In tutto il mondo si discute sulla validità della scelta fatta dalla Gran Bretagna di rimandare la somministrazione della seconda dose di vaccino per poter somministrare la prima dose ad un maggior numero di persone. La critica principale è che si tratta di una scelta che non ha una solida base scientifica e che potrebbe generare più danni che benefici.
Gli unici dati certi fino ad oggi disponibili sono quelli comunicati al momento dell'approvazione dei vaccini. Per il vaccino Pfizer - BioNTech, ad esempio, la protezione con efficacia dell'ordine del 95% si ottiene solo due settimane dopo la somministrazione della seconda dose che deve seguire di tre settimane la prima dose. Come ripetutamente affermato da vari esperti, adottare un protocollo di somministrazione diverso rischia di fornire un livello di protezione vaccinale molto inferiore rispetto a quello atteso.
Qualche informazione in più la possiamo ottenere dai dati di Israele che, ad oggi, ha somministrato la prima dose del vaccino a poco più del 22% della sua popolazione (in pratica le persone più esposte e gli over-60). Le operazioni di somministrazione del vaccino in Israele sono iniziate lo scorso 18 dicembre e da pochi giorni è partita la somministrazione della seconda dose.
In Israele sono stati effettuati studi sul tasso di contagio di coloro che avevano ricevuto la prima dose ed erano in attesa di ricevere la seconda. Va detto che questi studi sono necessariamente incompleti perché per far bene (dal solo punto statistico naturalmente) bisognerebbe non somministrare la seconda dose ad un campione significativo della popolazione e attendere qualche mese per raccogliere dati significativi per poter fare un confronto tra i due gruppi. Gli studi fatti in Israele si limitano ad osservare solo quanto accade durante l'ultima delle 3 settimane che - secondo il protocollo di somministrazione - devono passare tra prima e seconda dose. Ricordo che eventuali contagi rilevati durante le prime due settimane non sono significativi perché potrebbero essere legati a eventi avvenuti prima di aver ricevuto il vaccino. Senza contare che, in ogni caso, l'effetto del vaccino non è immediato perché bisogna dare tempo al sistema immunitario di "addestrarsi" al riconoscimento del virus (tipicamente ci vogliono una decina di giorni).
I risultati sono concordi nel confermare che, anche ricevendo una sola dose del vaccino Pfizer BionTech, si ottiene comunque un certo grado di protezione. I valori trovati sono molto discordanti e vanno da circa il 30 fino al 60%. Non sembra che una sola dose protegga comunque dalle forme più gravi della malattia perché attualmente quasi il 20% dei pazienti ricoverati in Israele con forme gravi di Covid-19 avevano già ricevuto la prima dose del vaccino.
Ma la vera incognita che i dati israeliani non ci possono aiutare a comprendere è: cosa succede se si sposta troppo nel tempo la somministrazione della seconda dose? Non è detto infatti che ricevendo la seconda dose con 2 o più mesi di ritardo si possa comunque raggiungere il livello di protezione che si sarebbe raggiunto rispettando il protocollo di somministrazione.
Insomma, ci sono tutti gli elementi per costruire un bel modellino matematico. La domanda è quasi "marzulliana": è meglio proteggere con la massima efficacia possibile un certo numero di persone somministrando loro due dosi di vaccino o proteggere ad un livello medio-basso un numero doppio di persone? La risposta al problema dipende criticamente dalla composizione della popolazione, dalla quantità di dosi disponibili e dal livello di circolazione del virus.
Quindi non mi sento di escludere che in situazioni di estrema emergenza la scelta britannica non possa avere un qualche senso. Ma non va sottovalutato il rischio - al momento non quantificabile - che ritardando troppo la somministrazione della seconda dose si comprometta l'efficacia del vaccino a medio-lungo termine. I benefici della strategia britannica potrebbero essere effimeri, mentre nel medio-lungo periodo i danni potrebbero essere ben maggiori.
16 Gennaio 2021 – ilfattoquotidiano.it
RispondiEliminaVaccino, Marco Cavaleri (Ema): “Chi ha avuto prima dose Pfizer DEVE AVERE la seconda nei tempi stabiliti. Rischia di non essere protetto”
“Ci sono degli assestamenti riguardo alla produzione del vaccino, c’è stato qualche disguido e qualche ritardo nelle consegne rispetto a quello che era stato previsto”. Lo ha detto a Sky TG24 Marco Cavaleri, responsabile della Strategia vaccini dell’Ema, parlando della riduzione di dosi che saranno consegnate annunciata da Pfizer.
“È importante – ha aggiunto – che la tabella vaccinale venga mantenuta e che quindi chi ha ricevuto la prima dose abbia la possibilità di avere la seconda NEI TEMPI che sono stati dettati dall’approvazione, che venga amministrata in tempi il più vicino possibile ALLE TRE SETTIMANE. Più si aspetta e più c’è il rischio che il soggetto non venga protetto”.