mercoledì 13 aprile 2022

Segnalazione da Nature Medicine: la carica virale dei vaccinati è sensibilmente inferiore rispetto a quella dei non vaccinati

Si è a lungo discusso se la vaccinazione, oltre a proteggere dall'insorgenza delle complicanze più gravi, riduca anche la contagiosità di coloro che - malgrado la vaccinazione - abbiano comunque contratto il contagio. Un lavoro apparso su Nature Medicine ci aiuta a far luce su questo punto, arrivando alla conclusione che la carica virale dei vaccinati che hanno contratto la Covid-19 è sensibilmente inferiore (circa 1/5) rispetto alla carica virale dei non vaccinati.

Il lavoro è stato svolto a Ginevra ed ha analizzato la carica virale di alcune centinaia di pazienti entro i primi 5 giorni dopo la comparsa dei sintomi. Un elemento di fondamentale importanza è legato al fatto che, invece di affidarsi alla misura dei cicli di amplificazione delle analisi PCR (quelle comunemente chiamate tampone molecolare), i ricercatori hanno misurato la quantità di virus in grado di produrre l'infezione presente nei campioni prelevati dai pazienti. La differenza non è di poco conto perché - come ormai ben noto - le analisi PCR non distinguono virus integri (in grado di infettare) rispetto ai frammenti di virus che spesso finiscono nei tamponi dopo che i virus sono stati distrutti dalla risposta anticorpale del paziente sotto esame. 

Le analisi sono state fatte utilizzando 3 varianti virali: il ceppo originale che circolava prima della comparsa delle cosiddette "variants of concern", la variante Delta e la variante Omicron. Lo studio ha riguardato pazienti sia vaccinati che non vaccinati.

La cosa interessante è che la riduzione della carica virale dei contagiati vaccinati si osserva dopo la somministrazione di 2 dosi quando il contagio avviene con la variante Delta. Nel caso di Omicron per vedere una analoga riduzione della carica virale sono necessarie 3 dosi vaccinali.

Sappiamo che la carica virale della persona infetta non è l'unico fattore che determina la sua contagiosità. Contano certamente una serie di fattori ambientali (permanenza in un luogo chiuso scarsamente arieggiato, distanza rispetto alle altre persone, utilizzo della mascherina, ecc.). Inoltre le diverse varianti potrebbero avere una diversa capacità di infettare le cellule dell'ospite dopo che sono entrate nelle vie aeree del contagiando. Senza contare che i vaccini, pur non preservando in assoluto dai contagi, garantiscono comunque un certo livello di protezione anche rispetto ai contagi lievi. Comunque, a parità di tutti gli altri fattori, la carica virale presente nella persona positiva è certamente un fattore determinante per valutare la probabilità di contagio.

I risultati di questo lavoro dimostrano che i vaccinati, pur potendo contrarre la Covid-19, rappresentano comunque un pericolo ridotto per le altre persone e confermano la bontà delle scelte volte a ridurre la presenza di persone non vaccinate all'interno di ambienti ad elevato rischio di contagio (ad esempio, bar e ristoranti).

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