giovedì 21 gennaio 2021

Ivermectina, una nuova clorochina?

Ricordate la storia della clorochina, il farmaco antimalarico che veniva presentato come una sorta di panacea per curare la Covid-19? Alla fine, dopo accurati controlli, si è scoperto che non solo non produceva benefici apprezzabili, ma che l'unica certezza era quella legata ai suoi effetti collaterali.

Una storia con molti elementi di similitudine sta accadendo per la ivermectina, un antiparassitario facilmente disponibile e di costo contenuto, già utilizzato specialmente per la cura di alcune gravi malattie tropicali, che è stato proposto come una efficace cura per la Covid-19. Recentemente è apparso un lavoro - ancora da sottoporre al giudizio dei referee - in cui si fa una meta-analisi dei dati di 18 studi "randomizzati" che coinvolgevano complessivamente 2.228 pazienti. Il testo originale lo potete trovare qui.

Struttura chimica della molecola di Ivermectina B1A (C48H74O14). Tratto da PubChem

La stampa internazionale ha dato ampio risalto ad una parte del lavoro che riguarda solo 6 dei 18 studi complessivamente analizzati: risultano solo 14 decessi tra i pazienti trattati con ivermectina (su un totale pari a 650 persone), contro i 57 decessi (su un totale di 587 persone) osservati nei gruppi di controllo. Questi numeri potrebbero frettolosamente indurci a concludere che il trattamento con ivermectina riduca sensibilmente la mortalità. Il fattore di rischio relativo scenderebbe a 0.25 (al livello di confidenza del 95%, il valore è compreso nell'intervallo 0,12 - 0.52,  con un p-value pari a 0.0002).

Leggendo meglio il testo si vede che gli stessi Autori mettono in guardia rispetto a facili entusiasmi. I dati non provengono da uno studio omogeneo, ma da una analisi di studi fatti in diverse condizioni. Alcuni di questi studi hanno portato alla preparazione di pubblicazioni scientifiche che sono state diffuse a livello di "pre-print", ma non hanno ancora superato il vaglio dei revisori di una rivista scientifica qualificata. Difficile dire se questi dati siano affidabili. Potrebbero essere affetti da grossi errori sistematici, tali da inficiare il risultato della meta-analisi. Riporto qui di seguito il commento che gli Autori hanno inserito nell'abstract del loro lavoro:

"Many studies included were not peer reviewed and meta-analyses are prone to confounding issues. Ivermectin should be validated in larger, appropriately controlled randomized trials before the results are sufficient for review by regulatory authorities"

Secondo notizie di stampa, l'uso della ivermectina si sarebbe rapidamente esteso specialmente in Sud America, ma mancano fino ad oggi studi sul campo fatti con rigore metodologico e con un numero abbastanza ampio di pazienti

L'argomento è comunque interessante e non dobbiamo lasciarlo ai soliti complottisti del tipo "la cura ci sarebbe e costerebbe poco, ma le grandi aziende farmaceutiche ci vogliono guadagnare sopra con i loro costosi nuovi farmaci e vaccini". E non dobbiamo neppure ripetere l'errore fatto con la clorochina quando una parte politica ha cercato di "cavalcare la tigre" attribuendo una falsa colorazione ideologica alla scelta dei farmaci.

Gli esperimenti in vitro sviluppati già nell'aprile scorso avevano dimostrato che l'ivermectina è efficace contro il virus SARS-CoV-2. Il problema è quello di vedere se nel trattamento dei malati di Covid-19 si possono raggiungere dosaggi simili rispetto a quelli che sono stati impiegati negli studi di laboratorio e quali siano gli eventuali effetti collaterali.

La letteratura scientifica dedicata al possibile uso dell'ivermectina si arricchisce con nuovi contributi che vengono pubblicati con una certa frequenza. Quando la quantità e la qualità di dati saranno sufficienti si potranno trarre conclusioni più affidabili e solo allora si potrà dire se questo farmaco possa essere di una qualche utilità come trattamento anti Covid-19.

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