mercoledì 27 gennaio 2021

Lettera aperta al dott. Benetollo: non ci fidiamo più!

Il direttore generale di APSS Trento, dott. Pier Paolo Benetollo in un articolo apparso oggi sull'Adige parla del trasferimento in atto di pazienti Covid non gravi, dagli ospedali pubblici ad alcune cliniche private. Aggiunge ancora "Ovviamente, non bisognerebbe nemmeno sottolinearlo ancora: i 250 pazienti Covid di questi giorni sono il totale di quelli nei sette ospedali del territorio e del privato accreditato".

Caro dott. Benetollo, siamo sospettosi perché lei, i suo colleghi ed i vostri capi politici ci avete nascosto la verità sullo stato reale della pandemia per quasi tre mesi. 

Ci sono voluti i miei interventi e quelli di tanti altri cittadini per costringervi ad ammettere quello che era effettivamente successo. Se a novembre fosse stata detta tutta la verità, il Trentino avrebbe dovuto assumere misure di contenimento del virus che avrebbero potuto salvare molte vite umane ed evitato tante sofferenze. Senza contare i danni economici per i bilanci pubblici che questa scelta ha provocato.

Se vuole evitare che i cittadini siano sospettosi c'è solo una cosa da fare: dire tutta la verità, senza furbizie e censure e mandare a Roma tutti i dati della pandemia, senza ritardi.

Tanto per cominciare, mi permetto di suggerire alcune semplici azioni da fare subito a partire da un immediato cambiamento nel formato dei comunicati stampa che ogni sera vengono distribuiti. Risponda, in particolare, alle seguenti domande:

  1. Per quanto riguarda i ricoveri, specifichi - per ogni ospedale pubblico o privato - il numero attuale delle persone ricoverate nei reparti Covid, indicando le nuove entrate e le dimissioni avvenute nel corso del giorno.
  2. Ci dica esattamente quanti sono gli attualmente positivi, specificando la loro distribuzione per classi di età e dicendo quanti di loro sono ospiti di RSA.
  3. Ci dica quante sono le persone complessivamente messe in quarantena e quale è la percentuale di persone messe in quarantena che risulta ufficialmente tra coloro che sono attualmente positivi.
  4. Ci dica quale è il tempo medio intercorso tra la positività ai tamponi rapidi antigenici e la verifica fatta con il tampone molecolare (ovviamente solo per coloro per i quali tale verifica è richiesta sulla base della circolare ministeriale dello scorso 8 gennaio).
  5. Ci dica quanti sono stati i decessi avvenuti tra gli ospiti delle RSA e come sono distribuiti tra le diverse strutture. Ci informi anche sui decessi complessivi avvenuti nelle singole RSA, includendo anche quelli che non sono stati classificati come Covid.
  6. Si preoccupi di mandare tutti i dati, anche quelli fin qui nascosti, a FBK che gestisce il sito covid19trentino.fbk.eu. I dati che oggi il sito pubblica sono da "zona bianca", ma solo perché i dati forniti da APSS Trento sono sfacciatamente incompleti (anche quelli relativi agli ultimi giorni). Si tratta di una dimenticanza oppure è la nuova strategia che intendete adottare per far diventare il Trentino "la prima zona bianca d'Italia?"

P. S. Ho mandato copia di questa lettera anche al Responsabile dell'Ufficio Trasparenza dell'Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, sperando che almeno da parte sua ci arrivi una risposta

9 commenti:

  1. Ottimo. E magari, il dott. Benetollo ci dica anche quanti sono stati in questi mesi e quanti sono ora gli infetti nei diversi gradi di popolazione scolastica e fra gli operatori scolastici e se qualcuno controlla che l'organizzazione dell'attività scolastica sia preventivamente efficace per ridurre le probabilità di contagio dentro e fuori gi istituti.

    RispondiElimina
  2. Io penso che la trasparenza nella comunicazione dei dati sotto il profilo quantitativo unita anche ad una maggiore standardizzazione e semplificazione avrebbe potuto avere un effetto molto significativo di mitigazione della pandemia. È un fattore importante come tenere la mascherina, stare a più di un metro e lavarsi le mani.
    Parlando di standardizzazione trovo semplicemente ridicolo che ogni regione in Italia abbia la sua personalissima modalità di presentazione dei dati. In particolare la ns. Provincia ama la narrazione degli eventi nei suoi comunicati COVID-19 oltre ad avere una Dashboard di cui forse molti non conoscono neppure l’esistenza.
    Parlando di semplificazione parlo di grafici e tabelle che possano essere compresi anche dalla popolazione non laureata in statistica, magari anche con qualche semplice raffronto con il resto della nazione o di altre realtà regionali.
    Speriamo che qualche spicciolo del Recovery Plan venga dedicato anche a questi aspetti specifici della digitalizzazione che interessano tutti i cittadini.
    Fermiamoci solo un attimo a pensare alle economie di scala sotto il profilo dei costi ed ai vantaggi di altro genere che si potrebbero conseguire lavorando su standardizzazione e semplificazione della comunicazione dei dati. La maggioranza delle persone capirebbe meglio le diverse problematiche ( il tema non riguarda solo la pandemia) e si regolerebbe di conseguenza ottimizzando il sistema nel suo complesso.

    RispondiElimina
  3. Giusto per completezza: il sito covid19trentino.fbk.eu pubblica i dati "presenti nella dashboard di monitoraggio covid-19 creata da Trentino Digitale per la Provincia Autonoma di Trento". In quest'ultima è riportato (almeno fino ad oggi): "I contatori e i grafici riportano esclusivamente i dati riferiti ai tamponi molecolari"

    RispondiElimina
  4. A me sembra che gli standard su come descrivere l'epidemia siano stati dati, adeguati o inadeguati che siano, ma poi ogni Regione immette i dati come gli pare. Si veda, per il caso della Regione Lombardia, la risposta dell'ISS descritta nell'articolo di ieri sera di Alessandro Rovellini su MilanoToday:
    https://www.milanotoday.it/attualita/coronavirus/iss-replica-lombardia-errori.html?utm_source=newsletter&utm_medium=email
    Ne estraggo una parte:
    "L'Iss replica alla Lombardia ed elenca tutti gli errori (54) della Regione per la zona rossa. L'ISS evidenzia di avere per compito"..la sorveglianza epidemiologica attraverso una piattaforma web e che sulla piattaforma è presente da mesi un manuale che chiarisce le modalità di immissione dei dati". Da Roma, inoltre, si precisa che "solo le Regioni possono aggiornare e rettificare i dati presenti sul data-base".
    "L’algoritmo per il calcolo dell’Rt non è esile, è basato su standard internazionali, è pubblico, reperibile sul Sito web dell’Iss ed è stato illustrato a tutti i referenti regionali che hanno contestualmente ricevuto il software per la sua applicazione e l’eventuale verifica", spiega l'Iss, smentendo un'altra volta la giunta regionale sui "problemi all'algoritmo".
    Nessun'altra regione ha avuto problemi
    "Il sistema è in uso da trentasei settimane e nessun altra regione finora ha segnalato anomalie di questa entità sull’immissione dei dati", chiosa l'ente scientifico. "Per aggiornamento si intende l'inserimento o modifica di variabili suscettibili di evoluzione (es. stato clinico del paziente). Per rettifica si intende inserimento di variabili non ancora presenti (es. data inizio sintomi) o modifica di variabili inserite erroneamente. Ed è esattamente ciò che è stato richiesto alla Regione per il ricalcolo e non per la riclassificazione in zona Arancione che non è invece di nostra pertinenza", continuano i tecnici dell'Istituto superiore di sanità.
    Le Regioni, pertanto, hanno completa autonomia nel caricamento di aggiornamenti e rettifiche senza alcun intervento o richiesta verso l'Iss che, laddove ne abbia evidenza o sospetto, può segnalare errori, incompletezze o incongruenze alle Regioni.
    Da maggio, 54 errori segnalati alla Lombardia
    "Si segnala, inoltre, che dal mese di maggio 2020 l'Iss ha inviato 54 segnalazioni di errori, incompletezze e/o incongruenze alla Regione Lombardia, l'ultima delle quali in data 7 gennaio 2021. La percentuale di casi incompleti per la sintomatologia (assenza di informazioni nel campo “stato clinico”) è pari al 50,3% a fronte del 2,5% del resto d'Italia nel periodo 13 dicembre 2020-13 gennaio 2021", spiega ancora l'ISS".
    Qualche segnalazione l'avrà ricevuta anche Trento. Chi lo sa.

    RispondiElimina
  5. Premesso che è palese che è mancata la trasparenza sui dati e la cosa dà molto fastidio, chiedo come questo abbia comportato una maggiore diffusione del virus. Lo chiedo perché, per come la vendono i vertici provinciali, si è solo risparmiato in disagio sociale (ad es. si sono evitate ulteriori chiusure, scolastiche e di altri servizi); a quanto dicono chi aveva un antigenico positivo veniva subito isolato e con lui tutti i conviventi... e a quel punto, se pur fantasma e non comunicato, non poteva essere pericoloso.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie per la domanda che è molto importante.

      Mi pare sostengano che avendo messo in quarantena i positivi trovati con gli antigenici hanno pienamente assolto il loro compito di tutela della salute pubblica.

      Se fosse così, i contagi sarebbero scesi immediatamente, come se si fosse fatto un lockdown. Se tutti i contagiati fossero stati prontamente identificati ed isolati non avrebbero potuto trasferire il contagio. Purtroppo non è così: basta confrontare l'andamento temporale dei ricoveri durante la prima e la seconda ondata.

      Un dato importante è la cosiddetta larghezza a metà altezza della distribuzione, ovvero il tempo che passa tra quando si supera (in salita) il 50% del livello massimo e quando si ripassa (scendendo) attraverso lo stesso livello.

      Se guardiamo ai ricoveri durante la prima ondata, la larghezza a metà altezza era pari a circa 40 giorni. Durante la seconda ondata, la fase calante è iniziata da poco e la larghezza a metà altezza è stata pari a circa 70 giorni, quasi il doppio rispetto alla prima ondata.

      Anche i morti sono stati molti di più, malgrado la prima ondata avesse portato via molte delle persone più fragili.

      Cosa vuol dire? Semplice "più persone ricoverate in ospedale e più morti". Se a novembre avessimo chiuso al momento giusto avremmo ridotto lutti e sofferenze. E se avessimo chiuso subito non sarebbe stato necessario effettuare un lockdown troppo lungo e avremmo avuto la possibilità di festeggiare le feste di fine anno in condizioni migliori.

      Per salvare veramente l'economia bisogna tenere i reparti Covid il più possibile vuoti. Altrimenti è solo fuffa propagandistica.

      Elimina
  6. E POI NON SI DICA CHE IL SUO BLOG NON VIENE LETTO...

    Dal Suo post di sabato 19 dicembre 2020:

    [...] vi devo segnalare che anche le statistiche dell'Alto-Adige hanno un loro "scheletro nell'armadio". Se guardate i dati comunicati dalla Protezione Civile Nazionale nei giorni 9 e 10 dicembre, noterete un repentino crollo delle persone ricoverate nei reparti (esclusa terapia intensiva) dell'Alto-Adige. I 397 ricoveri registrati il 9 dicembre crollano a 239 il giorno seguente.

    Tutti guariti? Assolutamente no! Semplicemente da un giorno all'altro Bolzano ha smesso di comunicare a Roma il numero delle persone ricoverate nelle cliniche private (dato che comunque appare sempre nei comunicati stampa diffusi localmente).

    Si tratta di una distorsione - a mio avviso arbitraria - della realtà e per questo motivo ho reinserito nelle mie tabelle (e nei relativi grafici) i ricoveri nelle cliniche private che Bolzano non comunica più a Roma.


    RispondiElimina
  7. Aggiungo, su suggerimento di un altro lettore, un ulteriore elemento da valutare.

    Aver nascosto ai cittadini la reale diffusione del contagio può aver favorito comportamenti imprudenti da parte di molte persone. In fondo eravamo un'isola felice, gialla in mezzo a tante regioni arancio/rosse. Perché preoccuparci?

    RispondiElimina