Notizie su nuove varianti del SARS-CoV-2 sono riportate con grande evidenza dai mezzi di informazione. Il Sud Africa ha recentemente segnalato una nuova variante denominata 501.V2 (diversa da quella inglese), che - sulla base delle poche informazioni disponibili - sarebbe fortemente contagiosa. Siamo alle solite: i virus mutano. Chi sperava che le mutazioni facessero emergere un ceppo dominante caratterizzato da una bassa letalità, almeno per il momento, è rimasto deluso.
Dopo il forte allarme scattato nei giorni scorsi in tutto il mondo, si stanno definendo meglio i contorni di quello che potrebbe essere l'impatto del nuovo ceppo virale, ormai noto come "variante inglese".
Un aspetto fondamentale è quello legato all'efficacia dei vaccini. Le stime attualmente disponibili sono tutte riferite al virus che circolava prima della comparsa del nuovo ceppo inglese. In una intervista rilasciata oggi, il Dr. Ugur Sahin, co-titolare di BioNTech, fa il punto della situazione.
Un primo dato importante riguarda la capacità del vaccino di fornire una adeguata protezione. La specificità del vaccino Pfizer-BioNTech (che tra poco incomincerà ad essere somministrato anche in Italia) è data da più di 1.000 aminoacidi che si ritrovano anche nel virus SARS-CoV-2. La sequenza di mutazioni che ha dato origine alla "variante inglese" ha modificato 9 di questi aminoacidi, lasciando inalterati tutti gli altri. Non è detto che il ruolo di tutti gli aminoacidi sia esattamente lo stesso, ma in termini puramente statistici possiamo dire che il vaccino "vede" il nuovo ceppo coincidere al 99% con quello precedente. Anche se non ci sono ancora prove di laboratorio che lo possano dimostrare, è ragionevole pensare che le modifiche del virus non siano tali da ridurre significativamente l'efficacia del vaccino (che, lo ricordo, per il virus pre variante inglese è molto alta, superiore al 90%).
La seconda notizia importante è che ci vorrebbero solo 6 settimane per arrivare ad una nuova formulazione del vaccino che sia ottimizzata rispetto alla nuova variante virale.
Aggiungo io che ci sarebbero comunque dei problemi produttivi perché le dosi di vaccino che sono state messe attualmente in distribuzione sono state prodotte nei mesi scorsi. Questo è stato possibile grazie al sostegno dei Governi di alcuni Paesi e dell'Unione Europea che, di fatto, hanno coperto i diversi produttori dai rischi finanziari legati alla scelta di produrre con largo anticipo un vaccino prima di essere sicuri di ottenere l'autorizzazione per la sua commercializzazione.
In conclusione, molto probabilmente il vaccino attuale funzionerà bene nella sua attuale formulazione. Se fosse necessario apportare delle modifiche, basteranno poche settimane per arrivare alla formulazione ottimizzata. Produrre su larga scala una eventuale versione 2.0 del vaccino potrebbe richiedere più tempo, ma le prospettive di medio periodo (diciamo metà 2021) non dovrebbero cambiare in modo sostanziale a causa dell'avvento della "variante inglese".
Nessun commento:
Posta un commento