello locale - ufficialmente Omicron non è ancora stata trovata. Sembra che le Autorità politico-sanitarie trentine preferiscano raccontarci la storiella del "Trentino isola felice", salvo poi "cascare dal pero" quando la realtà si presenta per come è davvero.
Anche i burocrati del Ministero della Salute nazionale non dimostrano una grande solerzia nella quantificazione dell'incidenza di Omicron. Il 20 dicembre è stata lanciata quella che molto pomposamente è stata definita una flash survey ovvero una raccolta coordinata di sequenziamenti genetici che potrà quantificare (tra circa una settimana) lo stato attuale della diffusione di Omicron in Italia. Qualcuno ha definito argutamente l'operazione ministeriale come "un autovelox che arriva in ritardo".
Nota aggiunta la sera del 23 dicembre.
Poche ore fa, l'ISS ha comunicato che i risultati preliminari della flash survey fatta lo scorso 20 dicembre indicano una presenza media di contagi Omicron pari al 28%, con un tempo di raddoppio dell'ordine di 2 giorni. I forti incrementi dei contagi registrati nel corso degli ultimi 3 giorni ci fanno sospettare che ormai Omicron sia il ceppo virale dominante in molte parti d'Italia. Non è chiaro cosa intenda l'ISS per "risultati preliminari", forse si sono limitati a leggere meglio i risultati delle analisi molecolari. Comunque i risultati definitivi arriveranno il 29 dicembre, quando ormai Omicron potrebbe essere largamente dominante in tutta Italia. A mio avviso, si tratta di un esempio da manuale che ci fa capire come in Italia buttiamo un sacco di soldi per mantenere una burocrazia inadeguata rispetto al compito che le è stato assegnato.
Il dato sulla effettiva presenza di Omicron non è interessante solo per le statistiche degli epidemiologi. In realtà, sapere quanti e quali (e in particolare quale sia il loro stato vaccinale) siano i casi legati alla nuova variante ci può aiutare a capire meglio l'impatto sugli ospedali della forte crescita dei contagi a cui stiamo assistendo.
Serve anche per capire quali siano le misure non sanitarie per la prevenzione dei contagi da attivare per evitare che, a gennaio, l'Italia si debba bloccare sotto il peso della nuova ondata di contagi. L'arrivo della variante Omicron impone che vengano assunte nuove decisioni di natura politico-sanitaria. In particolare:
- Si può decidere di non fare nulla come ha tentato di fare il Premier BoJo in Inghilterra. Alla fine anche lui ha dovuto arrendersi ed attivare il cosiddetto "Piano B", troppo tardi comunque per evitare un raddoppio (almeno per il momento) delle persone ricoverate negli ospedali delle zone più colpite dalla variante Omicron. Che, molto probabilmente, è meno aggressiva rispetto al ceppo virale Delta (e questa - se verificata - sarebbe una buona notizia), ma se i contagi si decuplicano, fatalmente aumentano anche i ricoveri.
- Chiudere molte attività e tornare al vecchio lockdown. Questa scelta è stata adottata dall'Olanda e, sia pure a livelli diversi, da molti altri Paesi europei. Si tratta di una scelta obbligata per chi ha gli ospedali intasati dai ricoveri dovuti all'ondata autunnale della variante Delta (e alla forte presenza di no-vax) e non può permettersi un ulteriore aumento dei ricoveri Covid che metterebbe definitivamente in crisi i sistemi ospedalieri.
- Aumentare le misure non sanitarie per il contenimento dei contagi senza arrivare a vere e proprie chiusure. Questa è la via seguita dal Governo italiano, forte del buon successo della campagna vaccinale in Italia. Si tratta di una scelta non priva di rischi perché, se la situazione dovesse sfuggire di mano, poi rimarrebbero solo le misure più rigide come un severo lockdown. Per poter affermare che opera secondo criteri di "rischio calcolato" il Governo italiano dovrebbe disporre di dati aggiornati sulla diffusione della variante Omicron ed, in particolare, di una stima affidabile del livello di protezione offerto dalla terza dose vaccinale. Guardando ai dati inglesi - dove la somministrazione della terza dose vaccinale è più diffusa rispetto all'Italia - appare chiaro che lo scudo vaccinale - da solo - non basta. Trovare il giusto livello di misure non sanitarie da adottare (assieme ad una spinta decisa per il rapido completamento della campagna vaccinale) non sarà facile. Soprattutto - lo ripeto - se le misure saranno prese "al buio" senza conoscere l'effettivo impatto della variante Omicron sullo stato della pandemia in Italia.
Diciamola tutta: le buone pratiche di cautela contro il virus che avevamo imparato quando non c'erano i vaccini (distanziamento, mascherine, igienizzazione delle superfici, arieggiamento), da molti mesi ormai le usiamo un po' sì e un po' no, perché "l'arma migliore che abbiamo contro il virus è il vaccino", detto ai massimi livelli di Governo dimenticando che, come sanno i popoli dell'estremo oriente, l'arma migliore che abbiamo è LA PRUDENZA e il vaccino serve solo a non intasare gli ospedali, se va bene.
RispondiEliminaSenza vaccini - ricordiamolo - gli ospedali sarebbero saturi e saremmo finiti tutti il lockdown.
EliminaOggi è tutto aperto e questo ha un "costo" in termini di contagi. Ovviamente questo costo si potrebbe ridurre, se tutti adottassero quei comportamenti prudenziali che molti sembrano avere dimenticato.
Ma se volessimo azzerare i contagi, bisognerebbe pensare anche a vere e proprie chiusure (magari selettive) come stanno facendo altri Paesi europei.
Il vero problema è quello di capire - variante Omicron permettendo - quale è il livello di contagi che l'Italia "si può permettere" (non solo come valore di picco, ma soprattutto come durata dell'ondata pandemica).