I virus, lo sappiamo, non si riproducono per via sessuale e quindi non ha molto senso porsi la domanda se Covid-19 sia maschio o femmina. Ma la lingua italiana ha le sue regole e un genere lo deve attribuire a qualsiasi nome, anche a quello di un virus. Per fortuna abbiamo l'Accademia della Crusca che con encomiabile solerzia si è preoccupata di risolvere (forse) la questione. Scrivo "forse" perché la regola è di per sé chiara, ma non lo è altrettanto la sua applicazione.
In pratica bisogna partire dl fatto che Covid è un acronimo generato dalle parole COrona VIrus Desease. La prima cosa da notare è che nell'uso comune - io per primo - tendiamo a confondere il virus (il cui nome è SARS-CoV-2) con la malattia che esso genera e Covid-19 è appunto il nome della malattia piuttosto che quello del virus. Per decidere il genere di Covid-19 bisogna tradurre la parola desease in italiano.
Fin qui tutto chiaro. Purtroppo desease può essere tradotto come "malattia" (genere femminile), ma anche come "morbo" (genere maschile). L'Accademia della Crusca suggerisce di adottare la prima scelta perché di uso più comune è quindi dovremmo scrivere la Covid-19. Ma se scrivete il Covid-19 come io ho fatto spesso in questo blog non vi affliggete. Anche il genere maschile può essere accettato. Quindi d'ora in avanti prometto di scrivere la Covid-19, ma non correggerò i post precedenti.
Chissà se il genere della Covid-19 abbia una qualche correlazione col fatto che la letalità per i maschi sia più alta rispetto a quella delle femmine. Non credo tuttavia che su questo specifico punto i suggerimenti dell'Accademia della Crusca possano essere di un qualche aiuto.
Nessun commento:
Posta un commento