martedì 15 dicembre 2020

La distribuzione d'età dei contagiati a Trento: confronto con il dato nazionale

Uno degli elementi ricorrenti nei messaggi che arrivano dalle conferenze stampa dedicate alla pandemia in Trentino è legato alla forte incidenza del contagio nella frazione di cittadinanza 70+. Il fatto potrebbe spiegare, almeno in parte, l'elevato numero di ricoveri e decessi registrato in Trentino.

Purtroppo, aldilà delle comunicazioni giornaliere, manca una seria analisi dei dati dei contagi. In particolare, non sapendo quanti siano stati i contagiati esclusi dalle statistiche ufficiali fino allo scorso 3 dicembre, è praticamente impossibile capire quale sia l'effettiva percentuale di positivi suddivisi tra le diverse classi d'età. L'unico dato disponibile che abbia consistenza statistica è quello elaborato dal Comune di Trento, sulla base dei 1085 casi di attualmente positivi presenti nel Comune il giorno 13 dicembre:

Tratto da: Comune di Trento

Possiamo tentare un confronto con il dato nazionale che è disponibile sul sito dell'Istituto Superiore di Sanità:

 

Proporzione (%) di casi di COVID-19 segnalati in Italia negli ultimi 30 giorni per classe di età (dato disponibile per 578.591 casi, 15 dicembre). Sorgente dati: Epicentro

I due dati non sono perfettamente omogenei. Il dato del Comune di Trento si riferisce agli attualmente positivi e quindi rappresenta i contagi che sono avvenuti - molto approssimativamente - nell'arco di una - due settimane. Il dato ISS corrisponde alla distribuzione per età dei nuovi contagi registrati nel corso dell'ultimo mese. Vediamo comunque che - almeno grossolanamente - i due grafici sono abbastanza simili.

Nei grafici vengono mostrati anche i valori medi delle percentuali. Nel caso del Comune di Trento, a causa della limitata dimensione del campione statistico, dovremmo tener conto anche di un l'intervallo di confidenza statistica che non è percentualmente trascurabile.

Ciò premesso, vediamo che il dato di Trento è molto vicino al dato nazionale per la classe d'età compresa tra 19 e 50 anni che, sia per Trento che per l'Italia, è la classe d'età dove sono stati registrati più contagi. Il dato per 70+ è pari al 22,2% per Trento contro il 17,5% registrato a livello nazionale. Sul lato opposto, nell'intervallo d'età tra 0 e 18 anni, si registra l'8,7% dei contagi di Trento contro un livello pari all'11% nazionale.

Ammesso - e non concesso - di poter generalizzare i dati del Comune di Trento a tutto il resto del Trentino possiamo tentare qualche conclusione preliminare: ci sono differenze tra il dato del Comune di Trento ed il dato nazionale, ma non sono talmente significative da poter spiegare, ad esempio, il livello di occupazione delle terapie intensive Covid registrato in Trentino (ricoveri per 100.000 abitanti) che attualmente è circa doppio rispetto alla media nazionale. 

L'enfasi posta dalla comunicazione della Provincia Autonoma di Trento sulla anomala presenza di contagi tra gli over-70 non sembra, almeno per il Comune di Trento, pienamente giustificata. Del resto nel bollettino del 15 dicembre la Provincia Autonoma di Trento sottolineava che "Bollettino coronavirus, 14 decessi e +377 positivi ai molecolari
oggi ben 111 nuovi contagiati hanno più di 70 anni" dimenticando di evidenziare che, essendo il numero complessivo di contagi (antigenici + molecolari) pari a 573 casi, la percentuale degli over-70 è pari al 19,4% del totale.

 

Non è mia intenzione sottovalutare l'importanza di ridurre al minimo la circolazione del virus tra le persone più anziane (categoria a cui io stesso appartengo). Ma cercare di spiegare la criticità trentina invocando un effetto legato solo all'età dei contagiati mi sembra riduttivo. Più che la distribuzione per età dei contagiati (non dissimile rispetto a quella nazionale, almeno sulla base dei dati noti) l'enfasi va posta sulla grande (e a lungo sottaciuta) circolazione del virus e l'entrata del virus all'interno di comunità che ospitano persone particolarmente fragili come le RSA e le Case del clero.


1 commento:

  1. In Trentino le ospedalizzazioni sono a livello di guardia. Le terapie intensive accolgono, purtroppo, più persone che hanno contratto il coronavirus e che necessitano di assistenza. I reparti si riorganizzano quasi continuamente. E non ci sono solo i pazienti Covid.

    "In tutta la provincia c'erano 30-40 posti letto in rianimazione prima dell'emergenza - dice Marco Scillieri, segretario provinciale dell'Associazione dei Medici Dirigenti - sono stati portati ora a 68 unità.

    Sabato 12 dicembre l'occupazione era di 57 posti letto occupati, di cui 44 destinati a Covid: il tasso di occupazione si attesta quindi tra l'80% e il 90%. Il reparto di sub intensiva, dove si trovano i pazienti non intubati, era pieno: 65 posti occupati.

    In queste ore (martedì 15 dicembre) si è passati a 476 cittadini ricoverati: 366 nei normali reparti, 53 su 68 in rianimazione e 57 su 65 in alta intensità”

    https://www.ildolomiti.it/politica/2020/coronavirus-lallarme-dei-medici-siamo-sullorlo-della-saturazione-dei-posti-letto-negli-ospedali-non-ci-sono-solo-pazienti-covid-e-le-rianimazioni-sono-quasi-piene

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