Il governatore campano De Luca ci ha ormai abituato a intemerate sparate contro il Nord. Sentendo le esternazini delucane sembrerebbe che il SARS-CoV-2 sia una specie di castigo divino, una sorta di vendetta per le ingiustizie che il Nord avrebbe inflitto al Sud nel corso dei secoli. Personalmente non riesco ad appassionarmi a queste diatribe, così come non mi sono mai piaciute le invettive dei suprematisti nordici contro i cittadini provenienti dal centro-sud dello Stivale.
Comunque, a partire da oggi, De Luca potrà anche rivendicare una sorta di supporto scientifico per le sue esternazioni. Su International Journal of Molecular Sciences è uscito un articolo a cura di P. Correale et al. dal titolo "HLA-B*44 and C*01 Prevalence Correlates with Covid19 Spreading across Italy. In pratica l'articolo sostienene che la notevole diffrenza tra la prevalenza del virus registrata tra Nord e Sud Italia sia correlata con una diversa distribuzione, tra le diverse popolazioni regionali, di alcuni fattori genetici che influenzano la risposta del sistema immunitario al virus.
Non sono un esperto del settore, ma ci sono alcune questioni che, hanno attirato la mia attenzione. La prima è che l'articolo è stato firmato anche dal prof. Pierpaolo Sileri dell'Università Vita e Salute San Raffaele. Il prof. Sileri è più noto come vice-ministro alla Salute del Governo in carica. Encomiabile che, con tutti gli impegni che ha dovuto affrontare a causa del suo incarico politico abbia trovato anche il tempo per dedicarsi alla ricerca scientifica. Ancora più rilevante che, pur essendo professore di Chirurgia Generale (Med/18) abbia trovato il tempo per esplorare un settore scientifico così lontano dal suo.
Un altro aspetto che mi incuriosisce riguarda la forte e diffusa presenza in Lombardia di immigrati provenienti dalle regioni del Sud. Visto che la Lombardia è stata la regione più martoriata dalla Covid-19 la prova regina sarebbe stata quella di dimostrare che i cittadini lombardi di origine meridionale siano stati meno colpiti dal virus, pur essendo stati esposti esattamente come i lombardi di origini celtiche. Sarebbe stato interessante fare questa verifica, ma nell'articolo non se ne parla.
A mio parere, le conclusioni dell'articolo sono quantomeno un po' affrettate. Le correlazioni trovate potrebbero essere solo casuali. In altre parole, se le condizioni di esposizione al virus non sono omogenee, le semplici correlazioni non bastano per provare ciò che sostengono gli Autori dell'articolo. Mi spiego con un esempio per essere più esplicito. Di fronte della netta differenza di prevalenza registrata tra Bassa Valsugana e Val di Fiemme e Fassa, qualcuno potrebbe essere tentato di cercare eventuali differenze genetiche tra le due popolazioni per spiegare il fenomeno. Qualche differenza genetica potrebbe anche esserci, ma in questo caso la differenza di prevalenza tra i due territori è dipesa solo dall'effetto "settimana bianca". Se le Autorità responsabili avessero chiuso gli impianti per tempo invece di invitare i turisti lombardi a venire a sciare in Trentino le cose sarebbero andate diversamente. La genetica è una scienza importante, ma attribuire sempre e solo alla genetica la causa ultima di quanto accade può essere fuorviante.
Non sono un esperto del settore, ma ci sono alcune questioni che, hanno attirato la mia attenzione. La prima è che l'articolo è stato firmato anche dal prof. Pierpaolo Sileri dell'Università Vita e Salute San Raffaele. Il prof. Sileri è più noto come vice-ministro alla Salute del Governo in carica. Encomiabile che, con tutti gli impegni che ha dovuto affrontare a causa del suo incarico politico abbia trovato anche il tempo per dedicarsi alla ricerca scientifica. Ancora più rilevante che, pur essendo professore di Chirurgia Generale (Med/18) abbia trovato il tempo per esplorare un settore scientifico così lontano dal suo.
Un altro aspetto che mi incuriosisce riguarda la forte e diffusa presenza in Lombardia di immigrati provenienti dalle regioni del Sud. Visto che la Lombardia è stata la regione più martoriata dalla Covid-19 la prova regina sarebbe stata quella di dimostrare che i cittadini lombardi di origine meridionale siano stati meno colpiti dal virus, pur essendo stati esposti esattamente come i lombardi di origini celtiche. Sarebbe stato interessante fare questa verifica, ma nell'articolo non se ne parla.
A mio parere, le conclusioni dell'articolo sono quantomeno un po' affrettate. Le correlazioni trovate potrebbero essere solo casuali. In altre parole, se le condizioni di esposizione al virus non sono omogenee, le semplici correlazioni non bastano per provare ciò che sostengono gli Autori dell'articolo. Mi spiego con un esempio per essere più esplicito. Di fronte della netta differenza di prevalenza registrata tra Bassa Valsugana e Val di Fiemme e Fassa, qualcuno potrebbe essere tentato di cercare eventuali differenze genetiche tra le due popolazioni per spiegare il fenomeno. Qualche differenza genetica potrebbe anche esserci, ma in questo caso la differenza di prevalenza tra i due territori è dipesa solo dall'effetto "settimana bianca". Se le Autorità responsabili avessero chiuso gli impianti per tempo invece di invitare i turisti lombardi a venire a sciare in Trentino le cose sarebbero andate diversamente. La genetica è una scienza importante, ma attribuire sempre e solo alla genetica la causa ultima di quanto accade può essere fuorviante.
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