venerdì 31 luglio 2020

Lo certifica l'ISS: Trentino al top dei contagi (ahimé!)

Il nuovo bollettino settimanale dell'Istituto Superiore della Sanità riguardante l'andamento dell'epidemia in Italia nella settimana dal 20 al 26 luglio è disponibile qui. Complessivamente in Italia, erano attivi 736 focolai di infezione, di cui 133 nuovi. L'età media dei nuovi contagiati è intorno ai 40 anni.

Nulla di inaspettato a cominciare dal lieve aumento complessivo dei nuovi contagi che sono stati 2,67 per ogni 100.000 abitanti. Tra tutti emerge il Trentino  che con poco più di 14 nuovi contagi settimanali per ogni 100,000 abitanti è l'unica Regione/PPAA a due digit (in pratica il livello della Lombardia a fine maggio). I dati sono riassunti in Tabella, mentre nella figura sottostante viene mostrato l'amdamento delle quattro Regioni/PPAA che questa settimana hanno registrato il più alto livello di nuovi contagi.

Fortunatamente sappiamo che la rapida crescita del Trentino è dovuta in gran parte al focolaio della logistica di Rovereto che dovrebbe essere già stata messo sotto controllo. La situazione complessiva è comunque fluida e, anche alla luce di quanto accade negli altri Paesi europei, richiede una costante attenzione.


Nuovi contagi settimanali x 100.000 abitanti
Settimana 17/mag 24/mag 31/mag 07/giu 14/giu 21/giu 28/giu 05/lug 12/lug 19/lug 26/lug












Trentino 24,95 12,57 6,28 1,66 2,03 2,96 1,85 2,03 1,11 1,66 14,05
Emilia Romagna 9,35 6,32 4,82 2,11 2,96 3,18 5,07 4,17 6,35 5,54 7,00
Lombardia 23,75 16,68 15,40 9,73 12,02 8,77 6,48 6,13 5,46 3,93 4,13
Liguria 15,03 6,13 4,84 2,90 1,87 3,22 3,03 1,81 2,06 4,58 3,74
P.A. Bolzano 2,82 1,51 0,94 0,94 1,69 3,58 1,13 1,32 5,08 2,07 3,39
Veneto 3,85 1,63 1,12 0,59 0,73 0,47 0,63 1,02 1,61 5,12 3,26
Lazio 2,42 1,60 1,12 1,09 2,01 0,68 1,14 1,45 1,96 1,50 1,92
Piemonte 16,69 12,46 9,16 4,04 3,83 3,74 2,02 1,95 1,58 0,80 1,68
Friuli V.G. 2,14 2,30 2,55 0,91 0,99 0,74 0,25 1,48 0,74 1,48 1,56
Marche 5,64 3,02 0,96 1,05 0,66 0,72 0,33 0,33 0,85 0,59 0,92
Val d’Aosta 9,55 6,37 4,77 2,39 0,80 0,80 0,00 1,59 0,00 0,00 0,00

La crescita del Trentino è evidente. La prossima settimana probabilmente toccherà al Veneto occupare la prima posizione.


La pandemia in Europa: aggiornamento

Ecco il consueto aggiornamento sullo stato della pandemia in Europa, basato sui dati ECDC. Ricordo che i Paesi considerati includono ancora la Gran Bretagna, ma escludono i paesi europei che non fanno parte o non sono in trattative per entrare nell'unione europea (Svizzera ed alcuni Paesi balcanici).

Si nota un andamento abbstanza generalizzato all'aumento dei nuovi contagi (molto forte per alcuni Paesi come Malta e Islanda a dimostrazione di come la dinamica della pandemia sia complessa). Anche sul fronte dei decessi si trovano due Paesi in più in zona rossa (almeno 0,5 decessi per ogni 100.000 abitanti durante gli ultimi 14 giorni). Si tratta del Lussemburgo (dove dal 23 maggio al 12 luglio non c'erano più stati decessi da Covid-19) e della Croazia.

In questo contesto abbastanza problematico il dato italiano è, al momento, molto confortante. C'è stato un piccolo aumento dei nuovi contagi, ma è diminuito il numero dei decessi. Parliamo di decimali, ma anche i numeri assoluti si collocano nella scala più bassa. Ricordiamo che i dati ECDC sono mediati su due settimane e quindi impiegano un certo tempo prima di mostrare cambi di tendenza. Comunque visto che per altri Paesi come Spagna o Belgio (oltre ai già citati Malta ed Islanda) i cambiamenti intervenuti nel corso dell'ultima settimana sono evidenti non possiamo che dirci soddisfatti del dato complessivo dell'Italia. In testa ai nuovi contagi rimane il Lussemburbo dove la situazione si è ulteriormente aggravata rispetto alla settimana scorsa: rimane inspiegabile il motivo per il quale le Autorità sanitarie italiane non abbiano applicato a chi rientra dal Lussemburgo misure di quarantena analoghe a quelle imposte a chi proviene da Romania e Bulgaria.

Qui di seguito riporto la tabella che riassume i valori ECDC per i nuovi contagi ed i decessi, rilevati oggi ed una settimana fa. I Paesi sono riordinati in base al valore decrescente dei nuovi contagi per ogni 100.000 abitanti registrato nel corso delle ultime due settimane.


Nuovi contagi durante gli ultimi 14 giorni per ogni 100.000 abitanti Decessi durante gli ultimi 14 giorni per ogni 100.000 abitanti

24 luglio 31 luglio 24 luglio 31 luglio
Luxembourg 196,1 243,4 0,2 0,5
Romania 51,4 75,1 1,5 1,7
Spain 30,9 53,6 0,1 0,0
Bulgaria 46,3 46,8 0,9 1,2
Belgium 18,5 35,8 0,2 0,3
Sweden 45,4 31,5 1,8 1,4
Portugal 41,8 30,2 0,7 0,5
Malta 1,2 28,4 0,0 0,0
Czechia 16,5 25,6 0,1 0,2
Croatia 29,6 25,3 0,3 0,6
Austria 17,2 19,7 0,1 0,1
France 13,2 19,0 0,3 0,2
Poland 11,8 15,7 0,3 0,3
Netherlands 8,7 15,1 0,0 0,1
United_Kingdom 14,1 12,6 1,5 1,3
Slovenia 12,1 11,6 0,2 0,3
Denmark 7,8 10,4 0,0 0,1
Liechtenstein 5,2 10,4 0,0 0,0
Iceland 2,0 10,1 0,0 0,0
Germany 6,7 8,4 0,1 0,1
Ireland 5,6 6,7 0,2 0,3
Cyprus 3,7 6,1 0,0 0,0
Slovakia 4,8 5,8 0,0 0,0
Italy 4,8 5,7 0,3 0,2
Lithuania 3,8 5,7 0,0 0,0
Greece 4,2 4,3 0,1 0,1
Norway 2,0 3,0 0,1 0,0
Estonia 1,7 2,6 0,0 0,0
Latvia 2,9 2,6 0,1 0,0
Finland 1,4 2,4 0,0 0,0
Hungary 1,7 2,3 0,1 0,0

Leggere e interpretare i dati attuali della Covid-19

In numerosi post precedenti abbiamo discusso della recente evoluzione della pandemia di Covid-19 che mostra, anche a livello europeo, segni di ripresa della circolazione del virus legati principalmente alla presenza di focolai più o meno circoscritti. Di fronte ai dati oggettivi legati all’incidenza dei nuovi casi di contagio, troviamo una vasta gamma di interpretazioni. Si passa da chi ha dichiarato che siamo di fronte a nuovi contagi che tuttavia non sarebbero nuovi malati, fino ai più allarmisti che si spingono a ipotizzare nuove forme di lockdown. Di fronte a questi atteggiamenti divergenti, i cittadini sono spesso disorientati. A queste oggettive difficoltà si sommano le strumentalizzazioni della politica che talvolta aggiungono confusione a confusione.

Sovente sentiamo confrontare i numeri attuali con quelli registrati nei mesi scorsi. Non sempre è possibile fare confronti pienamene significativi. Da febbraio ad oggi sono cambiate tante cose e, prima di confrontare dati corrispondenti a periodi diversi occorre cercare di capire meglio cosa sia effetivamente accaduto. Le considerazioni riportate qui sotto sono state in parte anticipate in post precedenti. Qui ho cercato di riprenderle in modo un po’ più completo.

In particolare potrà essere utile ricordare che:
  1. Rispetto all’inizio dell’epidemia è significativamente migliorata (certamente in Italia, ma anche in moltissimi altri Paesi) la capacità di fare tamponi e di fornire i risultati in tempi relativamente brevi. La situazione non è omogenea. Ad esempio, proprio in queste ore negli USA è scoppiata una polemica relativa ai ritardi nella distribuzione dei risultati dei tamponi, parametro essenziale soprattutto quando si devono individuare ed isolare specifici focolai. Comunque il fatto di fare molti più tamponi ha portato ad un cambiamento sostanziale dello scenario rispetto all’inizio dell’epidemia quando i tamponi si facevano solo a coloro che manifestavano sintomi gravi. I numeri assoluti degli attuali contagi non possono essere confrontati con i dati di 4-5 mesi fa che di fatto escludevano non solo gli asintomatici, ma anche l’ampio spettro di malati che manifestavano sintomi non particolarmente gravi.
  2. Spesso si sente ripetere che oggi si è sensibilmente abbassata l’età media dei contagiati e che i nuovi contagi riguarderebbero principalmente persone giovani ed in buone condizioni generali di salute. I dati ufficiali dei nuovi contagi confermano questa affermazione. Parte di questo effetto potrebbe essere stato indotto dall’aumento dei tamponi che hanno permesso di individuare, come scritto sopra, asintomatici e pauci-sintomatici che mesi fa sfuggivano quasi completamente alle rilevazioni. C’è però anche un’altra spiegazione possibile: finite le rigide condizioni di lockdown la parte più giovane della popolazione ha ripreso stili di vita pre-Covid tralasciando qualsiasi misura di prevenzione. Le persone più anziane e fragili probabilmente hanno mantenuto atteggiamenti più prudenti e cercano di ridurre i rischi di esposizione al contagio. Probabilmente ambedue le spiegazioni hanno una qualche base di verità, anche se è oggettivamente difficile capire quale dei due effetti sia preponderante.
  3. I dati attuali relativi a ricoveri e decessi devono essere interpretati considerando non solo la diversa composizione per classi d'età dei contagiati, ma anche i miglioramenti che in questi mesi sono stati registrati dal punto di vista del trattamento medico dei malati di Covid-19. Non c'è ancora una cura od un vaccino che possano essere ritenuti risolutivi, ma nel corso di questi mesi è cresciuta enormemente la conoscenza della malattia e delle sue più pericolose complicanze. Ci aspettiamo che, a parità di contagio e di stato generale del paziente, questi miglioramenti abbiano portato ad una riduzione dei tempi medi di ricovero e della letalità.
  4. Per quanto riguarda i ricoveri, specialmente nei Paesi come l'Italia dove l'emergenza sanitaria Covid-19 è ormai solo un brutto ricordo, potrebbero essere cambiati i criteri di ricovero dei pazienti. In altre parole, potrebbero essere ricoverati in ospedale anche pazienti non particolarmente gravi che a febbraio-aprile non sarebbero stati certamente ricoverati. Questa considerazione non vale ovviamente per i Paesi dove la pandemia si trova attualmente in fase acuta.
  5. Un altro effetto certamente rilevante soprattutto per le zone che sono state più colpite dalla fase iniziale dell'epidemia (ad esempio, il Nord Italia) è legato al cosiddetto effetto harvesting (raccolto). Il termine viene utilizzato per spiegare l’andamento ad ondate delle epidemie, soprattutto per quanto riguarda i casi più gravi. Nel periodo febbraio-aprile il Nord-Italia ha registrato un evidente eccesso di mortalità dovuto all’epidemia di Covid-19. Molte (ma non tutte) delle persone che hanno perso la vita erano anziani in condizioni generali di salute già abbastanza compromesse. Dove la circolazione del virus è stata più elevata c’è stato un tragico “raccolto” di vite umane e quello che è successo in numerose RSA del Trentino è un tipico esempio di questo effetto. Con la scomparsa delle persone più fragili il “raccolto” dell’epidemia si è sostanzialmente esaurito, ma potrebbe riprendere tra qualche mese perché nel frattempo le persone continueranno ad invecchiare e ad ammalarsi di altre patologie che le renderanno più esposte ai futuri danni della Covid-19. Il fatto che adesso i decessi da Covid-19 si siano drasticamente ridotti è un dato oggettivo e positivo. Tuttavia non è detto che sia un dato destinato a durare nel tempo.

In conclusione, almeno in Italia, abbiamo registrato fino ad oggi una moderata risalita della circolazione del virus, in parte legata ai numerosi focolai importati dall’estero ed in parte legata ad attività di screening che in passato non si facevano (ad esempio, quelle su particolari settori dell'industria e dei servizi come la logistica o sulle comunità di migranti che vivono da anni in Italia, spesso in condizioni abitative molto congestionate). L’età media dei nuovi contagiati è sensibilmente ridotta rispetto a 3-5 mesi fa, mentre i dati dei ricoveri ospedalieri non mostrano, almeno fino ad oggi, indicazioni di una crescita. Nel corso delle ultime due settimane i ricoveri sembrano essere più o meno stabili, mentre il dato dei decessi è ancora leggermente in calo. Se osserviamo altre realtà vicine a noi, la situazione italiana è senz’altro tra le migliori a livello europeo. Tuttavia proprio tenendo conto dell’andamento generale della pandemia, è opportuno non abbassare la guardia e monitorare l’andamento dell’epidemia italiana con grande attenzione. Senza isterie e senza inutili allarmismi, ma anche con la necessaria prudenza. Come ci ha autorevolmente ricordato oggi il Presidente Mattarella “Libertà non è far ammalare gli altri!

giovedì 30 luglio 2020

Qualcuno faccia vedere al prof. Zangrillo i dati sui decessi in Florida

"Voce dal sen fuggita
Poi richiamar non vale;
Non si trattien lo strale
Quando dall'arco uscì"

(Pietro Metastasio)


La televisione talvolta fa brutti scherzi. Di fronte ad una telecamera anche il più compassato e serio professionista, talvolta viene preso da ansia di protagonismo. Succede così che qualche volta, preso dal desiderio di apparire, magari in contrapposizione rispetto a qualche altro collega, anche uno stimato clinico come il prof. Zangrillo si lanci in affermazioni apparentemente apodittiche, ma in realtà alquanto discutibili.

Lo scorso 28 giugno, a proposito dell'ondata di nuovi contagi che si incominciava a registrare in  Florida, il prof. Zangrillo affermò con molta sicurezza "... In Florida c'è stata un'esplosione di infezione, quindi di soggetti infettati ma non malati ...".

A un mese di distanza può essere interessante vedere come è evoluta la situazione dei decessi da Covid-19 in Florida. Un numero crescente di quei "soggetti infettati, ma non malati" nel frattempo è deceduto. Difficile fare confronti tra quanto succede adesso e quanto succedeva ad aprile. Nel frattempo sono cambiate molte cose. Comunque non si può certo affermare che di Covid-19 non si muoia più.

Tratto da: https://www.nytimes.com/interactive/2020/us/florida-coronavirus-cases.html

martedì 28 luglio 2020

Se Israele fa scendere in campo l'esercito

Mentre un Italia, l'inedita formazione dei "tre tenori" Bocelli-Sgarbi-Salvini si accalora a negare che la Covid-19 sia qualcosa a cui prestare attenzione (e forse le terapie intensive sature di malati di Covid-19 non sono mai esistite!), Israele si trova ad affrontare una seconda ondata dell'epidemia che ormai ha raggiunto livelli più alti della prima. Eppure anche in Israele sembrava che tutto fosse finito.

Gli ultimi dati sono molto chiari:

 Decessi da Covid-19 (figura superiore) e  nuovi contagi giornalieri (figura inferiore) registrati in Israele dall'inizio della pandemia fino ad oggi. Tratto da: https://statistichecoronavirus.it/statistiche-coronavirus-israele/
 
La curva dei decessi ci fa capire come non abbia molto senso parlare di un virus ormai indebolito. Anche se il virus è conosciuto molto meglio rispetto ad inizio anno e pur in presenza di notevoli progressi nei metodi di cura, la letalità è ancora alta, pur essendo minore rispetto a inizio primavera. I dati di Israele sono inoltre la prova provata che il caldo estivo non è - di per sé - risolutivo per eliminare i rischi del contagio. Evidentemente non è bastata la decisione presa a inizio luglio di adottare per il tracciamento dei contagi i sistemi dell'Agenzia di sicurezza interna, solitamente impiegati per tracciare i terroristi.

Di fronte a questa situazione drammatica Israele ha deciso di fare una scelta ancora più drastica, spostando il potere decisionale sulle misure di contenimento dell'epidemia dalle autorità sanitarie a quelle militari. Un soluzione estrema anche per un Paese come Israele abituato a prendere decisioni forti.

Nuovi e vecchi farmaci antivirali per curare la Covid-19

Fin dal primo momento in cui è apparsa la pandemia di Covid-19 è scattata la corsa ad individuare farmaci adatti per la cura. Ad inizio anno le conoscenze sulla nuova malattia erano ancora piuttosto scarse e nei primi mesi sono stati fatti molti tentativi, non sempre coronati da successo. Con il passare del tempo, le conoscenze scientifiche si sono affinate e, anche se non c'è al momento un farmaco che si sia rivelato completamente risolutivo, qualche segnale positivo incomincia ad emergere. Va detto innanzitutto che ci sono due categorie di farmaci; quelli che limitano le complicanze legate alla malattia e quelli che combattono direttamente il virus. Lo scorso 24 luglio  su Nature è apparso un interessante articolo in cui si fa il punto della situazione, con particolare riferiemnto ai farmaci antivirali. Lo studio è basato su una combinazione di valutazioni bioinformatiche e di esperimenti di laboratorio. Il risultato è stata l'individuazione di una serie di molecole potenzialmente attive per combattere il SARS-CoV-2. Le più interessante sono quelle che già sono utilizzate (o sono in fase avanzata di sperimentazione) per la cura di altre malattie. Il principale vantaggio è costituito dal fatto che per queste molecole si conoscono già le principali contro-indicazioni e quindi il passaggio alla sperimentazione clinica è più veloce e sicuro.

L'articolo lo potete trovare qui: Riva, L., Yuan, S., Yin, X. et al. "Discovery of SARS-CoV-2 antiviral drugs through large-scale compound repurposing". Nature (2020). https://www.nature.com/articles/s41586-020-2577-1

Il quadro complessivo che emerge è quello di un progressivo miglioramento delle strategie farmacologiche atte a contrastare la Covid-19. La tendenza che sembra essere delineata potrebbe portare all'utilizzo di un cocktail di farmaci, così come è stato fatto con successo nel caso di altre malattie. 

Al momento, non sappiamo quale soluzione si dimosterà vincente tra vaccino, anticorpi artificiali o farmaci antivirali. Probabilmente ancora per molti mesi nessuna di queste soluzioni potrà essere risolutiva, ma la tendenza generale è comunque positiva e ci fa ben sperare per il futuro.

lunedì 27 luglio 2020

Le fughe di M49 e la Covid-19

Tratto da L'Adige

La notizia del giorno è la nuova fuga di M49 dal recinto del Casteller. M49 detto Papillon (mai soprannome fu più appropriato), benché sedato e privato dei suoi preziosi gioielli, avrebbe trovato la forza di scardinare il recinto di rete metallica elettro-saldata ed è scappato nei suoi amati boschi. La notizia è stata diffusa da un affranto Governatore che nell’occasione è apparso con quel suo tipico sguardo da “cascato dal pero” a cui ci aveva abituati durante le conferenze Covid, sempre in affanno di fronte ai problemi, mai capace di prevenirli. A quanto pare in Trentino non siamo più capaci di fare i recinti per gli orsi: eppure basterebbe andare in Val di Non e chiedere come si fa.

Benché gran parte dell’Italia ormai faccia il tifo per il fuggitivo Papillon, temo che questa volta la sua fuga sarà breve. Infatti l’orso ha un radio-collare che ne segnala la posizione. Anche se non ha scaricato l’app Immuni, Papillon sarà probabilmente l’unico essere vivente tracciato in Italia durante questa strana estate.

Che fare si domandano affannati il Governatore pro-tempore ed i suoi più stretti collaboratori. Un’idea ci sarebbe e l’ha espressa con la consueta capacità di sintesi il Consigliere Alessandro Savoi: “spariamogli!”. L’idea è chiara – non c’è che dire – e anche piuttosto risolutiva. Se un problema non riesci a risolverlo, eliminalo! Una vera e propria perla del pensiero populista che si illude di trovare soluzioni rapide e semplici a problemi complessi. Tutto sommato la soluzione è facilmente praticabile, basta aspettarlo domani mattina all’alba e sparargli prima che si rimetta a girovagare per il Trentino. E chi se ne frega se gli animalisti si arrabbieranno.

Forse sarebbe il caso che qualcuno spiegasse al Consigliere Savoi che l’esecuzione capitale del povero Papillon avrebbe ricadute devastanti sull’immagine del Trentino. Già di errori ne abbiamo fatti a raffica. Tra l’altro venerdì prossimo l’Istituto Superiore di Sanità nel suo rapporto settimanale sull’evoluzione dell’epidemia di Covid-19 certificherà il Trentino come il territorio a più alto tasso di nuovi contagi in Italia. Ve li immaginate voi i giornali nazionali che potranno maramaldeggiare sui trentini invasi dal virus e cacciatori di orsi? Forse è meglio pensarci un po’ prima di prendere decisioni affrettate. Il problema è oggettivamente complesso e non ha soluzioni semplici. Lo capirebbe anche un casalingo di Borghetto!

sabato 25 luglio 2020

Come vanno i ricoveri dei pazienti Covid-19?

Vediamo il consueto aggiornamento settimanale dei ricoveri ospedalieri di pazienti affetti dalla Covid-19. La tendenza complessiva del mese di luglio è mostrata nella figura seguente:
Fonte dati: Protezione Civile Nazionale. La linea rossa è un fit lineare ai dati delle due prime settimane di luglio e mette in evidenza come, nella seconda metà di luglio ci sia stata una sostanziale stabilizzazione del numero delle persone ricoverate.

L'andamento mostra, almeno per le prime due settimane di luglio, una lieve decrescita, percentualmente molto meno accentuata rispetto a quanto visto nel precedente mese di giugno. Nella seconda metà di luglio il numero delle persone ricoverate si è sostanzialmente stabilizzato  e  oscilla poco sotto quota 800. Ricordiamo inoltre che dal 1 al 26 luglio sono stati registrati 340 decessi a causa della Covid-19. Non è detto che tutte queste persone fossero ricoverate in ospedale, ma è plausibile che ciò sia vero per una parte significativa dei decessi. Se sommiamo al numero dei ricoverati al 26 luglio i decessi avvenuti a partire dal 1 luglio ad oggi torniamo più o meno al valore dei ricoverati di inizio mese. Questo vorrebbe dire che le persone dimesse sono state sostanzialmente sostituite da nuovi ricoveri legati ai contagi più recenti. Si tratta ovviamente di una ipotesi da verificare. io non dispongo dei dati di dettaglio necessari per fare la verifica, ma le informazioni sono certamente note al Ministero della Salute.

Nella valutazione dei dati, è ragionevole supporre che ormai sia in esaurimento la coda dei pazienti ricoverati durante la fase acuta dell'epidemia. Sono passati tre mesi dal momento in cui i ricoveri hanno raggiunto il loro valore apicale e, a parte casi molto particolari, non ci dovrebbero essere effetti di trascinamento tali da incidere sensibilmente sul numero delle persone che risultano ricoverate a luglio.

Come riportato nel suo rapporto settimanale dall'ISS, in questo periodo è notevolmente scesa l'età media dei contagiati (mediana pari a circa 40 anni, 20 anni di meno rispetto ai valori di inizio epidemia). Va detto che ad inizio epidemia i casi di asintomatici o pauci-sintomatici (tipicamente associati a persone più giovani e in buone condizioni generali di salute) venivano raramente identificati. Questo ha portato certamente a sovrastimare il valore della mediana dell'età dei contagiati. Oggi, soprattutto quando si circoscrivono specifici focolai, i potenziali contagiati vengono sottoposti a tampone in gran numero, anche se sono asintomatici. Quindi il confronto tra ciò che accade oggi e quanto accadeva da fine febbraio fino ad almeno metà aprile non è sempre facile.

Un altro elemento da considerare è quello legato ai possibili cambiamenti intervenuti a livello dei criteri adottati per decidere il ricovero dei pazienti. Talvolta si ha a che fare con focolai che riguardano cittadini stranieri di modestissime condizioni economiche che vivono in condizione di forte promiscuità o sono addirittura senza fissa dimora. Per molti di loro è molto difficile pensare ad un isolamento domiciliare. In tal caso è presumibile che alcuni ricoveri siano stati decisi anche al fine di evitare che persone potenzialmente contagiose girassero senza controllo diffondendo il virus.

In conclusione, il numero dei nuovi contagi è più o meno stabile, ma i contagiati sono mediamente più giovani. Questo dovrebbe portare ad una riduzione significtaiva dei ricoveri. Se, come ricordato sopra, fossero nel frattempo aumentati i ricoveri per così dire "cautelativi" potremmo dare una spiegazione al calo di luglio che potremmo definire "adelante, con juicio!"

Concludiamo l'aggiornamento vedendo come sono andate le cose in alcune Regioni italiane:
Notiamo che Lazio e quello che abbiamo definito "Resto d'Italia", pur in presenza di sensibili oscillazioni, sono rimasti più o meno stabili durante il mese di luglio e contano, al momento, il numero maggiore di ricoveri ospedalieri. Lombardia e Piemonte continuano, sia pure più lentamente, a scendere come avevavno fatto nelle settimane scorse. Anche il valore dei ricoveri in Emilia-Romagna mostra una lieve tendenza discendente.

Riassumendo, non c'è al momento alcun segno di ripresa del numero dei ricoveri ospedalieri di pazienti Covid-19 e questo è un fatto positivo. La lieve discesa del dato nazionale dei ricoveri osservata a luglio coincide, più o meno con il numero dei decessi registrati durante lo stesso periodo di tempo. Siamo quindi in una sorta di "situazione stazionaria" che speriamo possa rapidamente evolvere puntando più decisamente verso il basso.

Segnalazione: 10 cose che abbiamo imparato sulla Covid-19

Vi segnalo un interessante articolo scritto da tre eminenti scienziati italiani in cui si fa il punto sulle conoscenze fin qui acquisite a proposito della Covid-19. L'articolo è apparso su Intensive Care Medicine e lo potete trovare a questo link:

Cecconi, M., Forni, G. & Mantovani, A. "Ten things we learned about COVID-19". Intensive Care Med 46, 1590–1593 (2020). DOI: 10.1007/s00134-020-06140-0

Chi volesse leggere una interessante sintesi dell'articolo, scritta in italiano, la può trovare qui.

Rispetto alle discussioni talvolta un po' superficiali a cui ci hanno abituato i salotti televisivi, l'articolo affronta l'argomento con la competenza, la serietà e la prudenza necessarie per garantire un solido approccio scientifico.