mercoledì 16 dicembre 2020

L'indice R sale: lockdown alla tedesca in arrivo?

Ecco le mie ultime stime per l'andamento dell'indice di trasmissione del contagio R (punti e linea blu) confrontate con le stime fin qui rese disponibili da parte dell'Istituto Superiore di Sanità (punti rossi):

Il dato del 23 dicembre è una proiezione che, ovviamente, è del tutto preliminare

Per chi volesse farsi un'idea dei tanti metodi disponibili per il calcolo dell'indice R e della scarsa consistenza delle stime che si ottengono quando il numero di casi considerati non è abbastanza grande, consiglio la lettura del sito dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) dedicato a questo argomento.

Notiamo che, a livello nazionale, è in atto un rimbalzo dell'indice di trasmissione del contagio R del tutto simile a quello osservato durante questi stessi giorni in Germania. Sembra che per richiesta di alcune Regioni/PPAA, l'Italia si appresti ad attuare severe restrizioni alla mobilità delle persone durante le prossime settimane. Addirittura in Trentino questa mattina si ipotizzava di attivare un rigido lockdown fin dal prossimo 21 dicembre (ipotesi a quanto pare rientrata dopo che il Presidente Fugatti è stato richiamato all'ordine dal suo capo padano). Niente male per chi qualche settimana fa voleva aprire i Mercatini di Natale e gli impianti da sci!

Un lockdown deciso a livello nazionale offrirebbe ai responsabili politici del Trentino una occasione d'oro per uscire dal vicolo cieco in cui si sono cacciati con la scelta fatta ad inizio novembre di non informare i cittadini sul reale andamento della pandemia. Possono sempre cercare di dare la colpa ad altri ed ho già sentito partire la richiesta di "ristori" al Governo centrale per il lockdown prossimo venturo. 

Personalmente ritengo che per il finanziamento di tali ristori dovrebbero essere chiamati a contribuire - in solido - anche i responsabili politici e tecnici che, durante lo scorso mese di novembre, non hanno comunicato ai cittadini trentini il vero livello dei contagi. Avere fatto credere che il Trentino fosse una specie di "isola felice" può avre indotto molte persone a non adottare le necessarie misure di prevenzione, favorendo la diffusione del contagio.

10 commenti:

  1. CORONAVIRUS: ISTAT, i MORTI "solo da COVID" sono 21.000
    MENO di quelli dichiarati! La spiegazione UFFICIALE

    Team iLMeteo.it - Meteorologi e Tecnici

    L'ISTAT ha appena fornito i dati relativi al totale dei decessi in Italia nel 2020, numeri peraltro ancora parziali, in quanto l'anno deve ancora terminare. I commenti sono stati perlopiù tragici e la situazione relativa ai morti è stata definita addirittura come il momento peggiore dalla Seconda Guerra Mondiale ad oggi.

    Ma ci si è fermati al valore assoluto di questi numeri, senza una lettura profonda e critica. Ma andiamo con ordine.

    Confrontando i numeri in valore assoluto del 2020 rispetto allo stesso periodo degli anni precedenti, l'ISTAT riporta un surplus di circa 43.000, peraltro concentrati soprattutto nella prima ondata di primavera.

    Di contro, i dati diffusi dalla Protezione Civile, frutto dei bollettini quotidiani, ci danno infatti informazioni dei morti con Covid, senza però tenere conto di coloro i quali, afflitti purtroppo da patologie ancor più gravi, sarebbero a breve deceduti a prescindere dal virus.

    Secondo quanto riportato infatti dal Report nazionale del dipartimento della Protezione Civile, ci sono stati, fino al 15 dicembre 2020, 64.036 MORTI per COVID-19.

    Ne consegue che di fatto i soggetti realmente deceduti per Covid sono 43.000 e non 64.000, ovvero 21.000 in meno di quanto comunicato dal Bollettino della Protezione Civile e Ministero della Salute che tengono conto di tutte le vittime “CON” Covid e NON soltanto “DI” COVID.

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    1. I dati ISTAT relativi alla seconda ondata pandemica sono ancora largamente incompleti e quindi non ha molto senso discuterne. L'andamento che vediamo dalle cosiddette "città campione" mostra un eccesso di mortalità che per il momento non ha raggiunto il picco registrato a marzo (ma si tratta lo ripeto di dati provvisori). Per fare i conti veri, oltre all'altezza del picco di eccesso di mortalità bisognerà vedere quale sarà la forma del picco. Quello che conta è l'integrale del picco e questo lo potremo conoscere solo quando la seconda ondata si sarà completamente esaurita.

      Qualsiasi valutazione fatta oggi sull'entità dei decessi che si sono registrati in più rispetto a quanto normalmente atteso, in coincidenza con la seconda ondata pandemica è PRIVA DI SENSO.

      Possiamo invece dire qualcosa di preciso sulla prima ondata (quella di marzo-aprile). Qui abbiamo due dati consolidati: l'eccesso di mortalità registrato dalle anagrafi comunali rispetto all'analogo peridodo degli anni precedenti e l'eccesso di pensioni cessate (sempre rispetto agli anni precedenti) a causa della morte dei loro titolari. I due dati concordano nel dirci che l'eccesso di decessi causato dalla prima ondata supera di circa 10.000 casi i decessi Covid "ufficiali" registrati nello stesso periodo.

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    2. Non sono ancora andato alle fonti, ma mi sembra istruttiva la tabella colorata pubblicata da ilpost.it, ormai il 26 ottobre scorso, con gli incrementi percentuali, mese per mese e Regione per Regione, della variazione percentuale del numero dei decessi per ogni causa rispetto alla media degli ultimi 5 anni, costruita sui dati ISTAT.
      Si veda https://www.ilpost.it/2020/10/26/coronavirus-istat-mortalita-eccesso-prima-ondata/
      L'articolo fornisce solo pochi valori assoluti.
      E' interessante notare il circa -10% complessivo di gennaio, come pure osservare che forti incrementi al Nord in marzo ed aprile non sono stati seguiti da sensibili riduzioni, cosa che ci si aspetterebbe se i deceduti fossero stati persone con pochi mesi di aspettativa di vita.

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    3. Il fatto che si vedano chiaramente dei picchi di mortalità in concomitanza con le ondate pandemiche dimostra che l'ipotesi secondo cui "i morti Covid sarebbero tutti malati terminali che sarebbero morti entro pochi giorni" non ha senso.

      Coloro che erano comunque destinati a morire indipendentemente dalla pandemia non concorrono all'eccesso di mortalità evidenziato dalle statistiche.

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  2. Se si bloccasse per intero la circolazione delle persone per 10 giorni, non ci sarebbero ulteriori contagi e questa storia del cov-sars-2 FINIREBBE.
    Si veda, ad esempio, https://www.cidrap.umn.edu/news-perspective/2020/11/covid-19-most-contagious-first-5-days-illness-study-finds.
    Sul quanto poco servano le mezze misure, si vedano gli effetti delle zone colorate: https://www.corriere.it/cronache/20_dicembre_16/zona-gialla-non-basta-far-scendere-decessi-ricoveri-l-analisi-dati-ufficiali-3679734c-3f96-11eb-9f6f-456640d4d5ac.shtml.
    So che, in particolare in questo blog, non si può insultare e allora evito di insultare l'Europa e l'Occidente in generale per queste misure prese a metà, o ad un quarto, un decimo, un terzo di quel che si dovrebbe fare, facendo continuare così per 6, 12, 18 mesi e più la grandi difficoltà nella vita economica e sociale che anche l'ex Capitano non capisce e che saranno la sua rovina politica.

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    1. Bloccare per intero significa che ciascuno di noi dovrebbe rimanere rigorosamente distanziato rispetto a chiunque altra persona per tutto il periodo della quarantena.

      Impossibile da realizzare in pratica: dovremmo, ad esemepio, chiudere gli ospedali e svuotare le carceri. Per non parlare delle RSA e della altre residenze per anziani.

      Possiamo attuare lockdown più o meno rigidi, ma la forma più vicina a "bloccare per intero" è stata quella realizzata a Whuan. Bisognerebbe però adottare metodi diffcilmente compatibili con le regole della vita democratica a cui nessuno di noi vorrebbe rinunciare. Senza contare che intorno ai 60 milioni di cinesi bloccati nella regione intorno a Wuhan c'era tutto il resto della Cina che li rifornuva di cibo, medicinali ed ha inviato migliaia di medici e infermieri per assistere i malati

      Tra la chiusura in stile Wuhan e le finte chiusure da "zona gialla" c'è un abisso e personalmente sono convinto che se a novembre avessimo adottato misure più severe (vedi ad esempio Irlanda) oggi la situazione sarebbe meno critica.
      Purtroppo molti decisori politici non hanno compreso che per salvaguardare veramente gli interessi economici bisogna spegnere la pandemia al più presto possibile. Tentare di trasformare l'epidemia in una endemia (come ha cercato di fare recentemente la Germania) è una operazione ad alto rischio.

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    2. Appunto, l'obiettivo dev'essere chiaro: liberarci dal virus quanto prima possibile. Che è molto diverso dal voler convivere col virus, che sicuramente a qualcuno fa comodo.
      In marzo/aprile, il blocco era stretto, ma gli ospedali funzionavano, in alcuni casi il personale dormiva nel luogo di lavoro, RSA, ospedali o anche altro per non infettare i familiari tornando ogni sera a casa; le carceri, di per sé, non fanno eccezione, non occorre svuotarle, ma isolare gli infetti, cosa che penso già avvenga. Avevamo gli hotel per alloggiare gli asintomatici e i paucisintomatici per la "bisettimana" di prevenzione dal rischio (non più quarantena), ma non era obbligatorio che ci andassero, purtroppo. In marzo c'era un blocco piuttosto rigido, ma le attività essenziali erano preservate e questo, di fatto, con una ridottissima circolazione di persone. Fino al 23 marzo, inizio del blocco fra comuni, sui 16 km di statale che percorrevo giornalmente, incrociavo non più di una mezza dozzina di auto o camion, contro le centinaia attuali.
      Immuni non c'era ancora, nata poi già morta e il tracciamento serio dei contatti avuti dagli infetti era solo all'inizio ed è migliorato poi a rilento.
      I nostri politici non hanno ancora prodotto un piano anti-pandemia credibile e vanno a tentoni. Lo stesso CTS, che deve dare indicazioni al Governo, non sapeva nulla dei 65.000 infetti nella scuola (al 31 ottobre; dati inviati dai Presidi) e della loro incidenza sulla media di ciascuna Regione, cercati e pubblicati da wired.it (mancano quelli di TN/AA).
      Quindi, se l'obiettivo fosse quello di liberarci presto da questo virus, lo si potrebbe fare, con azioni ed organizzazione adeguate, cercando di avvicinarci agli esempi migliori esistenti e ciò darebbe in tempi brevi più libertà economica e di movimento a tutti. Lasciare che il virus circoli, come sta facendo da mesi, sbandierando libertà individuale e privacy, come fa tutta la nostra classe politica, nasconde solo l'incapacità di affrontare la situazione e la spocchia (detta anche razzismo) rispetto ad altre culture.

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  3. Grazie, dottor Bassi, delle sue puntuali informazioni e dei suoi grafici chiarificatori. Condivido le sue osservazioni e sono preoccupata per l'incapacità dimostrata dalla dirigenza trentina nella gestione dell'epidemia.
    Silvia Sartori

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  4. La ringrazio per i sempre rigorosi interventi.
    Secondo lei ci sarebbe un modo di muoversi per vie legali nei confronti dei responsabili politici e tecnici che hanno creato questo disastro in Trentino?

    Grazie
    Carlo Zanoni

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    1. Io sono solo un analista di dati e non mi intendo di cose legali.

      Comunque, secondo il mio parere, chi ha adottato scelte tecniche e politiche che possono aver danneggiato il Trentino dovrebbe essere chiamato a risponderne.

      Ricordo comunque che prima di invocare l'intervento della Magistratura (che deve fare il suo lavoro serenamente, senza che nessuno la "tiri per la giacchetta") ci sono anche altre Istituzioni che dovrebbero valutare l'operato dei decisiori politici e dei tecnici che hanno gestito la pandemia.

      A mio avviso, il Consiglio Provinciale dovrebbe essere il posto adatto dove discutere questi argomenti.

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