domenica 31 gennaio 2021

I lavoratori della Scuola sono esposti ad un elevato rischio di contagio?

 Ringrazio il lettore MDR che mi ha segnalato il sito dove trovare il rapporto completo. Ho aggiornato il post con i dati corretti e inserito un commento su un passaggio - a mio avviso - errato contenuto nel rapporto

 

Finalmente, sia pure in modo molto parziale, la Provincia incomincia a fornire qualche informazione sul reale andamento della seconda ondata pandemica. Ieri è stato diffuso un rapporto sui contagi avvenuti nelle Scuole trentine. In particolare, risulta che nel periodo il 14 settembre - 8 gennaio sono risultate positive 956 persone appartenenti al personale scolastico (docente e non docente), pari al 10,2% dell’organico.

L'analisi riguarda solo il personale con contratto a tempo indeterminato. Ci sono grandi differenzea a seconda del tipo di Scuola. La percentuale dei positivi varia da un minimo del 7,4% fino ad un massimo del 14,5%. In questa prima analisi mi limiterò ad analizzare il dato complessivo.

Ecco i dati:

Notate che il periodo considerato per l'analisi dei contagi del personale è più esteso rispetto a quello considerato, nelle altri parti del rapporto, per l'analisi dei contagi degli studenti (1 ottobre - 31 dicembre). Non si capisce la motivazione di questa scelta. In particolare, i positivi registrati nella prima settimana di apertura delle scuole erano ancora legati a contagi avvenuti, in grandissima parte, in ambiente extra-scolastico. Ricordo che la mediana tra momento del contagio e la comparsa dei sintomi è pari a 5 giorni. Siccome prima di avere il risultato del tampone passano mediamente 1 o 2 giorni, i contagi della prima settimana di Scuola non andrebbero considerati. 

Anche la scelta di estendere i tempi d'analisi al periodo 1 - 8 gennaio è abbastanza discutibile. Si tratta dei giorni finali delle lunghe vacanze natalizie, quando gli eventuali contagi contratti a Scuola dovrebbero essere stati, per la maggior parte, già rilevati.

Inoltre nella tabella non vengono separati i dati dei contagi che corrispondono ai periodi durante i quali il personale scolastico ha lavorato effettivamente nelle Scuole in presenza degli studenti. Per alcune Scuole, il periodo considerato nell'analisi predisposta dalla Provincia ha incluso anche una parte consistente di didattica online, fatta sia da casa che da Scuola, ma senza la presenza fisica degli studenti. Mettere assieme periodi di didattica in presenza con periodi di didattica online mescola le cose, tendendo a mascherare il possibile incremento della probabilità di contagio legato al contatto con gli studenti.

Nel rapporto sui contagi in ambiente scolastico non vengono specificati i dati dei contagi veri di tutta la popolazione trentina (coerentemente con la linea elusoria fin qui seguita dalla Provincia). Leggo a pagina 10 del rapporto:

"Tale dato quindi, pur parziale, consente un confronto di massima con il dato di prevalenza di positività della popolazione generale residente in provincia di Trento, pari a 4,2%. La prevalenza di Covid 19 della popolazione trentina è disponibile solo per i tamponi molecolari, pertanto il confronto con i positivi nella popolazione scolastica va fatto rispetto ai soli tamponi molecolari. Da tale confronto emerge che la percentuale di positività complessiva del personale scolastico di ruolo è pari a 3,3%, inferiore dunque rispetto a quella della popolazione generale."

Questa affermazione oltre ad essere furbescamente elusiva, contiene anche un dato clamorosamente FALSO. La prevalenza pari al 4,2% a cui si fa riferimento nel documento corrisponde al dato dei contagi comunicato alla Protezione Civile Nazionale in data 8 gennaio 2021, ma si riferisce all'intero periodo della pandemia. Lo scorso 13 settembre risultava già contagiato l'1% della popolazione trentina e quindi i nuovi contagi (ufficiali ovvero solo molecolari) riscontrati nel periodo 14 settembre - 8 gennaio hanno riguardato il 3,2% della popolazione trentina, più o meno la stessa percentuale dei contagi riscontrati con il tampone molecolare tra il personale scolastico.

Il confronto, per avere senso, non può essere limitato ai soli tamponi molecolari che - soprattutto durante il mese di novembre - hanno rappresentato solo la punta dell'iceberg della pandemia. Dobbiamo considerare tutti i positivi, inclusi quelli rilevati solo con il tampone rapido antigenico. Almeno per il personale scolastico questo dato è noto.

Per approfondire ulteriormente la nostra analisi dovremmo conoscere i dati disaggregati per fasce d’età, ma questa informazione non è disponibile. Dobbiamo accontentarci di un confronto basato solo sui dati complessivi che è comunque molto significativo.

Nel periodo 14 settembre – 8 gennaio la Provincia ha segnalato alla Protezione Civile Nazionale 17.658 contagi, corrispondenti ai soli positivi molecolari. Il numero vero è molto superiore: quanto sia esattamente temo che non lo sapremo mai, ma sulla base delle mezze ammissioni e dei dati circolati informalmente, ho stimato che ci siano stati circa 37.700 contagi, circa 20.000 contagi in più rispetto a quelli ufficiali. Sappiamo che 13.300 contagi sono spariti dalle statistiche durante il picco pandemico di novembre. Il resto corrisponde ai contagi non inseriti nelle statistiche alla fine di ottobre e nel periodo 1 dicembre - 8 gennaio.

A questo punto abbiamo tutti i dati per fare un confronto e vedere se ci sono delle differenze statisticamente significative. Il metodo utilizzato per confrontare i dati richiede l’uso di uno strumento elementare della statistica: il calcolo del chi-quadro e del conseguente p-value. Non mi dilungo nei dettagli tecnici: l’unica cosa importante da sapere è che una eventuale differenza viene considerata "statisticamente significativa" (ovvero non dovuta a mere fluttuazioni statistiche) solo quando il p-value scende sotto ad una certa soglia. Vogliamo essere rigorosi e quindi usiamo come valore massimo accettabile 0,001.

Riporto la tabella utilizzata per la stima del chi-quadro in modo che chiunque possa verificare se i numeri che ho utilizzato sono corretti (pronto ovviamente a rivedere la stima nel caso in cui alcuni dati fossero sbagliati):


Contagiati Non contagiati Somma righe
% Contagio
Personale Scuola 959 8.422 9.381 10,2%
Resto del Trentino 36.741 493.875 530.619 6,9%
Somma colonne
37.700 502.300 540.000


Vedete che a fronte di una probabilità di contagio pari al 6,9% per la popolazione generale, il personale della Scuola ha registrato un livello di contagio del 10,2%. In pratica quasi il 50% in più di contagi. La differenza è statisticamente significativa perché il valore del chi-quadro è pari a 151, corrispondente ad un p-value molto minore di 0,001.

Se avessimo tolto dall'analisi i periodi durante i quali una parte del personale scolastico era impegnato in didattica online, probabilmente, l'aumento della probabilità di contagio sarebbe stato ancora maggiore. Ricordo inoltre che, a differenza degli studenti, solo una minima parte del personale della Scuola usa i mezzi pubblici per raggiungere il posto di lavoro e quindi, almeno per loro, non possiamo imputare l'aumento dei contagi ad eventi avvenuti al di fuori dagli edifici scolastici.

Ribadisco: il personale della Scuola ha avuto un livello di contagio molto superiore rispetto al resto della popolazione trentina (esattamente l'opposto di quanto sostenuto a pag. 10 del rapporto).

Come ho detto all’inizio, per fare una analisi più accurata bisognerebbe disaggregare i contagi per classi d’età, ma i dati per fare questa stima ce li ha solo la Provincia. 
 
Ovviamente se la Provincia Autonoma di Trento volesse contestare i risultati della mia analisi, sono disponibile ad un ampio confronto.

Vaccini, che fare?

Aldilà dei proclami che abbiamo sentito fare dai leader politici di mezzo mondo, fino a questo momento soltanto Israele è stato in grado di organizzare una vera campagna di vaccinazione anti-Covid di massa. Parliamo di una realtà molto particolare: Israele ha una popolazione di dimensioni analoghe a quelle della Lombardia, è un Paese ricco (di risorse finanziarie ed intellettuali) e con una grande esperienza nella gestione di gravi situazioni di crisi. 
 
La scelta dei vaccini è stata resa possibile da un accurato monitoraggio delle fasi di sviluppo dei diversi "candidati vaccini" (incluso quello cinese e russo) portato avanti dai Servizi di informazione israeliani. In altre parole, Israele ha sempre avuto a disposizione notizie aggiornatissime e riservate, senza attendere che fossero pubblicate sulle riviste internazionali e ha stipulato i contratti d’acquisto dei vaccini bruciando sul tempo tutti gli altri.

Impensabile pensare che l'esperienza israeliana possa essere copiata da altri Paesi. I nostri Servizi segreti ci hanno messo mesi per capire che molte Regioni/PPAA taroccavano i dati dei contagi, figuriamoci se sono in grado di aiutarci a procurarci i vaccini!

Dovendo accontentarci di quello che abbiamo, vediamo alcuni numeri che ci aiutano a capire le dimensioni del problema.

Nella fase iniziale delle vaccinazioni, l’Italia ha dato la precedenza al personale della sanità e alle RSA (personale e ospiti). Poi sappiamo che l'attitudine italica all’aggiramento delle regole è sempre in agguato e molte migliaia di furbetti si sono fatti vaccinare, talvolta portando via il posto a chi ne aveva diritto. Alla fine sembra che la cosa non sia neppure penalmente perseguibile perché nel nostro Codice penale non è previsto uno specifico reato. Non sono esperto dell’argomento, ma se fosse vero, non ne sarei così sorpreso. Sembra che non sia neppure un reato penale fornire dati falsi sui contagi. Figuriamoci se ci possono essere conseguenze per chi si è intrufolato indebitamente tra i vaccinandi!

Comunque, furbetti inclusi, questa prima fase delle vaccinazioni potrebbe interessare complessivamente circa 2 milioni di persone. Tenuto conto che chi ha contratto recentemente la Covid-19 potrà ricevere il vaccino tra qualche mese e che una certa frazione degli aventi diritto non si farà vaccinare, complessivamente la prima fase potrebbe richiedere circa 3 milioni di dosi. Ad oggi, siamo arrivati a quasi due milioni di dosi somministrate, con poco più di mezzo milione di persone che hanno già ricevuto ambedue le dosi. Volendo, ci sarebbe un’ampia disponibilità per selezionare tra queste persone anche il pubblico del prossimo festival di Sanremo, dando finalmente risposta ad un “gravissimo” problema che sembra angosciare l’opinione pubblica italiana. Trovo l'idea (non è mia), semplicemente geniale: sei pro-vax? Poltrona gratis al Teatro Ariston!

Risolta questa prima fase (mancano ancora circa 1 milione di dosi), dovremmo passare alla fase 2, ovvero alla vaccinazione di massa degli ultra ottantenni. Secondo i dati ISTAT le persone di età superiore ai 79 anni in Italia sono circa 4,3 milioni. Una piccola parte di queste persone sono ospiti di RSA e dovrebbero essere già state vaccinate durante la fase 1, ma il grosso degli ultra ottantenni vive da solo o in famiglia e deve ancora essere vaccinato. Non tutti possono o vogliono essere vaccinati: diciamo che potrebbero servire almeno 6 milioni di dosi vaccinali. E qui incominciano i problemi.

I numeri sulla effettiva disponibilità di dosi vaccinali prevista da qui fino a fine marzo sono molto ballerini. Si è scatenata, a livello mondiale, una vera e propria corsa al vaccino e molte aziende produttive stanno verificando problemi di produzione. Nulla di straordinario, anche perché si è dovuta costruire in fretta a furia una catena produttiva che prima non c’era (o esisteva solo parzialmente). 
 
Ma il vero grosso problema è quello legato alla dubbia efficacia del vaccino AstraZeneca per le persone anziane
 
Supponendo che gli attuali problemi di approvvigionamento trovino soluzione, non sarebbe irrealistico pensare che da oggi alla fine di marzo arrivino complessivamente tra  6 e 10 milioni di dosi (che si andranno ad aggiungere ai 2 milioni di dosi già arrivati fino ad oggi), ma sarebbe eticamente inaccettabile vaccinare alcuni anziani con i vaccini di provata efficacia e gli altri con il vaccino AstraZeneca. 
 
Come si sceglieranno i fortunati che riceveranno i vaccini più efficaci? Estraendoli a sorte o, essendo italiani, ci affideremo alle raccomandazioni?

L’alternativa, altrettanto eticamente discutibile, sarebbe quella di somministrare agli anziani solo i vaccini di provata efficacia, procedendo in ordine di età decrescente – oppure – partire dagli ottantenni (che hanno una speranza di vita residua più grande) e proseguire le vaccinazioni chiamando, via via, le persone più anziane. Potendo usare solo i vaccini ad mRNA, le vaccinazioni degli ultra ottantenni subirebbero comunque un certo ritardo. Contemporaneamente potremmo usare il vaccino AstraZeneca  per le persone più giovani che lavorano nella Scuola o in altre attività a rischio.

In questo quadro, le persone di età compresa tra 70 ed 80 anni dovranno limitarsi – ancora per un bel po’ – al ruolo di spettatore: troppo vecchi per il vaccino AstraZeneca e troppo “giovani” per quelli a mRNA. Dovranno aspettare probabilmente aprile o i mesi successivi, sperando che nel frattempo la seconda ondata pandemica si plachi.

Come vedete ci sono molti problemi che si intrecciano tra loro e qualunque decisione si prenda ci sarà sempre qualcuno che - giustamente – potrà esprimere delle riserve. La cosa importante – a mio avviso – è che i criteri adottati per selezionare le persone da vaccinare siano unici per tutto il territorio nazionale, siano spiegati con chiarezza e seguiti con rigore, senza scorciatoie o favoritismi. 
 
Augurandoci che la scarsità di vaccini sia risolta nel più breve tempo possibile.




sabato 30 gennaio 2021

Alla fine è arrivato anche il vaccino AstraZeneca, ma non sembra particolarmente efficace

Nota aggiunta:

L'AIFA, ente regolatorio italiano per l'utilizzo dei farmaci, ha raccomandato l'utilizzo del vaccino AstraZeneca per la fascia d'età compresa tra 18 e 55 anni. L'estensione a persone più anziane sarà  valutata quando saranno disponibili dati statistici affidabili.

Dopo una lunga attesa, l'EMA ha concesso l'autorizzazione per l'utilizzo del vaccino AstraZeneca. Le specifiche di questo vaccino, basate sui dati presentati ad EMA dalla casa produttrice, sono decisamente inferiori rispetto a quelle dei vaccini approvati precedentemente (Pfizer-BionTech e Moderna). Parliamo infatti di una efficacia pari solo al 60%, molto prossima al limite minimo (50%) che l'Unione Europea aveva fissato a livello contrattuale.

Una efficacia così bassa (da confrontare con valori superiori al 90% per i vaccini ad mRNA immessi precedentemente sul mercato) apre molti interrogativi anche di tipo etico. A questo si aggiunge la questione dell'efficacia per le persone anziane. 

I dati forniti dalla sperimentazione di fase 3 condotta da AstraZeneca non consentono di trarre conclusioni statisticamente affidabili su questa categoria di persone. La sperimentazione clinica fatta con pazienti sopra i 65 anni ha riguardato solo 400 persone che hanno ricevuto il vaccino ed un numero equivalente che ha ricevuto il placebo. Al termine della sperimentazione, è stato rilevato 1 ammalato nel gruppo dei vaccinati ed 1 ammalato nel gruppo del placebo. Un "pareggio" che, da un punto di vista statistico, non ci fornisce informazioni attendibili.  

Col senno di poi, è chiaro è stato fatto un clamoroso errore nel dimensionamento del gruppo di volontari over-65. Come ha dichiarato pubblicamente un alto dirigente di AstraZeneca "se dovessimo rifare la sperimentazione di fase 3 cambieremmo molte cose", ma ormai i dati sono questi. Tra l'altro, considerato che oggi sono ormai disponibili vaccini che garantiscono un'elevata efficacia anche per le persone anziane, è eticamente complicato reclutare volontari anziani per eventuali nuove sperimentazioni, considerato che a metà di questi volontari sarà somministrato un placebo.

L'EMA si è limitata a mettere in evidenza i limiti della sperimentazione condotta da AstraZeneca, lasciando a ciascuno Stato europeo la scelta sul da farsi. Germania e Francia hanno già annunciato che il vaccino AstraZeneca sarà somministrato solo ad adulti di età inferiore ai 65 anni. Purtroppo questa situazione genererà ulteriori ritardi nella vaccinazione delle persone più anziane (e potenzialmente più esposte alle gravi complicanze della Covid-19).

Qualcuno ha insinuato che l’atteggiamento scettico della Germania sia legato ad inconfessabili interessi commerciali: si sarebbe cercato di mettere in cattiva luce il prodotto AstraZeneca (che costa relativamente poco) per favorire il più costoso vaccino che l’americana Pfizer ha sviluppato in collaborazione con la tedesca BioNTech. Molto francamente non credo a certe dietrologie. L’EMA ha fatto un lavoro scrupoloso e non ho motivi per dubitare dei risultati delle sue analisi.

Un atteggiamento completamente diverso è stato tenuto dalle Autorità britanniche. Oltremanica, la questione del vaccino AstraZeneca è stata distorta da una retorica patriottarda (il vaccino è stato sviluppato ad Oxford) che non è mai opportuna quando si discute della salute pubblica. La Gran Bretagna ha iniziato a somministrare il vaccino AstraZeneca già da quasi un mese e senza limiti di età. Tra circa un mese potremo avere i primi risultati provenienti da osservazioni "sul campo" che potranno aiutarci a capire come stanno effettivamente le cose. 

Non c'è urgenza, anche perché AstraZeneca è in ritardo con la produzione a causa delle difficoltà nella produzione del virus SARS-CoV-2 che viene utilizzato per la produzione del vaccino.

Concludo con due osservazioni relative a due vaccini anti-Covid che sono parenti stretti del vaccino AstraZeneca. Il primo vaccino di questo tipo (basato su tecnologie molto simili rispetto a quelle impiegate da AstraZeneca) è il russo Sputnik V. La storia la conoscete: il vaccino russo è somministrato su ampia scala ormai da molto tempo, avendo sostanzialmente saltato a piè pari la sperimentazione di fase 3. Sulle reali specifiche del vaccino russo conosciamo ancora poco. C'è stata, almeno fino ad oggi, solo una pubblicazione scientifica che descrive gli studi di fase 1-2. Pur essendo apparsa su una rivista prestigiosa, la pubblicazione ha sollevato molte critiche nella comunità scientifica internazionale.

Già alla fine del 2020 erano apparse sulla stampa notizie relative a colloqui "informali" tra AstraZeneca e l'Istituto Gamaley, produttore del vaccino russo, per valutare una possibile forma di collaborazione. Per il momento non ci sono ancora stati annunci ufficiali. La stessa EMA ha iniziato a valutare il vaccino russo e l'Ungheria ha acquistato un certo numero di dosi. Insomma, la situazione è ancora molto fluida e il futuro potrebbe riservare sorprese.

A livello italiano, prosegue lo sviluppo del vaccino "autoctono" prodotto da ReiThera. Dal punto di vista tecnologico è un prodotto molto simile a quello AstraZeneca e non si capisce bene nè se valga la pena di produrlo, né quali potrebbero essere le sue caratteristiche (soprattutto rispetto ai vaccini già disponibili dotati di maggiore efficacia). L'azienda produttrice è italiana (finanziata quasi integralmente con fondi pubblici), ma il controllo della società fa riferimento a una fiduciaria svizzera e arrivati a questo punto non si capisce più bene dove andranno a finire gli utili che saranno eventualmente prodotti da ReiThera. Gli investimenti pubblici saranno ingenti, ma in un Paese che ha speso milioni di euro per finanziare l'importazione di monopattini dalla Cina possiamo aspettarci veramente di tutto. Quanto alla disponibilità effettiva del vaccino made in Italy, parliamo - se non ci saranno intoppi - dell'autunno 2021. Insomma, non ci resta che attendere.

venerdì 29 gennaio 2021

Aggiornamento del 29 gennaio sullo stato della pandemia

Partiamo dal dato dei decessi, ricordando che il valore del Trentino (secondo a livello nazionale dopo il Friuli V.G.) questa settimana è stato appesantito da un consistente numero di casi che erano sfuggiti alle classifiche dei mesi precedenti.

Elaborato su dati Protezione Civile Nazionale
 

Il dato relativo alle nuove entrate nei reparti di terapia intensiva del Trentino mostra un andamento più confortante, registrando - nel corso dell'ultima settimana, un repentino crollo dei nuovi ricoveri. Il livello dei nuovi ricoveri in Trentino (linea rossa) si è finalmente allineato al valore medio nazionale (linea nera). Anche il dato del Veneto (linea blu) mostra un andamento analogo a quello del Trentino, mentre quello dell'Alto Adige (linea verde) mostra ampie oscillazioni.

Elaborato su dati della Protezione Civile Nazionale

A livello nazionale, i ricoveri mostrano di aver ripreso a scendere, confermando l'andamento della settimana precedente:

Derivata logaritmica dei ricoveri (somma di reparti ordinari e terapie intensive). Elaborato su dati della Protezione Civile Nazionale

Non siamo tornati al tasso di decrescita che si osservava a metà dicembre, ma le cose - almeno per il momento - non vanno male.

Per quanto riguarda i nuovi contagi siamo sostanzialmente in una situazione di stallo. Oscilliamo intorno ad un numero medio pari a circa 12.500 nuovi contagi giornalieri, pur in presenza del noto andamento settimanale con il classico minimo del lunedì. Si tratta di un livello troppo alto per poter riprendere a fare un reale tracciamento dei contagi. Attualmente ci limitiamo a chiedere i nomi dei contatti più stretti, ma non siamo in grado di gestire le quarantene per i potenziali contagi secondari avvenuti al di fuori della cerchia familiare. Per poter ripristinare un efficace sistema di tracciamento bisognerebbe scendere sotto i 4.000 nuovi contagi giornalieri, ma questo obiettivo non sembra - al momento - facilmente raggiungibile.

Qui di seguito vi mostro l'andamento dell'indice di trasferimento del contagio R calcolato a livello nazionale. Le stime dell'ISS sono - a mio parere - un po' ottimistiche. Temo che molte Regioni/PPAA abbiano imparato a "girare la manopola" del rapporto asintomatici/sintomatici seguendo l'esempio lombardo. Maliziosamente potremmo ossservare che l'ISS ha recentemente abbassato il livelli di R utilizzati per definire i livelli di rischio delle regioni/PPAA e le Regioni/PPAA hanno imparato a giocare sulle ambiguità della stima. Poi l'ISS ci mette del suo adottando scelte scientificamente molto discutibili.

Le mie ultime stime (fatte su tutti i contagi) danno una proiezione molto vicina ad 1 per il prossimo 3 febbraio (la media sul 23-29 gennaio è praticamente uguale ad 1). In pratica si conferma la sostanziale situazione di stallo.

I punti rossi sono le stime rilasciate dall'ISS. I punti blu ed i valori numerici sono le stime  ottenute con il mio modellino empirico che considera i dati della Protezione Civile Nazionale. Il valore per il 3 febbraio è una proiezione preliminare.

L'alta circolazione del virus, oltre a ridurre drasticamente l'efficacia dei sistemi di tracciamento dei contagi (solo oggi. in un solo giorno, in Trentino avremmo dovuto mettere in allerta e potenzialmente isolare fino a 3.000 persone) rappresenta un grosso problema per la campagna vaccinale. Quando si somministra il vaccino su larga scala si apre una autostrada per eventuali varianti virali resistenti al vaccino (che possono prendere facilmente il sopravvento sulle varianti sensibili al vaccino). 

La probabilità che tali varianti si generino ed entrino in circolazione è proporzionale al numero delle persone virologicamente positive. Idealmente bisognerebbe fare le vaccinazioni quando il virus non circola, ma se aspettiamo che questa situazione si verifichi finisce che non vacciniamo più nessuno. Insomma un bel problema, forse senza soluzione. Ma se riuscissimo almeno a ridurre e a tenere bassa la circolazione del virus, i vantaggi sarebbero molteplici.




I dati ISS del Trentino: potete giocarli al lotto, non credo che abbiano una qualche altra utilità

Ecco una prima analisi dei dati del Trentino inclusi nel rapporto ISS numero 37  relativo alla settimana che andava dal 18 al 24 gennaio 2021.

Il Trentino continua imperterrito nella sua strategia di comunicazione ritardata dei dati e, grazie ad una bizzarra interpretazione delle regole adottata dall'Istituto Superiore di Sanità, emerge tra tutte le Regioni/PPAA per un "crollo" dei contagi. 

Gli indicatori 3.1 e 3.4 (che si riferiscono rispettivamente all'andamento dei contagi segnalati alla Protezione Civile Nazionale e all'ISS) valgono rispettivamente -65,4%-72.4%.  Coerentemente con questo crollo (del tutto virtuale come vi dimostrerò tra poco), il Trentino mostra l'indice Rt più basso d'Italia: solo 0.56! Pensate come rosicano i nostri vicini altoatesini.

Eppure contemporaneamente l'ISS certifica che l'incidenza dei contagi in Trentino durante la settimana 18-24 gennaio era pari a circa 202 casi per ogni 100.000 abitanti. Il dato è il terzo più alto a livello nazionale, dopo Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. Inoltre il Trentino si conferma come la Regione/PA con il più alto valore dell'indicatore 3.8 (occupazione di posti di terapia intensiva).

Per capire cosa sia successo può essere utile riassumere i dati dei contagi che il Trentino ha comunicato all'ISS ricostruendo l'andamento delle ultime settimane:

TRENTINO
Ultimo giorno considerato Contagi complessivi Differenza settimanale Contagi con diagnosi nella settimana
20/12/20 20.152 1.307 1.154
27/12/20 21.147 995 646
03/01/21 22.471 1.324 697
10/01/21 23.942 1.471 624
17/01/21 25.660 1.718 710
24/01/21 27.395 1.735 1.100

Notiamo, prima di tutto, che il Trentino ha continuato sfacciatamente a comunicare una parte sostanziale dei contagi con grande ritardo. Solo 1.100 dei 1.735 contagi segnalati questa settimana sono stati riportati come casi recenti. 260 casi sono stati attribuiti alla settimana precedente, facendo risultare che negli ultimi 14 giorni sono stati rilevati complessivamente 2.070 casi (1.100 questa settimana, 260 segnalati questa settimana come arretrati di competenza della settimana precedente e 710 segnalati la settimana scorsa). 

Per arrivare al numero di 1.735 casi, ne mancano ancora 375 che evidentemente erano ancora più vecchi. Il grafico che vi mostro sotto vi fa capire meglio l'andamento dei dati:

Vedete che la curva verde è un pochino meno distante da quella rossa (con cui dovrebbe coincidere, come ha sempre fatto fino a metà dicembre), ma la differenza è ancora sostanziale. Ricordo che i dati arrivati in ritardo non concorrono al calcolo dei 21 indicatori e quindi non incidono sulle valutazioni di rischio.

Ma i cali incredibili negli indicatori 3.1 e 3.4 di cui vi parlavo prima non ci sarebbero stati senza il contributo creativo dei dirigenti ISS i quali hanno ritenuto di calcolare gli indicatori tenuto conto solo dei tamponi molecolari. La decisione è stata motivata dal fatto che ci troviamo in una zona di transizione iniziata lo scorso 15 gennaio quando finalmente si è iniziato a tenere conto anche dei positivi trovati con antigenici. La scelta ha favorito le Regioni/PPAA che fanno un largo uso dei tamponi rapidi antigenici per individuare i sintomatici. Il Trentino è stato "miracolato" ottenendo indicatori da zona bianca. E poi c'è qualcuno che dice che all'ISS non ci vogliono bene!
 
Riassumendo, nello stesso rapporto l'ISS sostiene che il Trentino ha l'indice Rt più basso d'Italia (0,56) e contemporaneamente certifica che la prevalenza settimanale in Trentino è la terza più alta d'Italia, passando dai 131 casi per 100.000 abitanti della settimana precedente (Rapporto ISS numero 36) a ben 202 casi per ogni 100.000 abitanti. Nello stesso periodo la media nazionale è scesa da 145 a 136 casi per 100.000 abitanti.

Anche un asino capirebbe che le stime degli indicatori ISS del Trentino sono completamente sballate. Come ho scritto nel titolo del post forse potremmo giocare questi numeri al lotto. Provate con il terno 56-65-72 e buona fortuna!



 

Segnalazione: i rapporti ALTEMS (Università Cattolica) sulla pandemia

L'Alta Scuola di Economia e Management (ALTEMS) dell'Università Cattolica del Sacro Cuore (Milano) è un prestigioso centro di ricerca ed alta formazione, specificamente dedicato ai temi della gestione della sanità. Con cadenza settimanale, ALTEMS pubblica un rapporto nel quale viene fatto il punto sulla situazione della pandemia in Italia.

Qui di seguito ci mostro alcune figure tratte dal report numero 36 dello scorso 21 gennaio. Si tratta solo di un piccolo estratto. I rapporti settimanali ALTEMS coprono una vasta gamma di argomenti e forniscono informazioni ad ampio spettro. Le informazioni contenute nei rapporti ALTEMS vanno ben oltre la rappresentazione distorta della realtà che ci viene settimanalmente presentata dagli zoppicanti 21 indicatori elaborati dall'Istituto Superiore di Sanità.

Vi invito ad osservare i dati del Trentino (evidenziati con un cerchio rosso). Nulla che non sapessimo prima, ma è comunque interessante confrontare la situazione del Trentino rispetto a quella delle altre Regioni/PPAA. Non aggiungo ulteriori commenti perché i grafici si commentano da soli:






L'anomalia trentina a confronto con le altre realtà regionali evidenziata dalle analisi di ALTEMS

Caos sui dati delle vaccinazioni: un caso sfortunato o il risultato di un metodo di raccolta dei dati impreciso e lacunoso?

Quando alla fine del 2020 è ufficialmente partita la campagna vaccinale anti-Covid è immediatamente scattata tra i presidenti di Regione/PA la gara a chi vaccinava di più. Pura fuffa propagandistica perché il ritmo delle vaccinazioni è stato fin qui scandito dall'arrivo delle dosi vaccinali e questo è attualmente l'unico vero collo di bottiglia. 

La vera stima dell'efficienza dimostrata da Regioni/PA la potremo fare solo quando saranno disponibili tutte le dosi necessarie e allora vedremo chi riuscirà ad organizzare un sistema di somministrazione dei vaccini veramente adeguato ai bisogni (senza ovviamente bloccare le campagne vaccinali ordinarie che sono altrettanto importanti). 

Nel frattempo la Fondazione Gimbe è andata a curiosare tra i dati ufficiali delle vaccinazioni, scoprendo che ci sono enormi differenze, a livello regionale, nella distribuzione per categorie dei fortunati che hanno già ricevuto il vaccino.

Elaborazione GIMBE su dati del Ministero della Salute

Sono immediatamente scattate le polemiche. Il dato ha sollevato numerosi interrogativi soprattutto in Lombardia, già scossa dalle recenti discussioni sulla stima dell'indice Rt secondo "il rito ambrosiano".

Sono già arrivate le giustificazioni secondo cui "i dati ministeriali non corrisponderebbero alla realtà". La verità è che il Ministero della Salute non si inventa i dati come se fossero numeri estratti al Lotto, ma usa semplicemente i dati inviati da Regioni/PPAA. 

Quando i dati diffusi a livello ministeriale sono discordanti rispetto a quelli reali, ci possono essere solo tre spiegazioni:

  1. Le Regioni/PPAA si sono dimenticate di aggiornare i dati.
  2. Le Regioni/PPAA hanno inserito dati sbagliati a causa di errori materiali (iniziando dai banali errori di battitura fatti da chi compila materialmente i form ministeriali, da 'copia e incolla' sballati, da numeri dettati per telefono o mandati via fax, pochi controlli di spunta con la penna rossa...).
  3. I dati sono stati intenzionalmente manipolati per eludere i controlli ministeriali.
Il caso dei vaccini è solo l'ultimo di una lunga serie ed è direttamente legato al sistema tecnologicamente arretrato con cui in Italia raccogliamo i dati relativi alla pandemia. In particolare, ci sono troppi passaggi manuali che, oltre ad uno spreco immenso di tempo e denaro, sono anche alla base di molti errori che vanno ad incidere pesantemente sulla qualità dei dati. 

Potremmo domandarci perché, a quasi un anno dall'inizio della pandemia, stiamo ancora lavorando con fogli Excel ed altri strumenti informatici inadeguati rispetto ai reali bisogni. 
 
Si tratta di una bella domanda ed io - per dirvela francamente - ho solo una risposta che va ben oltre i confini ristretti della pandemia.

L'Italia (ed il Trentino in particolare, aggiungo io) ha abbondanza di competenze qualificate (sia nei laboratori di ricerca informatica, sia nelle imprese del settore) che avrebbero potuto costruire un sistema di raccolta e prima analisi dei dati rapido, efficace ed economico. Oltre ad avere dati migliori, avremmo ridotto drasticamente le risorse che oggi sprechiamo per pagare burocrati di scarsa utilità e che potrebbero essere dirottate verso i settori operativi della Sanità.

Forse è proprio questo il punto debole del sistema. La nostra burocrazia ridondante e arretrata tecnologicamente preferisce utilizzare strumenti tecnologici arcaici anche perché, se arrivassero gli esperti di big data e di intelligenza artificiale, molti posti inutili e molto ben pagati verrebbero spazzati via. 
 
Questo non vuol dire affatto che dovremmo sostituire la burocrazia con un computer. Uno Stato moderno ha bisogno di una burocrazia snella e produttiva, che sappia utilizzare le tecnologie più avanzate e che si preoccupi di dare efficienza al sistema invece di aiutare il politico di turno ad eludere le leggi.

La ricetta - a mio avviso - sarebbe facilmente realizzabile. Purché nel Bel Paese prendessimo finalmente coscienza del fatto che dopo aver passato un decennio a prendercela con la "Kasta" abbiamo ottenuto il ben magro risultato di mettere spesso al potere politici incapaci, succubi di una burocrazia che non sa gestire il presente e tanto meno il nostro futuro.

Novamax annuncia i risultati di fase 3 del suo "candidato vaccino" basato sull'uso di nanoparticelle

Ieri Novamax - una società di biotecnologie basata negli Stati Uniti - ha annunciato che la sperimentazione di Fase 3 del suo "candidato vaccino" svolta in Gran Bretagna ha dimostrato una efficacia che sfiora il 90%. 

Il risultato è particolarmente rilevante perché metà dei contagi riscontrati durante lo studio erano provocati dalla cosiddetta "variante inglese" del virus. Sperimentazioni analoghe sono in corso anche in Sud Africa. I risultati di questi studi sono ancora limitati alla fase 2, ma ci sono indicazioni che il candidato vaccino funzioni abbastanza bene anche con la variante sudafricana.

Questo nuovo "candidato vaccino" si distingue rispetto a tutti gli altri per l'utilizzo delle tecniche basate su nanotecnologie. In estrema sintesi, vengono prodotte le proteine spike del virus SARS-CoV-2 (solo le proteine spike e non le altri parti del virus. Successivamente si usano nanoparticelle costituite da un materiale biologicamente neutrale per "raccogliere" un certo numero di proteine creando una struttura che - geometricamente - ricorda quella del virus. Ci sono le proteine spike, ma ovviamente manca la parte del nucleo virale, quella che contiene la parte che permette al virus di replicarsi. Qui potete trovare una discussione più dettagliata di questa tecnica

Immagine schematica del processo di aggregazione delle proteine spike intorno ad una nanoparticella. Tratto da The New York Times

La tecnica non è nuova ed è già stata utilizzata per lo sviluppo di vaccini contro l'influenza ed altre malattie.

Concludo ricordando che quello delle nanoparticelle è il cavallo di battaglia di alcuni siti no-vax che ipotizzano che "in realtà all'interno delle nanoparticelle sarebbero nascosti dispositivi in grado di assumere il controllo delle malcapitate persone che vengono vaccinate". Il tutto nell'ambito di un "ben noto complotto mondiale". Riporto la notizia solo per completezza anche se si tratta  - ovviamente - di un'idea delirante e priva di qualsiasi fondamento.


Se anche i Servizi segreti si occupano dei contagi spariti dalle statistiche ufficiali

Mi ha fatto una certa impressione apprendere che i Servizi segreti italiani hanno preparato per il Governo un rapporto relativo al mancato conteggio di numerosi casi di contagio. Una sintesi del documento la potete trovare qui.

Scomodare i Servizi per scoprire il "segreto di Pulcinella" mi sembra una stramberia tutta italiana. Sarebbe bastato inserire nel Comitato Tecnico Scientifico un esperto di statistica (L'ISTAT ha al suo interno persone di altissimo valore) per aprire il vaso di Pandora dei trucchi che molte Regioni/PPAA hanno fin qui escogitato per sfuggire alle maglie dello zoppicante sistema dei 21 indicatori.

In questo blog l'ho scritto più volte: l'Istituto Superiore di Sanità non ha mai fatto controlli di consistenza sui dati che gli arrivano da Regioni/PPAA. Il caso trentino è clamoroso, ma non è certamente l'unico

Non sappiamo perché l'ISS non faccia i controlli di consistenza. Mancanza delle competenze necessarie per farlo? Rapporti troppo "amicali" tra i dirigenti ministeriali e quelli delle Regioni/PPAA che portano fatalmente a "chiudere un occhio e talvolta tutti e due"? 

Entrando nel merito del rapporto scritto dai Servizi segreti, va loro riconosciuto il merito di aver coinvolto esperti nello sviluppo di modelli matematici e di analisi statistica dei dati. In altre parole, non ci sono state "barbe finte" che si aggiravano tra le direzioni sanitarie italiane per carpire informazioni riservate relative ai contagi. Guardando ai dati resi pubblici relativi alle nuove entrate nelle terapie intensive è stato facile dimostrare che tale dato non era sempre compatibile con quello ufficiale dei contagi. 

Una semplice analisi dei dati ha permesso di lanciare l'allarme: "Osservando le terapie intensive nella parte finale dell’anno, si può dedurre che vi è stata una fase di ripresa dell’epidemia verso metà dicembre. Una ripresa che non è stata rilevata né tracciata dai numeri nazionali a causa dei pochi test effettuati in quel periodo".

Che dirà adesso l'Istituto Superiore di Sanità? Non so, non c'ero e se c'ero dormivo!

giovedì 28 gennaio 2021

Israele: confermata l'efficacia del vaccino Pfizer

Grazie al suo avanzato piano vaccinale, Israele rappresenta la prima sperimentazione sul campo da cui possiamo attingere informazioni sulle reali capacità protettive fornite dal vaccino Pfizer-BioNTech.

Oggi sono stati resi pubblici i risultati di una primissima indagine relativa ad un gruppo di 163.000 persone seguite per 10 giorni a partire da circa due settimane dopo aver ricevuto la seconda dose vaccinale. I casi di infezione da SARS-CoV-2 sono stati solo 31. Un gruppo di persone non vaccinate, analogo per composizione e distribuzione d'età, ha registrato, nello stesso periodo di tempo, 6.437 contagi. Dunque da questi primi casi è confermata l'efficacia del vaccino pari al 92%, coerente con i risultati di fase 3 sviluppati da Pfizer. 

Il risultato è particolarmente significativo perché Israele ha dato priorità nelle vaccinazioni alle persone over65. Nelle prossime settimane si prevede che da Israele arriveranno ulteriori risultati che ci permetteranno di affinare ulteriormente le analisi statistiche.

Qui vorrei osservare - in modo volutamente provocatorio - che anche i no-vax qualche volta possono tornare utili. Infatti per valutare l'efficacia di un vaccino bisogna sempre confrontare i risultati di due gruppi omogenei (uno vaccinato ed uno non vaccinato) che vivono nelle stesse condizioni. Se tutti gli israeliani avessero accolto il pressante invito fatto dal loro Governo e si fossero fatti vaccinare, non avremmo avuto a disposizione un gruppo di controllo di dimensioni adeguate. Sia chiaro, questo non deve essere letto come un incentivo ai no-vax

Vaccinare il maggior numero di persone è fondamentale sia per salvare vite umane, sia per rimettere in moto l'economia. Quindi è un interesse di tutti, anche dei più giovani che sono poco esposti alle complicanze della Covid-19. 

Tornando agli inconsapevoli no-vax israeliani che hanno fornito i dati per il gruppo di controllo, mi auguro che - visti i risultati - decidano di vaccinarsi prontamente anche loro.

Rosso scuro, quasi nero

 Nota aggiunta dopo la pubblicazione:

La mappa inserita in questo post è stata ritirata poche ore dopo la pubblicazione. A quanto pare la Commissione Europea ha rivisto le sue decisioni, forse a causa delle proteste dei territori rosso scuro. Per il momento nel sito ECDC viene mostrata una mappa che segue le regole precedenti, con l'Italia e buona parte d'Europa rossa, ma nessuna regione rosso scura. Se  ci saranno ulteriori notizie, aggiornerò il post. Altrimenti la mappa che lascio qui sarà solo la testimonianza di una operazione effimera, cancellata in fretta e furia.

 

Come annunciato con una certa enfasi dalla stampa, l'ECDC - su incarico della Unione Europea - ha introdotto una nuova classificazione di rischio per i viaggiatori che provengono dalle Regioni caratterizzate da una maggiore circolazione virale. Per queste zone ad alto rischio sono stati introdotti dei limiti molto severi che rendono praticamente impossibili gli spostamenti (con una limitata serie di facilitazioni per alcune categorie di lavoratori).

Alla fine, in Italia soltanto l'Alto Adige ed il Friuli Venezia Giulia sono stati classificati come "zona rosso scuro/quasi nero". Ricordo che le classificazioni cromatiche stabilite da ECDC dipendono da uno/due parametri. Ad esempio, si finisce in zona rosso scuro se la circolazione del virus supera il livello di 500 nuovi casi per ogni 100.000 abitanti nel corso delle ultime due settimane. Alla parte opposta della scala, la zona verde è assegnata se la circolazione del virus scende sotto i 25 nuovi contagi (sempre per 100.000 abitanti e nell'arco di due settimane) e contemporaneamente il tasso di positività dei tamponi fatti è inferiore al 4%. I criteri complessivi sono illustrati graficamente nella parte in alto a destra della figura.

Questo è il sito dove potete trovare la mappa (vedere la nota aggiunta all'inizio del post):

 

Notiamo che di zone verdi (tra le quali è possibile spostarsi senza alcun  limite) ce ne sono veramente poche: Islanda e Groenlandia (non particolarmente appetibili, almeno dal mio punto di vista) e per fortuna Creta ed altre isole dell'Egeo (molto più interessanti). 

Peccato che, a parte Alto Adige e Friuli V. G., il resto d'Italia sia comunque tutta zona rossa e quindi le procedure di partenza siano piuttosto complesse. A meno che non siate un privilegiato che può permettersi di viaggiare da solo (o con i suoi "congiunti") utilizzando un jet privato Covid-free

Quindi, almeno per il momento, noi comuni mortali le isole dell'Egeo le vedremo solo in Internet.


Invece di dire finalmente tutta la verità, continuano a propinarci fake news

La mia lettera aperta inviata ieri al dr. Benetollo ha sortito un ben magro risultato. 

Mi sarei aspettato, se non delle scuse, almeno un cambio di passo, cominciando con il dare risposte almeno ad alcune delle tante domande ancora inevase. E invece lo abbiamo sentito ieri sera propinarci la solita favoletta secondo cui l'eccesso di ricoveri sarebbe dovuto al fatto che in Trentino ci sarebbero molti anziani che costituiscono il bersaglio ideale della Covid-19.

Malgrado non ci siano più dubbi sui dati relativi alla effettiva circolazione del virus, i vertici politici e sanitari del Trentino continuano con la solita litania dei "vecchietti" che non ha alcuna consistenza scientifica. Eppure lo sanno benissimo anche loro: gli anziani si contagiano perché il virus circola molto e, il più delle volte, arriva in casa portato involontariamente da parenti e/o badanti (basterebbe consentire l'accesso ai dati dei tracciamenti dei contagi e sarebbe facilissimo dimostrarlo).

Tra l'altro, l'uso intensivo dei tamponi antigenici ha portato alla mancata identificazione di un gran numero di persone a carica virale medio-bassa. Tutte queste persone hanno continuato a circolare liberamente, convinte di essere negative anche se non lo erano. Quante di queste persone hanno avuto contatti con parenti anziani? Sappiamo bene che per una persona anziana, con il sistema immunitario indebolito, basta anche una modesta esposizione al virus per essere contagiata.

Come ben documentato oggi da Il Dolomiti quella del Trentino che avrebbe molti più anziani rispetto alle altre regioni italiane è una colossale fake news. Anche l'Adige oggi ha approfondito l'argomento, mettendo in luce anche l'orario serale "sospetto" delle conferenze stampa fatte dalla Provincia, in ritardo rispetto ai tempi giornalistici. In questo modo i giornalisti non hanno il tempo per verificare i contenuti delle veline provinciali prima di trasmetterne i contenuti.

Ma l'ultima bufala provinciale è talmente grossa che non ci vuole molto tempo per smascherarla: basta consultare i dati ISTAT e si vede che il Trentino non è la Liguria. In realtà le cose vanno esattamente nella direzione opposta: l'indice di vecchiaia del Trentino è tra i più bassi d'Italia. 

Dati ISTAT relativi alla composizione della popolazione di età superiore ai 65 anni. Il dato del Trentino è identificato con il segno rosso e si colloca in basso nella scala nazionale. La regione con più anziani è di gran lunga la Liguria. La figura (sorgente istat.it) è stata presa dall'articolo apparso oggi su Il Dolomiti
 

Alla luce da quanto dichiarato dal dr. Benetollo, mi sembra di poter affermare che:

  •  Il dr. Benetollo non conosce bene i dati demografici del Trentino, cosa che mi sorprenderebbe assai, visto il ruolo da lui svolto al vertice della nostra Azienda Sanitaria
- oppure -
  • il dr. Benetollo pensa che i cittadini siano dei creduloni pronti a bere tutto e crede di cavarsela con una  fake news
Come dicevano i latini: "tertium non datur!"

mercoledì 27 gennaio 2021

I costi della prima e della seconda ondata in Trentino

La seconda ondata pandemica non si è ancora esaurita, ma possiamo incominciare a fare una prima analisi dei danni provocati sia in termini di ricoveri che di decessi. Ho considerato, in particolare, il numero complessivo dei giorni di degenza nei diversi reparti Covid del Trentino e quello dei decessi. 

Per la prima ondata ho considerato i dati che coprono il periodo 1 marzo - 15 giugno 2020, mentre per il dato - parziale - della seconda ondata ho considerato il periodo 1 ottobre 2020 fino ad oggi. Attualmente l'occupazione dei reparti ospedalieri ha finalmente iniziato a calare, ma solo tra qualche settimana potremo fare un bilancio completo di quanto accaduto durante la seconda ondata.

Data iniziale Data finale Decessi Giorni ricovero in terapia intensiva Giorni ricovero in alta intensità Giorni ricovero nei reparti ordinari Somma dei giorni di ricovero
01/03/20 15/06/20 469 2656 1552 13507 17.715
01/10/20 27/01/21 732 3590 4339 27060 34.989
Aumento % +56% +35% +180% +100% +98%

I numeri sono tratti dal file distribuito da APSS Trento.  Anche se gli ospedali hanno potuto affrontare la seconda ondata potendo disporre di una migliore organizzazione e con protocolli di cura meglio definiti, il Trentino ha pagato un duro prezzo in termini di ricoveri e di decessi, molto più severo rispetto ai livelli della prima ondata. 

Confronto dei ricoveri in terapia intensiva in Trentino ed in Italia (media nazionale) durante la seconda ondata. Si noti la rapida crescita avvenuta in Trentino a partire da fine ottobre, proprio quando i dati ufficiali dei contagi hanno iniziato a perdere di significato a causa delle procedure utilizzate in Trentino per il conteggio dei positivi asintomatici. Nello stesso periodo la maggior parte delle Regioni/PPAA italiane sono state interessate da restrizioni (zona arancio/rossa) mai attuate in Trentino (salvo misure specifiche introdotte a livello di alcuni piccoli comuni che hanno interessato solo poche migliaia di persone)

 
Confronto dei decessi Covid in Trentino ed in Italia (media nazionale) durante la seconda ondata. La risalita osservata durante l'ultima settimana in Trentino è legata al conteggio di una trentina di lutti avvenuti in due RSA durante i mesi di novembre e dicembre, non conteggiati nelle settimane precedenti

I dati, ancora parziali, mostrano un sostanziale raddoppio dei ricoveri sia per quanto riguarda i reparti Covid ordinari, sia per la somma dei ricoveri in terapia intensiva e ad alta intensità. Tra la prima e la seconda ondata si è spostato l'equilibrio tra terapia intensiva ed alta intensità, probabilmente grazie ad un miglioramento delle capacità di cura. 

La differenza tra il numero dei ricoveri è dovuta sostanzialmente ad un raddoppio della durata del picco pandemico passato da circa 30 - 40 giorni (larghezza a metà altezza) della prima ondata a circa 80 giorni nel corso della seconda ondata. Questa maggiore durata dello stato di emergenza sanitaria ha avuto un forte impatto sulla possibilità di curare tutte le altre patologie, costringendo gli ospedali trentini ad un severo rallentamento delle attività ordinarie. Il danno in termini di salute pubblica va quindi oltre ai numeri legati alla pandemia.  

Andamento dei ricoveri nei reparti Covid ordinari (grafico superiore) e somma dei ricoveri nei reparti di terapia intensiva e di alta intensità (grafico inferiore). Il dato della prima ondata è mostrato in rosso, mentre quello della seconda ondata (ancora in corso) è mostrato in blu. Le linee tratteggiate mostrano la larghezza a metà altezza delle diverse distribuzioni. Nel grafico inferiore il valore della larghezza a metà altezza della seconda ondata è ancora indicativo. I due grafici sono stati sovrapposti per migliorare la possibilità di fare un confronto. La scelta della scala orizzontale è arbitraria: il giorno "0" corrisponde al 1 marzo 2020 per la prima ondata e al giorno 8 ottobre per la seconda ondata. In generale, possiamo osservare che la prima ondata è stata caratterizzata da una partenza molto più rapida. A marzo mancavano le mascherine e le persone non erano abituate ad utilizzare le più elementari misure di prevenzione. La seconda ondata, pur partendo in modo assai meno ripido, è stata caratterizzata da una durata circa doppia rispetto alla prima ondata
 

Il numero dei decessi è aumentato, stazionando stabilmente sopra la media nazionale (come si vede nel grafico mostrato sopra). Il fatto che la prima ondata abbia portato via molte persone particolarmente fragili non sembra aver portato ad una particolare riduzione dei decessi durante la seconda ondata, come ci saremmo potuti aspettare sulla base del cosiddetto effetto harvesting (il fatto che l'epidemia inizialmente “miete” molte persone molto fragili, che purtroppo sarebbero comunque morte a breve. Il “raccolto” è più alto quando ci sono in circolazione molte persone fragili, con un sistema immunitario indebolito; una volta "raccolte" queste persone, l'epidemia si calma per un po' fino a che, a causa del naturale processo di invecchiamento, si rende disponibile una nuova “messe” di persone fragili)

Questi numeri ci hanno fatto capire l'inconsistenza delle statistiche ufficiali relative ai contagi e sono anche il frutto della mancata applicazione delle misure restrittive che si sarebbero dovute applicare fin dallo scorso mese di novembre per limitare la circolazione del virus.