Per fortuna non c'è nulla di preoccupante da segnalare. Il calo dei ricoveri ospedalieri procede spedito ed ha portato ad un generalizzato miglioramento della situazione sanitaria nazionale. A questo proposito, partirei proprio da un grafico che ho elaborato su dati di provenienza ECDC che ci fa vedere l'andamento dei nuovi ricoveri ospedalieri in Italia, Spagna, Francia e Germania. Ho aggiunto anche i dati della Gran Bretagna, forniti dalle Autorità sanitarie britanniche.
I dati sono raggruppati su base settimanale, normalizzati rispetto ad un campione di 100mila abitanti e si riferiscono alle prime 20 settimane del 2021 (in pratica, fino allo scorso 23 maggio):
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Nuovi ricoveri nei reparti Covid in 5 Paesi europei durante la prima
parte del 2021. Elaborato su dati distribuiti da ECDC e dalle Autorità
sanitarie britanniche |
Come si vede, tutti i Paesi mostrano un rapido declino dei nuovi ricoveri, un po' meno marcato in Francia. Nel corso di questa prima parte del 2021 la dinamica dei ricoveri ospedalieri è stata abbastanza simile in Italia e Francia.
La Gran Bretagna ha mostrato, ad inizio 2021, il picco più alto di ricoveri legato alla rapida diffusione della variante inglese. Da metà febbraio in poi si osserva un rapido declino associato alla diffusione dei vaccini. Nelle ultime settimane c'è stata una stabilizzazione dei casi. La situazione è seguita con grande attenzione dalle Autorità sanitarie britanniche, preoccupate per la diffusione della variante indiana.
Il dato spagnolo è stato decisamente più critico all'inizio dell'anno, probabilmente a causa del fatto che la variante inglese si è propagata nella Penisola Iberica prima di quanto non sia successo nel resto d'Europa. Il numero complessivo dei ricoveri avvenuti durante questi primi mesi del 2021 (in pratica l'area sottesa sotto le curve) è stato più o meno simile in Italia, Francia, Spagna e Gran Bretagna (parliamo di circa 250 ricoveri per ogni 100mila abitanti).
Per la Germania (linea blu) l'andamento dei ricoveri è decisamente migliore rispetto agli altri grandi Paesi europei. Il numero complessivo di ricoveri avvenuti durante questi primi mesi del 2021 si attesta intorno ai 100 casi per ogni 100mila abitanti, meno della metà dei ricoveri avvenuti in Francia, Spagna, Italia o Gran Bretagna.
Spesso si sente ripetere che la letalità della Covid-19 registrata in Germania sia stata significativamente minore rispetto ad altri grandi Paesi europei e che ciò sia dovuto ad una maggiore disponibilità di posti letto per i malati di Covid. Guardando al dato dei ricoveri, non sembra che il numero di posti letto disponibili abbia giocato un ruolo così rilevante, visto che in ospedale i tedeschi ci sono finiti molto meno rispetto ai cittadini di altri Paesi europei. Io non ho spiegazioni per questo dato, ma ritengo che dovrebbe essere attentamente valutato dagli esperti di salute pubblica.
Tornando all'Italia, meno ricoveri significa anche meno posti letto complessivamente occupati. Il dato settimanale è ottimo e rappresenta la discesa percentualmente più grande osservata nel 2021:
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Variazione percentuale dei posti letto Covid occupati negli ospedali italiani (somma di tutti i reparti, incluse le terapie intensive)
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Anche il dato nazionale sulle nuove entrate nei reparti Covid di terapia intensiva (linea nera nella figura sottostante) mostra un calo continuo e confortante:
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Nuove entrate settimanali nei reparti Covid di terapia intensiva normalizzate per 100mila abitanti in Italia (linea nera), Trentino (linea rossa), Alto Adige (linea verde) e Veneto (linea azzurra).
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Il dato nazionale si attesta intorno a 0,5 nuovi ricoveri in terapia intensiva per ogni 100mila abitanti. Anche i decessi calano, ma molto più lentamente. Attualmente siamo attestati su un valore medio pari a circa 0,2 decessi giornalieri per ogni 100mila abitanti, grosso modo 10 volte i decessi che si registrano a causa degli incidenti stradali. Ancora decisamente troppi per poter dire di "essere tornati alla normalità" anche se ormai l'opinione pubblica sembra essersi assuefatta all'idea e guarda a questi numeri con scarsa attenzione:
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Andamento dei decessi Covid giornalieri in Italia da inizio novembre 2020 fino ad oggi. Il dato è normalizzato rispetto ad un campione di 100 mila abitanti. La linea rossa è una media a 7 giorni.
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Osservando i dati dell'Istituto Superiore di Sanità si nota una riduzione dell'età media dei decessi. Si tratta con ogni probabilità dell'effetto dei vaccini che hanno coperto maggiormente le persone più anziane, lasciando scoperta una fetta importante di persone 70-enni o anche più giovani.
Probabilmente è in atto anche un allungamento del tempo mediano che intercorre tra il momento del contagio e l'eventuale decesso. Se volessimo abbellire le statistiche, basterebbe fare come gli inglesi che considerano come "decesso Covid" solo i casi di coloro che muoiono entro 4 settimane dal momento del contagio. In questo modo molti casi "lungo-degenti" spariscono dalle statistiche e la differenza può essere notevole, soprattutto in un momento di coda pandemica come quello attuale. Vorrei tuttavia sottolineare che il criterio inglese produce solo un artificioso miglioramento delle statistiche, ma purtroppo anche in Inghilterra non mancano i casi di coloro che muoiono anche 2 o 3 mesi dopo aver contratto la Covid-19. I dati dei decessi italiani vanno quindi letti per quello che sono: indicano un progressivo miglioramento, ma includono anche un numero consistente di casi che purtroppo si trascinano da molte settimane e sono stati generati da contagi avvenuti vicino al momento dell'ultimo picco pandemico.
Un lettore (che ringrazio per i suoi preziosi commenti e suggerimenti) mi ha fatto notare che un anno fa, al termine della prima ondata, la discesa dei decessi era avvenuta più rapidamente. Va detto che l'anno scorso uscivamo da un lungo e rigido lockdown che aveva drasticamente interrotto le relazioni sociali ed i contagi. Nel 2021 non si è mai fatto nulla di simile ed i contagi sono calati molto più lentamente di quanto non sia avvenuto un anno fa (parlo ovviamente di contagi reali e non di quelli rilevati ufficialmente che dipendono dal numero dei tamponi fatti e dalle tecniche di tracciamento adottate). Purtroppo, se i contagi calano più lentamente, ci aspettiamo di vedere un analogo andamento, sia pure spostato nel tempo, anche per i decessi.
Quanto ai contagi attuali, l'ultima settimana è stata la prima da molti mesi durante la quale non sono mai stati superati i 5mila contagi giornalieri. Si tratta di una soglia operativa, non solo psicologica. Da un punto di vista tecnico questo è il livello sotto il quale diventa possibile attivare efficaci politiche di tracciamento.
Dubito seriamente che le Autorità sanitarie regionali mostreranno un reale impegno per riattivare i tracciamenti. Il primo effetto di un efficace tracciamento sarebbe quello di produrre un momentaneo aumento dei contagi (magari asintomatici) che rischierebbero di far superare, a livello regionale, la soglia dei 50 contagi settimanali per ogni 100mila abitanti. Il rischio sarebbe quello di far saltare l'agognata "zona bianca". Meglio voltarsi dall'altra parte, sperando che i vaccini e la buona stagione facciano migliorare la situazione. Sperando anche che la variante indiana non arrivi a sparigliare le carte.
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Nuovi contagi (dato nazionale)
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