Tra la grande quantità di numeri disponibili, c'è n'è uno su cui forse varrebbe la pena di fare più attenzione. Mi riferisco, in particolare, al numero di persone sottoposte a tampone, numero che può essere molto diverso rispetto al numero di tamponi fatti.
Per iniziare la discussione partirei dai dati degli ultimi 7 giorni (21-27 gennaio) basandomi su quanto comunicato dalla Protezione Civile Nazionale. Tutti i valori sono normalizzati rispetto ad un campione di 100.000 abitanti e sono mostrati nella tabella seguente:
Nuove persone sottoposte a tampone | Tamponi molecolari | Tamponi rapidi antigenici | Totale tamponi fatti |
Nuovi positivi | di cui solo con antigenico | % di positivi solo antigenici | |
Italia | 760 | 1.320 | 1.073 | 2.393 | 121 | 12 | 9,8% |
Trentino | 327 | 2.109 | 1.125 | 3.234 | 173 | 121 | 69,9% |
Alto Adige | 667 | 2.475 | 5.007 | 7.482 | 525 | 284 | 54,2% |
Notiamo subito che nel caso del Trentino e dell'Alto Adige la percentuale di tamponi fatti a nuove persone è stato piuttosto ridotto. Per il Trentino solo 327 persone a fronte di 3.234 tamponi (parliamo sempre di dati riferiti ad un campione di 100.000 persone), corrispondenti a poco più del 10% dei tamponi. Per l'Alto Adige la percentuale scende al 9% mentre a livello nazionale è pari a circa il 32%. Il rapporto dipende da vari fattori:
- Ogni malato deve fare almeno due tamponi e quindi ci aspettiamo che la percentuale debba essere senz'altro inferiore rispetto al 50%.
- Essendo passato quasi un anno dall'inizio della pandemia, ormai sono molte le persone che hanno già fatto almeno un tampone e che, in caso di nuovo esame, non vanno ad incrementare le statistiche. Ormai il 27,6% degli italiani ha fatto almeno un tampone. La percentuale sale di poco in Trentino (29,7%). Il dato dell'Alto Adige (33,3%) sembra non tener conto dello screening di massa fatto a novembre. Man mano che passano i mesi, il parametro relativo alle nuove persone sottoposte a tampone perde progressivamente di significato. Bisognerebbe definire un nuovo parametro: ad esempio "persone che non abbiano già fatto un tampone nel semestre precedente".
- L'esecuzione di screening periodici su determinate categorie di lavoratori (ospedali, RSA) abbassa la percentuale di tamponi somministrati a nuove persone.
Osservando il rapporto tra positivi e nuove persone sottoposte a tampone passiamo dal 78% dell'Alto Adige al 53% del Trentino. Il dato nazionale è pari a circa il 16%. L'origine di questa forte differenza non è chiara. A prima vista sembra che ci possa essere una correlazione con l'utilizzo intensivo dei tamponi rapidi antigenici, ma francamente non saprei trovare le ragioni di un eventuale collegamento.
Sia il Trentino che l'Alto Adige si distinguono a livello nazionale per l'alta percentuale di positivi identificati solo con il tampone rapido antigenico. Tale percentuale è quasi il 70% per il Trentino, circa il 54% per l'Alto Adige e scende al 10% circa a livello nazionale. Qui c'è da dire che Regioni come il Veneto che hanno fatto largo uso di tamponi rapidi antigenici hanno fin qui confermato la grande maggioranza dei positivi antigenici con il tampone molecolare, anche dopo che la circolare ministeriale dello scorso 8 gennaio aveva identificato una ampia casistica dove il tampone antigenico poteva essere utilizzato per identificare i positivi senza ulteriori indagini. Solo oggi il Veneto ha segnalato un esiguo numero di casi identificati solamente con il tampone rapido, numero che fino a ieri era pari a 0.
Un altro dato interessante riguarda la percentuale di tamponi rapidi antigenici che identificano persone positive: parliamo del 10,8% per il Trentino e del 5,7% dell'Alto Adige. Il dato nazionale è trascurabile, ma poco significativo a causa delle diverse procedure adottate a livello nazionale. Il dato del Trentino è particolarmente significativo perché il tampone antigenico è ormai utilizzato come prima scelta per identificare i nuovi positivi. Il dato dell'Alto Adige potrebbe risentire dei grandi numeri di tamponi utilizzati per eseguire screening di massa in alcune città altoatesine, operazione sulla cui efficacia ho già avuto modo di esprimere i miei dubbi.
In conclusione, i numeri che sentiamo ogni giorno relativi al rapporto tra nuovi positivi e tamponi vanno considerati con grande cautela. Quando la percentuale di tamponi positivi cresce oltre il 10% è ragionevole considerare che si abbia a che fare con una elevata circolazione del virus. Tuttavia, quando si calcola il rapporto, è importante scegliere il giusto denominatore.
Coronavirus, troppi contagi a Termeno e scatta lo screening, questa volta, CON I TAMPONI MOLECOLARI
RispondiEliminaildolomiti.it - 27 gennaio 2021
I troppi contagi registrati nel Comune di Termeno (3300 abitanti circa) hanno portato le autorità politiche e sanitarie a decidersi per una campagna di screening. Rispetto alle scorse volte, però, ci saranno delle novità: si useranno i tamponi molecolari e l'attività di testing sarà aperta anche a chi lavora sul territorio comunale e agli alunni delle medie provenienti dal Comune di Cortaccia (2200 abitanti circa).
Mentre si attende l'ordinanza con cui la giunta provinciale dovrebbe introdurre delle restrizioni – arrivate dopo due settimane di “limbo”, tra la classificazione in zona “rossa” da parte di Roma, non accettata da Bolzano e quella “rosso scuro” da parte di Bruxelles – nel prossimo fine settimana il Comune di Termeno sarà interessato da un'azione di testing volontaria e gratuita.
Questa volta non verranno utilizzati test antigenici rapidi bensì i tamponi molecolari. I numeri dell'infezione registrati nel Comune, dicono dalla Provincia Autonoma di Bolzano, necessitano infatti un'altra campagna di screening, finalizzata a interrompere la catena del contagio.
Le cittadine e i cittadini sono invitati a eseguire il test per il Sars-CoV-2 nelle giornate di sabato 30 e domenica 31 gennaio. Tutti gli alunni e le alunne di Cortaccia che frequentano la scuola media di Termeno potranno partecipare a loro volta allo screening, così come le persone che lavorano in questo territorio.
Caso tamponi rapidi, l’Azienda sanitaria si difende: “I dati degli antigenici positivi non si potevano contare”
RispondiEliminaIl dottor Antonio Ferro: "C’è una difficoltà a gestirli. Per questo non rientrano nei 21 indicatori nazionali"
giornaletrentino.it - mercoledì 27 gennaio 2021
Sul caso dei positivi agli antigenici che non erano stati conteggiati dall’Azienda sanitaria (13 mila in novembre) e che hanno spinto anche le minoranze in Consiglio provinciale a chiedere l’istituzione di una commissione d’inchiesta e i sindacati ad accusare la giunta di avere nascosto i dati reali del contagio, interviene il direttore del Dipartimento prevenzione dell'Azienda sanitaria di Trento, Antonio Ferro: "I dati degli antigenici positivi non potevano assolutamente entrare nel calcolo dei 21 indicatori nazionali perché c'era difficoltà a gestire questi dati, difficoltà che è presente ancora adesso.
Tanto più che come Trentino siamo quelli che da sempre utilizzano di più come strategia i tamponi molecolari e antigenici: per dare dei numeri, ancora oggi noi stiamo facendo una media settimanale di 2.567 tamponi molecolari contro una media nazionale di 1.657, quindi ne stiamo facendo quasi il doppio e sugli antigenici lo stesso".
Ferro spiega le modalità di gestione dei positivi ai test antigenici in Trentino. "Quindi l'utilizzo dei nostri tamponi sia rapidi che molecolari è enorme, con un impiego a centro concentrico che ci ha permesso di trovare una grandissima parte di soggetti positivi. Vorrei ricordare che l'Istat ha certificato per il Trentino una capacità di messa in evidenza dei dati del 29% dei soggetti positivi, contro il 17% delle altre Regioni.
Quindi una capacità della sanità trentina di trovare i positivi ed isolarli. Questa linea di sanità pubblica dal nostro punto di vista, oltre ai 21 parametri e al fatto che i dati sono stati sempre forniti in tempo reale, ha fatto sì che, nonostante i pesanti dati su ricoveri e rianimazioni, ci hanno consentito di rimanere zona gialla, che non è un caso, ma è certificato dal Ministero della Salute e dall'ISS sulla base dei dati che abbiamo sempre trasmesso", ha detto ancora Ferro.
Il dottor Antonio Ferro (Apss): «In Italia sono sottostimati i positivi. Qui in Trentino prendiamo in carico subito quelli rilevati con test rapidi. Altrove non si fa e questo è un problema»
RispondiEliminaladige.it – mercoledì 27 gennaio 2021
"A tutt'oggi, quando dal 3 dicembre 2020 tutte le Regioni avrebbero dovuto comunicare questi dati, se si guarda la tabella pubblica del 24 gennaio, ci sono ancora 9 Regioni che sono a zero per quanto riguarda i tamponi antigenici positivi.
L'Emilia Romagna ne ha dichiarati 29, quindi c'è stata una sottostima enorme del numero di casi positivi nel Paese e c'è ancora in questo momento". Lo ha affermato il direttore del Dipartimento prevenzione dell'Azienda sanitaria di Trento, Antonio Ferro, spiegando le modalità di gestione dei positivi ai test antigenici in Trentino.
"Il Trentino ha fatto una ordinanza per cui tutti i test antigenici positivi fossero trasmessi. Quindi il nostro dato non è equiparabile a quanto accade nel resto d'Italia nonostante lo avessimo chiesto. Noi, dopo 10 giorni, confermiamo il test rapido con un test di guarigione molecolare.
Questa è la nostra procedura CHE E’ STATA CONCORDATA CON L’ISS ed era frutto della circolare del 30 ottobre 2020, poi ripresa l'8 gennaio scorso e che ha confermato per tutte le Regioni d'Italia la modalità d'azione che il Trentino ha adottato e che dal nostro punto di vista ci ha permesso di mantenere sotto controllo la situazione dei contagi", ha aggiunto Ferro.
"Sulla questione di come abbiamo gestito i dati, il problema di fondo è che non c'è una possibilità di comparazione delle Regioni italiane per la modalità del conteggio dei positivi ai test rapidi.
Oltre alla mail del 30 settembre del direttore generale dell'Azienda sanitaria trentina all'Iss per chiedere l'inserimento di questi dati, io personalmente ho telefonato sia al professor Rezza che al professor Brusaferro per fare presente che c'era un problema italiano: quello dei soggetti positivi agli antigenici che andavano subito presi in carico, perché erano un problema per il Paese. Il problema è che questi dati non trovavano una collocazione all'interno della piattaforma dell'Iss", ha precisato ancora Ferro.
NdC: questo medico ha gli strumenti per capire che dopo 10 giorni dal tampone antigenico eseguire il costoso tampone molecolare perde di significato;
il dottor Ferro ha anche gli strumenti per capire che le Regioni che riportano "zero" nel totale della colonna dei tamponi antigenici eseguono DI PRASSI il tampone molecolare AL VOLO, entro uno/due giorni, dopo un tampone antigenico positivo.
Sorge spontanea la domanda, visto il polverone che prova a sollevare a livello nazionale: CI E' O CI FA?