domenica 27 dicembre 2020

Che fine ha fatto il vaccino AstraZeneca?

Con l’avvio anche in Europa della somministrazione del vaccino Pfizer-BioNTech e l’imminente arrivo dell’analogo vaccino di tipo mRNA prodotto da Moderna, molti si domandano che fine abbia fatto il vaccino AstraZeneca, sviluppato dall’Università di Oxford in collaborazione con l’italiana IRBM.

I risultati preliminari di Fase III del vaccino AstraZeneca, pubblicati recentemente, mostrano una efficacia decisamente minore rispetto a quella dei vaccini mRNA. Si parla di un valore pari al 70% rispetto al 90-95% dei vaccini mRNA. Ma il vero problema è che il 70% è solo un valore medio. In realtà il grosso dei volontari che hanno ricevuto le due dosi canoniche di vaccino mostrano una efficacia pari a circa il 62%. Una piccola parte dei volontari mostra una efficacia pari al 90%. 

Dietro questa storia c’è in realtà un incredibile errore fatto dall’Università di Oxford durante la fase di test iniziale del vaccino.

Il vaccino era stato prodotto in Italia da IRBM che ne aveva controllato le caratteristiche di purezza e densità. Quando il lotto di vaccino è arrivato ad Oxford sono state rifatte le misure di caratterizzazione, ma gli scienziati inglesi hanno utilizzato male la tecnica a spettroscopia UV impiegata per misurare la concentrazione del vaccino. In realtà non hanno considerato che una parte del segnale non era dovuto alla componente attiva del vaccino, ma ad uno dei componenti chimici che erano stati usati per diluirlo. Convinti che IRBM avesse sbagliato mandando un vaccino con concentrazione doppia rispetto al dovuto hanno diluito il prodotto prima di somministrarlo ai volontari. Tutti i dettagli della storia li potete trovare qui.

In pratica il primo gruppo di volontari (1367 persone) è stata vaccinato utilizzando metà dose e solo la vaccinazione di richiamo è stata fatta con la dose giusta (nel frattempo gli scienziati inglesi si erano accorti del loro errore). La maggiore efficacia vaccinale osservata per questi primi volontari potrebbe essere legata ad una migliore risposta del sistema immunitario che, ricevendo inizialmente una dose minore, verrebbe in qualche modo “predisposto” per reagire meglio alla seconda dose. Ma potrebbe trattarsi anche di una banale fluttuazione statistica, senza contare che i volontari del primo gruppo avevano tutti un’età inferiore ai 55 anni. Per capire quale sia la situazione reale e prima di ottenere le autorizzazioni per la commercializzazione AstraZeneca dovrà ripetere gran parte della sperimentazione di Fase 3. Non è una cosa semplice, perché i dati dovranno riguardare tre coorti di volontari: chi riceverà solo il placebo, chi riceverà due dosi intere e chi riceverà prima mezza dose e poi una dose intera. Questo determinerà un ritardo non facilmente quantificabile. L’approvazione in Gran Bretagna potrebbe arrivare entro fine 2020, ma l’americana FDA potrebbe prendersi più tempo.

Insomma un gran pasticcio. Come ha ammesso Sir Menelaos Pangalos, vice presidente esecutivo di AstraZeneca "... I think there is no doubt that we would've run the study a little bit differently if we'd been doing it from scratch ...".

Da molti punti di vista (ad esempio costi e modalità di conservazione) il vaccino AstraZeneca potrebbe risultare una alternativa interessante rispetto ai vaccini a mRNA. Quanto all’efficacia, se gli studi attualmente in corso confermassero i valori di fascia bassa (poco sopra il 60%) il vaccino AstraZeneca risulterebbe poco competitivo. Tra le tante ipotesi di cui si sta discutendo c’è anche la possibilità di un accordo con i produttori russi del vaccino Sputnik V che, secondo i dati di Fase 3, avrebbe un'efficacia intorno al 90% e che usa una tecnica simile a quella del vaccino AstraZeneca.

Questa è la situazione attuale, ma ci vorrà ancora molto tempo per capire come finirà questa storia. In particolare, sappiamo ancora molto poco sulla possibilità di somministrare gli attuali vaccini ad alcune categorie come, ad esempio, i bambini e le donne in stato di gravidanza e non abbiamo idea di quale sia la durata effettiva dell’immunità indotta dai diversi tipi di vaccino. Anche i valori di efficacia attualmente noti sono basati solo sulla limitata sperimentazione di Fase 3 e potrebbero cambiare dopo che saranno noti i dati legati alle somministrazioni su vasta scala.

Sul tavolo c’è anche un problema etico di non secondaria importanza. Considerato che AstraZeneca dovrebbe essere il principale fornitore dei vaccini che arriveranno in Italia, se i test attualmente in corso confermassero che il vaccino AstraZeneca ha una efficacia molto minore rispetto ai vaccini a mRNA (pur superando la soglia minima richiesta per l’approvazione che è pari al 50%) con quale criterio si dovrebbero scegliere le persone a cui somministrare i vaccini più efficaci?

1 commento:

  1. E' in ritardo il vaccino di AstraZeneca, di cui l'Europa ha acquistato 400 milioni di dosi, ma che ha bisogno di nuovi test per mettere ordine fra i suoi dati.

    "E' improbabile che il via libera in Europa arrivi entro gennaio" ha dichiarato il vicedirettore dell'Ema (Agenzia europea dei medicinali) Noel Wathion al quotidiano belga Het Nieuwsblad. AstraZeneca, che ha messo a punto il suo vaccino con l'università di Oxford, dovrebbe ricevere l'approvazione il 4 gennaio in Gran Bretagna.

    Ma all'Ema, spiega Wathion, "non hanno ancora fatto domanda e servono altri dati sulla qualità".

    (da Repubblica)

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