giovedì 2 luglio 2020

L'epidemia degli altri: In USA la situazione si fa sempre più seria

Gli ultimi dati che arrivano dagli Stati Uniti confermano i motivi di preoccupazione già evidenziati in un post di qualche giorno fa. La figura seguente presa dal sito covidtracking.com è eloquente:
I quattro grafici mostrano rispettivamente - da sinistra a destra - il numero di nuovi tamponi, di nuovi contagi giornalieri, il numero attuale di persone ricoverate ed il numero di nuovi decessi registrati negli Stati Uniti da aprile in poi. Le righe nere rappresentano la media fatta su sette giorni e sono utili per ridurre il contributo delle fluttuazioni statistiche, così come gli effetti legati ai ritardi nella segnalazione dei casi.

Notiamo che c'è stato un considerevole aumento di tamponi a fronte del quale il numero di nuovi contagi ha mostrato un andamento che è stato leggermente decrescente fino a metà giugno, per registrare da metà giugno in poi una significativa crescita. Il numero dei ricoveri segue quello dei nuovi casi con un certo ritardo temporale. Il massimo dei ricoveri è stato registrato a circa metà aprile, quando i nuovi contagi stavano già leggermente calando. A fine giugno notiamo un evidente cambiamento di pendenza, segno che l'aumento dei nuovi casi sta producendo un effetto anche sui ricoveri.

Il dato sui decessi è, al momento, quello più difficile da interpretare perché il 25 giugno è stato riportato un picco "anomalo" di decessi dovuto ad un blocco di circa 2000 decessi avvenuti nello Stato del New Jersey nel corso delle settimane precedenti e mai conteggiati prima. Il picco del 25 giugno è stato così grande da incidere sensibilmente anche sulla media a sette giorni, ma per adesso non possiamo dire che ci sia stata una vera e propria inversione di tendenza (come è avvenuto per i ricoveri). Sappiamo che l'andamento dei decessi segue con un certo ritardo l'andamento dei ricoveri, ma sappiamo anche che, rispetto ad aprile-marzo sono notevlmente migliorate le procedure per il trattamento dei malati, anche quelli con sintomi più gravi. Speriamo quindi che l'aumento dei ricoveri non porti anche ad un aumento dei decessi che, per gli Stati Uniti, sono già stati moltissimi.

Alla luce di quanto sta avvenendo negli USA capiamo meglio anche la decisione del Presidente Trump di fare incetta di Remdesivir, il farmaco antivirale che è stato recentemente approvato per il trattamento della Covid-19. Il Remdesivir non si è rilevato determinante per ridurre la letalità della Covid-19, ma sembra ridurre il tempo di permanenza nei reparti di terapia intensiva per i pazienti più gravi che sopravvivono alla malattia. Dopo che l'amministrazione americana aveva superficialmente assecondato l'idea che l'idrossiclorochina potesse essere risolutiva, l'azione di Trump sembra finalizzata ad evitare ulteriori peggioramenti della situazione interna, anche se certamente non è molto "fair" nei confronti del resto del mondo. America first!

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