Due anni fa (esattamente il 15 aprile 2020) pubblicai un post dal titolo "Cosa succederà se tutto andasse storto", nel quale commentavo un articolo uscito sulla rivista Science nel quale veniva descritto il possibile andamento futuro della pandemia. Gli Autori prevedevano che avremmo osservato una serie di ondate pandemiche, protratte per un congruo numero di anni. Allora eravamo agli inizi della pandemia di Covid-19 e sapevamo ancora poco sia sulle caratteristiche del virus SARS-CoV-2 che sull'efficacia dei vaccini e dei farmaci che sarebbero stati sviluppati nei mesi successivi.
Con il senno di poi, oggi possiamo dire che ci troviamo in una situazione che rispecchia solo parzialmente le previsioni dell'articolo: non siamo fuori dalla pandemia ed è ragionevole presumere che ancora per molto tempo ci potrebbero essere nuove ondate pandemiche, ma l'effetto combinato dei vaccini e dei farmaci utilizzati per contrastare la Covid-19 ha sensibilmente ridotto sia i danni sanitari indotti dalla pandemia che i suoi effetti sul tessuto economico e sociale. Alcune ipotesi molto pessimistiche avanzate nel lavoro pubblicato 2 anni fa non si sono realizzate, ma in compenso oggi abbiamo a che fare con un virus molto più contagioso (anche se meno aggressivo) rispetto a quello che circolava nella primavera del 2020 (questa ipotesi non era stata considerata dagli Autori).
Si conferma quanto anticipavo nel mio post di 2 anni fa: questi modelli matematici non sono abbastanza precisi per poter fornire previsioni attendibili, ma sono utili per disegnare scenari di massima, importanti per capire quali sono i rischi che corriamo (soprattutto se i decisori politici ne tengono conto quando impostano le loro politiche di lungo periodo).
Il post di 2 anni fa mi è tornato in mente oggi dopo aver letto l'articolo apparso su Nature dal titolo "Climate change increases cross-species viral transmission risk". L'articolo non è liberamente consultabile da chiunque, ma è comunque possibile leggerne l'abstract. Un estratto in italiano è disponibile qui. In estrema sintesi, gli Autori hanno studiato gli effetti che il riscaldamento globale attualmente in atto potrà produrre nel corso dei prossimi 50 anni, valutando l'impatto sulle specie animali selvatiche che popolano la nostra Terra. Molti animali selvatici rischieranno l'estinzione, ma altri riusciranno facilmente a spostarsi raggiungendo nuovi territori dove prima non erano presenti (sta già succedendo, ad esempio, per numerose specie di pesci tropicali che incominciano ad essere presenti nel Mediterraneo).
Questi spostamenti di massa aumenteranno il rischio di salto di specie per molti virus. In particolare gli Autori stimano che esistano circa 10 mila virus che circolano liberamente tra i mammiferi selvatici e che potrebbero fare abbastanza facilmente il salto di specie verso gli esseri umani. Gli spostamenti indotti dal riscaldamento globale potrebbero facilitare questo salto di specie, generando nuove pandemie. In altre parole, la pandemia di Covid-19 potrebbe essere solo il primo esempio di un fenomeno che è destinato ad intensificarsi nel corso dei prossimi decenni.
Anche per questo articolo valgono le considerazioni che scrissi 2 anni fa a proposito dell'articolo apparso su Science: le ipotesi fatte sono certamente ragionevoli, ma non è affatto detto che si debba verificare lo scenario peggiore. Tanto per cominciare è augurabile che la pandemia di Covid-19 e la guerra in Europa non ci facciano mettere in soffitta le preoccupazioni per il cambiamento climatico. Siamo ancora in tempo per mitigarne almeno gli effetti più dannosi, purché si proceda senza indugio e non si perdano di vista le vere priorità. Chi pensa di accettare il riscaldamento globale per salvaguardare un effimero aumento di qualche punto percentuale del PIL non ha capito nulla.
Il messaggio che viene fuori con chiarezza da questo articolo è che "le disgrazie non vengono mai da sole". Il riscaldamento globale, oltre ad innescare enormi problemi economici e sociali, potrebbe essere accompagnato da un pesante aggravamento della situazione sanitaria globale. Carenza di acqua potabile, carestie e nuove pandemie potrebbero scatenare una sorta di "tempesta perfetta" che metterebbe a repentaglio il futuro dell'Umanità.
Bisogna agire subito, finché siamo in tempo.