domenica 21 agosto 2022

Questo blog prosegue su un altro sito ...

Come già annunciato, questo blog dedicato alla pandemia non sarà più aggiornato, ma proseguirà nel sito "I numeri della pandemia" che fa parte di un blog più ampio che si chiama "I numeri di Davide Bassi". Accanto alla sezione dedicata alla pandemia, ne ho aggiunta un'altra dedicata ai temi dell'energia e del riscaldamento globale.

In occasione delle ormai imminenti elezioni politiche 2022 potrete trovare anche una sezione del nuovo blog nella quale commenterò i programmi elettorali presentati dai principali partiti, con particolare riferimento ai temi dell'energia e del riscaldamento globale.

Colgo l'occasione per ringraziare i lettori e le lettrici che hanno scaricato quasi mezzo milione di pagine da questo blog, nato quasi per caso nel marzo 2020 quando la pandemia fece la sua prima apparizione in Italia. Spero di ritrovarvi nel mio nuovo blog dbassi.it.


sabato 6 agosto 2022

Aggiornamento sulla pandemia: finalmente tutti gli indicatori sono in calo

Dopo molte settimane durante le quali abbiamo assistito ad una inaspettata e forte ondata di contagi estivi, tutti gli indicatori pandemici – incluso quello relativo ai decessi – mostrano che il picco pandemico si sta esaurendo. Speriamo di poterci godere il resto dell’estate senza troppe preoccupazioni e poi – in autunno – vedremo cosa succederà.

Quasi 3 anni di pandemia ci hanno insegnato che il virus ha un andamento difficilmente prevedibile e che la comparsa di nuovi ceppi virali può portare a rapidi cambi di fronte dell’andamento pandemico.

Quando, alla fine del 2019, il primo ceppo di SARS_CoV_2 comparve a Wuhan, gli epidemiologi stimarono che avesse un indice di trasmissione intrinseco R0 compreso tra 2,5 e 3. Ricordo che R0 è il numero medio dei nuovi contagi provocati da ogni positivo, in assenza di protezioni e di anticorpi tra le persone esposte. Il ceppo attuale (Omicron WA.5) avrebbe un valore di R0 maggiore o uguale a 15: in pratica si tratterebbe di uno dei virus più contagiosi che abbia mai colpito la specie umana.

Difficile (ma non del tutto impossibile) che da qui all’autunno possa comparire una nuova variante di SARS-CoV-2 che abbia un valore di R0 ancora più alto, ma potrebbe avere così tante mutazioni da riuscire ad aggirare quasi completamente le difese immunitarie che ormai sono presenti in gran parte della popolazione mondiale (grazie ai vaccini ed ai contagi pregressi).

Ciò che succederà in autunno – almeno per il momento – non lo possiamo prevedere. L’ipotesi più ottimistica (ma non sarebbe la prima volta che viene fatta e che non si avvera) è che ormai la pandemia abbia imboccato con decisione la fase calante e che le prossime ondate pandemiche saranno sempre più deboli. L’ipotesi più pessimistica è che il virus muti così tanto da comportarsi – di fatto – come se fosse un vero e proprio nuovo virus, completamente sconosciuto dalle difese immunitarie presenti nella popolazione.

Molto dipenderà anche dai vaccini che saranno disponibili in autunno per la campagna di vaccinazione abbinata influenza/Covid 19. Per gli anziani e le persone più fragili tali vaccini possono fare la differenza rispetto alle conseguenze di un eventuale contagio. Si spera anche che da qui all’autunno le Autorità sanitarie riescano finalmente a mettere a punto un meccanismo di somministrazione precoce del Paxlovid per tutti coloro che ne possono trarre beneficio.

Nel frattempo, consoliamoci guardando i dati delle ultime 2 settimane che – come anticipavo nel titolo di questo post – mostrano tutti una tendenza verso il miglioramento.

Nuovi contagi Covid giornalieri registrati ufficialmente in Italia. I valori sono mediati su base settimanale. L’ultimo massimo nell’andamento dei contagi è stato registrato durante la seconda settimana dello scorso mese di luglio. Elaborato su dati della Protezione Civile Nazionale
Variazione percentuale del numero di posti letto occupati nei reparti Covid degli ospedali italiani (somma di tutti i reparti). Dopo il timido calo registrato a fine luglio, l’ultima settimana ha segnato un calo piuttosto deciso del numero di posti letto occupati. Elaborato su dati della Protezione Civile Nazionale
Nuovi ricoveri settimanali nei reparti Covid di terapia intensiva. Il dato è normalizzato rispetto ad un campione di 100 mila abitanti. L’ellisse di colore rosso indica l’andamento dei ricoveri in corrispondenza dell’ultima ondata pandemica. Elaborato su dati della Protezione Civile Nazionale
Decessi Covid settimanali registrati in Italia. Il dato è normalizzato rispetto ad un campione di 100 mila abitanti. Durante l’ultima settimana anche questo indicatore mostra finalmente un calo. Elaborato su dati della Protezione Civile Nazionale

Il prossimo aggiornamento sull’andamento della pandemia di Covid-19 dovrebbe uscire all’inizio del mese di settembre nel NUOVO SITO dbassi.it (sperando che l’ondata si esaurisca senza colpi di coda!).

giovedì 28 luglio 2022

Nuovo lockdown a Wuhan, dove tutto è cominciato

 Questo post è disponibile anche nel mio nuovo blog dbassi.it

Nel corso degli ultimi giorni sono arrivate diverse notizie che riguardano Wuhan e la pandemia di Covid-19. La prestigiosa rivista Science ha pubblicato 2 studi condotti da gruppi di ricerca internazionali che, dopo una approfondita analisi di tutti i dati disponibili, hanno concluso che l’origine della pandemia è legata a 2 distinti episodi di spillover (passaggio virale tra specie diverse) avvenuti nella città di Wuhan. I 2 lavori li potete trovare qui:

  1. J.E. Pekar et al.,”The molecular epidemiology of multiple zoonotic origins of SARS-CoV-2″, Science (2022) abp8337, DOI:10.1126/science.abp8337.
  2. M.Worobey et al., “The Huanan Seafood Wholesale Market in Wuhan was the early epicenter of the COVID-19 pandemic”, Science (2022) abp8715, DOI: 10.1126/science.abp8715.

Il contenuto dei 2 lavori erano stato anticipato da Nature nel febbraio scorso, al momento in cui le pubblicazioni erano state rese disponibili sotto forma di pre-print, prima di essere sottoposte alla revisione di referee indipendenti. La pubblicazione su Science dei 2 lavori costituisce un punto fermo e rende decisamente poco credibili le diverse ipotesi fatte sull’ipotetica fuga del virus da un laboratorio cinese.

Assodata l’origine della pandemia, dopo oltre 2 anni e mezzo dal suo inizio è giunta notizia che 1 milione di abitanti di Wuhan sono stati messi in condizione di rigido lockdown a seguito della scoperta di 4 casi di contagi asintomatici legati al virus Omicron BA.5. La notizia ha fatto scalpore anche perché ormai, in gran parte degli altri Paesi, l’approccio alla Covid-19 sembra ispirarsi al motto “disperdetevi e contagiatevi“.

Un approccio basato su rigidi lockdown aveva senso nelle fasi iniziali della pandemia, quando c’era ancora qualche speranza di circoscrivere la diffusione del virus e quando mancavano vaccini e cure in grado di limitare i danni sanitari della (allora) sconosciuta malattia. Oggi i lockdown possono essere utilizzati come arma estrema quando il livello dei contagi è così alto da mettere a repentaglio la funzionalità degli ospedali. Ma mettere in lockdown 1 milione di persone a causa della presenza di 4 contagi asintomatici sembra veramente una esagerazione.

Sappiamo che le notizie che arrivano dalla Cina sono sottoposte ad una rigida censura e spesso vengono edulcorate per obbedire alle indicazioni del regime. Non è dato sapere se i contagi siano solo 4 oppure molti di più. Sta di fatto che, durante questi primi 7 mesi del 2022, la Cina è stata sottoposta ad una serie di rigidi lockdown ispirati a quella che il regime cinese definisce la politica del “contagio zero“.

Per rendersi conto della severità di questi interventi basta ricordare che, per la prima volta da quando vengono fatte statistiche ufficiali sull’economia cinese, il prodotto interno lordo cinese del primo semestre 2022 è rimasto sostanzialmente in linea con quello dell’anno precedente. Un risultato incredibile per l’economia del Dragone che ci aveva abituati ad una crescita tumultuosa.

Oggi la situazione è molto diversa rispetto a quella di 2 anni e mezzo fa, ma la Cina continua imperterrita con i suoi metodi iniziali, costringendo milioni di obbedienti cittadini a fortissime limitazioni. Molti osservatori sostengono che la strategia cinese non sia frutto di una scelta sanitaria, ma sia legata soprattutto a scelte politiche, fortemente condizionate dal Congresso d’autunno che dovrebbe confermare il terzo mandato di Xi Jinping.

mercoledì 27 luglio 2022

Segnalazione: EMA avvia la procedura per valutare un nuovo farmaco che potrebbe ridurre la mortalità in alcuni casi di Covid-19

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L’Agenzia europea per il farmaco (EMA) ha annunciato di aver avviato la procedura di revisione per valutare l’utilizzo di un nuovo farmaco chiamato Sabizabulin (il farmaco è stato sviluppato recentemente per applicazioni in campo oncologico) che potrebbe essere utile per trattare pazienti Covid già ospedalizzati a grave rischio di soffrire della sindrome da distress respiratorio acuto (nota anche con l’acronimo inglese ARDS) e di morire.

Aldilà degli aspetti che riguardano questo specifico farmaco, la notizia è interessante perché – per la prima volta – EMA ha avviato la revisione di un nuovo farmaco seguendo le procedure previste dall’articolo 18 del nuovo regolamento europeo che ha ampliato il ruolo di EMA durante le emergenze di salute pubblica.

Dopo la decisione presa dall’EMA, i singoli Paesi europei possono (se lo ritengono opportuno) autorizzare l’utilizzo provvisorio del Sabizabulin per il trattamento di alcune categorie di pazienti Covid.

Quanto al farmaco, si tratta di un prodotto recentissimo che – come ricordato precedentemente – è stato inizialmente sviluppato e sperimentato per applicazioni oncologiche. Sono già stati fatti studi – sia pure dimensionalmente limitati – dove il Sabizabulin è stato utilizzato per trattare pazienti affetti da Covid-19. Lo studio è stato effettuato seguendo un protocollo “randomizzato” (i pazienti sono stati assegnati a caso al gruppo del placebo o a quello del farmaco).

La sperimentazione ha riguardato pazienti affetti da Covid-19 già ospedalizzati, selezionati tra coloro che – sulla base di determinati parametri clinici – risultavano ad elevata probabilità di soffrire dell’ARDS e di morire. I risultati sono stati pubblicati da K. G. Barnette et al. su NEJM Evidence.

La figura, tratta dal lavoro pubblicato da K. G. Barnette et al. su NEJM Evidence, mostra l’andamento dei decessi per 2 campioni di pazienti Covid con caratteristiche simili (tutti già ricoverati in ospedale e a grave rischio di decesso a causa ARDS)

Si nota che i pazienti trattati con Sabizabulin (linea blu) hanno registrato una probabilità di decesso che è stata pari a circa la metà rispetto ai pazienti che avevano ricevuto il placebo (linea ocra). La differenza tra le 2 curve è abbastanza netta, ma – come ricordato precedentemente – questi dati sono stati raccolti da un campione di ridotte dimensioni. Prima di poter dire qualcosa di statisticamente significativo bisognerà attendere che la sperimentazione sia ampliata.

Se questi dati fossero confermati, si tratterebbe di un miglioramento significativo perché – a differenza degli antivirali che devono essere somministrati entro pochi giorni dal contagio – il nuovo farmaco promette di funzionare anche con pazienti che si sono già aggravati e sono già dovuti ricorrere alle cure ospedaliere.

Va tuttavia ricordato che non tutti i pazienti ospedalizzati a causa della Covid-19 rientrano tra coloro che possono trarre beneficio dalla somministrazione di Sabizabulin.

lunedì 25 luglio 2022

I vaccini ad mRNA modificano il DNA?

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Recentemente nei tribunali italiani sono stati presentati numerosi ricorsi arrivati da sanitari no-vax i quali sostengono che il loro rifiuto al vaccino sarebbe giustificato dalla pericolosità dei vaccini ad mRNA (Pfizer-BioNTech e Moderna). 

In particolare i vaccini ad mRNA modificherebbero il DNA dei vaccinati e questo sarebbe dimostrato da un lavoro apparso lo scorso mese di aprile sulla rivista CIMB (M. Aldén et. al., “Intracellular reverse transcription of Pfizer BioNTech COVID-19 mRNA vaccine BNT162b2 in vitro in human liver cell line“, Curr. Issues Mol. Biol. (2022), 44, 1115–1126).

L’articolo è stato immediatamente rilanciato da vari siti no-vax che, con rinnovato entusiasmo, hanno ribadito la loro ferma contrapposizione al vaccino.

Peccato che gli stessi siti abbiano dimenticato di citare quello che gli stessi Autori scrivono nel loro lavoro: “At this stage, we do not know if DNA reverse transcribed from BNT162b2 is integrated into the cell genome. Further studies are needed to demonstrate the effect of BNT162b2 on genomic integrity, including whole genome sequencing of cells exposed to BNT162b2, as well as tissues from human subjects who received BNT162b2 vaccination“. 
 
Tradotto in italiano, gli Autori ammettono che "non sono in grado di dire se il DNA trascritto inverso dal vaccino BNT162b2 sia integrato nel genoma cellulare. Per dimostrare un eventuale effetto di BNT162b2 sull’integrità genomica bisognerebbe fare esperimenti di altro tipo“. 

L’articolo è stata accolto con molte critiche dalla comunità scientifica. Ricordo che nella ricerca scientifica la pubblicazione di un articolo non è sufficiente per dimostrare alcunché. Qualsiasi articolo deve resistere alle critiche degli altri scienziati e solo se resiste alle loro “riprovazioni” può essere preso in considerazione.

La stessa rivista CIMB, poco dopo la pubblicazione del lavoro di M. Aldén et. al., ha pubblicato un altro articolo nel quale venivano messi in evidenza i limiti e gli errori concettuali presenti nel lavoro che aveva sollevato l’entusiasmo della comunità no-vax (H. A. Merchand, “Comment on Aldén et al. intracellular reverse transcription of Pfizer BioNTech COVID-19 mRNA vaccine BNT162b2 in vitro in human liver cell line. Curr. Issues Mol. Biol. (2022), 44, 1115–1126“, Curr. Issues Mol. Biol. (2022), 44, 1661–1663.

Merchand conclude che – come tutto sommato ammettevano gli stessi Autori – l’articolo di Aldén et al. non dimostra alcunché perché è stato fatto in vitro su una particolare categoria di cellule e in condizioni non realistiche rispetto a ciò che accade in vivo. Non c’è alcuna prova che il vaccino possa intervenire sul genoma umano

Ovviamente di questo nuovo articolo non troverete traccia nei siti no-vax e nei ricorsi che arrivano ai Tribunali italiani.

venerdì 22 luglio 2022

Covid, RSA e risparmio energetico

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Le residenze per anziani sono notoriamente uno dei posti “a rischio elevato” per i possibili danni provocati dalla pandemia. L’alta concentrazione di “grandi anziani”, spesso affetti da una o più gravi patologie, rende questi luoghi particolarmente vulnerabili. Quando il virus incomincia a girare, i contagi si propagano a macchia d’olio. L’arrivo dei vaccini ha decisamente migliorato la situazione, riducendo sensibilmente la mortalità indotta dalla Covid-19, ma sappiamo che con le persone in età avanzata non sempre i vaccini funzionano al meglio.

Rimane quindi essenziale cercare di ridurre al minimo il numero dei contagi, obiettivo oggettivamente non facile da raggiungere, soprattutto nei momenti caratterizzati da una elevata circolazione virale.

Un lettore mi segnala l’intervista rilasciata dalla Direttrice di una Residenza per anziani del Trentino che, a proposito del caldo torrido delle ultime settimane e delle lamentele ricevute per il caldo patito dagli anziani ospiti dichiara: 
 
La nostra struttura è dotata di un sistema di ricambio dell’aria con raffrescamento, potenziato nelle aree comuni dai condizionatori. In questo momento l’impianto di raffrescamento non è così performante perché, a causa delle misure Covid, è necessario prendere l’aria dall’esterno visto che non è permesso riciclare quella, già più fresca, all’interno della struttura”.

Non ho dubbi che la Direttrice abbia seguito scrupolosamente le indicazioni ricevute dalle Autorità politiche e sanitarie del Trentino, ma è fin troppo banale osservare che questa è la terza estate con il Covid-19 e la stiamo affrontando con una approccio di emergenza simile a quello dell’estate 2020. Senza dimenticare che un problema simile si porrà quest’inverno quando al posto dell'aria condizionata dovremo attivare il riscaldamento.

Cambiare completamente aria per non riciclarne almeno una parte è una soluzione che funziona dal punto di vista sanitario, ma produce un enorme spreco energetico. A parte le ricadute ambientali, il recente forte aumento dei costi energetici produrrà un extra-costo che andrà pesantemente ad incidere sui bilanci delle Residenze per anziani. Analoghi ragionamenti si possono fare per gli edifici adibiti a Scuole o Uffici pubblici e a tutte quelle altre strutture i cui costi di gestione vanno a gravare – direttamente o indirettamente – sul bilancio pubblico.

Eppure le soluzioni tecniche per ridurre questi sprechi esistono e sono ben collaudate. Si possono dotare gli impianti di ricircolo dell’aria di sistemi di sanificazione che abbattono virus e batteri, oppure si possono introdurre degli scambiatori di calore che consentono di trasferire energia tra l’aria che viene emessa nell’atmosfera e l'aria fresca entrante, in modo da ridurre drasticamente gli sprechi energetici.

Sono passati 2 anni e mezzo dall’inizio della pandemia ed è stato fatto molto poco per migliorare la situazione. Operiamo con le norme di emergenza attivate all’inizio della pandemia e non si è pensato di programmare per tempo gli interventi tecnici che – aldilà del rischio Covid – avrebbero comunque migliorato la sicurezza sanitaria delle strutture, riducendo anche i costi di gestione.

Forse, con i prezzi dell’energia alle stelle, qualche burocrate si accorgerà che si poteva fare qualcosa di meglio invece di limitarsi a procedere “a vista” secondo una logica emergenziale.

Aggiornamento sulla pandemia: a fine luglio anche il virus va in vacanza!

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Finalmente buone notizie sull'anomalo ed intenso picco pandemico che sta caratterizzando questi caldi mesi di inizio estate 2022. Il massimo dei contagi è stato finalmente superato ed ora inizia una discesa che speriamo non sia troppo lenta. Qualcuno potrebbe ipotizzare che il calo dei contagi sia dovuto ad un aumento dei tamponi "fai-da-te" o addirittura dei positivi che non fanno il tampone. La buona notizia è che i dati sui ricoveri ospedalieri confermano il miglioramento.

Va detto - a scanso di equivoci - che la circolazione virale è ancora molto elevata, vicina al valore massimo registrato la settimana scorsa. Questo vuol dire che la probabilità di contagio, soprattutto all'interno dei locali chiusi, è ancora molto elevata e che le persone più a rischio faranno bene a utilizzare i ben noti accorgimenti atti a limitare la probabilità di contagio (oltre a fare il richiamo vaccinale consigliato).

Passiamo ora ai dati:

Andamento dei contagi giornalieri. I dati sono mediati per togliere le fluttuazioni che avvengono nel corso della settimana. Il dato dell'ultima settimana mostra finalmente un calo del numero dei contagi (almeno di quelli che sono stati regolarmente segnalati alle Autorità sanitarie)

Anche i ricoveri nei reparti Covid degli ospedali italiani mostrano di essere ormai avviati verso la discesa (la loro variazione percentuale rispetto alla settimana precedente è molto vicina a zero). Come al solito, non sappiamo quanti ricoverati appartengano alla categoria dei "positivi a loro insaputa" che vengono individuati al momento del ricovero per altre patologie e quanti siano pazienti Covid "veri". Comunque è consolante che, anche nelle terapie intensive, si sia vista una tendenza alla riduzione dei nuovi ricoveri.

Variazione percentuale - stimata su base settimanale - del numero di posti letto occupati nei reparti Covid degli ospedali italiani

Nuovi ricoveri settimanali nei reparti Covid di terapia intensiva. Il dato è normalizzato rispetto ad un campione di 100 mila abitanti. Gli ultimi dati (evidenziati con l'ellisse di colore rosso) mostrano un picco che, nel corso dell'ultima settimana, dovrebbe aver superato il suo punto di massimo (salvo conferma che potremo avere solo tra un paio di settimane)

Purtroppo - e non è una sorpresa - il dato dei decessi continua a salire. Ci vorranno tipicamente un paio di settimane prima che il calo registrato a livello di contagi si rifletta in una riduzione del numero dei decessi:

Decessi Covid settimanali, normalizzati rispetto ad un campione di 100 mila abitanti

martedì 19 luglio 2022

Annuncio: a partire dal 1 settembre questo blog si sposterà in dbassi.it

A partire dall'inizio del prossimo mese di settembre questo blog si sposterà nel sito dbassi.it (attualmente in fase di allestimento) dove, accanto al blog dedicato alla pandemia, troverà posto un nuovo blog dedicato al riscaldamento globale. Saranno ovviamente 2 blog distinti anche perché i 2 temi - pur rappresentando emergenze di questo nostro tempo - non hanno una connessione diretta.

Ambedue i blog cercheranno di affrontare temi complessi (nel senso fisico del termine) dando molta enfasi ai dati sperimentali. Ci saranno anche riferimenti ai principali argomenti che vengono affrontati a livello di dibattito scientifico, con la segnalazione di studi e pubblicazioni di particolare interesse.

Fino alla fine di agosto il nuovo blog sarà nella fase di allestimento iniziale ed i 2 siti si affiancheranno. Poi, dal 1 settembre in poi, dbassi48.blogspot.com non sarà più aggiornato e tutti i nuovi articoli appariranno solo in dbassi.it.

Il nuovo blog, oltre alla possibilità di lasciare commenti pubblici, conterrà anche una sezione per inviare messaggi privati da non pubblicare. Ringrazio fin da ora i lettori che vorranno utilizzare questa nuova sezione per mandarmi segnalazioni su nuovi argomenti da discutere, errori di carattere tipografico o suggerimenti su modifiche da apportare ai testi pubblicati per renderli più chiari.

martedì 12 luglio 2022

Dobbiamo proteggerci di più oppure è meglio lasciar correre il virus? Chi ha ragione?

In queste calde giornate di luglio imperversa la polemica tra “esperti” di opposte fazioni che si confrontano sulle migliori strategie da adottare per gestire al meglio l’ennesima ondata pandemica. Molto grossolanamente, ci sono due scuole di pensiero:
  1. C'è chi sostiene che l’attuale alto livello dei contagi sia il frutto del comportamento troppo disinvolto di molti che hanno abbandonato qualsiasi precauzione e non rispettano più nessuna delle regole che possono aiutarci a contenere la circolazione virale. L’attuale alta circolazione virale comporterà un aumento della pressione sulle strutture ospedaliere con grave danno per tutta la comunità, anche per chi non si ammala di Covid-19.
  2. La visione alternativa ritiene che l’alta circolazione virale registrata durante le ultime settimane non sia un grosso problema e che le misure restrittive ancora in vigore (ad esempio, la quarantena per i positivi) vadano ulteriormente allentate. In altre parole, rimarranno a casa solo coloro che stanno veramente male, esattamente come succede per la maggior parte delle altre malattie. Tutti gli altri potranno circolare liberamente. I contagi registrati in questo periodo contribuiranno ad alzare le difese immunitarie della popolazione, funzionando più o meno come la somministrazione di massa di una dose aggiuntiva di vaccino. Questo migliorerà le difese della popolazione in previsione della probabile ondata pandemica attesa per il prossimo autunno.
Di fronte a posizioni così divergenti sorge spontanea la domanda: chi ha ragione? In realtà, nessuna delle posizioni è basata su modelli scientifici rigorosi. Ad oggi non abbiamo strumenti adeguati per prevedere il futuro a medio-lungo termine della pandemia che – lo ricordo – è un fenomeno “complesso” (nel senso fisico del termine) e, in quanto tale, dipende – in modo non lineare – da una molteplicità di fattori.

Ci sono tuttavia alcuni punti fermi che ormai dovremmo avere imparato e che possono essere utili per capire quale potrebbe essere il nostro futuro rapporto con la Covid-19. Vediamone alcuni:
  • Le vaccinazioni ed i precedenti contagi hanno “allenato” il nostro sistema immunitario rispetto agli attacchi del virus SARS-CoV-2, che - a differenza di quanto accadeva all'inizio della pandemia - non è più un virus sconosciuto per la maggior parte della popolazione. Questo fatto, assieme al miglioramento (ancorché non definitivo) delle cure mediche, ha ridotto fortemente l’incidenza percentuale dei casi più gravi e dei decessi.
  • C’è chi sostiene che le varianti virali attualmente in circolazione siano più contagiose, ma molto meno aggressive rispetto al virus originale di Wuhan. La questione della aggressività del virus potrebbe essere oggetto di ampie discussioni perché non è facile fare una misura oggettiva di tale parametro. Ciò che noi vediamo è la percentuale di contagiati che sviluppano forme gravi della malattia e questa percentuale – come ricordato precedentemente - è decisamente più bassa rispetto alle fasi iniziali della pandemia. Tuttavia non sappiamo se tale differenza sia da ascrivere integralmente ad una minore aggressività del virus oppure se ci sia un contributo legato all’aumento delle difese immunitarie della popolazione. 
  •  Il problema delle (poche) persone fragili che hanno rifiutato il vaccino si è drasticamente ridotto perché - purtroppo - una parte significativa di loro è già morta (ricordo che, a parità di condizioni generali di salute, la probabilità di decesso dei non vaccinati è decisamente superiore rispetto ai vaccinati). I più fortunati sono guariti dalla Covid-19 ed in questo modo hanno acquisito un certo grado di protezione, almeno rispetto ai contagi più gravi. 
  • Nella popolazione generale le difese immunitarie acquisite grazie alle vaccinazioni o a precedenti contagi danno una protezione di brevissimo periodo (1-2 mesi) rispetto alla possibilità di contrarre un nuovo contagio. Parliamo naturalmente di un contagio anche lieve. Se osserviamo solo i contagi più gravi (quelli che comportano un ricovero ospedaliero e, in taluni casi, anche un decesso) la protezione offerta dalle vaccinazioni o dalle precedenti infezioni è più duratura (4-6 mesi e forse più). Al momento, non è chiaro se il calo osservato nel livello di protezione per i casi più gravi sia dovuto esclusivamente al naturale calo di anticorpi, oppure se ci sia anche un effetto legato alle rapide mutazioni del virus dominante.
  • A livello individuale, tutto dipende dallo stato del sistema immunitario. Ci sono persone che hanno un sistema immunitario più debole (a causa dell’età o della presenza di altre malattie) e sono a più elevato pericolo di gravi complicanze. Anche se sono state regolarmente vaccinate, queste persone non acquisiscono un livello sufficiente di protezione e, poiché non possono vivere sotto una “campana di vetro", se il virus circola molto, è più probabile che si ammalino e finiscano in ospedale.
  • Non esistono semplici misure di laboratorio atte a valutare il grado di funzionamento del sistema immunitario di un singolo individuo ed – in particolare – il tipo di risposta che è in grado di fornire in caso di contagio con SARS-CoV-2. Per tutte le persone statisticamente a rischio (anziani o giovani con particolari patologie) è comunque importante fare tutti i richiami vaccinali consigliati. In caso di contagio, devono chiedere al loro medico di famiglia di essere valutate per il trattamento precoce con farmaci antivirali. È di fondamentale importanza che tali farmaci siano somministrati al più presto possibile, prima che insorgano eventuali complicanze.
  • Al momento, il ceppo virale dominante è costituito da Omicron BA.4 e BA.5. Non è detto che durante il prossimo autunno questo sarà ancora il virus in circolazione. È probabile che appaiano nuovi ceppi virali e questo limita l’efficacia dei vaccini che non possono essere rapidamente aggiornati rispetto ai nuovi ceppi virali dominanti. La protezione indotta da un contagio estivo con BA.4 o BA.5 potrebbe rivelarsi irrilevante, almeno per quanto riguarda la protezione rispetto a qualsiasi tipo di contagio, anche non grave.
  • Per quanto riguarda i ricoveri ospedalieri, dovremmo distinguere tra coloro che sono ricoverati a causa delle complicanze generate dalla Covid-19 e le altre persone – generalmente asintomatiche o paucisintomatiche – che vanno in ospedale a causa di altre patologie e vengono scoperte positive durante i controlli fatti al momento del ricovero. Queste persone rappresentano un problema dal punto di vista organizzativo perché non possono essere tenute a contatto con i pazienti non Covid, ma la presenza del virus non rappresenta, in generale, un motivo di aggravamento delle loro condizioni di salute. Quando il virus circola molto, la frazione dei positivi trovati al momento del ricovero cresce, ma non ci sono numeri ufficiali che ci permettano di valutare quale sia la percentuale dei pazienti Covid che rientrano in tale categoria. Una stima molta grossolana ci dice che, attualmente, circa la metà dei pazienti Covid potrebbe rientrare nella categoria dai "positivi a loro insaputa", ma senza dati ufficiali è difficile valutare quale sia l’effettivo impatto della pandemia sull’occupazione degli ospedali.
Sulla base delle precedenti argomentazioni ritengo di potere affermare che, in un mondo ideale, potremmo lasciare il virus libero di circolare tra la popolazione, a patto di riuscire a proteggere adeguatamente anziani e fragili. Sono loro che rischiano la vita e che riempiono le corsie degli ospedali di pazienti Covid ad alto rischio.

A mio avviso, ci sono ampi margini di miglioramento, soprattutto per quanto riguarda il trattamento precoce con i farmaci antivirali. Poi molto dipende anche dal comportamento dei singoli individui e dalle scelte che ciascuno di noi riterrà di fare.

venerdì 8 luglio 2022

Aggiornamento sulla pandemia: tutti gli indicatori sono in netto peggioramento

I dati delle ultime 2 settimane hanno definitivamente confermato che la agognata "tregua estiva" è stata solo un miraggio. Attualmente tutti gli indicatori pandemici mostrano un netto peggioramento

C'è ancora chi se la prende con "quei lavativi seriali, positivi al test COVID19, che non lavorano per settimane, sebbene asintomatici", ma si tratta - a mio avviso - solo di un maldestro tentativo di distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica dal vero problema: gli ospedali italiani si stanno nuovamente riempiendo di pazienti Covid, sia nei reparti ordinari che in rianimazione

Abbiamo ricominciato a discutere del fatto che - a causa della vasta circolazione virale - molti dei pazienti Covid sono stati ricoverati per altri motivi e solo al momento dell'entrata in ospedale sono stati trovati positivi. Qualche fonte giornalistica sostiene che circa la metà dei pazienti Covid ricoverati nei reparti ordinari appartenga a questa categoria di malati. 

Va comunque ricordato che i pazienti che - oltre ad altre patologie - sono affetti anche da Covid, pur in assenza di sintomi non possono essere mescolati con i pazienti non Covid e questo incomincia a generare grossi problemi organizzativi negli ospedali italiani, già alle prese con la corsa per recuperare i forti arretrati e le assenze del personale dovute al periodo estivo.

Per coloro che sono ricoverati in rianimazione il discorso si fa ancora più complicato. Tra l'altro sono tutti pazienti in condizioni severe e quindi particolarmente sensibili alle complicanze che il contagio Covid può generare.

Insomma, non siamo arrivati al momento dell'allarme rosso, ma la situazione, specialmente in alcune realtà regionali, potrebbe diventare piuttosto critica entro la fine di luglio.

Vediamo ora i dati, partendo da quello che - a mio avviso - è più significativo perché è più difficilmente manipolabile. Mi riferisco, in particolare, ai nuovi ricoveri nei reparti Covid di terapia intensiva, normalizzati rispetto ad un campione di 100 mila abitanti:

Nuovi ricoveri settimanali nei reparti Covid di terapia intensiva degli ospedali italiani. L'ellisse rossa indica la forte salita che è stata registrata nel corso dell'ultimo mese

Risulta abbastanza chiaro che il dato dei nuovi ricoveri in terapia intensiva è in forte salita. L'andamento ricorda quello registrato nello scorso mese di novembre (anche se c'è ancora speranza che la crescita venga bloccata prima che raggiunga i valori di fine 2021). Non è un caso se, oltre a sollecitare le persone ultra 80enni a fare la quarta dose, le Autorità sanitarie stiano valutando la possibilità di estendere il richiamo a tutti coloro che hanno più di 60 anni.

Anche i dati sul numero assoluto di persone ricoverate mostra una forte tendenza alla crescita. Ricordo però che questo dato può essere facilmente "abbellito" trasferendo una parte dei pazienti Covid non critici presso cliniche private e facendoli di fatto sparire dalle statistiche ufficiali. Ricordo inoltre che è prassi comune sottoporre a tampone con grande frequenza i pazienti Covid in modo da farli uscire dalle statistiche appena tornano negativi, anche se devono ancora restare in ospedale per curare le conseguenze della malattia. Per questi motivi il numero complessivo dei pazienti Covid ricoverati negli ospedali italiani è un indicatore molto meno preciso rispetto al numero dei nuovi ricoveri nei reparti Covid di terapia intensiva.

La variazione percentuale registrata nel corso di una settimana del numero di posti letto occupati nei reparti Covid degli ospedali italiani mostra - nel corso delle ultime 2 settimane - una forte crescita, del tutto analoga (in termini percentuali, lo ricordo) rispetto a quella che era stata osservata tra la fine del 2021 e l'inizio dell'anno corrente.

Variazione percentuale, stimata su base settimanale, del numero di posti letto occupati nei reparti Covid (somma di tutti i reparti) degli ospedali italiani

Il dato sul numero dei contagi è ancora meno affidabile del dato relativo ai posti letto occupati. Attualmente molti positivi usano il cosiddetto "tampone fai-da-te" e si guardano bene dal denunciare la loro positività. Così evitano la quarantena e possono godersi l'estate e le agognate vacanze senza alcun intoppo. Secondo alcune fonti giornalistiche il numero dei positivi attuali sarebbe pari a circa 3 volte il numero dei positivi "ufficiali" (ad oggi circa 1,25 milioni). Si tratta di stime che potremmo definire "spannometriche", difficilmente verificabili. 

Numero di contagi giornalieri in Italia. I valori sono mediati su base settimanale

Vi mostro infine il dato sui decessi che - come ben sappiamo - riflette l'andamento dei contagi con un certo ritardo temporale (tipicamente 2-3 settimane). Anche in questo caso si nota una risalita:

Decessi Covid settimanali normalizzati rispetto ad un campione di 100 mila abitanti

Prima di concludere vorrei tornare al tema dei "positivi in libera circolazione". Non sappiamo quanti siano, ma il loro numero è  certamente altissimo e non si tratta sempre di "ignari asintomatici". Non credo neppure che siano molti gli stakanovisti che non si rassegnano a rinunciare al lavoro, a costo di contagiare i colleghi.

Questo fenomeno, accanto alla sostanziale abolizione dell'uso delle mascherine e di qualsiasi altra precauzione atta a contrastare il contagio, ha certamente favorito l'aumento della circolazione virale. 

Questi atteggiamenti sono senz'altro favoriti dal "mantra" che sentiamo ripetere dalle Autorità politiche  e dai diversi mezzi di informazione secondo cui la pandemia sarebbe ormai una storia del passato. Comprensibilmente le persone sono stanche, preoccupate dalla guerra e dalle criticità di natura economica e vorrebbe vivere "come se SARS-CoV-2 non ci fosse più". Purtroppo il virus è vivo e vegeto e le nuove sub-varianti di Omicron (BA.4 e BA.5) sono anche particolarmente contagiose.

Quello che sta succedendo oggi potrebbe essere solo un piccolo anticipo di quanto potrebbe succedere durante il prossimo inverno. Il grande caldo del mese di giugno ha favorito lo spostamento di molte attività dal chiuso all'aperto. Anche la chiusura delle Scuole ha contribuito a ridurre le occasioni di contagio. Quando, in inverno, ci ritroveremo tutti in luoghi chiusi e affollati rischieremo di precipitare in una situazione sanitaria veramente critica. 

Questo discorso non vuole assolutamente dire che nel nostro futuro ci possano essere provvedimenti di stampo "cinese" con rigidi lockdown, tamponi di massa e severi limiti agli spostamenti delle persone. Possiamo continuare a "convivere con il virus", ma dovremo fare di più per proteggere i più fragili. 

In questo momento si discute molto di un richiamo autunnale da fare con una versione aggiornata del vaccino. In realtà i vaccini che saranno disponibili in autunno saranno probabilmente aggiornati a Omicron BA.1 (la versione che circolava all'inizio di quest'anno) e non dovrebbero essere particolarmente efficaci (almeno per quanto riguarda la protezione da qualsiasi forma di contagio) con il virus attuale (Omicron BA.4 e BA.5). Tra l'altro - da oggi fino a dicembre - c'è tutto il tempo affinché Omicron BA.4 e BA.5 siano sostituiti da altri ceppi virali. 

In altre parole, la corsa tra il vaccino e le mutazioni virali è una corsa in cui il virus ha le più alte probabilità di vittoria. 

Un discorso diverso riguarda la protezione che il vaccino garantisce rispetto ai contagi più gravi. Oggi ancora non sappiamo se un richiamo fatto con un vaccino aggiornato ad Omicron BA.1 offra una protezione contro i contagi più gravi più alta rispetto al vaccino "tradizionale" (quello usato fino ad oggi che è stato sviluppato usando il ceppo originale di Wuhan). Non ci sono ancora dati affidabili e gli esperti hanno fin qui manifestato opinioni diverse. Nei prossimi mesi la questione sarà probabilmente chiarita.

In attesa di capire quale sia la migliore strategia da adottare a livello vaccinale, c'è qualcosa che potremmo già fare e che - purtroppo - spesso non viene fatto a causa delle lentezze delle burocrazie sanitarie. Mi riferisco, in particolare, alla somministrazione precoce a tutti i soggetti positivi a rischio (anziani o persone affette da particolari patologie) dei costosi antivirali che il Governo italiano ha acquistato e che possono ridurre sensibilmente l'insorgenza di gravi complicanze, tali da comportare un ricovero ospedaliero o addirittura il decesso.

A causa dei ritardi e dello scarso coordinamento tra ospedali e medici di famiglia rischiamo che molti pazienti si aggravino mentre i farmaci che avrebbero potuto salvarli rimangono inutilizzati nei magazzini.

venerdì 24 giugno 2022

Aggiornamento sulla pandemia: un picco estivo, tanto per non perdere l'abitudine

Malgrado l'arrivo della buona stagione (con la conseguente riduzione delle attività svolte in luoghi chiusi), l'allentamento delle norme di prevenzione del contagio, associato con la diffusione di Omicron 5 e con il calo della protezione garantita dai vaccini (il grosso delle ultime vaccinazioni risale a più di 6 mesi fa), hanno prodotto una nuova forte crescita dei contagi e dei ricoveri. 

Nulla di grave - almeno per il momento - anche se la crescita dell'occupazione dei posti letto dei reparti Covid inizia a destare qualche preoccupazione. Crescono anche i ricoveri in terapia intensiva, smentendo coloro che sostengono che il "virus è molto meno aggressivo rispetto a prima". In realtà i vaccini - anche se forniscono una protezione limitata nel tempo rispetto al contagio - hanno considerevolmente ridotto l'incidenza dei casi più gravi. 

Ai vaccini si affianca l'utilizzo dei farmaci antivirali che - se usati correttamente - riescono comunque a ridurre il numero dei ricoveri ospedalieri. Il quadro che emerge è - lo ripeto - non critico, ma genera qualche preoccupazione soprattutto alla luce di quanto potrà succedere a partire dal prossimo autunno quando non potremo più contare sull'effetto di mitigazione del contagio collegato alla stagione estiva.

Vediamo ora i dati, ricordando che i contagi sono probabilmente abbondantemente sottostimati (molti positivi con sintomi deboli evitano di fare il tampone - o fanno il tampone fai-da-te, ma non comunicano la loro positività - per paura di rimanere bloccati a casa).

Nuovi contagi giornalieri in Italia (il dato è mediato su base settimanale)

Variazione percentuale del numero di posti letto occupati nei reparti Covid degli ospedali italiani (somma di tutti i reparti). Nel corso dell'ultima settimana l'incremento è stato particolarmente significativo.

Nuovi ricoveri settimanali nei reparti Covid di terapia intensiva (il dato è normalizzato rispetto ad un campione di 100 mila abitanti)

L'unico indicatore che - almeno fino ad oggi - non mostra un incremento significativo è quello legato ai decessi. Per capire se questa tendenza sia reale oppure se ci troviamo di fronte al consueto ritardo temporale tra contagi e decessi bisognerà aspettare ancora 2 o 3 settimane:

Decessi Covid registrati nel corso della settimana (il dato è normalizzato rispetto ad un campione di 100mila abitanti)
 

Notiamo infine che il dato dei decessi continua a mantenersi su un livello circa doppio rispetto a quello dei ricoveri in terapia intensiva. Questo dipende dal fatto che molti decessi riguardano persone molto avanti negli anni che - a causa delle loro condizioni generali di salute - non potevano essere ricoverate in terapia intensiva.


venerdì 27 maggio 2022

Aggiornamento sulla pandemia: ci stiamo avviando verso la "tregua estiva"?

I dati del mese di maggio mostrano un deciso miglioramento di tutti gli indicatori. Calano i contagi, così come i ricoveri in ospedale e finalmente si vede anche un calo dei decessi. La situazione non è molto differente rispetto a quanto fu osservato nella tarda primavera dei 2 anni precedenti: l'arrivo della stagione estiva porta ad una progressiva attenuazione dell'ondata pandemica. Ovviamente tutti speriamo che durante il prossimo mese di ottobre non si ripresenti una situazione analoga a quelle che abbiamo visto nel 2020 e 2021 con un nuovo inasprimento del carico sanitario provocato dalla Covid-19. 

Al momento non sappiamo ancora quali saranno i ceppi virali che potrebbero circolare nel prossimo autunno e non sappiamo se prima dell'inverno sarà possibile fare un richiamo vaccinale con prodotti ottimizzati per i nuovi ceppi virali.  

In questi giorni c'è chi annuncia nuove gravi ondate pandemiche entro la fine del 2022 e chi ipotizza che il virus abbia ormai perso il grosso della sua virulenza e che la pandemia si sia finalmente avviata verso un irreversibile declino. Ambedue queste ipotesi sono - almeno per il momento - prive di un solido riscontro scientifico. Godiamoci quindi le vacanze estive in attesa di capire cosa succederà nel prossimo autunno.

Qui di seguito riporto i grafici con i principali indicatori statistici.

Nuovi contagi giornalieri (i valori sono mediati su base settimanale)

Variazione percentuale del numero dei posti letto occupati nei reparti Covid degli ospedali italiani. La variazione è calcolata rispetto alla settimana precedente. Durante il mese di maggio è stato osservata una forte riduzione del numero dei ricoverati

Nuovi ricoveri settimanali nei reparti Covid di terapia intensiva. Il dato è normalizzato rispetto ad un campione di 100 mila abitanti

Decessi Covid settimanali normalizzati rispetto ad un campione di 100 mila abitanti. Dopo un lungo periodo di stallo, nel corso delle ultime 3 settimane è stato osservato un calo dei decessi. Siamo comunque ancora leggermente sopra ad 1 decesso settimanale per ogni 100 mila abitanti (corrispondente a circa 600 decessi settimanali in Italia)

sabato 21 maggio 2022

Segnalazione: Convegno su "Le vie del Falso". Dal 26 al 28 maggio a Trento.

Vi segnalo il convegno che si terrà presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell'Università di Trento, dal 26 al 28 maggio 2022. Il convegno avrà per titolo "Le via del Falso. Storia, letteratura, arte". 

Sabato 28 maggio, dalle ore 10.15 alle 12, ci sarà una tavola rotonda a cui parteciperò anch'io dedicata a "Il falso nella comunicazione pubblica". Il mio intervento sarà dedicato al falso nell'ambito della comunicazione scientifica, con numerosi esempi legati alla pandemia.

L'ingresso è libero e aperto a tutte le persone interessate. In ottemperanza alle norme vigenti è necessaria la prenotazione. La locandina del convegno è disponibile qui.

lunedì 2 maggio 2022

Occhio al Sudafrica!

Chi si illude che la pandemia sia ormai in fase di esaurimento dovrebbe dare un occhio al lontano Sudafrica alle prese con la fine del periodo estivo ed una significativa ricrescita dei contagi. Attualmente la circolazione virale in Sudafrica è ancora nettamente inferiore rispetto a quella italiana, ma quello che preoccupa è l'andamento dei contagi che mostra la caratteristica forma corrispondente all'inizio di una nuova ondata pandemica:

Nuovi contagi giornalieri in Sudafrica normalizzati rispetto ad un campione di 1 milione di abitanti. Tratto da Our World in Data

Durante lo scorso mese di novembre il Sudafrica aveva evidenziato la presenza della nuova variante Omicron BA.1 che si è successivamente diffusa a livello mondiale. Dopo un forte picco di contagi osservato all'inizio del mese di dicembre, il Sudafrica aveva osservato un rapido calo della circolazione virale dovuto sia all’immunità acquisita dai numerosi contagiati, sia all'arrivo della stagione estiva australe. Il nuovo picco di cui si vede la crescita iniziale, coincide con il ritorno della stagione autunnale e con la diffusione di nuove varianti della famiglia Omicron classificate come BA.4 e BA.5. 

Chi alla fine del 2021 aveva contratto la variante BA.1 ha una protezione pressoché nulla rispetto alle varianti BA.4 e BA.5, soprattutto se non è stato vaccinato. C'è quindi il rischio che il virus si diffonda con una nuova importante ondata.

La situazione del Sudafrica ci fa capire quali siano i rischi di una ripresa della pandemia, in presenza di un virus che continua a mutare producendo sempre nuove varianti. La stagione estiva che abbiamo davanti a noi porterà ad un significativo rallentamento della circolazione virale (esattamente come accadde nei 2 anni precedenti), ma il quadro pandemico del prossimo autunno potrebbe essere complicato.

Nel frattempo la Provincia Autonoma di Trento ha smesso di aggiornare il suo sito relativo alla pandemia perché l'emergenza è ormai superata!

Segnalazione da Il Sole 24 Ore: i trattamenti precoci con antivirali e anticorpi monoclonali per prevenire le complicanze più gravi

Vi segnalo un articolo scritto da Cristina Da Rold e pubblicato sul sito online de Il Sole 24 Ore. L'articolo fa il punto sulla somministrazione di anticorpi monoclonali e farmaci antivirali a pazienti Covid non ospedalizzati. L'uso di tali farmaci può contribuire a prevenire l'insorgenza di gravi complicanze con conseguente necessità di ricovero ospedaliero, riducendo il carico dei malati Covid sul sistema sanitario e, nei casi più gravi, il numero dei decessi. Questi farmaci sono anche una concreta alternativa alla somministrazione ravvicinata (2 o 3 volte all'anno) dei richiami vaccinali, strategia sulla cui efficacia molti nutrono seri dubbi.

L'utilizzo di questi farmaci non  è semplice ed è riservato esclusivamente ai pazienti classificati come "ad alto rischio". La disponibilità effettiva dei farmaci, il rispetto della tempistica di somministrazione e la possibile interferenza tra questi farmaci ed altri medicinali che i pazienti assumono correntemente a causa di altre patologie complicano notevolmente il processo di somministrazione. Va inoltre considerato che non sempre i medici di base sono opportunamente formati sull'utilizzo dei farmaci per la prevenzione delle forme più gravi di Covid-19 e le procedure di accesso a tali farmaci non sono agevoli, soprattutto per i pazienti che vivono lontano dai centri ospedalieri specializzati.

Pur con tutti i limiti appena ricordati, si nota un aumento significativo nell'utilizzo di farmaci antivirali mentre - in contemporanea - si osserva un declino nell'utilizzo di anticorpi monoclonali. 

L'Autrice dell'articolo che vi ho segnalato ha svolto un lavoro certosino andando ad analizzare i bollettini settimanali dell'AIFA per estrarre le informazioni sulla somministrazione dei farmaci anti-Covid a pazienti non ospedalizzati. I dati aggregati non sono correntemente disponibili e solo grazie al lavoro dell'Autrice è stato possibile ricostruirli. Il grafico seguente, ripreso dall'articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore, mostra la crescita recente nella somministrazione di farmaci antivirali:

Tratto da Il Sole 24 Ore

In questo momento non disponiamo dei dati necessari per valutare quale sia l'effetto di tali trattamenti ed, in particolare, quanti siano i ricoveri ospedalieri ed i decessi che si riescono ad evitare grazie alla cura preventiva dei malati di Covid-19 più a rischio. Gli ultimi dati disponibili (ultime 3 pile a destra) indicano che ogni settimana circa 4 mila pazienti ricevono un trattamento non ospedaliero con antivirali. A questi si aggiungono circa mille pazienti che ricevono anticorpi monoclonali. 

Secondo i dati distribuiti da Our World in Data, il numero di nuovi ricoveri settimanali nei reparti Covid degli ospedali italiani a metà aprile era dell'ordine di 4.500 unità. Non sappiamo quante di queste persone abbiano ricevuto un trattamento domiciliare preventivo con anticorpi monoclonali o con farmaci antivirali prima di essere ricoverate. Tenuto conto che l'efficacia di tali trattamenti è soggetta ad ampi margini di variabilità, possiamo grossolanamente stimare che almeno 3 mila dei nuovi ricoverati non abbiano ricevuto alcun trattamento domiciliare.

Se questa stima fosse valida, significa che i circa 5 mila trattamenti fatti settimanalmente con antivirali ed anticorpi monoclonali sono ancora pochi rispetto alle effettive necessità. Tenuto conto dell'attuale livello di circolazione virale, per rispondere alle reali necessità il numero dei trattamenti dovrebbe essere quasi raddoppiato.

Si tratta di una stima molto grossolana, ma è l'unica che possiamo fare di fronte alla carenza di dati. Inspiegabilmente, Ministero della Salute e Istituto Superiore di Sanità non comunicano alcuna informazione su questo specifico tema.

Se vogliamo veramente "convivere con il virus", evitando di mettere sotto pressione il nostro sistema ospedaliero, dobbiamo fare tutto il possibile per garantire il trattamento preventivo con antivirali o anticorpi monoclonali a tutti coloro che ne possono trarre beneficio.

sabato 30 aprile 2022

Scenari da incubo

Due anni fa (esattamente il 15 aprile 2020) pubblicai un post dal titolo "Cosa succederà se tutto andasse storto", nel quale commentavo un articolo uscito sulla rivista Science nel quale veniva descritto il possibile andamento futuro della pandemia. Gli Autori prevedevano che avremmo osservato una serie di ondate pandemiche, protratte per un congruo numero di anni. Allora eravamo agli inizi della pandemia di Covid-19 e sapevamo ancora poco sia sulle caratteristiche del virus SARS-CoV-2 che sull'efficacia dei vaccini e dei farmaci che sarebbero stati sviluppati nei mesi successivi. 

Con il senno di poi, oggi possiamo dire che ci troviamo in una situazione che rispecchia solo parzialmente le previsioni dell'articolo: non siamo fuori dalla pandemia ed è ragionevole presumere che ancora per molto tempo ci potrebbero essere nuove ondate pandemiche, ma l'effetto combinato dei vaccini e dei farmaci utilizzati per contrastare la Covid-19 ha sensibilmente ridotto sia i danni sanitari indotti dalla pandemia che i suoi effetti sul tessuto economico e sociale. Alcune ipotesi molto pessimistiche avanzate nel lavoro pubblicato 2 anni fa non si sono realizzate, ma in compenso oggi abbiamo a che fare con un virus molto più contagioso (anche se meno aggressivo) rispetto a quello che circolava nella primavera del 2020 (questa ipotesi non era stata considerata dagli Autori). 

Si conferma quanto anticipavo nel mio post di 2 anni fa: questi modelli matematici non sono abbastanza precisi per poter fornire previsioni attendibili, ma sono utili per disegnare scenari di massima, importanti per capire quali sono i rischi che corriamo (soprattutto se i decisori politici ne tengono conto quando impostano le loro politiche di lungo periodo).

Il post di 2 anni fa mi è tornato in mente oggi dopo aver letto l'articolo apparso su Nature dal titolo "Climate change increases cross-species viral transmission risk". L'articolo non è liberamente consultabile da chiunque, ma è comunque possibile leggerne l'abstract. Un estratto in italiano è disponibile qui. In estrema sintesi, gli Autori hanno studiato gli effetti che il riscaldamento globale attualmente in atto potrà produrre nel corso dei prossimi 50 anni, valutando l'impatto sulle specie animali selvatiche che popolano la nostra Terra. Molti animali selvatici rischieranno l'estinzione, ma altri riusciranno facilmente a spostarsi raggiungendo nuovi territori dove prima non erano presenti (sta già succedendo, ad esempio, per numerose specie di pesci tropicali che incominciano ad essere presenti nel Mediterraneo). 

Questi spostamenti di massa aumenteranno il rischio di salto di specie per molti virus. In particolare gli Autori stimano che esistano circa 10 mila virus che circolano liberamente tra i mammiferi selvatici e che potrebbero fare abbastanza facilmente il salto di specie verso gli esseri umani. Gli spostamenti indotti dal riscaldamento globale potrebbero facilitare questo salto di specie, generando nuove pandemie. In altre parole, la pandemia di Covid-19 potrebbe essere solo il primo esempio di un fenomeno che è destinato ad intensificarsi nel corso dei prossimi decenni.

Anche per questo articolo valgono le considerazioni che scrissi 2 anni fa a proposito dell'articolo apparso su Science: le ipotesi fatte sono certamente ragionevoli, ma non è affatto detto che si debba verificare lo scenario peggiore. Tanto per cominciare è augurabile che la pandemia di Covid-19 e la guerra in Europa non ci facciano mettere in soffitta le preoccupazioni per il cambiamento climatico. Siamo ancora in tempo per mitigarne almeno gli effetti più dannosi, purché si proceda senza indugio e non si perdano di vista le vere priorità. Chi pensa di accettare il riscaldamento globale per salvaguardare un effimero aumento di qualche punto percentuale del PIL non ha capito nulla.

Il messaggio che viene fuori con chiarezza da questo articolo è che "le disgrazie non vengono mai da sole". Il riscaldamento globale, oltre ad innescare enormi problemi economici e sociali, potrebbe essere accompagnato da un pesante aggravamento della situazione sanitaria globale. Carenza di acqua potabile, carestie e nuove pandemie potrebbero scatenare una sorta di "tempesta perfetta" che metterebbe a repentaglio il futuro dell'Umanità. 

Bisogna agire subito, finché siamo in tempo.

venerdì 29 aprile 2022

Aggiornamento sulla pandemia: la situazione a fine aprile 2022

Continua il lento declino dei nuovi contagi, accompagnato da una sostanziale stabilità dei ricoveri (soprattutto nei reparti ordinari) e dei decessi. Le recenti festività pasquali ed il progressivo allentamento delle misure di prevenzione non sembrano avere inciso in modo significativo sull'andamento dei parametri pandemici.

Partiamo dal numero di contagi ricordando che - almeno in parte - la leggera discesa osservata nel corso delle ultime settimane potrebbe essere legata al fatto che un numero crescente di positivi asintomatici o pauci sintomatici sfugge ai tamponi:

Nuovi contagi giornalieri (linea grigia) e loro media stimata su base settimanale (linea blu). Nel corso delle ultime settimane è stato osservato un lento declino dei contagi

Il numero delle persone ricoverate nei reparti Covid degli ospedali italiani è rimasto pressoché costante nel corso delle ultime settimane. Si nota tuttavia una progressiva riduzione della percentuale di pazienti che richiedono il ricovero in terapia intensiva. Tale andamento può essere legato alla minore aggressività dei ceppi virali attualmente in circolazione, ma può essere dovuto  anche al miglioramento dei trattamenti sanitari a cui sono sottoposti i pazienti a maggior rischio di gravi complicanze.

Numero di pazienti ricoverati nei reparti Covid degli ospedali italiani (somma di tutti i reparti)
Variazione percentuale del numero di pazienti ricoverati nei reparti Covid degli ospedali italiani calcolata rispetto al valore della settimana precedente 

Suddivisione dei ricoveri nei reparti Covid degli ospedali italiani distinti tra terapie intensive (linea rossa) e reparti ordinari (linea verde). Il dato attuale dei ricoveri nei reparti ordinari è leggermente superiore rispetto al valore di fine dicembre 2021, mentre il dato relativo ai ricoveri in terapia intensiva è più che dimezzato (si noti la scala verticale logaritmica)

Un certo miglioramento sul fronte dei ricoveri più critici è stato osservato anche considerando  i nuovi ricoveri nei reparti Covid di terapia intensiva. L'aumento osservato 3 settimane fa è stato un episodio estemporaneo, fortunatamente non ripetutosi nel corso delle settimane successive.

Nuovi ricoveri nei reparti Covid di terapia intensiva normalizzati rispetto ad un campione di 100 mila abitanti

Il dato sui decessi, aldilà di alcune fluttuazioni, mostra un andamento pressoché costante nel corso delle ultime settimane:

Decessi giornalieri normalizzati rispetto ad un campione di 100 mila abitanti (linea grigia) e loro media stimata su base settimanale (linea rossa)

In conclusione, la situazione sanitaria è sotto controllo anche se i ricoveri ed i decessi sono ancora molto numerosi e - almeno fino ad oggi - non accennano a diminuire. Si osserva un lieve miglioramento a livello dei ricoveri in terapia intensiva, ma è ancora troppo presto per dire se questo andamento possa anticipare un sostanziale miglioramento della situazione pandemica.


mercoledì 13 aprile 2022

Segnalazione da Nature Medicine: la carica virale dei vaccinati è sensibilmente inferiore rispetto a quella dei non vaccinati

Si è a lungo discusso se la vaccinazione, oltre a proteggere dall'insorgenza delle complicanze più gravi, riduca anche la contagiosità di coloro che - malgrado la vaccinazione - abbiano comunque contratto il contagio. Un lavoro apparso su Nature Medicine ci aiuta a far luce su questo punto, arrivando alla conclusione che la carica virale dei vaccinati che hanno contratto la Covid-19 è sensibilmente inferiore (circa 1/5) rispetto alla carica virale dei non vaccinati.

Il lavoro è stato svolto a Ginevra ed ha analizzato la carica virale di alcune centinaia di pazienti entro i primi 5 giorni dopo la comparsa dei sintomi. Un elemento di fondamentale importanza è legato al fatto che, invece di affidarsi alla misura dei cicli di amplificazione delle analisi PCR (quelle comunemente chiamate tampone molecolare), i ricercatori hanno misurato la quantità di virus in grado di produrre l'infezione presente nei campioni prelevati dai pazienti. La differenza non è di poco conto perché - come ormai ben noto - le analisi PCR non distinguono virus integri (in grado di infettare) rispetto ai frammenti di virus che spesso finiscono nei tamponi dopo che i virus sono stati distrutti dalla risposta anticorpale del paziente sotto esame. 

Le analisi sono state fatte utilizzando 3 varianti virali: il ceppo originale che circolava prima della comparsa delle cosiddette "variants of concern", la variante Delta e la variante Omicron. Lo studio ha riguardato pazienti sia vaccinati che non vaccinati.

La cosa interessante è che la riduzione della carica virale dei contagiati vaccinati si osserva dopo la somministrazione di 2 dosi quando il contagio avviene con la variante Delta. Nel caso di Omicron per vedere una analoga riduzione della carica virale sono necessarie 3 dosi vaccinali.

Sappiamo che la carica virale della persona infetta non è l'unico fattore che determina la sua contagiosità. Contano certamente una serie di fattori ambientali (permanenza in un luogo chiuso scarsamente arieggiato, distanza rispetto alle altre persone, utilizzo della mascherina, ecc.). Inoltre le diverse varianti potrebbero avere una diversa capacità di infettare le cellule dell'ospite dopo che sono entrate nelle vie aeree del contagiando. Senza contare che i vaccini, pur non preservando in assoluto dai contagi, garantiscono comunque un certo livello di protezione anche rispetto ai contagi lievi. Comunque, a parità di tutti gli altri fattori, la carica virale presente nella persona positiva è certamente un fattore determinante per valutare la probabilità di contagio.

I risultati di questo lavoro dimostrano che i vaccinati, pur potendo contrarre la Covid-19, rappresentano comunque un pericolo ridotto per le altre persone e confermano la bontà delle scelte volte a ridurre la presenza di persone non vaccinate all'interno di ambienti ad elevato rischio di contagio (ad esempio, bar e ristoranti).

martedì 12 aprile 2022

Segnalazione da Nature - Humanities & Social Sciences Communications: il caso Svezia

Un duro e documentato articolo apparso su Nature - Humanities & Social Sciences Communications descrive l'approccio seguito dalle Autorità politiche e sanitarie della Svezia durante il primo anno di pandemia (prima  dell'arrivo dei vaccini). L'articolo è molto critico e mette in evidenza numerosi approcci eticamente discutibili che sono stati adottati soprattutto nei confronti delle persone più anziane e fragili (quelle che "tanto sarebbero morte comunque entro breve tempo"). Un altro punto preoccupante sollevato dall'articolo è quello relativo alla manipolazione dei dati che le Autorità svedesi avrebbero alterato in modo sistematico. 

Un riassunto (in italiano) che illustra i contenuti dell'articolo è disponibile qui.

L'approccio svedese è stato sovente considerato come un modello da imitare da parte dei negazionisti di tutto il Mondo. Potremmo dire che la Svezia si è comportata in modo diametralmente opposto rispetto ai paesi come la Cina che hanno adottato (e continuano ad adottare anche oggi) misure rigorosissime per l'individuazione e l'isolamento dei contagi. 

Oggi molti Paesi (a partire dalla Gran Bretagna) stanno seguendo un approccio abbastanza simile a quello svedese, ma la situazione attuale è completamente diversa rispetto a quella di inizio pandemia. L'evoluzione avvenuta a livello virale e la diffusione dei vaccini (oltre all'immunità indotta dai contagi avvenuti fino ad oggi) hanno fortemente ridotto (anche se non completamente eliminato) le conseguenze sanitarie indotte dalla Covid-19. Speriamo che, pur attenuando sensibilmente le misure per il contenimento della diffusione virale, non si adotti fino in fondo il "modello svedese", incluso il trattamento riservato a molti pazienti anziani che è stato molto simile ad una vera e propria forma  di eutanasia.