lunedì 6 luglio 2020

L'OMS e le mascherine: un passo avanti e due indietro

L'Organizzazione Mondiale della Sanità ci ha ormai abituato ad una sorta di "gioco dell'oca" dove le prese di posizione sulla pandemia sono spesso contraddittorie e arrivano fatalmente in ritardo. Sappiamo che l'OMS deve mediare tra posizioni talvolta molto differenti e le sue raccomandazioni devono tener conto dei diversi contesti nazionali. Tuttavia l'atteggiamento dell'OMS rispetto alle mascherine potrebbe diventare il soggetto per un romanzo, tante e tali sono le giravolte a cui abbiamo assistito nel corso di questi ultimi mesi.

Chi segue questo blog forse ricorderà uno dei primi post in cui si discuteva sulla distanza di sicurezza e sull'uso eventuale delle mascherine. Già allora era chiaro come particelle di piccole dimensioni (inferiori a pochi micron) potessero veicolare il virus nell'atmosfera sotto forma di aerosol. Certamente il contatto con grosse gocce di saliva è il metodo più efficace per trasferire il virus, ma anche gli aerosol dispersi nell'aria potevano essere un canale di trasmissione potenzialmente attivo. A quel tempo si discuteva se bastasse mantenere le distanze di sicurezza o se fosse raccomandabile indossare anche le mascherine (che allora erano un bene quasi introvabile). Inizialmente l'OMS sosteneva che le mascherine fossero necessarie solo per chi rimaneva per lungo tempo a contatto con i malati e che fossero sostanzialmente inutili per tutti gli altri. Poi finalmente le mascherine sono arrivate e sono diventate di uso comune. Adesso molti le stanno buttando via, convinti che siano inutili e che il virus sia clinicamente morto. 

Paradossalmente, proprio in questi giorni un gruppo di 239 esperti ha sottoposto all'OMS un articolo (anticipato dal New York Times) in cui si raccomanda un uso più intensivo delle mascherine nei locali chiusi, specie dove non c'è un elevato ricambio d'aria. L'articolo è in corso di pubblicazione su Clinical Infectious Deseases. La motivazione è proprio quella di ridurre il rischio di trasferimento del contagio via aerosol. Almeno nel nostro emisfero, la stagione estiva rende meno critica la situazione, ma quando a settembre riapriranno le scuole e le altre attività al chiuso il problema si potrà riproporre anche per noi. In particolare, quando dovremo accendere i riscaldamenti e tenere le finestre chiuse, sarà difficile assicurare un adeguato ricambio d'aria.

Nel frattempo, l'OMS ha tutto il tempo necessario per meditare sulla questione e per cambiare, eventualmente, le sue raccomandazioni.

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