Prosegue, sempre più preoccupante la circolazione del SARS-CoV-2 negli Stati Uniti. Ieri sono stati registrati un migliaio di decessi da Covid-19, un dato che non si vedeva da fine maggio (a parte un picco anomalo registrato lo scorso 25 giugno a causa della registrazione, in un singolo giornno, dei decessi avvenuti nel New Jersey nei mesi precedenti). Il grafico aggiornato lo trovate qui sotto:
Tratto da: https://covidtracking.com/data |
La forte risalita dei contagi è iniziata dopo la prima settimana di giugno. Con una settimana circa di ritardo sono iniziati a risalire i ricoveri. Il dato dei decessi, a parte il gradino anomalo legato al già citato inserimento dello scorso 25 giugno, mostra una crescita, che - aldilà delle forti scillazioni giornaliere - si può collocare a inizio luglio.
Se passiamo alla distribuzione geografica dell'epidemia vediamo che le zone color mattone o marrone scuro coprono la maggioranza del Paese. Solo la parte nord orientale degli Stati Uniti (quella più colpita dalla fase inziale dell'epidemia) si trova in condizioni di epidemia sotto controllo. Rispetto ad una settimana fa, le zone marrone scuro (epidemia in forte espansione) non riguardano solo a fascia sud degli Stati Uniti, ma anche numerosi altri Stati.
Tratto da: https://www.covidexitstrategy.org/ |
Difficile trarre conclusioni o, peggio ancora, fare previsioni per le prossime settimane. Secondo notizie di stampa, il peggioramento della situazione avrebbe convinto anche gli esponenti politici più schierati sul fronte negazionista a cambiare atteggiamento, attivando misure elementari di prevenzione come l'ultilizzo delle mascherine nei luoghi di maggiore assembramento. Purtroppo questo è per gli USA un anno di elezioni presidenziali e l'epidemia è ormai diventata argomento di feroce scontro politico. Una situazione che non aiuta a trovare soluzioni efficaci e largamente condivise.
Chi sperava che l'estate o il virus "depotenziato" risolvessero la situazione è stato deluso. L'impatto di questa situazione sarà importante non solo per gli Stati Uniti, ma per tutti i Paesi - Italia inclusa - che con gli Stati Uniti intrattengono scambi di natura economica, politica e culturale di grande rilevanza.
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