Dichiarazione di conflitto di interessi
Il prof. Paolo Ferrari che cito in questo post è professore presso
l'Università della Svizzera Italiana (USI) di cui sono vice-presidente
La prestigiosa rivista scientifica PNAS – Proceedings of the National Academy of Sciences, ha recentemente pubblicato i risultati di uno studio svolto su 576 pazienti Covid di età media pari a 72 anni ricoverati presso l'EOC (Ente Ospedaliero Cantonale) ticinese durante gli scorsi mesi di marzo e aprile. Lo studio, svolto nell'ambito di una collaborazione tra EOC, alcune università Svizzere e l'università Vita-Salute San Raffaele di Milano, ha permesso di verificare una significativa riduzione di mortalità nei pazienti ad alto rischio che assumevano correntemente un comune farmaco contro l'ipertensione.
L'articolo lo trovato qui:
Ecco alcuni commenti riportati dal Corriere del Ticino:
Il responsabile medico dell’EOC e prof. della Facoltà di scienze biomediche dell’USI, Paolo Ferrari, commenta: «Questo studio ci insegna tre importanti lezioni. Primo, che un farmaco noto e sicuro, usato comunemente e prescritto di routine dai medici di base per la cura dei pazienti ipertesi, risulta ridurre la mortalità tra le persone colpite dal COVID-19, quando sono in trattamento con questi farmaci. Secondo, che solo con metodi biostatistici sofisticati si possono “smascherare” informazioni che con un approccio convenzionale passerebbero inosservate. Terzo, che anche nel contesto del nostro Cantone Ticino un grande lavoro di squadra può portare a scoperte importanti».
«È apparso da subito evidente che l’età e le comorbidità dei pazienti giocassero un ruolo importante sull’andamento della malattia COVID-19» afferma Pietro Cippà, direttore del Dipartimento di medicina EOC che ha concepito lo studio, «ma l’inevitabile sovrapposizione di elementi anagrafici, clinici e farmacologici rendeva estremamente difficoltosa la possibilità di apprezzarne l’impatto in un contesto complesso e nuovo come quello che abbiamo dovuto affrontare negli scorsi mesi». «Grazie ad una raccolta dati precisa e all’applicazione di metodi statistici avanzati è stato possibile sviluppare un profilo di rischio multifattoriale e valutare l’impatto delle terapie farmacologiche assunte dai pazienti prima e durante il ricovero».
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