martedì 19 gennaio 2021

Agganciare la fornitura dei vaccini al PIL?

La neo assessora alla Sanità delle Regione Lombardia Letizia Moratti è incappata nella sua prima polemica mediatica chiedendo al Ministro Speranza che la distribuzione dei vaccini tenga conto di vari parametri tra cui anche del PIL delle diverse Regioni/PPAA. 

La richiesta ha fatto sobbalzare sulla sedia molte persone - incluso il sottoscritto - facendo sorgere la domanda: "dobbiamo forse vaccinare per primi i ricchi?". Tra i molti commenti negativi ne cito solo uno che mi pare particolarmente sintetico ed espressivo: "aridatece Gallera!".

Credo che la maggioranza di noi concordi sul fatto che il livello di ricchezza non possa essere un criterio adatto per definire le priorità delle vaccinazioni. Non avrebbe senso, sia dal punto di vista etico che da quello scientifico. La priorità va data alle persone più esposte alle complicanze della Covid-19 (over-65, persone più giovani affette da specifiche patologie) o più esposte al contagio (personale sanitario, RSA, insegnanti e persone impegnate in altre attività lavorative ad elevato rischio di contagio).

Esaurite (e ci vorranno mesi) queste categorie, si porrà il problema di definire (se ci fosse ancora carenza di vaccini) eventuali altre categorie da considerare prioritariamente. Da un punto di vista economico, in questa seconda fase potrebbe avere senso vaccinare prima le persone che lavorano all'interno delle grandi strutture produttive. La vaccinazione di queste persone avrebbe un effetto positivo sulle attività economiche e porterebbe benefici di carattere generale perché se le attività produttive diventano Covid-free, funzionano meglio e lo Stato incassa più tasse. Questa scelta, sia pure da maggio in poi, produrrebbe il risultato di assegnare più dosi alle Regioni che ospitano le attività produttive di maggiore rilevanza. 

La Lombardia trarrebbe senz'altro vantaggio da questa scelta e otterrebbe più o meno quanto richiesto dall'assessora Moratti, ma solo dopo che saranno vaccinate tutte le persone che ne hanno maggiore necessità, indipendentemente dal loro livello di reddito.

5 commenti:

  1. Dopo aver vaccinato la fascia più fragile della popolazione, chi lavora nella sanità, nella scuola e nei front-office pubblici, io penso che sarebbe il caso di valutare se non sia opportuno dare una priorità a chi ha responsabilità manageriali oltre un certo livello, L’obiettivo sarebbe non quello di favorire una classe di persone di reddito elevato ma quello di mettere in sufficiente sicurezza il mondo del lavoro, garantendo la continuità di gestione di risorse umane e materiali, cosa di cui c’è assoluto bisogno in questa fase critica.

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    1. In effetti, una volta coperte le persone che corrono i maggiori rischi, si possono adottare criteri che tengano presente anche l'esigenza di far ripartire al più presto possibile le attività economiche.

      Perché terminata la pandemia sanitaria, rischiamo di dover avere a che fare ancora per lungo tempo con la pandemia economica, i cui danni - anche sulla salute delle persone - non vanno mai dimenticati.

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  2. Le parole di Letizia Moratti
    ilfattoquotidiano.it

    Nella registrazione di quanto detto di fronte ai Capigruppo, questo è ciò che si ascolta nell’audio: “Ho già parlato con il commissario Arcuri e gli ho proposto 4 criteri: le zone più colpite, la densità abitativa, il tema della mobilità e il contributo che le Regioni danno al Pil.

    Secondo me, questi criteri dovrebbero essere tenuti in considerazione, non tanto per modificare il piano di distribuzione dei vaccini, ma - se non altro - per accelerare nei confronti di quelle Regioni che rispondono a questi criteri.

    Il commissario Arcuri si è dichiarato d’accordo su alcuni di questi criteri, gli sto preparato una lettera ma poi ovviamente questo sarà oggetto di un confronto Stato-Regioni”.

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  3. Vaccino Pfizer, un piano solidale tra le Regioni
    Claudia Voltattorni - corriere.it

    Oggi l’Italia attende 241.020 dosi di vaccino Pfizer. Dovevano arrivare ieri, ne sono state consegnate solo 53.820. E questo dopo che già lo scorso venerdì ne sono arrivate 165 mila in meno. Un ennesimo ritardo che il direttore generale dell’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, Nicola Magrini, definisce «molto preoccupante» e che mette le Regioni in stato di allarme perché una consegna a singhiozzo rischia di far saltare l’intero piano vaccinale, con ritardi sia nella prima vaccinazione sia nel richiamo.

    Non solo. La consegna ritardata ha creato disparità tra le Regioni con arrivi in alcuni casi ridotti di oltre la metà, come in Veneto, Sardegna, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna.

    Dopo aver cambiato a sorpresa e unilateralmente la tempistica di consegna motivandola con problemi di assestamento nella produzione, Pfizer, colosso farmaceutico Usa, promette che dal 25 gennaio tutto tornerà regolare.

    Nel frattempo, per tamponare i «buchi» lasciati dai ritardi di Pfizer, d’accordo con le Regioni, il governo vara un nuovo piano di distribuzione dei vaccini CON UN MECCANISMO DI SOLIDARIETA’ tra le Regioni per garantire i richiami: chi ha conservato più dosi di scorta le cederebbe a chi ha somministrato più vaccini rimanendo poi senza. Ma intanto ecco già i primi effetti dei ritardi con lo slittamento deciso da Lazio, Piemonte e Puglia dell’inizio della vaccinazione degli ultraottantenni e dei 400mila pazienti oncologici.

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  4. L'immunologa padovana Antonella Viola:
    «Immunità di gregge entro agosto 2021? Ecco perché è impossibile»
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    ilgiornaledivicenza.it

    Immunità di gregge entro fine estate? Impossibile. A frenare gli entusiasmi è Antonella Viola, immunologa e direttore scientifico dell'Istituto di Ricerca Pediatrica-Città della Speranza di Padova, ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7 la scorsa settimana ed oggi al TG Zero di Radio Capital.

    «Immunità di gregge entro fine estate? Lo escludo per una serie di motivi - ha spiegato la dottoressa -.

    1. Prima di tutto perché al momento gli unici vaccini approvati sono Pfizfer-BioNTech e Moderna, e il numero delle loro dosi è insufficiente per ottenere l'immunità di gregge.

    2. Seconda cosa perché è impensabile avere l'immunità di gregge senza vaccinare i ragazzi e i bambini, pari al 15% della popolazione italiana: in questo momento non esiste un vaccino per chi ha meno di 16 anni

    3. Terza cosa: se anche arrivasse a febbraio il vaccino AstraZeneca con i suoi milioni di dosi che ha un'efficacia riportata attorno al 62% (62 persone su 100 diventano immuni al virus, 38 vaccinati su 100 rimangono esposti al virus come chi non riceve il vaccino, NdC), vuol dire che bisogna vaccinare veramente tante persone per arrivare a quel 70% di copertura vaccinale»

    4. Infine, a quanto si sa adesso, circa il 30% della popolazione italiana non è interessata al momento / è contraria a farsi vaccinare e bisognerà impegnarsi per convincere queste persone.

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