giovedì 28 luglio 2022

Nuovo lockdown a Wuhan, dove tutto è cominciato

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Nel corso degli ultimi giorni sono arrivate diverse notizie che riguardano Wuhan e la pandemia di Covid-19. La prestigiosa rivista Science ha pubblicato 2 studi condotti da gruppi di ricerca internazionali che, dopo una approfondita analisi di tutti i dati disponibili, hanno concluso che l’origine della pandemia è legata a 2 distinti episodi di spillover (passaggio virale tra specie diverse) avvenuti nella città di Wuhan. I 2 lavori li potete trovare qui:

  1. J.E. Pekar et al.,”The molecular epidemiology of multiple zoonotic origins of SARS-CoV-2″, Science (2022) abp8337, DOI:10.1126/science.abp8337.
  2. M.Worobey et al., “The Huanan Seafood Wholesale Market in Wuhan was the early epicenter of the COVID-19 pandemic”, Science (2022) abp8715, DOI: 10.1126/science.abp8715.

Il contenuto dei 2 lavori erano stato anticipato da Nature nel febbraio scorso, al momento in cui le pubblicazioni erano state rese disponibili sotto forma di pre-print, prima di essere sottoposte alla revisione di referee indipendenti. La pubblicazione su Science dei 2 lavori costituisce un punto fermo e rende decisamente poco credibili le diverse ipotesi fatte sull’ipotetica fuga del virus da un laboratorio cinese.

Assodata l’origine della pandemia, dopo oltre 2 anni e mezzo dal suo inizio è giunta notizia che 1 milione di abitanti di Wuhan sono stati messi in condizione di rigido lockdown a seguito della scoperta di 4 casi di contagi asintomatici legati al virus Omicron BA.5. La notizia ha fatto scalpore anche perché ormai, in gran parte degli altri Paesi, l’approccio alla Covid-19 sembra ispirarsi al motto “disperdetevi e contagiatevi“.

Un approccio basato su rigidi lockdown aveva senso nelle fasi iniziali della pandemia, quando c’era ancora qualche speranza di circoscrivere la diffusione del virus e quando mancavano vaccini e cure in grado di limitare i danni sanitari della (allora) sconosciuta malattia. Oggi i lockdown possono essere utilizzati come arma estrema quando il livello dei contagi è così alto da mettere a repentaglio la funzionalità degli ospedali. Ma mettere in lockdown 1 milione di persone a causa della presenza di 4 contagi asintomatici sembra veramente una esagerazione.

Sappiamo che le notizie che arrivano dalla Cina sono sottoposte ad una rigida censura e spesso vengono edulcorate per obbedire alle indicazioni del regime. Non è dato sapere se i contagi siano solo 4 oppure molti di più. Sta di fatto che, durante questi primi 7 mesi del 2022, la Cina è stata sottoposta ad una serie di rigidi lockdown ispirati a quella che il regime cinese definisce la politica del “contagio zero“.

Per rendersi conto della severità di questi interventi basta ricordare che, per la prima volta da quando vengono fatte statistiche ufficiali sull’economia cinese, il prodotto interno lordo cinese del primo semestre 2022 è rimasto sostanzialmente in linea con quello dell’anno precedente. Un risultato incredibile per l’economia del Dragone che ci aveva abituati ad una crescita tumultuosa.

Oggi la situazione è molto diversa rispetto a quella di 2 anni e mezzo fa, ma la Cina continua imperterrita con i suoi metodi iniziali, costringendo milioni di obbedienti cittadini a fortissime limitazioni. Molti osservatori sostengono che la strategia cinese non sia frutto di una scelta sanitaria, ma sia legata soprattutto a scelte politiche, fortemente condizionate dal Congresso d’autunno che dovrebbe confermare il terzo mandato di Xi Jinping.

mercoledì 27 luglio 2022

Segnalazione: EMA avvia la procedura per valutare un nuovo farmaco che potrebbe ridurre la mortalità in alcuni casi di Covid-19

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L’Agenzia europea per il farmaco (EMA) ha annunciato di aver avviato la procedura di revisione per valutare l’utilizzo di un nuovo farmaco chiamato Sabizabulin (il farmaco è stato sviluppato recentemente per applicazioni in campo oncologico) che potrebbe essere utile per trattare pazienti Covid già ospedalizzati a grave rischio di soffrire della sindrome da distress respiratorio acuto (nota anche con l’acronimo inglese ARDS) e di morire.

Aldilà degli aspetti che riguardano questo specifico farmaco, la notizia è interessante perché – per la prima volta – EMA ha avviato la revisione di un nuovo farmaco seguendo le procedure previste dall’articolo 18 del nuovo regolamento europeo che ha ampliato il ruolo di EMA durante le emergenze di salute pubblica.

Dopo la decisione presa dall’EMA, i singoli Paesi europei possono (se lo ritengono opportuno) autorizzare l’utilizzo provvisorio del Sabizabulin per il trattamento di alcune categorie di pazienti Covid.

Quanto al farmaco, si tratta di un prodotto recentissimo che – come ricordato precedentemente – è stato inizialmente sviluppato e sperimentato per applicazioni oncologiche. Sono già stati fatti studi – sia pure dimensionalmente limitati – dove il Sabizabulin è stato utilizzato per trattare pazienti affetti da Covid-19. Lo studio è stato effettuato seguendo un protocollo “randomizzato” (i pazienti sono stati assegnati a caso al gruppo del placebo o a quello del farmaco).

La sperimentazione ha riguardato pazienti affetti da Covid-19 già ospedalizzati, selezionati tra coloro che – sulla base di determinati parametri clinici – risultavano ad elevata probabilità di soffrire dell’ARDS e di morire. I risultati sono stati pubblicati da K. G. Barnette et al. su NEJM Evidence.

La figura, tratta dal lavoro pubblicato da K. G. Barnette et al. su NEJM Evidence, mostra l’andamento dei decessi per 2 campioni di pazienti Covid con caratteristiche simili (tutti già ricoverati in ospedale e a grave rischio di decesso a causa ARDS)

Si nota che i pazienti trattati con Sabizabulin (linea blu) hanno registrato una probabilità di decesso che è stata pari a circa la metà rispetto ai pazienti che avevano ricevuto il placebo (linea ocra). La differenza tra le 2 curve è abbastanza netta, ma – come ricordato precedentemente – questi dati sono stati raccolti da un campione di ridotte dimensioni. Prima di poter dire qualcosa di statisticamente significativo bisognerà attendere che la sperimentazione sia ampliata.

Se questi dati fossero confermati, si tratterebbe di un miglioramento significativo perché – a differenza degli antivirali che devono essere somministrati entro pochi giorni dal contagio – il nuovo farmaco promette di funzionare anche con pazienti che si sono già aggravati e sono già dovuti ricorrere alle cure ospedaliere.

Va tuttavia ricordato che non tutti i pazienti ospedalizzati a causa della Covid-19 rientrano tra coloro che possono trarre beneficio dalla somministrazione di Sabizabulin.

lunedì 25 luglio 2022

I vaccini ad mRNA modificano il DNA?

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Recentemente nei tribunali italiani sono stati presentati numerosi ricorsi arrivati da sanitari no-vax i quali sostengono che il loro rifiuto al vaccino sarebbe giustificato dalla pericolosità dei vaccini ad mRNA (Pfizer-BioNTech e Moderna). 

In particolare i vaccini ad mRNA modificherebbero il DNA dei vaccinati e questo sarebbe dimostrato da un lavoro apparso lo scorso mese di aprile sulla rivista CIMB (M. Aldén et. al., “Intracellular reverse transcription of Pfizer BioNTech COVID-19 mRNA vaccine BNT162b2 in vitro in human liver cell line“, Curr. Issues Mol. Biol. (2022), 44, 1115–1126).

L’articolo è stato immediatamente rilanciato da vari siti no-vax che, con rinnovato entusiasmo, hanno ribadito la loro ferma contrapposizione al vaccino.

Peccato che gli stessi siti abbiano dimenticato di citare quello che gli stessi Autori scrivono nel loro lavoro: “At this stage, we do not know if DNA reverse transcribed from BNT162b2 is integrated into the cell genome. Further studies are needed to demonstrate the effect of BNT162b2 on genomic integrity, including whole genome sequencing of cells exposed to BNT162b2, as well as tissues from human subjects who received BNT162b2 vaccination“. 
 
Tradotto in italiano, gli Autori ammettono che "non sono in grado di dire se il DNA trascritto inverso dal vaccino BNT162b2 sia integrato nel genoma cellulare. Per dimostrare un eventuale effetto di BNT162b2 sull’integrità genomica bisognerebbe fare esperimenti di altro tipo“. 

L’articolo è stata accolto con molte critiche dalla comunità scientifica. Ricordo che nella ricerca scientifica la pubblicazione di un articolo non è sufficiente per dimostrare alcunché. Qualsiasi articolo deve resistere alle critiche degli altri scienziati e solo se resiste alle loro “riprovazioni” può essere preso in considerazione.

La stessa rivista CIMB, poco dopo la pubblicazione del lavoro di M. Aldén et. al., ha pubblicato un altro articolo nel quale venivano messi in evidenza i limiti e gli errori concettuali presenti nel lavoro che aveva sollevato l’entusiasmo della comunità no-vax (H. A. Merchand, “Comment on Aldén et al. intracellular reverse transcription of Pfizer BioNTech COVID-19 mRNA vaccine BNT162b2 in vitro in human liver cell line. Curr. Issues Mol. Biol. (2022), 44, 1115–1126“, Curr. Issues Mol. Biol. (2022), 44, 1661–1663.

Merchand conclude che – come tutto sommato ammettevano gli stessi Autori – l’articolo di Aldén et al. non dimostra alcunché perché è stato fatto in vitro su una particolare categoria di cellule e in condizioni non realistiche rispetto a ciò che accade in vivo. Non c’è alcuna prova che il vaccino possa intervenire sul genoma umano

Ovviamente di questo nuovo articolo non troverete traccia nei siti no-vax e nei ricorsi che arrivano ai Tribunali italiani.

venerdì 22 luglio 2022

Covid, RSA e risparmio energetico

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Le residenze per anziani sono notoriamente uno dei posti “a rischio elevato” per i possibili danni provocati dalla pandemia. L’alta concentrazione di “grandi anziani”, spesso affetti da una o più gravi patologie, rende questi luoghi particolarmente vulnerabili. Quando il virus incomincia a girare, i contagi si propagano a macchia d’olio. L’arrivo dei vaccini ha decisamente migliorato la situazione, riducendo sensibilmente la mortalità indotta dalla Covid-19, ma sappiamo che con le persone in età avanzata non sempre i vaccini funzionano al meglio.

Rimane quindi essenziale cercare di ridurre al minimo il numero dei contagi, obiettivo oggettivamente non facile da raggiungere, soprattutto nei momenti caratterizzati da una elevata circolazione virale.

Un lettore mi segnala l’intervista rilasciata dalla Direttrice di una Residenza per anziani del Trentino che, a proposito del caldo torrido delle ultime settimane e delle lamentele ricevute per il caldo patito dagli anziani ospiti dichiara: 
 
La nostra struttura è dotata di un sistema di ricambio dell’aria con raffrescamento, potenziato nelle aree comuni dai condizionatori. In questo momento l’impianto di raffrescamento non è così performante perché, a causa delle misure Covid, è necessario prendere l’aria dall’esterno visto che non è permesso riciclare quella, già più fresca, all’interno della struttura”.

Non ho dubbi che la Direttrice abbia seguito scrupolosamente le indicazioni ricevute dalle Autorità politiche e sanitarie del Trentino, ma è fin troppo banale osservare che questa è la terza estate con il Covid-19 e la stiamo affrontando con una approccio di emergenza simile a quello dell’estate 2020. Senza dimenticare che un problema simile si porrà quest’inverno quando al posto dell'aria condizionata dovremo attivare il riscaldamento.

Cambiare completamente aria per non riciclarne almeno una parte è una soluzione che funziona dal punto di vista sanitario, ma produce un enorme spreco energetico. A parte le ricadute ambientali, il recente forte aumento dei costi energetici produrrà un extra-costo che andrà pesantemente ad incidere sui bilanci delle Residenze per anziani. Analoghi ragionamenti si possono fare per gli edifici adibiti a Scuole o Uffici pubblici e a tutte quelle altre strutture i cui costi di gestione vanno a gravare – direttamente o indirettamente – sul bilancio pubblico.

Eppure le soluzioni tecniche per ridurre questi sprechi esistono e sono ben collaudate. Si possono dotare gli impianti di ricircolo dell’aria di sistemi di sanificazione che abbattono virus e batteri, oppure si possono introdurre degli scambiatori di calore che consentono di trasferire energia tra l’aria che viene emessa nell’atmosfera e l'aria fresca entrante, in modo da ridurre drasticamente gli sprechi energetici.

Sono passati 2 anni e mezzo dall’inizio della pandemia ed è stato fatto molto poco per migliorare la situazione. Operiamo con le norme di emergenza attivate all’inizio della pandemia e non si è pensato di programmare per tempo gli interventi tecnici che – aldilà del rischio Covid – avrebbero comunque migliorato la sicurezza sanitaria delle strutture, riducendo anche i costi di gestione.

Forse, con i prezzi dell’energia alle stelle, qualche burocrate si accorgerà che si poteva fare qualcosa di meglio invece di limitarsi a procedere “a vista” secondo una logica emergenziale.

Aggiornamento sulla pandemia: a fine luglio anche il virus va in vacanza!

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Finalmente buone notizie sull'anomalo ed intenso picco pandemico che sta caratterizzando questi caldi mesi di inizio estate 2022. Il massimo dei contagi è stato finalmente superato ed ora inizia una discesa che speriamo non sia troppo lenta. Qualcuno potrebbe ipotizzare che il calo dei contagi sia dovuto ad un aumento dei tamponi "fai-da-te" o addirittura dei positivi che non fanno il tampone. La buona notizia è che i dati sui ricoveri ospedalieri confermano il miglioramento.

Va detto - a scanso di equivoci - che la circolazione virale è ancora molto elevata, vicina al valore massimo registrato la settimana scorsa. Questo vuol dire che la probabilità di contagio, soprattutto all'interno dei locali chiusi, è ancora molto elevata e che le persone più a rischio faranno bene a utilizzare i ben noti accorgimenti atti a limitare la probabilità di contagio (oltre a fare il richiamo vaccinale consigliato).

Passiamo ora ai dati:

Andamento dei contagi giornalieri. I dati sono mediati per togliere le fluttuazioni che avvengono nel corso della settimana. Il dato dell'ultima settimana mostra finalmente un calo del numero dei contagi (almeno di quelli che sono stati regolarmente segnalati alle Autorità sanitarie)

Anche i ricoveri nei reparti Covid degli ospedali italiani mostrano di essere ormai avviati verso la discesa (la loro variazione percentuale rispetto alla settimana precedente è molto vicina a zero). Come al solito, non sappiamo quanti ricoverati appartengano alla categoria dei "positivi a loro insaputa" che vengono individuati al momento del ricovero per altre patologie e quanti siano pazienti Covid "veri". Comunque è consolante che, anche nelle terapie intensive, si sia vista una tendenza alla riduzione dei nuovi ricoveri.

Variazione percentuale - stimata su base settimanale - del numero di posti letto occupati nei reparti Covid degli ospedali italiani

Nuovi ricoveri settimanali nei reparti Covid di terapia intensiva. Il dato è normalizzato rispetto ad un campione di 100 mila abitanti. Gli ultimi dati (evidenziati con l'ellisse di colore rosso) mostrano un picco che, nel corso dell'ultima settimana, dovrebbe aver superato il suo punto di massimo (salvo conferma che potremo avere solo tra un paio di settimane)

Purtroppo - e non è una sorpresa - il dato dei decessi continua a salire. Ci vorranno tipicamente un paio di settimane prima che il calo registrato a livello di contagi si rifletta in una riduzione del numero dei decessi:

Decessi Covid settimanali, normalizzati rispetto ad un campione di 100 mila abitanti

martedì 19 luglio 2022

Annuncio: a partire dal 1 settembre questo blog si sposterà in dbassi.it

A partire dall'inizio del prossimo mese di settembre questo blog si sposterà nel sito dbassi.it (attualmente in fase di allestimento) dove, accanto al blog dedicato alla pandemia, troverà posto un nuovo blog dedicato al riscaldamento globale. Saranno ovviamente 2 blog distinti anche perché i 2 temi - pur rappresentando emergenze di questo nostro tempo - non hanno una connessione diretta.

Ambedue i blog cercheranno di affrontare temi complessi (nel senso fisico del termine) dando molta enfasi ai dati sperimentali. Ci saranno anche riferimenti ai principali argomenti che vengono affrontati a livello di dibattito scientifico, con la segnalazione di studi e pubblicazioni di particolare interesse.

Fino alla fine di agosto il nuovo blog sarà nella fase di allestimento iniziale ed i 2 siti si affiancheranno. Poi, dal 1 settembre in poi, dbassi48.blogspot.com non sarà più aggiornato e tutti i nuovi articoli appariranno solo in dbassi.it.

Il nuovo blog, oltre alla possibilità di lasciare commenti pubblici, conterrà anche una sezione per inviare messaggi privati da non pubblicare. Ringrazio fin da ora i lettori che vorranno utilizzare questa nuova sezione per mandarmi segnalazioni su nuovi argomenti da discutere, errori di carattere tipografico o suggerimenti su modifiche da apportare ai testi pubblicati per renderli più chiari.

martedì 12 luglio 2022

Dobbiamo proteggerci di più oppure è meglio lasciar correre il virus? Chi ha ragione?

In queste calde giornate di luglio imperversa la polemica tra “esperti” di opposte fazioni che si confrontano sulle migliori strategie da adottare per gestire al meglio l’ennesima ondata pandemica. Molto grossolanamente, ci sono due scuole di pensiero:
  1. C'è chi sostiene che l’attuale alto livello dei contagi sia il frutto del comportamento troppo disinvolto di molti che hanno abbandonato qualsiasi precauzione e non rispettano più nessuna delle regole che possono aiutarci a contenere la circolazione virale. L’attuale alta circolazione virale comporterà un aumento della pressione sulle strutture ospedaliere con grave danno per tutta la comunità, anche per chi non si ammala di Covid-19.
  2. La visione alternativa ritiene che l’alta circolazione virale registrata durante le ultime settimane non sia un grosso problema e che le misure restrittive ancora in vigore (ad esempio, la quarantena per i positivi) vadano ulteriormente allentate. In altre parole, rimarranno a casa solo coloro che stanno veramente male, esattamente come succede per la maggior parte delle altre malattie. Tutti gli altri potranno circolare liberamente. I contagi registrati in questo periodo contribuiranno ad alzare le difese immunitarie della popolazione, funzionando più o meno come la somministrazione di massa di una dose aggiuntiva di vaccino. Questo migliorerà le difese della popolazione in previsione della probabile ondata pandemica attesa per il prossimo autunno.
Di fronte a posizioni così divergenti sorge spontanea la domanda: chi ha ragione? In realtà, nessuna delle posizioni è basata su modelli scientifici rigorosi. Ad oggi non abbiamo strumenti adeguati per prevedere il futuro a medio-lungo termine della pandemia che – lo ricordo – è un fenomeno “complesso” (nel senso fisico del termine) e, in quanto tale, dipende – in modo non lineare – da una molteplicità di fattori.

Ci sono tuttavia alcuni punti fermi che ormai dovremmo avere imparato e che possono essere utili per capire quale potrebbe essere il nostro futuro rapporto con la Covid-19. Vediamone alcuni:
  • Le vaccinazioni ed i precedenti contagi hanno “allenato” il nostro sistema immunitario rispetto agli attacchi del virus SARS-CoV-2, che - a differenza di quanto accadeva all'inizio della pandemia - non è più un virus sconosciuto per la maggior parte della popolazione. Questo fatto, assieme al miglioramento (ancorché non definitivo) delle cure mediche, ha ridotto fortemente l’incidenza percentuale dei casi più gravi e dei decessi.
  • C’è chi sostiene che le varianti virali attualmente in circolazione siano più contagiose, ma molto meno aggressive rispetto al virus originale di Wuhan. La questione della aggressività del virus potrebbe essere oggetto di ampie discussioni perché non è facile fare una misura oggettiva di tale parametro. Ciò che noi vediamo è la percentuale di contagiati che sviluppano forme gravi della malattia e questa percentuale – come ricordato precedentemente - è decisamente più bassa rispetto alle fasi iniziali della pandemia. Tuttavia non sappiamo se tale differenza sia da ascrivere integralmente ad una minore aggressività del virus oppure se ci sia un contributo legato all’aumento delle difese immunitarie della popolazione. 
  •  Il problema delle (poche) persone fragili che hanno rifiutato il vaccino si è drasticamente ridotto perché - purtroppo - una parte significativa di loro è già morta (ricordo che, a parità di condizioni generali di salute, la probabilità di decesso dei non vaccinati è decisamente superiore rispetto ai vaccinati). I più fortunati sono guariti dalla Covid-19 ed in questo modo hanno acquisito un certo grado di protezione, almeno rispetto ai contagi più gravi. 
  • Nella popolazione generale le difese immunitarie acquisite grazie alle vaccinazioni o a precedenti contagi danno una protezione di brevissimo periodo (1-2 mesi) rispetto alla possibilità di contrarre un nuovo contagio. Parliamo naturalmente di un contagio anche lieve. Se osserviamo solo i contagi più gravi (quelli che comportano un ricovero ospedaliero e, in taluni casi, anche un decesso) la protezione offerta dalle vaccinazioni o dalle precedenti infezioni è più duratura (4-6 mesi e forse più). Al momento, non è chiaro se il calo osservato nel livello di protezione per i casi più gravi sia dovuto esclusivamente al naturale calo di anticorpi, oppure se ci sia anche un effetto legato alle rapide mutazioni del virus dominante.
  • A livello individuale, tutto dipende dallo stato del sistema immunitario. Ci sono persone che hanno un sistema immunitario più debole (a causa dell’età o della presenza di altre malattie) e sono a più elevato pericolo di gravi complicanze. Anche se sono state regolarmente vaccinate, queste persone non acquisiscono un livello sufficiente di protezione e, poiché non possono vivere sotto una “campana di vetro", se il virus circola molto, è più probabile che si ammalino e finiscano in ospedale.
  • Non esistono semplici misure di laboratorio atte a valutare il grado di funzionamento del sistema immunitario di un singolo individuo ed – in particolare – il tipo di risposta che è in grado di fornire in caso di contagio con SARS-CoV-2. Per tutte le persone statisticamente a rischio (anziani o giovani con particolari patologie) è comunque importante fare tutti i richiami vaccinali consigliati. In caso di contagio, devono chiedere al loro medico di famiglia di essere valutate per il trattamento precoce con farmaci antivirali. È di fondamentale importanza che tali farmaci siano somministrati al più presto possibile, prima che insorgano eventuali complicanze.
  • Al momento, il ceppo virale dominante è costituito da Omicron BA.4 e BA.5. Non è detto che durante il prossimo autunno questo sarà ancora il virus in circolazione. È probabile che appaiano nuovi ceppi virali e questo limita l’efficacia dei vaccini che non possono essere rapidamente aggiornati rispetto ai nuovi ceppi virali dominanti. La protezione indotta da un contagio estivo con BA.4 o BA.5 potrebbe rivelarsi irrilevante, almeno per quanto riguarda la protezione rispetto a qualsiasi tipo di contagio, anche non grave.
  • Per quanto riguarda i ricoveri ospedalieri, dovremmo distinguere tra coloro che sono ricoverati a causa delle complicanze generate dalla Covid-19 e le altre persone – generalmente asintomatiche o paucisintomatiche – che vanno in ospedale a causa di altre patologie e vengono scoperte positive durante i controlli fatti al momento del ricovero. Queste persone rappresentano un problema dal punto di vista organizzativo perché non possono essere tenute a contatto con i pazienti non Covid, ma la presenza del virus non rappresenta, in generale, un motivo di aggravamento delle loro condizioni di salute. Quando il virus circola molto, la frazione dei positivi trovati al momento del ricovero cresce, ma non ci sono numeri ufficiali che ci permettano di valutare quale sia la percentuale dei pazienti Covid che rientrano in tale categoria. Una stima molta grossolana ci dice che, attualmente, circa la metà dei pazienti Covid potrebbe rientrare nella categoria dai "positivi a loro insaputa", ma senza dati ufficiali è difficile valutare quale sia l’effettivo impatto della pandemia sull’occupazione degli ospedali.
Sulla base delle precedenti argomentazioni ritengo di potere affermare che, in un mondo ideale, potremmo lasciare il virus libero di circolare tra la popolazione, a patto di riuscire a proteggere adeguatamente anziani e fragili. Sono loro che rischiano la vita e che riempiono le corsie degli ospedali di pazienti Covid ad alto rischio.

A mio avviso, ci sono ampi margini di miglioramento, soprattutto per quanto riguarda il trattamento precoce con i farmaci antivirali. Poi molto dipende anche dal comportamento dei singoli individui e dalle scelte che ciascuno di noi riterrà di fare.

venerdì 8 luglio 2022

Aggiornamento sulla pandemia: tutti gli indicatori sono in netto peggioramento

I dati delle ultime 2 settimane hanno definitivamente confermato che la agognata "tregua estiva" è stata solo un miraggio. Attualmente tutti gli indicatori pandemici mostrano un netto peggioramento

C'è ancora chi se la prende con "quei lavativi seriali, positivi al test COVID19, che non lavorano per settimane, sebbene asintomatici", ma si tratta - a mio avviso - solo di un maldestro tentativo di distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica dal vero problema: gli ospedali italiani si stanno nuovamente riempiendo di pazienti Covid, sia nei reparti ordinari che in rianimazione

Abbiamo ricominciato a discutere del fatto che - a causa della vasta circolazione virale - molti dei pazienti Covid sono stati ricoverati per altri motivi e solo al momento dell'entrata in ospedale sono stati trovati positivi. Qualche fonte giornalistica sostiene che circa la metà dei pazienti Covid ricoverati nei reparti ordinari appartenga a questa categoria di malati. 

Va comunque ricordato che i pazienti che - oltre ad altre patologie - sono affetti anche da Covid, pur in assenza di sintomi non possono essere mescolati con i pazienti non Covid e questo incomincia a generare grossi problemi organizzativi negli ospedali italiani, già alle prese con la corsa per recuperare i forti arretrati e le assenze del personale dovute al periodo estivo.

Per coloro che sono ricoverati in rianimazione il discorso si fa ancora più complicato. Tra l'altro sono tutti pazienti in condizioni severe e quindi particolarmente sensibili alle complicanze che il contagio Covid può generare.

Insomma, non siamo arrivati al momento dell'allarme rosso, ma la situazione, specialmente in alcune realtà regionali, potrebbe diventare piuttosto critica entro la fine di luglio.

Vediamo ora i dati, partendo da quello che - a mio avviso - è più significativo perché è più difficilmente manipolabile. Mi riferisco, in particolare, ai nuovi ricoveri nei reparti Covid di terapia intensiva, normalizzati rispetto ad un campione di 100 mila abitanti:

Nuovi ricoveri settimanali nei reparti Covid di terapia intensiva degli ospedali italiani. L'ellisse rossa indica la forte salita che è stata registrata nel corso dell'ultimo mese

Risulta abbastanza chiaro che il dato dei nuovi ricoveri in terapia intensiva è in forte salita. L'andamento ricorda quello registrato nello scorso mese di novembre (anche se c'è ancora speranza che la crescita venga bloccata prima che raggiunga i valori di fine 2021). Non è un caso se, oltre a sollecitare le persone ultra 80enni a fare la quarta dose, le Autorità sanitarie stiano valutando la possibilità di estendere il richiamo a tutti coloro che hanno più di 60 anni.

Anche i dati sul numero assoluto di persone ricoverate mostra una forte tendenza alla crescita. Ricordo però che questo dato può essere facilmente "abbellito" trasferendo una parte dei pazienti Covid non critici presso cliniche private e facendoli di fatto sparire dalle statistiche ufficiali. Ricordo inoltre che è prassi comune sottoporre a tampone con grande frequenza i pazienti Covid in modo da farli uscire dalle statistiche appena tornano negativi, anche se devono ancora restare in ospedale per curare le conseguenze della malattia. Per questi motivi il numero complessivo dei pazienti Covid ricoverati negli ospedali italiani è un indicatore molto meno preciso rispetto al numero dei nuovi ricoveri nei reparti Covid di terapia intensiva.

La variazione percentuale registrata nel corso di una settimana del numero di posti letto occupati nei reparti Covid degli ospedali italiani mostra - nel corso delle ultime 2 settimane - una forte crescita, del tutto analoga (in termini percentuali, lo ricordo) rispetto a quella che era stata osservata tra la fine del 2021 e l'inizio dell'anno corrente.

Variazione percentuale, stimata su base settimanale, del numero di posti letto occupati nei reparti Covid (somma di tutti i reparti) degli ospedali italiani

Il dato sul numero dei contagi è ancora meno affidabile del dato relativo ai posti letto occupati. Attualmente molti positivi usano il cosiddetto "tampone fai-da-te" e si guardano bene dal denunciare la loro positività. Così evitano la quarantena e possono godersi l'estate e le agognate vacanze senza alcun intoppo. Secondo alcune fonti giornalistiche il numero dei positivi attuali sarebbe pari a circa 3 volte il numero dei positivi "ufficiali" (ad oggi circa 1,25 milioni). Si tratta di stime che potremmo definire "spannometriche", difficilmente verificabili. 

Numero di contagi giornalieri in Italia. I valori sono mediati su base settimanale

Vi mostro infine il dato sui decessi che - come ben sappiamo - riflette l'andamento dei contagi con un certo ritardo temporale (tipicamente 2-3 settimane). Anche in questo caso si nota una risalita:

Decessi Covid settimanali normalizzati rispetto ad un campione di 100 mila abitanti

Prima di concludere vorrei tornare al tema dei "positivi in libera circolazione". Non sappiamo quanti siano, ma il loro numero è  certamente altissimo e non si tratta sempre di "ignari asintomatici". Non credo neppure che siano molti gli stakanovisti che non si rassegnano a rinunciare al lavoro, a costo di contagiare i colleghi.

Questo fenomeno, accanto alla sostanziale abolizione dell'uso delle mascherine e di qualsiasi altra precauzione atta a contrastare il contagio, ha certamente favorito l'aumento della circolazione virale. 

Questi atteggiamenti sono senz'altro favoriti dal "mantra" che sentiamo ripetere dalle Autorità politiche  e dai diversi mezzi di informazione secondo cui la pandemia sarebbe ormai una storia del passato. Comprensibilmente le persone sono stanche, preoccupate dalla guerra e dalle criticità di natura economica e vorrebbe vivere "come se SARS-CoV-2 non ci fosse più". Purtroppo il virus è vivo e vegeto e le nuove sub-varianti di Omicron (BA.4 e BA.5) sono anche particolarmente contagiose.

Quello che sta succedendo oggi potrebbe essere solo un piccolo anticipo di quanto potrebbe succedere durante il prossimo inverno. Il grande caldo del mese di giugno ha favorito lo spostamento di molte attività dal chiuso all'aperto. Anche la chiusura delle Scuole ha contribuito a ridurre le occasioni di contagio. Quando, in inverno, ci ritroveremo tutti in luoghi chiusi e affollati rischieremo di precipitare in una situazione sanitaria veramente critica. 

Questo discorso non vuole assolutamente dire che nel nostro futuro ci possano essere provvedimenti di stampo "cinese" con rigidi lockdown, tamponi di massa e severi limiti agli spostamenti delle persone. Possiamo continuare a "convivere con il virus", ma dovremo fare di più per proteggere i più fragili. 

In questo momento si discute molto di un richiamo autunnale da fare con una versione aggiornata del vaccino. In realtà i vaccini che saranno disponibili in autunno saranno probabilmente aggiornati a Omicron BA.1 (la versione che circolava all'inizio di quest'anno) e non dovrebbero essere particolarmente efficaci (almeno per quanto riguarda la protezione da qualsiasi forma di contagio) con il virus attuale (Omicron BA.4 e BA.5). Tra l'altro - da oggi fino a dicembre - c'è tutto il tempo affinché Omicron BA.4 e BA.5 siano sostituiti da altri ceppi virali. 

In altre parole, la corsa tra il vaccino e le mutazioni virali è una corsa in cui il virus ha le più alte probabilità di vittoria. 

Un discorso diverso riguarda la protezione che il vaccino garantisce rispetto ai contagi più gravi. Oggi ancora non sappiamo se un richiamo fatto con un vaccino aggiornato ad Omicron BA.1 offra una protezione contro i contagi più gravi più alta rispetto al vaccino "tradizionale" (quello usato fino ad oggi che è stato sviluppato usando il ceppo originale di Wuhan). Non ci sono ancora dati affidabili e gli esperti hanno fin qui manifestato opinioni diverse. Nei prossimi mesi la questione sarà probabilmente chiarita.

In attesa di capire quale sia la migliore strategia da adottare a livello vaccinale, c'è qualcosa che potremmo già fare e che - purtroppo - spesso non viene fatto a causa delle lentezze delle burocrazie sanitarie. Mi riferisco, in particolare, alla somministrazione precoce a tutti i soggetti positivi a rischio (anziani o persone affette da particolari patologie) dei costosi antivirali che il Governo italiano ha acquistato e che possono ridurre sensibilmente l'insorgenza di gravi complicanze, tali da comportare un ricovero ospedaliero o addirittura il decesso.

A causa dei ritardi e dello scarso coordinamento tra ospedali e medici di famiglia rischiamo che molti pazienti si aggravino mentre i farmaci che avrebbero potuto salvarli rimangono inutilizzati nei magazzini.