I dati relativi a ricoveri e decessi di alcune Regioni/PPAA del Nord-Est mostrano la forte incidenza della seconda ondata pandemica. Il caso trentino lo abbiamo discusso lungamente in questo blog: a novembre la Provincia Autonoma di Trento ha introdotto una sua originale procedura che ha fatto sparire dalle statistiche dei contagi buona parte dei nuovi positivi. Il dato del Veneto è diverso perché – per quanto a mia conoscenza – i contagi li hanno comunicati tutti senza cercare elusive vie d’uscita tra le pieghe delle norme ministeriali. Veneto e Trentino hanno in comune il fatto di essere tra le pochissime Regioni/PPAA che sono sempre rimaste zona gialla.
Una prima considerazione che potremmo trarre è legata alla mancata applicazione di restrizioni dovuta alla permanenza nella fascia più bassa di allarme epidemico. Certamente potrebbe essere un contributo importante. L’Alto-Adige, dopo un breve momento iniziale durante il quale sembrava volere tenere tutto aperto, si è rapidamente allineato alla linea seguita dalla vicina Austria, andando in zona rossa prima ancora che Roma lo chiedesse. Adesso sono un po’ scocciati perché pur avendo la metà dei ricoveri ospedalieri del Trentino sono ancora relegati in zona arancione. In effetti hanno ragione, ma il problema è legato alla inconsistenza (dal punto di vista scientifico) dei famosi 21 indicatori e soprattutto del sistema di raccolta dei dati che li alimenta.
Tornando al Veneto, oltre a contagi, ricoveri e decessi, c’è un altro fattore che lo accomuna al Trentino: l’utilizzo su vasta scala dei tamponi rapidi antigenici. Questi tamponi presentano grandi vantaggi tra cui, in particolare, il costo ridotto e la rapidità di risposta. Ma come abbiamo discusso in post precedenti sono anche molto meno sensibili rispetto ai tamponi molecolari. Se il tampone rapido antigenico diventa lo strumento di punta per cercare le persone virologicamente positive si perderanno sicuramente molte persone con carica virale medio-bassa (falsi negativi).
Se si tratta di persone che si trovano nella fase calante dell’infezione non è un grande problema. Queste persone sono probabilmente poco contagiose e l’utilizzo della mascherina dovrebbe essere sufficiente per azzerare la probabilità di contagio. Purché il fatto di essere risultati negativi al tampone rapido antigenico non dia loro troppa sicurezza inducendoli a non rispettare le elementari norme di sicurezza: “Tanto sono negativo!”.
Andamento della sensibilità di un tipico tampone antigenico rispetto al tampone molecolare al variare della carica virale. La figura è tratta da uno studio di validazione fatto presso l'Università di Ginevra |
La situazione più subdola e potenzialmente pericolosa è quella che si può verificare subito dopo il contagio, quando la carica virale della persona contagiata è ancora molto bassa (tipicamente fino a uno-due giorni prima della comparsa degli eventuali sintomi). In questo caso il tampone rapido antigenico fornirà con elevata probabilità una risposta negativa, ma da lì ad un paio di giorni la stessa persona potrebbe diventare fortemente contagiosa. Magari illudendosi di essere veramente negativa e contribuendo a diffondere il virus tra le persone più vicine.
Questi sono i motivi per i quali l’idea di usare i tamponi rapidi come una sorta di passaporto per cenoni e veglioni di fine anno è – secondo il mio parere – un’idea molto pericolosa.
Andrebbe invece approfondito, tramite un adeguato sistema di tracciamento dei contagi – quale possa essere stato da inizio novembre in poi il ruolo dei falsi negativi ai tamponi antigenici per la circolazione del virus. Non ho dati che dimostrino la mia ipotesi, ma credo che uno studio che esplori questa mia congettura potrebbe fornire risultati interessanti.
Forse Veneto e Trentino sono stati un inconsapevole laboratorio nel quale si è verificata la pericolosità dell’idea di allentare i vincoli alla libera circolazione di coloro che hanno una carica virale medio-bassa.
Io sono dell'avviso che il colore abbia inciso moltissimo sui comportamenti delle persone. Forse bisognava avere solo 2 colori. Il giallo è stato e viene tuttora interpretato come il verde dei semafori e non va bene.
RispondiEliminaHo ricevuto dalla Sig.ra ROBERTA ANDREATTA questa mail con preghiera di pubblicazione:
RispondiEliminaLavoro in una mensa scolastica, dove, pur essendoci almeno una classe in quarantena causa Covid, non è stato fatto alcun controllo sul personale. Premetto che in mensa i ragazzi, ovviamente senza mascherina, oltre a mangiare, tossiscono e parlano ad alta voce.
Purtroppo la mia ditta fa il tampone solo quando una di noi inservienti risulta positiva, ma intanto in focolaio si diffonde e lo portiamo a casa. Ci vogliono più controlli nelle mense scolastiche e quando le classi vengono messe in quarantena devono controllare i contatti stretti, inclusi gli addetti alla mensa. Altrimenti il virus va in giro e finisce per ammazzare i più anziani.
Attualmente sono in quarantena perché mio marito è risultato positivo al tampone lo scorso 1 dicembre. Io ho fatto il tampone rapido il 3 dicembre, risultando negativa. Prima del tampone ho accusato sintomi vari (stanchezza generale, mal di testa e raffreddore, ma non avevo febbre). Posso escludere che si trattasse di una influenza avendo fatto il vaccino antinfluenzale. Lo stato di malessere con relativa perdita di peso è durato a lungo e solo da pochi giorni mi sono ripresa. Sono quasi sicura di aver contratto il Covid in mensa e di averlo portato a casa. Probabilmente ho fatto il tampone antigenico troppo tardi per risultare positiva.
SE IL CONTAGIO CONTINUA VUOL DIRE CHE STANNO SBAGLIANDO STRATEGIA E, SECONDO ME, I LUOGHI DI AGGREGAZIONE SONO DA MONITORARE AL MASSIMO
Concordo con la Sig.ra Andreatta, nei luoghi di lavoro non vengono fatte rispettare norme comportamentali in tempo di covid. Pure io che, sono iscritta alle categorie delle persone fragili, non ho avuto un trattamento adeguato alla situazione. Lavorando al front office sono più esposta rispetto ai colleghi , alcuni dei quali hanno contratto il covid. Le regole ci sono basterebbe che il buon senso e le vigenti normative vengano fatte rispettare. Così possiamo solo sperare e sperare. I dati non sono confortevoli , da sempre, ma solo in questi giorni si prede atto che la situazione è grave. Mi spiace che la comunità non abbia ancora capito che questo non è solo un periodo difficile, o comunque non sarà breve. Neanche con l'ausilio dei vaccini.... Buona sera a tutti
EliminaConcordo con la sua analisi. Il Veneto ha aperto la via ai test rapidi dando poco peso alle evidenze scientifiche sulla scarsa affidabilità diagnostica di questi strumenti, documentata in pubblicazioni e mancate certificazioni.
RispondiEliminaSe nel periodo estivo di apparente tranquillità, si fosse investito nell'attrezzare laboratori con strumentazione adatta a indagini molecolari assumendo personale qualificato, avremmo dato lavoro a giovani competenti, investito sul futuro, visto che la diagnostica medica ha sempre più un approccio molecolare, e non saremmo in queste condizioni a buttar via milioni di euro per l'acquisto di materiali non prodotti da noi molto probabilmente all'origine di risultati indesiderati.