lunedì 18 gennaio 2021

Mascherine FFP2 nei luoghi chiusi e distanza minima a 2 metri

Mentre in diversi Paesi europei si osserva con grande ansia la crescente diffusione della variante "inglese" e di altri ceppi virali caratterizzati da un sostanziale incremento della contagiosità, in Italia perdiamo tempo con le nostre improbabili classificazioni cromatiche. 

Alto Adige e Lombardia, messi in zona rossa dal Governo nazionale, contestano il provvedimento e mettono in evidenza tutti i limiti dei 21 indicatori. Chi è rimasto più o meno meritatamente in zona gialla festeggia, ignorando il carico di decessi e ricoveri in più causati dalla mancata applicazione di norme atte a ridurre la circolazione del virus.

La vicina Austria arriva persino a prendersela con i sudtirolesi, a dimostrazione che la pandemia ha fatto saltare molti tabù: il virus non guarda in faccia a nessuno!

In questo caos mediatico, emerge comunque qualche notizia di un certo interesse. L'Austria, seguendo l'esempio già adottato dalla vicina Baviera, ha imposto l'utilizzo delle mascherine FFP2 per chi si muove sui mezzi pubblici o all'interno di negozi ed altri spazi pubblici. Le mascherine FFP2 lo ricordo sono quelle che, se utilizzate correttamente, garantiscono una filtrazione pari ad almeno il 95% delle particelle virali (da confrontare con un valore dell'ordine del 70% caratteristico delle normali mascherine chirurgiche). 

Passare dal 70 al 95% significa, a parità di tutte le altre condizioni, ridurre ad 1/6 la carica virale trasmessa. Se consideriamo che le nuove varianti virali potrebbero avere una contagiosità al massimo doppia (parliamo di dati riportati dalla stampa, ma non ancora completamente certi), sostituire una mascherina chirurgica con una del tipo FFP2 compenserebbe abbondantemente l'aumento di contagiosità, riducendo sensibilmente la possibilità di contrarre il contagio.

Ricordo che il costo delle mascheriene FFP2 è più alto rispetto a quello delle mascherine chirurgiche e che sono anche più fastiose da portare, come ben sanno le persone che operano a stretto contato con i pazienti Covid-19. I vantaggi in termini di maggiore protezione sono però innegabili.

Nella stessa direzione va l'indicazione di portare da 1 a 2 metri la distanza minima tra le persone. Si tratta di una misura che, in prima battuta, potrebbe ridurre fino ad un fattore 4 la quantità di virus trasmessa. Parliamo, in particolare, di quella parte di virus che viene trasmessa sotto forma di aerosol e si propaga per diffusione attraverso l'aria. 

Va chiarito che quando parliamo di ambienti chiusi, il calcolo andrebbe fatto tenendo conto delle specifiche dimensioni dell'ambiente e del sistema di circolazione e ricambio dell'aria. In altre parole, se tengo gli studenti chiusi in una classe senza avere un efficace sistema di ricambio e/o di sanificazione dell'aria, mettere i banchi a 2 metri di distanza piuttosto che ad 1 probabilmente cambierebbe poco le cose.

Forse, anche in Italia, invece di perdere tempo con i 21 indicatori, dovremmo pensare ad adottare misure di contenimento della circolazione del virus che ci aiutino a scongiurare il rischio di una nuova forte crescita dei contagi.

4 commenti:

  1. Portare a 2 metri, o ai famosi 6 piedi anglosassoni, la distanza in classe fra le teste degli studenti, imporrebbe finalmente che il 50% di presenza a scuola voglia dire metà classe in presenza, per questa settimana, mentre l'altra metà segue e può intervenire in videoconferenza e le due metà si scambiano nella successiva settimana. Ma, duole moltissimo dirlo, per gran parte degli insegnanti è meglio lavorare con tutti presenti per 3 giorni e fare molto poco negli altri 3 giorni, perché "interruzione dell'attività per forza maggiore". E nessuno ne parla. Si vedano i siti delle scuole trentine, e non solo. Molto più seria, ad esempio, l'organizzazione dell' IIS di Possagno.

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    1. Non sono il loro "difensore d'ufficio", ma vorrei ricordare che moltissimi insegnanti si sono impegnati molto seriamente per garantire una minima funzionalità alle Scuole, spesso in assenza di direttive chiare e di strumenti tecnologici adeguati.

      Senza contare i molti insegnanti non più giovanissimi, che sono esposti a seri rischi di contagio disponendo solo della mascherine "foglia di fico" fornite alle Scuole. Se voglione usare le FFP2 devono pagarsele di tasca propria.

      Ciò premesso, ripeto il mio punto. In un ambiente chiuso senza un adeguato sistema di ricircolo e sanificazione dell'aria (proprio quei sistemi che almeno la Provincia Autonoma di Trento avrebbe potuto installare nelle classi già la scorsa estate, ma non lo ha fatto), stare a 1, 2 o 3 metri di distanza cambia poco.

      Dopo meno di un'ora il virus emesso sotto forma di aerosol da parte di uno o più studenti contagiosi si è ormai diffuso in modo più o meno omogeneo in tutto il locale.

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  2. Avrei voluto aprire un discorso più ampio sul fondamentale tema del buon funzionamento della Scuola in questi anni di Covid, Prof. Bassi, avendo alle spalle, ma sempre ben presenti, 40 anni di insegnamento di Fisica in un Istituto di Trento, anche con qualche responsabilità sindacale.
    Un motivo ci sarà, perché il CDC (https://www.cdc.gov/coronavirus/2019-ncov/global-covid-19/schools.html), nell'aggiornamento 14/1/2021, fra le Operational Considerations for Schools raccomanda la distanza di almeno 2 m fra gli studenti in classe, per non parlare dei 7 mq a testa che vengono suggeriti agli amministratori di condominio per le assemblee al chiuso; il tutto non certo per eliminare l'aerosol Cov-Sars2, ma per ridurne la densità, che è lo stesso obiettivo al quale contribuisce la ventilazione periodica dell'ambiente. Perciò, mi scusi, avere in classe 24 studenti che respirano e parlano in 55 mq o averne la metà, a distanza media aumentata di radice di 2, o un quarto della classe a distanza doppia o addirittura un nono a distanza tripla, porta a densità di aerosol nettamente diverse e quindi a molto differenti necessità di ventilazione. Chiarito questo, lascio i problemi di opportunità, efficacia ed efficienza didattica ad altra occasione. Grazie.

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    1. Concordo completamente sul fatto che meno studenti ci sono in una classe, minore è il numero di persone potenzialmente esposte al contagio. Quindi in classi meno affollate la dimensione di eventuali focolai sarebbe proporzionalmente più bassa.

      Riguardo alla densità di aerosol contenenti particelle virali, bisognerebbe tenere conto del livello di circolazione del virus. Se la circolazione è bassa la probabilità che ci siano contemporaneamente due o più persone contagiose è decisamente trascurabile, indipendentemente dal numero di persone presenti in classe. Nei momenti di picco pandemico, quando la prevalenza sale, aumentare il numero di persone presenti in classe aumenta anche la probabilità di avere contemporaneamente due persone contagiose. Si tratta chiaramente di un effetto non-lineare. Se invece di una sola persona contagiosa ce ne sono due - a parità di tutte le altre condizioni - il virus in circolazione grossolanamente raddoppia, con un chiaro peggioramento della probabilità di contagio.

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