Israele ha recentemente avviato la somministrazione della terza dose vaccinale per tutta la popolazione di età superiore ai 50 anni. Si tratta complessivamente di circa 2,25 milioni di cittadini su una popolazione complessiva pari a circa 9 milioni di abitanti. Israele è un Paese molto giovane. Una situazione opposta rispetto a quella italiana dove i cittadini che hanno almeno 50 anni sono ben 25,8 milioni, quasi la metà dell'intera popolazione.
La somministrazione della terza dose sta procedendo abbastanza speditamente. Qui di seguito vi mostro lo stato aggiornato sulla vaccinazione per i diversi gruppi d'età, fornito oggi dal Ministero della salute israeliano:
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Stato d'avanzamento della campagna vaccinale in Israele, aggiornato al 15 agosto |
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Stato d'avanzamento della campagna vaccinale in Italia, aggiornato al 15 agosto. Rispetto al dato israeliano, terze dosi a parte, si nota una minore copertura per tutte le classi d'età sotto gli 80 anni. Per le persone che hanno almeno 90 anni il dato italiano è migliore rispetto a quello israeliano
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Nel corso delle prossime settimane vedremo se la terza dose sarà effettivamente risolutiva. Nel frattempo, i dati dei ricoveri ospedalieri continuano a peggiorare.
Qui di seguito riporto l'andamento dei cosiddetti ricoveri "gravi" che corrispondono a circa il 50% dei ricoveri complessivi. In realtà, se andiamo a vedere quanti sono i casi "critici" (più o meno quelli che secondo i criteri italiani vengono classificati come terapie intensive) vediamo che questi sono circa 1/5 dei ricoveri "gravi", ovvero circa 1/10 dei ricoveri complessivi (più o meno lo stesso rapporto osservato in Italia tra i ricoveri in terapia intensiva e i ricoveri complessivi).
Nel grafico seguente, oltre ai dati israeliani relativi a ricoveri in condizioni "gravi" (punti rossi) e "critiche" (punti azzurri), riporto anche il dato dei ricoveri italiani in terapia intensiva diviso per 11,5 (punti verdi) ovvero il rapporto tra i cittadini di almeno 50 anni presenti in Italia e in Israele. Scegliere il livello dei 50 anni per normalizzare i dati è una scelta arbitraria, ma è comunque meno sbagliata rispetto alla consueta normalizzazione che tiene conto del numero complessivo degli abitanti perché i due Paesi hanno una composizione demografica diametralmente opposta.
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Andamento dei casi di ricovero in Israele e in Italia (vedere il testo per i dettagli). I dati israeliani sono quelli forniti dal Ministero della salute
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Il
grafico usa una scala di tipo semi-logaritmico che permette di cogliere
la differenza tra le diverse velocità di crescita dei ricoveri.
Si nota che in Israele i casi "gravi" (punti rossi) ed i casi "critici"
(punti azzurri) sono
cresciuti seguendo lo stesso andamento (le due curve sono
sostanzialmente parallele). Questo significa che, nell'arco di tempo
considerato, non c'è stata una sostanziale variazione della percentuale
dei casi "critici" rispetto a quelli complessivamente classificati come "gravi".
I punti verdi (Italia) ed i punti azzurri (Israele) sono quelli più direttamente confrontabili, pur con tutti i limiti della normalizzazione discussa in precedenza (che comunque non cambia la pendenza dei dati mostrati in figura). Il confronto tra i dati israeliani e quelli italiani mostra che, nel corso dell'ultimo mese, la crescita dei casi critici in Israele è stata decisamente più rapida rispetto a quella dei ricoveri in terapia intensiva avvenuti in Italia.
Anche in Israele c'è una frazione di persone con almeno 60 anni di età che non ha fatto neppure una dose vaccinale. Costoro finiscono negli ospedali in condizioni "gravi" con una probabilità che è
circa 7 volte quella dei loro concittadini completamente vaccinati: il dato odierno parla di 143 pazienti ricoverati in condizioni "gravi" per ogni 100 mila non vaccinati, contro poco meno di 21 ricoverati "gravi" per ogni 100 mila completamente vaccinati. Tuttavia, poiché sopra i 60 anni di età la grande maggioranza della popolazione israeliana (circa il 90%) è completamente vaccinata, fatalmente una parte consistente dei ricoveri "gravi" riguarda anche questa categoria di cittadini. I 538 casi "gravi" riportati oggi comprendono 212 cittadini non vaccinati, di cui 138 sopra i 60 anni. I pazienti completamente vaccinati sono 315 di cui 262 sopra i 60 anni. I rimanenti 11 casi riguardano persone parzialmente vaccinate. Per loro l'incidenza dei casi "gravi" è pari a circa 40 eventi per ogni 100 mila persone.
I casi "gravi" che riguardano persone completamente vaccinate è stato spiegato ipotizzando che le vaccinazioni fatte in Israele (già a dicembre specialmente per le persone più anziane) incomincino a perdere di efficacia e ciò ha spinto il Ministero della salute israeliano ad attivare la somministrazione della terza dose vaccinale ai cittadini sopra i 60 anni, limite poi abbassato a 50. Se la terza dose
vaccinale funzionerà, ci aspettiamo di vedere un rapido calo dei casi "gravi"
over 60 che hanno ricevuto 3 dosi, mentre dovrebbe cambiare poco la
dinamica dei contagi per i non vaccinati. Non dovremo
aspettare molto (diciamo fine Agosto) per vedere se c'è un effetto consistente perché ormai
oltre il 50% dei cittadini israeliani over 60 ha già ricevuto la terza
dose.
Per quanto riguarda l'Italia, la minore velocità di crescita dei ricoveri in terapia intensiva rispetto ai casi classificati come "critici" in Israele potrebbe essere legata al fatto che la campagna vaccinale in Italia è partita molto dopo quella israeliana. Quando Israele vaccinava rapidamente i suoi (relativamente) pochi anziani, in Italia non c'erano i vaccini e le nostre Autorità perdevamo tempo a progettare eleganti (e costosissimi) gazebo vaccinali a forma di primula.
Se il calo di efficacia del vaccino fosse reale, nel prossimo autunno anche l'Italia potrebbe vedere qualcosa di simile a quanto sta accadendo oggi in Israele. Questo ci offre un prezioso margine di tempo per pianificare l'eventuale somministrazione della terza dose vaccinale, augurandoci che la nostra macchina vaccinale si dimostri all'altezza del compito (ricordando che in Italia ci sono, in proporzione, molti più anziani da immunizzare rispetto ad Israele).
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