giovedì 24 dicembre 2020

Una domanda: che fine fanno i dati che la Provincia Autonoma di Trento comunica al Sistema di Sorveglianza Integrata?

Oggi, vigilia di Natale, l'Istituto Superiore di Sanità ha anticipato di un giorno la presentazione del rapporto settimanale sull'andamento della pandemia in Italia. All'interno del rapporto c'è la solita tabella sulla prevalenza del virus. Ve la mostro qui di seguito:

Tratto dal Rapporto ISS
 

Il dato che ha attratto la mia attenzione è quello del numero dei casi registrati in Trentino durante la settimana che andava dal 14 al 20 dicembre. Si tratta dei casi comunicati al cosiddetto Sistema di Sorveglianza Integrata che è un canale ben distinto rispetto ai dati comunicati alla Protezione Civile nazionale (PCN). Ci possono essere degli sfasamenti temporali tra le due serie di dati anche se in una situazione come l'attuale, caratterizzata da un livello di nuovi contagi abbastanza stabile, non mi aspetto che ci siano delle differenze abissali. 

Ho provato a vedere i dati comunicati da Trentino, Veneto ed Emilia-Romagna (le tre Regioni/PPAA che secondo il rapporto ISS presentavano la più alta circolazione del virus) confrontandoli con quelli della Protezione Civile Nazionale. Tenuto conto che la Protezione Civile Nazionale riporta i dati con un giorno di ritardo rispetto alla data in cui viene eseguito il test, ho considerato i dati dal 15 al 21 dicembre.

Ecco il risultato:


Tabella ISS Dati PCN Dati veri
Trentino 1.154 1.685 2.266
Veneto 24.362 26.036
Emilia-Romagna 8.702 10.860

Ricordo che i dati della Protezione Civile Nazionale possono essere leggermente diversi rispetto a quelli dell'Istituto Superiore di Sanità a causa degli sfasamenti temporali esistenti tra i due sistemi di raccolta dei dati. Vediamo che i dati ISS sono inferiori ai dati PCN, ma il Trentino è il territorio con la differenza percentuale decisamente più elevata (-31.5%). 

Ricordo inoltre che la Protezione Civile Nazionale pubblica solo i dati relativi ai positivi molecolari, fatto che determina una forte distorsione dei dati per i territori, come il Trentino, che sottopongono sollecitamente a test molecolare di conferma solo una parte dei positivi antigenici (a novembre quasi nessuno veniva confermato). Durante il periodo considerato, il Trentino ha confermato con tampone molecolare meno di 1000 dei circa 1500 positivi trovati con tampone antigenico.  

È molto significativo il fatto che, unico caso in Italia, il Trentino registri una mediana del tempo tra insorgenza dei sintomi ed esecuzione del tampone molecolare pari a ben 11 giorni. Fino a due settimane fa tale valore era pari a 3-4 giorni, improvvisamente saliti a 9 la scorsa settimana. A conferma del fatto che dopo la prima settimana di dicembre il Trentino ha cominciato a fare tamponi di conferma ai positivi antigenici che a novembre venivano lasciati a casa in attesa di tornare virologicamente negativi. Adesso i tamponi molecolari di conferma si fanno, ma con grande calma! 

Questo fatto è evidenziato anche dal grafico dei dati che l'ISS ha utilizzato per il calcolo dell'indice di trasmissione del contagio in Trentino:

Tratto da rapporto ISS

Le barre più scure che appaiono nel grafico corrispondono ai casi sintomatici classificati in base alla data di insorgenza dei sintomi. Questi sono i dati utilizzati da ISS per il calcolo di R. Molti dei positivi antigenici che sono stati confermati con il tampone molecolare dopo la prima settimana di dicembre sono andati a ricadere sulle settimane precedenti, producendo un doppio picco artificiale, con un minimo localizzato intorno alla metà di novembre (indicato nel grafico da una freccia rossa). Se non mi credete, confrontate la figura mostrata sopra con l'analogo grafico di due settimane fa.

Se andassimo a ricalcolare il valore dell'indice di trasmissione del contagio sulla base di questi dati avremmo ottenuto per le settimane precedenti valori molto più alti di R. Ma ormai ISS non andrà certamente a ricalcolare i vecchi valori di R e si tengono per buoni i valori sbagliati. Paradossalmente oggi, poichè molti casi sintomatici nuovi non li abbiamo ancora comunicati (lo faremo tra una o due settimane) il valore dell'indice R appare relativamente basso. Un esempio da manuale di come i famosi 21 indicatori ISS possano essere facilmente aggirati.

A fronte di tutto questo cosa fa l'ISS? Nulla. Si limita a segnare con un segno # le Regioni/PPAA (tabella 3 del rapporto) che sono in ritardo nella comunicazione dei dati (non c'è solo il Trentino, ma nessuna ha tempi così grandi tra sintomi e tamponi). Eppure non ci vorrebbe Sherlock Holmes per capire cosa sia successo.

In conclusione, nella settimana dal 15 al 21 dicembre in Trentino sono stati comunicati complessivamente 2.266 nuovi contagi (molecolari + antigenici - antigenici confermati con i molecolari), quasi il doppio rispetto a quelli conteggiati da ISS. Se ISS avesse preso in considerazione il vero  numero dei contagi, la prevalenza del Trentino sarebbe stata più o meno  allineata con  quella del Veneto.

La Provincia Autonoma di Trento sostiene di comunicare al Sistema di Sorveglianza Integrata i dati completi di tutti i contagi. Sono stati davvero comunicati tutti i dati? Che fine hanno fatto questi numeri?



4 commenti:

  1. Luca Zaia - Lunedì 28 dicembre 2020

    “Passiamo tutti i giorni per la Regione con il maggior numero di contagi; il primo giorno che ci siamo presi il primato avevamo fatto circa 60 mila tamponi tra rapidi e molecolari. I contagiati erano 3.000, quindi il 5%. In quello stesso giorno, la Regione che passava per la migliore aveva trovato 40 positivi su 400 tamponi. Il che significa il 10%: il doppio.

    Noi da sempre facciamo un gran numero di tamponi rapidi. Che però non possono essere inclusi nella statistica. O meglio: i positivi sono contati, ma il loro numero viene caricato sui soli tamponi molecolari. Ma nei prossimi giorni, questo cambierà”.

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    1. Ormai sono settimane che da Roma dicono che "nei prossimi giorni questo cambierà", ma non cambia mai niente.

      Qualcuno sta tirando il freno a mano e non può essere solo un piccolo burocrate che ritarda a fare il suo lavoro.

      Il Ministro Speranza avrebbe potuto fare chiarezza sulla faccenda già da molto tempo. Ma sembra che la questione non lo interessi. Si fida di quello che gli dicono alcuni dirigenti e - secondo me - sbaglia.

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  2. Andrea Crisanti a La7 – Lunedì 28 dicembre 2020

    “La lettura di Zaia sul boom di contagi in Veneto è sbagliata. Non dipende dai tanti tamponi, ma da test rapidi e da zona gialla””

    “Secondo Zaia il boom di contagi in Veneto dipende dall’alto numero di tamponi? No, la lettura è sbagliata. E’ vero che teoricamente più tamponi si fanno e più si interrompe la catena di trasmissione, ma questo dovrebbe essere seguito dalla diminuzione dei casi e dei morti. Qui in Veneto abbiamo un aumento di casi e di morti senza precedenti“.

    Così, a “L’aria che tira” (La7), Andrea Crisanti smentisce la tesi del presidente regionale veneto Luca Zaia, il quale oggi, in una intervista al Corriere della Sera, ha imputato l’alto numero di contagi nella sua regione alle migliaia di tamponi effettuati.

    Crisanti, in primis, esclude che l’aumento dei casi in Veneto sia legato alla variante inglese del coronavirus: “Il Veneto sinora ha fatto 36 sequenze complete del virus e nessuna corrisponde alla variante inglese. Poi se sono stati sequenziati pezzetti di virus, e sembra che alcuni condividano delle mutazioni, non vuol dire che siamo in presenza della variante inglese e che questa sia responsabile dei contagi in Veneto.

    In realtà, l’aumento di contagi e di morti è dovuto a due fattori:

    1. il primo è la zona gialla, che è stata influenzata o determinata da questi 21 parametri, tra i quali pesa tantissimo il numero di posti nelle terapie intensive. Si è quindi creato un effetto paradosso, per cui il virus circola perché ci sono più posti in terapia intensiva. In questo modo, più persone si ammalano, più persone muoiono in termini di probabilità.

    2. l’altro fattore è legato al fatto che il Veneto ha puntato tutto sui tamponi rapidi, che hanno una sensibilità bassa e hanno permesso che le Rsa venissero infettate. Abbiamo una percentuale di Rsa infettate senza precedenti, proprio perché il personale è stato ‘screenato’ coi tamponi rapidi”.

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  3. Il virologo Andrea Crisanti – già il 17 novembre 2020 - ANSA:

    IL PARADOSSO DELLE TERAPIE INTENSIVE: "Ci saranno più morti nelle regioni che hanno più letti attivati in terapia intensiva; sono sicuro che a fine ondata si constaterà questo"

    Il professore spiega: “Uno dei 21 indicatori che permettono alle regioni di stare in zona gialla è la capacità di risposta del sistema sanitario, che tra le altre cose si misura con IL NUMERO DI POSTI ATTIVATI IN RIANIMAZIONE. Questo crea un effetto “perverso”:

    le regioni e le province che hanno più posti in terapia intensiva sono considerate virtuose, non sono obbligate ad attuare le misure restrittive tipiche delle zone arancio o rosse;

    TEORICAMENTE c'è meno pressione e “si abbassa la guardia”, avendo a disposizione un numero maggiore di posti; ma così si dà al virus più possibilità di infettare e quindi di mandare persone in rianimazione".

    "Sono sicuro che alla fine di questa seconda ondata si constaterà che le regioni che avevano più posti in terapia intensiva avranno contato più morti".

    +++++++++++++++++++

    Nell’occasione Crisanti aveva poi detto la sua sull'ipotesi dei medici di famiglia e dei pediatri da impegnare nelle cure domiciliari.

    "Non entro nei dettagli della sentenza del Tar del Lazio, ma conosco moltissimi colleghi medici di base e pediatri che non sono minimamente formati per fare le cure domiciliari e non hanno le attrezzature e i dispositivi di protezione per farle".

    Il virologo ha ribadito che "nella casa di un paziente Covid si deve entrare con determinati criteri di sicurezza. Il medico non può entrare da solo perché ci deve essere qualcuno che poi successivamente lo aiuta a spogliarsi, deve avere un mezzo adatto per farlo e che poi sia possibile sanificare.

    Penso che misure come la scelta di attribuire questo compito ai medici di famiglia tout court siano veramente una manifestazione dell'approssimazione: non si sa quello che poi succede sul campo".

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