Raccolgo in questo post l'aggiornamento di alcuni grafici che ci forniscono un'idea dell'andamento della pandemia sia a livello nazionale che locale. Partiamo dal dato dei contagi che, nel corso degli ultimi due giorni, ha mostrato un chiaro effetto "Natale". I nuovi casi trovati sono drasticamente calati rispetto ai giorni immediatamente precedenti. Probabilmente si sono combinati due diversi fattori: la riduzione delle attività di screening e di tracciamento ed i consueti ritardi nella comunicazione dei dati che avvengono durante i giorni festivi.
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Tutti i grafici mostrati in questo post sono basati sui dati forniti dalla Protezione Civile Nazionale, se non altrimenti specificato. Il cerchio rosso evidenzia i nuovi contagi ufficialmente registrati nei giorni 26 e 27 dicembre. Si nota un netto distacco rispetto ai dati dei giorni precedenti legato all'effetto "Natale" discusso nel testo
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Partendo dai dati dei contagi, usando il mio solito modellino empirico ho stimato l'andamento dell'indice di trasmissione del contagio:
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I punti rossi corrispondono alle stime rilasciate dall'Istituto Superiore di Sanità. I punti e la linea blu (ed i valori numerici) sono il risultato del mio modellino empirico. La proiezione per il prossimo 30 dicembre (punto interrogativo rosso) probabilmente è sottostimata a causa dell'effetto "Natale" discusso precedentemente
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Fino ad oggi l'andamento dei contagi, almeno a livello nazionale, non mostra la temuta risalita dovuta al possibile arrivo del ceppo virale "inglese". Numerosi casi sono stati identificati su tutto il territorio nazionale, generalmente su persone in arrivo dall'Inghilterra, ma - al momento - non c'è alcuna evidenza di una circolazione autoctona della variante inglese.
Il quadro dei decessi mostra, a livello nazionale, un lento rallentamento:
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Andamento dei decessi registrato a livello nazionale
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Il quadro regionale dei decessi mostra valori particolarmente preoccupanti per la parte Nord-Est del Paese, con il Trentino in terza posizione subito dopo Veneto e Friuli V. G.. Non sono riuscito a trovare i dati dell'Emilia disaggregati rispetto a quelli delle Romagna per vedere se ci fosse una qualche differenza che faccia pensare a specifici problemi localizzati nella parte più ad Est del Paese.
Vediamo adesso l'andamento del Trentino confrontato con la media nazionale e con l'Alto Adige. Prima di entrare nei dettagli, notiamo che durante l'ultima settimana, il Trentino sembra essere tornato al vecchio sistema adottato lo scorso novembre e conferma con il tampone molecolare solo una minima parte dei positivi antigenici.
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La linea verde tratteggiata corrisponde ai contagi confermati con tampone molecolare comunicati alla Protezione Civile Nazionale. La linea rossa corrisponde al numero vero dei contagi (molecolari + antigenici - antigenici confermati con molecolare). Questo dato è basato sui comunicati stampa della Provincia Autonoma di Trento. La linea blu tratteggiata corrisponde alla media settimanale dei dati comunicati alla Protezione Civile Nazionale. La linea blu continua corrisponde alla media settimanale dei contagi veri.
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Vedete che la linea tratteggiata blu si è allontanata rispetto alla linea blu continua. In pratica i numeri che appaiono nelle tabelle nazionali corrispondono a circa la metà dei contagi veri. La settimana scorsa le due curve si erano avvicinate, ma si è trattato evidentemente di un evento occasionale. Non verificare gran parte dei contagi antigenici con il tampone molecolare "paga", mantenendo il Trentino artificiosamente tra i territori a bassa circolazione del virus.
Se andiamo a vedere l'andamento dei nuovi ricoveri Covid in terapia intensiva, il quadro che emerge è molto diverso:
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Andamento del numero dei ricoveri settimanali in terapia intensiva (x 100.000 abitanti) di Trentino (linea rossa), Alto-Adige (linea verde), confrontato con il dato nazionale (linea nera). Le barre d'errore indicano l'ordine di grandezza delle fluttuazioni statistiche che possiamo aspettarci per le due Province a causa del numero assoluto ridotto di nuovi ricoveri. |
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Si vede che il dato nazionale (linea nera) è abbastanza stabile intorno al valore di 2 ricoveri settimanali in terapia intensiva per ogni 100.000 abitanti. Questo dato è più significativo rispetto al numero complessivo dei ricoveri che, in questa fase calante del picco pandemico, incomincia ad essere influenzato dalla presenza di pazienti con lunghi tempi di degenza. Quelle che vediamo sono le nuove entrate ed il dato del Trentino è stabilmente superiore rispetto alla media nazionale. Per l'Alto-Adige vediamo che aldilà delle fluttuazioni statistiche non ci sono sostanziali differenze rispetto alla media nazionale.
Qui di seguito riporto il confronto che riguarda ricoveri complessivi nei reparti Covid, ricoveri in terapia intensiva e decessi. Per i ricoveri dell'Alto-Adige, al dato fornito dalla Protezione Civile Nazionale ho aggiunto i ricoveri in cliniche private, così come risultano dai comunicati stampa della Provincia Autonoma di Bolzano.
Il quadro che emerge è, purtroppo, quello ben noto: i ricoveri sia nei reparti ordinari che nelle terapie intensive ed i decessi sono attualmente molto più alti in Trentino, rispetto sia al vicino Alto-Adige (che è stato a lungo zona rossa), sia alla media nazionale.
Se andiamo a vedere i contagi così come risultano dai dati delle Protezione Civile Nazionale, la situazione cambia completamente:
A parte la piccola tendenza all'aumento mostrata la scorsa settimana (anche se sappiamo che molti di questi casi
sono stati attribuiti a casi vecchi di quasi due settimane) apparentemente la circolazione del virus in Trentino non desta particolari preoccupazioni. Purtroppo - come ho ripetuto inutilmente infinite volte - la realtà è più preoccupante.
Tiziano Grottolo - 31 dicembre 2020 – ildolomiti.com
RispondiEliminaLa grottesca vicenda che vede coinvolto Pietro e la sua famiglia porta alla luce tutti i difetti e le criticità del sistema di tracciamento trentino.
Lo scorso 16 dicembre Pietro risulta positivo al tampone antigenico rapido, stesso esito anche per sua moglie, con il forte sospetto che il virus sia arrivato in famiglia attraverso la scuola.
Fin da subito la coppia si mette in quarantena e si adopera per avvisare i possibili contatti, i due telefonano anche alle Centrale Covid per richiedere il codice necessario per l’attivazione dell’app Immuni che servirebbe proprio per avvisare in maniera metodica i contatti, senza dimenticare nessuno.
Passano i giorni ma il codice, indispensabile per attivare l’app e che può essere fornito solo da dall’Azienda sanitaria, non arriva.
A 11 giorni di distanza (il 27 dicembre) entrambi vengono chiamati per effettuare il cosiddetto tampone di guarigione, che viene fatto con un molecolare. I referti arrivano, due giorni più tardi, il 29 dicembre. Pietro risulta positivo, mentre la moglie negativa.
La donna, positiva oltre ogni ragionevole dubbio, facilmente non risulterà mai nelle statistiche. Nella confusione generale dei dati infatti, grazie alla conferma della guarigione attraverso il tampone molecolare (risultato negativo), la donna con ogni probabilità NON SARA’ MAI CONTEGGIATA fra le persone effettivamente contagiate.
La beffa per Pietro: il referto di positività è accompagnato dal CODICE necessario per attivare il tracciamento dell’app Immuni. Sono passati ben 13 giorni dalla positività rilevata con il test antigenico, 15 dai primi sintomi.
“Quando ho fatto la comunicazione della positività a Immuni – tramite il numero verde, spiega Pietro – mi è stata data la possibilità di incrociare i miei dati sui contatti degli ultimi 14 giorni. Peccato che praticamente questi giorni coincidano con il tempo in cui sono stato in quarantena, dalla mia positività, ovviamente, sono sempre rimasto in casa”.
In altre parole l’app Immuni è stata attivata SOLAMENTE DOPO LA CONFERMA DEL MOLECOLARE, peccato però che sia praticamente inutile visto che Pietro non può essere entrato in contatto con nessuno. In sostanza gli unici soggetti che l’app potrebbe tracciare fanno parte della stessa famiglia e vivono assieme.
A questo punto viene da chiedersi se questa sia la prassi o se si tratti soltanto, per usare le parole del dirigente Giancarlo Ruscitti, di quell’1% cittadini che non vengono seguiti in maniera accurata e puntuale.
Eppure lo stesso dirigente del Dipartimento salute e politiche sociali, in ottobre, assicurava a Il Dolomiti che l’App funzionava regolarmente.