Oggi è uscito il rapporto dell'Istituto Superiore di Sanità relativo al periodo 28 dicembre - 3 gennaio. La fervida fantasia dei burocrati della Sanità trentina è riuscita a trovare un modo per segnalare all'ISS solo 697 nuovi contagi, corrispondenti ad una incidenza settimanale di 128,42 casi ogni 100.000 abitanti. Quasi la metà del vicino Alto Adige e circa 1/4 del Veneto, finito in "zona arancione" con ben 454,31 contagi settimanali per ogni 100.000 abitanti.
Peccato che il dato vero del Trentino (somma di tamponi positivi molecolari + antigenici - molecolari che confermavano un precedente positivo antigenico) ammonta a 445 contagi per ogni 100.000 abitanti, appena un pelo al di sotto del livello del Veneto.
I soli tamponi molecolari positivi (numero segnalato dal Trentino alla Protezione Civile Nazionale) sono stati 228 per ogni 100.000 abitanti, quasi la metà dei contagi veri, ma comunque quasi doppi rispetto al dato ISS. Anche tenendo conto dei possibili disallineamenti temporali esistenti tra i diversi sistema di raccolta dei dati le differenze sono inspiegabili, soprattutto se teniamo conto che da circa un mese (vedi linea rossa qui sotto) il livello dei contagi in Trentino è abbastanza stabile.
Ecco un grafico che riassume la situazione:
Il grafico è costruito sulla base dei dati forniti dalla Provincia Autonoma di Trento nei suoi comunicati stampa giornalieri. Il dato dei casi segnalati al Sistema di sorveglianza integrata sono tratti dai rapporti settimanali dell'ISS. I dati dell'ultima settimana (4-10 gennaio) sono ancora provvisori |
Dal grafico risulta evidente che il Trentino continua a confermare con il tampone molecolare solo una piccola parte dei positivi antigenici. Come riesca a segnalare all'ISS (linea nera) un numero di contagi molto inferiore rispetto ai soli positivi verificati con il tampone molecolare non sono in grado di dirvelo.
Ma il fatto che l'ISS continui a prendere per buoni questi numeri facendo finta di nulla mi sembra veramente incredibile. Ricordiamo che questi sono i dati su cui l'ISS calcola l'indice Rt con il quale vengono assegnati i livelli di rischio.
Chissà cosa dirà questa sera il Presidente Zaia quando si
renderà conto di essere stato ancora una volta gabbato, con il Veneto additato come terra di contagio
mentre il vicino Trentino è quasi Covid-free!
Giusto per rinfrescarci la memoria, vediamo come stanno andando i nuovi ricoveri in terapia intensiva. Come scritto precedentemente, il dato dei nuovi ricoveri che avvengono nell'arco di una settimana è un buon parametro dell'effettiva circolazione del virus. Il dato non dipende dalle strategie adottate nella somministrazione dei tamponi, dai decessi che "liberano posti" in terapia intensiva o dalla presenza di lungo degenti che possono influire sulle statistiche dei ricoveri complessivi. Il grafico è chiarissimo:
Notate che, entro le fluttuazioni statistiche attese, il dato dei ricoveri in Alto Adige (linea verde) è abbastanza allineato con il dato nazionale (linea nera). Il dato del Trentino (linea rossa) è stabilmente più alto rispetto alla media nazionale e nell'arco dell'ultima settimana ha incrociato quello del Veneto.
Se andiamo a vedere i ricoveri nei reparti Covid ordinari, il dato odierno del Trentino, normalizzato rispetto alla popolazione, supera di quasi il 25% il dato del Veneto.
Eppure andando a leggere il rapporto settimanale dell'ISS non sembra che la situazione del Trentino sia così preoccupante. Ufficialmente il Trentino ha un Rt tra i più bassi d'Italia e - a quanto pare - la forte occupazione dei reparti Covid non è per l'ISS un grosso problema.
Vediamo infine il dato dei decessi registrati a livello regionale nel corso dell'ultima settimana. La situazione non è molto cambiata rispetto alla settimana precedente, con il Trentino (barra rossa) che registra ancora uno dei livelli più elevati:
Basato su dati della Protezione Civile Nazionale |
Forte della conferma in zona gialla, il Presidente pro-tempore della Provincia Autonoma di Trento ci ha già informato che "per riaprire tutto non c'è alcun bisogno di aspettare che si svuotino le terapie intensive".
Qualcuno fermerà questa pericolosa deriva?
C'è sempre l'art.438 del Codice Penale (Epidemia) con le pene stabilite dall'art. 452 dello stesso C.P. previste per chi commette quel reato per colpa, cioè per "... imperizia, imprudenza o negligenza, le quali devono valutarsi in rapporto alla qualifica ed all'attività in concreto svolta dall'agente (patogeno ndr), sulla base delle quali viene poi commisurato il modello di diligenza media."
RispondiEliminaIl modello di diligenza media lo si può stabilire guardando al comportamento di altri Presidenti di Regione/PA: ad esempio, il Presidente Zaia ha scelto lui stesso, oggi, di porre il Veneto in zona arancione, per raddrizzare la situazione sanitaria; la nostra è peggiore.
Lasciare che una parte della popolazione, che subisce minori conseguenze dall'epidemia, si muova pressoché liberamente estendendo così il contagio, mentre l'altra parte della popolazione, che sta subendo le peggiori conseguenze dal contagio, viene ripetutamente sollecitata a limitare le proprie libertà di movimento, pur sapendo che non è impermeabilmente separata dalla precedente, è un comportamento che di fatto sta causando gravi problemi di salute pubblica, col sistema sanitario trentino in grosse difficoltà.
In più, è ormai evidente che la lesione epidemica della parte di popolazione più debole, conseguente alle decisioni politiche prese di poche limitazioni delle libertà di movimento per chi subisce meno danni dall'epidemia, è un effetto consciamente e pubblicamente previsto. Quindi siamo al di là del colposo.
Provo a dare una mia interpretazione su questo mancato intervento dello Stato sui numeri taroccati del Trentino.
RispondiEliminaPartirei con il dire che siamo dimensionalmente insignificanti a livello nazionale con i nostri 540.000 abitanti.
Aggiungerei che con questa premessa possiamo fungere da cavia per una sperimentazione di tenuta dei servizi sanitari con i vincoli allentati garantiti dalla zona gialla.
Per fare un parallelo è come in un portafoglio finanziario, una piccola quota la si può anche investire sui mercati emergenti che sono notoriamente rischiosi.
Poi se abbiamo una mortalità molto più alta rispetto alla media nazionale è lo stesso, si potranno pagare molte pensioni in meno…
È una storia veramente brutta, che deve finire al più presto…al più presto possibile.
La scuola rinvia l'apertura delle superiori,
RispondiElimina14 Regioni hanno già detto "no"
Corrado Zunino – repubblica.it - 8 Gennaio 2021
Solo la Toscana, per ora, ripartirà con le scuole superiori in presenza al 50 per cento lunedì 11 gennaio. Il suo presidente, Eugenio Giani, ha detto: "Abbiamo un livello di contagi che ce lo consente e un piano che ci farà vaccinare tutti".
Le due province autonome di Trento e Bolzano sono in classe da giovedì 7 gennaio - parliamo sempre di superiori - al 50 per cento.
14 Regioni hanno già fatto sapere che sposteranno la data di inizio, prevista per lunedì 11 gennaio dopo l'accordo di "mezzanotte e mezza" in Consiglio dei ministri.
Le ultime due comunicazioni sono arrivate dal Lazio e dalla Liguria. La giunta guidata da Nicola Zingaretti e quella di Giovanni Toti hanno scelto lunedì 18 come nuova data di affaccio delle superiori alla classe. E' interessante notare come i due governatori, uno di centro-sinistra, l'altro di centro-destra, abbiano fatto una scelta prudenziale nonostante i loro territori siano rimasti in colore giallo dopo l'ultimo report dell'ISS.
Altre 12 regioni hanno già annunciato lo spostamento della data d'inizio per le scuole superiori. L'Umbria riaprirà il 23 gennaio; Veneto, Friuli Venezia Giulia, Marche e Calabria il giorno 1 febbraio.
Anche il presidente della Regione Sardegna, Solinas, ha fatto sapere che le scuole dell'ultimo ciclo potrebbero ripartire il giorno 1 febbraio, ma non ha ancora firmato un'ordinanza.
Il Piemonte ha scelto lunedì 18, come Lazio e Liguria. La Lombardia, una delle 5 regioni diventata arancio, ieri ha firmato per il rientro lunedì 25 gennaio. Così l'Emilia-Romagna, anch'essa arancione.
Il Molise ha sospeso le scuole di tutti i gradi, ad eccezione dell'infanzia, consentendo ai singoli sindaci di ammettere in presenza gli studenti delle elementari; saranno loro a scegliere, città per città. Si torna a scuola lunedì 18 gennaio.
De Luca, che ha parlato di picco dei contagi alla fine di questo mese, ha confermato che in Campania lunedì tornano a scuola gli alunni dell'infanzia e delle prime due classi elementari. Sulle successive date - il 18 gennaio il resto della primaria, il 25 le medie e superiori - ci sarà un'ulteriore analisi: "Se i contagi ripartono non apriremo gli istituti scolastici".
In Puglia niente scuole fino al 15 gennaio, in ogni ordine e grado, con la possibilità di scelta delle singole famiglie. Il tentativo di Michele Emiliano di svuotare gli istituti, però, non ha fin qui funzionato.
In Sicilia è possibile uno stop, come suggerito dal Comitato scientifico regionale, per le prossime tre settimane, con rientro quindi il giorno 1 febbraio. Il presidente Musumeci ha confermato l'ordinanza, ma per ora non ne ha offerto i dettagli. Restano aperti i nido e l'infanzia.
Non si sono ancora espresse con atti la Basilicata, che è pronta a rimandare la riapertura a fine mese, e poi Valle d'Aosta e Abruzzo, intenzionate ad aprire ma comunque pronte ad allinearsi a una scelta comune.
Alessandro Mor – corriere.it
RispondiEliminaVincenzo De Luca, presidente della regione Campania, non condivide la posizione «delle mezze misure» del Governo che «manda l'Italia al manicomio» e suggerisce una «zona arancione tutta Italia fino a fine gennaio. Siamo circondati da Paesi europei rovinati»
«Non condivido la linea del Governo che resta la linea delle mezze misure che servono a produrre 2 risultati: prolungare l’epidemia e mandare l’Italia al manicomio, cittadini e categorie economiche».
Con queste parole il presidente De Luca ha parlato delle posizioni messe in campo dall’esecutivo per fronteggiare la pandemia.
De Luca ha suggerito quindi di adottare «misure semplici che valgono per tutta Italia, all’insegna della prudenza, fino a fine gennaio». Per questo, la soluzione proposta sarebbe quella di assegnare «un unico colore a tutta Italia, zona arancione, a eccezione di quelle regioni che sono zona rossa e tenendo presente che siamo circondati da Paesi europei rovinati».
Grazie. De Luca mostra ancora una volta di tenere alla salute dei propri corregionali e così anche all'economia, perché non c'è la seconda se non c'è la prima e questo vale per tutta Italia.
EliminaCon questo virus non si deve convivere, ma lo si deve eliminare: in Australia e Nuova Zelanda sta funzionando e non solo lì, come è noto.
Dobbiamo imparare da chi tiene ai propri cittadini, anziché imbarcarci in colpevoli bizantinismi politico-sanitari che non fanno che ritardare il ritorno alla normalità sanitaria ed economica.
Elisa Dossi – TGR Trento
RispondiEliminaSi va verso il 18 gennaio, data di riferimento per la riapertura delle piste da sci. Il presidente trentino dell'ordine dei medici, Marco Ioppi: “Con l'aumento di traumi e incidenti rischiamo IL TILT negli ospedali, speriamo di avere indici di sicurezza migliori di adesso”.
L’obiettivo, entro giugno, è quello di vaccinare le principali vittime della Covid: gli anziani, anche fuori Rsa.
In una provincia tra le prime 3 d'Italia per decessi ogni 100mila abitanti, con il maggior numero di ricoveri rispetto ai contagiati. Dobbiamo chiederci, col cuore in mano, cosa non funziona”.
Definizione di caso e rintraccio dei contatti
RispondiEliminaE’ uscita una nuova Circolare del Ministero della salute in data 8 gennaio 2021 che ha come oggetto “Aggiornamento della definizione di caso COVID-19 e strategie di testing”, firmata dal Direttore Generale, Dott. Giovanni Rezza.
Criteri di laboratorio
1. Rilevamento di acido nucleico di SARS-CoV-2 in un campione clinico, oppure
2. Rilevamento dell'antigene SARS-CoV-2 in un campione clinico in contesti e tempi definiti nella sezione dedicata: “Impiego dei test antigenici rapidi”.
Dove sta scritto: “I risultati del test antigenico rapido vanno interpretati in base alla situazione epidemiologica della popolazione studiata. In un contesto AD ALTA PREVALENZA, i test antigenici rapidi avranno un valore predittivo positivo (PPV) elevato. Pertanto, è probabile che la positività di un test antigenico rapido sia indicativa di una vera infezione, non richiedendo conferma con test RT-PCR.
Viceversa, in un contesto di bassa prevalenza, i test antigenici rapidi avranno un valore predittivo negativo (NPV) elevato, ma un valore predittivo positivo (PPV) basso. Pertanto, se utilizzati correttamente, i test antigenici rapidi in un contesto a bassa prevalenza dovrebbero essere in grado di rilevare un caso altamente contagioso. In questo caso, un risultato positivo richiederà una conferma immediata.
A fine documento è presentato Diagramma: “Tempi d’uso e di conferma del test antigenico rapido in contesti ad alta prevalenza”.
https://www.trovanorme.salute.gov.it/norme/renderNormsanPdf?anno=2021&codLeg=78155&parte=1%20&serie=null
Coronavirus, firmata la circolare: "I test rapidi DI ULTIMA GENERAZIONE valgono come i molecolari"
RispondiElimina(9 Gennaio 2021 – repubblica.it)
I nuovi test rapidi possono sostituire di fatto i test "classici", ovvero i molecolari. Ed entrano a tutti gli effetti nel conteggio dei casi positivi e dei guariti.
Il direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, ha firmato la circolare che riconosce la validità dei tamponi antigenici rapidi DI ULTIMA GENERAZIONE nella definizione di caso Covid-19, nel solco delle indicazioni europee.
La circolare, dal titolo "Aggiornamento della definizione di caso COVID-19 e strategie di testing", prevede l'obbligo di tracciabilità di tutti i test nei sistemi informativi regionali:
"Gli esiti dei test antigenici rapidi, antigenici , anche se effettuati da laboratori, strutture e professionisti privati accreditati dalle Regioni devono essere inseriti nel sistema informativo regionale di riferimento".
Nel documento si rileva come questi test sembrano mostrare risultati "sovrapponibili" ai molecolari, specie se utilizzati entro la prima settimana di infezione, e sulla base dei dati al momento disponibili risultano essere "una valida alternativa ai test molecolari".
Nel caso di asintomatici o sintomatologie lievi, i molecolari - confermano dal ministero - restano comunque il gold standard, ovvero lo strumento più efficiente, per la conferma di Covid-19.