Alla fine dello scorso mese di settembre Israele era stato tra i primi Paesi ad attivare un secondo rigido lockdown in occasione della festività di Yom Kippur (27-28 settembre) dopo che gli assembramenti in occasione di Rosh Hashanà (il capodanno ebraico, 19-20 settembre) avevano provocato una pericolosa crescita dei contagi.
In Europa, l’approccio seguito durante la seconda ondata pandemica è stato più o meno a macchia di leopardo. Spesso i Governi centrali hanno dovuto negoziare duramente con i Governi regionali per arrivare alla definizione di misure che non si sono sempre rivelate adeguate per limitare la circolazione del virus. La Germania è un tipico esempio di questa sorta di “tira e molla” con la Premier federale Angela Merkel che chiedeva misure più severe ed i Governi dei Länder più sensibili alle istanze delle categorie economiche che chiedevano di tenere aperto il più possibile. Per molte settimane la Germania ha cercato di convivere con il virus con l’indice di riproduzione del contagio R che permaneva pericolosamente vicino ad 1. Fino a che anche il famoso sistema sanitario tedesco ha incominciato a mostrare segni di cedimento e finalmente anche i Länder più recalcitranti si sono dovuti piegare al volere di Angela Merkel. Tra un paio di giorni partirà in Germania un nuovo duro lockdown che coprirà tutto il periodo delle vacanze di fine anno, fino al prossimo 10 gennaio.
In Italia abbiamo giocato per settimane con le cartine geografiche colorate di giallo/arancio/rosso. Qualcuno ha fatto il furbo rimanendo giallo anche se giallo non era ed adesso si ritrova con gli ospedali saturi. Altri sono tornati da poco gialli, ma rischiano di rientrare rapidamente in zona rossa. Senza contare che, a differenza di molti altri Paesi europei, in Italia si è preferito lasciare aperti bar e ristoranti, ma si sono subito chiuse le Scuole (tanto alle Scuole non devono essere pagati “ristori”). Poco importa se questa politica finirà per produrre danni serissimi su una intera generazione di giovani studenti.
Attualmente la situazione italiana è simile a quella tedesca
(anche se abbiamo più contagi e più decessi), ma discutiamo solo di
veglioni, cenoni e settimane bianche mancate, incuranti di quello che
succederà a gennaio. Quando le Scuole finalmente riapriranno rischiamo
che si produca un significativo effetto d’amplificazione della
circolazione del virus. Non a caso, qualcuno ha proposto di seguire l’esempio di Angela Merkel e di attuare anche in Italia un lockdown di Natale.
Come ho scritto infinite volte in questo blog i lockdown sono strumenti utili solo se, una volta ridotta la circolazione del virus, si mettono in atto efficaci sistemi per tracciare i contagi ed isolare sul nascere i nuovi focolai virali. Altrimenti i lockdown servono solo ad ottenere un effimero miglioramento e non scongiurano la possibilità di procedere come un tragico yo-yo, con le ondate virali che si succedono implacabili.
Una via d’uscita si potrà vedere solo dopo che molti italiani avranno potuto usufruire degli splendidi spazi vaccinali che il super-commissario Arcuri sta predisponendo con l’aiuto dell’archistar Stefano Boeri. In Italia l’avvio delle vaccinazioni riguarderà 2
milioni di operatori sanitari e socio sanitari e 4,5
milioni di ultra ottantenni. Ci vorranno mesi; nel frattempo, i rischi
saranno elevatissimi, sia per la salute che per l’economia.
Per questo motivo l’idea di un lockdown da Natale all’Epifania può essere certamente utile, purché ci si prepari con serietà alla ripresa di gennaio avendo chiaro che la battaglia sarà ancora lunga e che ci aspettano ancora molti sacrifici.
Posso chiederLe di mostrare anche la serie dei rapporti dei nuovi infetti totali degli ultimi SETTE GIORNI su quelli dei precedenti sette? Mi sembrerebbe almeno altrettanto significativo. Grazie.
RispondiEliminaIl rapporto a 7 giorni degli "attualmente positivi" è ancora in calo. Due settimane fa è sceso sotto il valore 1 (in pratica c'è stato il massimo di attualmente positivi). Attualmente il rapporto è pari a 0,9. Una settimana fa era 0,95.
EliminaIl dato degli attualmente positivi dipende da molti fattori: le entrate dovute ai nuovi contagi che rimangono tali per un periodo che può oscillare tra una e tre settimane e le uscite dovute alle persone guarite ed ahimé anche ai numerosi decessi. La combinazione di questi tre fattori complica non poco la dinamica del rapporto a 7 giorni.