Uno studio sviluppato negli Stati Uniti ha analizzato la reazione al vaccino in un gruppo di persone che avevano ricevuto in passato (da 2 a 10 anni fa) il trapianto di un organo solido (cuore, polmone, rene). Per ridurre il rischio di rigetto queste persone devono assumere farmaci che attenuano la risposta del sistema immunitario. Come conseguenza diretta, questi pazienti offrono una risposta generalmente ridotta rispetto ai vaccini.
Il fatto è ben noto ed è stato confermato anche per le vaccinazioni anti-Covid. Dopo aver ricevuto entrambe le dosi di un vaccino ad mRNA, il livello di anticorpi trovato nel sangue dei pazienti trapiantati era decisamente inferiore rispetto alla media delle persone non trattate con farmaci immuno-soppressivi. Solo il 57% di loro aveva raggiunto un livello di anticorpi adeguato. I pazienti con risposta anticorpale ridotta sono stati sottoposti ad una terza dose e questa ha prodotto un sostanziale miglioramento della situazione.
Lo studio ha riguardato un numero limitato di pazienti (30 persone) e perciò ha fornito dati che non possano essere considerati di elevato valore statistico. Possiamo però concludere che "per le persone immuno-depresse la somministrazione di una terza dose vaccinale può essere considerata una opzione da valutare attentamente".
Il risultato non può essere generalizzato. Il problema di una terza dose vaccinale si porrà eventualmente per tutti quando ci sarà l'evidenza che l'effetto protettivo del vaccino sia calato in modo significativo. Per evidenti problemi di tempo, oggi non abbiamo informazioni valide oltre 6 - 9 mesi rispetto alla data di completamento del ciclo vaccinale. Per il momento non c'è ancora evidenza di una riduzione del livello di protezione dei vaccini associato al trascorrere del tempo. Se e quando ci sarà, si porrà il problema di fare una dose di richiamo per tutti.
L'opzione di una terza dose vaccinale potrebbe essere presa in seria considerazione se si dovessero affermare ceppi virali molto diversi rispetto a quello originale di Wuhan su cui sono stati "tarati" i vaccini attualmente disponibili. Da tempo si discute sulla possibilità di effettuare - già nel prossimo autunno - una terza dose ottimizzata rispetto ai nuovi ceppi virali che circolano nel Mondo. Al momento però, gli attuali vaccini (soprattutto quelli ad mRNA) hanno dimostrato di contrastare con una buona efficacia anche le nuove varianti che hanno destato maggiori allarmi. Inoltre l'esempio dell'Inghilterra dimostra che nell'arco di un semestre può avvenire un completo cambiamento del ceppo virale dominante.
Il rischio è quello di produrre un vaccino che diventi obsoleto prima ancora di essere distribuito su larga scala. Per questo motivo, andrebbero valutate con cautela le affermazioni di chi sostiene che - già dal prossimo autunno - la terza dose vaccinale sarà somministrata su vasta scala.
Per il momento, sarà comunque necessario proteggere al meglio le persone più fragili che - seguendo le procedure standard di vaccinazione - non producono una adeguata copertura anticorpale.
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