Partiamo dal dato dei decessi, ricordando che il valore del Trentino (secondo a livello nazionale dopo il Friuli V.G.) questa settimana è stato appesantito da un consistente numero di casi che erano sfuggiti alle classifiche dei mesi precedenti.
Elaborato su dati Protezione Civile Nazionale |
Il dato relativo alle nuove entrate nei reparti di terapia intensiva del Trentino mostra un andamento più confortante, registrando - nel corso dell'ultima settimana, un repentino crollo dei nuovi ricoveri. Il livello dei nuovi ricoveri in Trentino (linea rossa) si è finalmente allineato al valore medio nazionale (linea nera). Anche il dato del Veneto (linea blu) mostra un andamento analogo a quello del Trentino, mentre quello dell'Alto Adige (linea verde) mostra ampie oscillazioni.
Elaborato su dati della Protezione Civile Nazionale |
A livello nazionale, i ricoveri mostrano di aver ripreso a scendere, confermando l'andamento della settimana precedente:
Derivata logaritmica dei ricoveri (somma di reparti ordinari e terapie intensive). Elaborato su dati della Protezione Civile Nazionale |
Non siamo tornati al tasso di decrescita che si osservava a metà dicembre, ma le cose - almeno per il momento - non vanno male.
Per quanto riguarda i nuovi contagi siamo sostanzialmente in una situazione di stallo. Oscilliamo intorno ad un numero medio pari a circa 12.500 nuovi contagi giornalieri, pur in presenza del noto andamento settimanale con il classico minimo del lunedì. Si tratta di un livello troppo alto per poter riprendere a fare un reale tracciamento dei contagi. Attualmente ci limitiamo a chiedere i nomi dei contatti più stretti, ma non siamo in grado di gestire le quarantene per i potenziali contagi secondari avvenuti al di fuori della cerchia familiare. Per poter ripristinare un efficace sistema di tracciamento bisognerebbe scendere sotto i 4.000 nuovi contagi giornalieri, ma questo obiettivo non sembra - al momento - facilmente raggiungibile.
Qui di seguito vi mostro l'andamento dell'indice di trasferimento del contagio R calcolato a livello nazionale. Le stime dell'ISS sono - a mio parere - un po' ottimistiche. Temo che molte Regioni/PPAA abbiano imparato a "girare la manopola" del rapporto asintomatici/sintomatici seguendo l'esempio lombardo. Maliziosamente potremmo ossservare che l'ISS ha recentemente abbassato il livelli di R utilizzati per definire i livelli di rischio delle regioni/PPAA e le Regioni/PPAA hanno imparato a giocare sulle ambiguità della stima. Poi l'ISS ci mette del suo adottando scelte scientificamente molto discutibili.
Le mie ultime stime (fatte su tutti i contagi) danno una proiezione molto vicina ad 1 per il prossimo 3 febbraio (la media sul 23-29 gennaio è praticamente uguale ad 1). In pratica si conferma la sostanziale situazione di stallo.
L'alta circolazione del virus, oltre a ridurre drasticamente l'efficacia dei sistemi di tracciamento dei contagi (solo oggi. in un solo giorno, in Trentino avremmo dovuto mettere in allerta e potenzialmente isolare fino a 3.000 persone) rappresenta un grosso problema per la campagna vaccinale. Quando si somministra il vaccino su larga scala si apre una autostrada per eventuali varianti virali resistenti al vaccino (che possono prendere facilmente il sopravvento sulle varianti sensibili al vaccino).
La probabilità che tali varianti si generino ed entrino in circolazione è proporzionale al numero delle persone virologicamente positive. Idealmente bisognerebbe fare le vaccinazioni quando il virus non circola, ma se aspettiamo che questa situazione si verifichi finisce che non vacciniamo più nessuno. Insomma un bel problema, forse senza soluzione. Ma se riuscissimo almeno a ridurre e a tenere bassa la circolazione del virus, i vantaggi sarebbero molteplici.
Si, il "consistente numero di casi che erano sfuggiti" fa aumentare di circa 6 unità il valore dei decessi della prima tabella. Saremmo sul valore di 3 o 4, perciò sotto la media nazionale del 5,3.
RispondiEliminaBuongiorno prof. Bassi, perché non tiene conto della differenza tra dati da tamponi molecolari e quelli da rapidi antigenici, di affidabilità molto diversa? Mi pareva dicesse qualcosa nel suo post del 26 gennaio riguardante l'Alto Adige ...
RispondiEliminaGrazie
prof. Walter Iellici
Ottima domanda. Purtroppo è quasi impossibile fornire una risposta quantitativa.
EliminaIl risultato dei tamponi rapidi antigenici dipende moltissimo dal modello utilizzato. Ce ne sono tantissimi, alcuni decisamente scadenti. Purtroppo la circolare ministeriale dello scorso 8 gennaio si limita a “sconsigliare” l’utilizzo dei modelli che non soddisfino alcuni – sia pur blandi – requisiti minimi. Ma essendo solo una raccomandazione, non sappiamo se sia rispettata o meno. Temo che ci siano magazzini pieni di questi dispositivi di scarsa qualità e finché non saranno stati usati tutti il problema continuerà ad esistere.
Ciò premesso, poiché il maggior numero di controlli viene eseguito ancora oggi con test rapidi di seconda generazione possiamo comunque dire che – anche utilizzando quelli con caratteristiche migliori – si perde SEMPRE un gran numero di positivi a carica virale medio-bassa che sarebbero stati trovati utilizzando i tamponi molecolari. Questo incide sul numero di nuovi positivi trovati, abbassando i dati di diffusione del contagio.
Difficile dire quanti positivi si perdano, perché bisognerebbe conoscere esattamente le specifiche tecniche dei tamponi antigenici utilizzati.
Oltre ai falsi negativi, i test antigenici producono anche falsi positivi. È il problema di cui ho discusso quando ho scritto degli screening di massa fatti in Alto Adige. Qui l’effetto è opposto rispetto a quanto discusso precedentemente.
I positivi antigenici fatti su persone asintomatiche e senza una storia epidemiologica che testimoni una elevata probabilità di essere stato contagiato, dovrebbero essere sempre confermati con il tampone molecolare. Altrimenti succede come nello screening di massa dell’Alto Adige dove – secondo me –la presenza di falsi positivi ha falsato pesantemente i risultati.
Insomma, i test rapidi antigenici sono uno strumenti utile quando si ci trova in condizioni di emergenza e si indagano persone con una elevata presenza di positività (diciamo almeno il 10%). I test rapidi antigenici non vedono molte persone positive con carica virale medio-bassa, ma quelle con la carica virale più alta (e quindi più contagiose) vengono trovate. I falsi positivi sono pochi rispetto ai positivi trovati e quindi – ai puri fini statistici – non rappresentano un problema (sarà un problema solo per loro perché si faranno una quarantena inutile e si illuderanno di aver acquisito gli anticorpi al virus e questo potrebbe indurli a futuri comportamenti imprudenti).
Quando la circolazione del virus scende (come sembra che che stia accadendo in questo momento) molto meglio tornare ai tamponi molecolari o – in alternativa – usare tamponi antigenici di terza generazione (basati su tecniche microfluidiche) che sono molto più sensibili e accurati.
Coronavirus, in Alto Adige in vigore da oggi nuove misure per contenere i contagi: bar e ristoranti chiusi e si raccomanda la mascherina FFP2
RispondiEliminaildolomiti.it – domenica 31 gennaio
Prendono il via quest'oggi in Alto Adige nuove misure più rigide per il contenimento del Coronavirus. Il numero di positivi nelle ultime settimane in provincia di Bolzano non è diminuito e il 28 gennaio il presidente Arno Kompatscher ha firmato una nuova ordinanza che è entra in vigore proprio quest'oggi fino al 15 febbraio.
Il provvedimento prevede la chiusura di bar e ristoranti, mentre la vendita di cibi da asporto è possibile, sempre seguendo le solite indicazioni di sicurezza, comunque nel rispetto delle regole di sicurezza ed evitando assembramenti fuori dai locali. Per gli esercizi ci sarà la possibilità di vendere bevande da asporto fino alle 18 e le mense e le aziende di catering che rispettano le misure di sicurezza possono continuare la loro attività. Permane il coprifuoco dalle 22 alle 5.
Nel documento si raccomanda l’utilizzo di mascherine per la protezione delle vie respiratorie FFP2, soprattutto nei casi in cui, per le particolari circostanze di fatto e le caratteristiche del luogo, il rischio di contagio è maggiore. Si raccomanda inoltre di evitare di ricevere nella propria abitazione persone non conviventi se non per situazioni di necessità.
Report ISS: 50mila morti Covid nella seconda ondata
RispondiEliminaAgnese Ananasso - repubblica.it - 31 Gennaio 2021
Sono 49.274 i decessi per Covid in Italia durante la seconda ondata dell'epidemia, da ottobre 2020 a oggi. È quanto rileva l'ISS nel report 'Caratteristiche dei pazienti deceduti positivi all'infezione da SARS-CoV-2 in Italia'. Nella prima ondata di marzo-maggio 2020 i morti furono 34.278.
L'età media dei pazienti deceduti e positivi a SARS-CoV-2 è 81 anni. Le donne decedute sono 37.295 (43,7%). L'età mediana dei pazienti deceduti positivi a SARS-CoV-2 è più alta di oltre 30 anni rispetto a quella dei pazienti che hanno contratto l'infezione (età mediane: pazienti deceduti 83 anni - pazienti con infezione 48 anni).
Sono “soltanto” 941, dei 85.418 totali (1,1%), i morti per Covid di età inferiore ai 50 anni. In particolare, 234 di questi avevano meno di 40 anni (138 uomini e 96 donne con età compresa tra 0 e 39 anni). Di 52 pazienti di età inferiore a 40 anni non sono disponibili informazioni cliniche; degli altri pazienti, 147 presentavano gravi patologie preesistenti (patologie cardiovascolari, renali, psichiatriche, diabete, obesità) e 35 non avevano diagnosticate patologie di rilievo.
Sono 108.104 i casi tra gli operatori sanitari dall'inizio della pandemia, 11.766 quelli registrati negli ultimi 30 giorni. In generale, nell'ultimo mese si registrano 367.374 casi, sugli oltre 2,5 milioni di contagi da inizio emergenza.
Complessivamente, 196 pazienti (3,1% del campione) presentavano 0 patologie, 772 (12,1%) presentavano 1 patologia, 1185 (18,6%) presentavano 2 patologie e 4.228 (66,3%) presentavano 3 o più patologie. Questo dato è stato ottenuto da 6.381 deceduti per i quali è stato possibile analizzare le cartelle cliniche. Le cartelle cliniche sono inviate all'ISS dagli ospedali secondo tempistiche diverse, compatibilmente con le prioritarie delle attività svolte negli ospedali stessi. Il campione è quindi di tipo opportunistico, rappresenta solo i decessi in soggetti che hanno avuto necessità del ricovero, e le Regioni sono rappresentate cercando di conservare una proporzionalità rispetto al numero di decessi.
In Alto Adige ancora troppi ricoveri per il Coronavirus, Kompatscher valuta un lockdown duro di 2 settimane
RispondiEliminagiornaletrentino.it - 02 febbraio 2021
BOLZANO. Il presidente della Provincia di Bolzano starebbe pensando ad un nuovo lockdown duro per 2 settimane, perché la situazione sanitaria in Alto Adige desta ancora preoccupazione. Ne parlerà questa mattina, 2 febbraio, con la sua Giunta. Arno Kompatscher potrebbe firmare una nuova ordinanza sabato 6 febbraio.
Il Presidente ha sempre ripetuto che le sue scelte, in materia di pandemia, dipenderanno dall’evoluzione della situazione. Situazione che non migliora. Lo dimostra l’allarme lanciato ieri dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas). A livello nazionale, il numero di posti letto in terapia intensiva occupati da malati Covid. Ma 6 regioni continuano a superare la soglia del 30% definita critica: Friuli Venezia Giulia (34%), Marche (31%), ALTO ADIGE (32%), TRENTINO (39%), Puglia (36%), Umbria (42%). Ricordiamo che l’Alto Adige è stato messo in zona “rosso scuro” anche dall’Unione Europea.
(aggiornamento dopo la riunione di Giunta)
Un nuovo lockdown dietro l’angolo, Kompatscher “bacchetta” chi infrange le norme
Il Presidente della Provincia di Bolzano ha confermato che - se la situazione sanitaria si aggraverà - verranno applicate misure severe. Domani la Giunta incontra le parti sociali.
Lo spettro di un nuovo lockdown pesante in Alto Adige rimane. Lo hanno spiegato nella conferenza stampa post giunta di oggi, 2 febbraio, Kompatscher e l’assessore Widmann. La Giunta si è comunque occupata della pandemia in modo approfondito. I vertici della Azienda Sanitaria hanno infatti riferito in seduta sulla situazione. Il direttore generale dell’Azienda Sanitaria Zerzer, il direttore sanitario Bertoli e il capo della commissione di esperti Kaufmann hanno riferito alla Giunta la situazione attuale basata sul numero di letti occupati in terapia intensiva e sui test effettuati.
"La situazione è costante e relativamente ancora sotto controllo, per quanto riguarda i casi Covid nei reparti normali e in quelli di terapia intensiva negli ospedali. Va segnalato tuttavia un trend di lieve incremento" ha riassunto l'assessore provinciale alla salute Widmann.
“La pressione sugli ospedali resta quindi alta e rappresenta una grande sfida, dal momento che il numero degli infetti resta elevato” ha detto il Presidente della Provincia Kompatscher che ha rimarcato: "Attualmente sappiamo di dover mantenere alta la guardia, intraprendendo tutte le iniziative possibili per mantenere i numeri bassi".
Kompatscher ha ricordato che i contagi sono in aumento specialmente nei contesti privati. "Dobbiamo fare adesso uno sforzo tutti, attraverso il nostro comportamento, nelle scuole e nei luoghi di lavoro, per ridurre al massimo il numero di infezioni. E tuttavia non possiamo escludere anche così la necessità di misure più restrittive".
Chiariti invece con Roma, ha riferito il presidente, molti interrogativi riguardanti la classificazione dell'Alto Adige sulla base dei dati epidemiologici: a livello europeo ci sono molti livelli di test. "Non vogliamo dire che le cose vanno meglio di come vadano in realtà, ma dal punto di vista clinico la situazione è sotto controllo e per questo occorre adesso sostenerci l'un l'altro e fare squadra per evitare nuove chiusure" ha concluso il Presidente.
Luca Guglielmi, Mara Dalzocchio, Vanessa Masè, Giorgio Leonardi, Claudio Cia
RispondiEliminaConsiglio Provinciale - Proposta di Risoluzione - 2 febbraio 2021
[…] La Giunta provinciale in questi mesi ha sempre mantenuto un livello di comunicazione COSTANTE E APPROFONDITO, attraverso numerose conferenze stampa nei confronti del pubblico e attraverso l’invio di tutta la documentazione ufficiale all’ISS; nei confronti delle Istituzioni della Provincia si è sempre prestata una grande attenzione alla comunicazione e alla discussione in Consiglio provinciale, sia su iniziativa della Giunta, sia su richiesta dei Consiglieri provinciali; è stato inoltre attivato un canale di comunicazione con i singoli Comuni del Trentino PER AGGIORNARE I SINDACI del livello di profondità dell’infezione nel loro territorio.
A seguito delle ripetute richieste dell’opposizione, sono state costantemente discusse e votate numerose risoluzioni, si è sempre dichiarata la volontà di non dar vita ad alcuna Commissione di inchiesta richiesta in maniera strumentale già nella scorsa primavera.
La situazione degli ultimi mesi è diventata però paradossale in quanto, a fronte di una continua applicazione da parte della Giunta di quanto disposto dalle competenti autorità sanitarie nazionali in materia di profilassi e controllo, le opposizioni accusano da settimane la Giunta di nascondere i dati di cui è in possesso.
Inutile precisare in questo contesto che tutte le comunicazioni richieste dall’Istituto Superiore di Sanità sono state puntualmente recapitate, non essendo stato il Trentino fatto oggetto di alcuna contestazione da parte dell’ISS, mentre alcune Regioni hanno avuto diverse contestazioni, come documentato dalla stampa in questi giorni.
Non sono stati evidenziati i risultati conseguiti in questi mesi:
- siamo la Provincia con il più alto numero di tamponi pro-capite in Italia,
- siamo stati gli ultimi a chiudere le scuole ed i primi a riaprirle,
- abbiamo sempre avuto i trasporti pubblici in piena efficienza con il massimo della sicurezza (siamo stati i primi a siglare accordi con privati al fine di garantire i migliori standard di prevenzione),
- grazie alla continuità del posizionamento in zona gialla le attività commerciali trentine sono rimaste aperte più giorni del resto d’Italia,
- la PAT è stata fin da subito tra le zone col maggior numero di vaccinati nelle varie categorie (l’83% degli ospiti delle RSA hanno ricevuto la prima dose),
- abbiamo ad oggi l’indice di contagio più basso d’Italia,
- e tanti altri numeri positivi.
Spiace rilevare come non sia certo stato tenuto dall’opposizione un atteggiamento collaborativo e attento a NON ALLARMARE la popolazione. Al contrario queste assurde accuse di manipolazione dei dati portano ad un clima di incertezza che non fa certo bene al Trentino.
Per essere precisi si ricorda che la comunicazione dei dati relativi ai tamponi antigenici è iniziata il 3 dicembre come da richiesta governativa ed è sempre proseguita puntualmente, con annessa comunicazione dei positivi a detto test. Al momento in Italia ben 8 Regioni sono a zero su questo dato, nel senso che non lo comunicano.
La cosa più grave è che queste notizie artatamente diffuse non mettono in cattiva luce il Governo provinciale, ma l’intera struttura sanitaria trentina. La stessa struttura sanitaria - che ci assiste ogni giorno e che ha tutta la nostra fiducia - ha replicato attraverso tutti i suoi vertici alle accuse ricevute con dati OGGETTIVI ED INEQUIVOCABILI, e questo è da considerarsi sufficientemente chiaro per chi voglia capire.
Tutto ciò premesso il Consiglio provinciale impegna la Giunta provinciale a:
- proseguire nella PUNTUALE E PRECISA RISPOSTA alle richieste di dati provenienti dall’Istituto Superiore di Sanità e dal Governo nazionale
- proseguire nella ricerca delle migliori soluzioni per poter dare ATTENTA LETTURA dei livelli di contagio come effettuato nei mesi scorsi
- proseguire nella LODEVOLE OPERA DI COMUNICAZIONE alla popolazione attraverso le dirette televisive di tutte le notizie riguardanti la lotta alla pandemia
In Unione Sovietica questi avrebbero fatto un figurone!
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