La pandemia dovuta alla diffusione del virus SARS-CoV-2 è la terza, causata da un coronavirus, di cui abbiamo notizia nel corso degli ultimi 20 anni. Molto probabilmente ce ne sono state molte altre nei secoli precedenti, ma di esse non abbiamo notizie precise a causa della carenza di informazioni sull'agente infettante che le aveva causate. Possiamo comunque ritenere che il passaggio di coronavirus dagli animali all'uomo sia un evento non raro e che potrebbe ripetersi anche negli anni futuri.
La rapida risposta che è stata messa in campo in occasione della pandemia da SARS-CoV-2 e che ha portato allo sviluppo dei vaccini mostra comunque dei limiti, legati soprattutto alla possibile comparsa di nuovi ceppi virali. A maggior ragione, possiamo ritenere che gli attuali vaccini non funzionerebbero nel caso in cui il contagio fosse prodotto da altri tipi di coronavirus, diversi rispetto al SARS-CoV-2.
Partendo da questa considerazione, molti laboratori sono attualmente impegnati nello sviluppo di vaccini di nuova generazione che abbiano una efficacia simile per diversi tipi di coronavirus e, ovviamente, per i diversi ceppi virali appartenenti allo stesso tipo di coronavirus. Vaccini di questo tipo costituirebbero un'arma preziosa per stroncare sul nascere le eventuali pandemie di coronavirus che dovessero emergere in futuro.
Un gruppo di ricerca giapponese, guidato dal prof. Tomohiro Kurosaki dell'Università di Osaka, ha sviluppato una nuova strategia vaccinale - provata per il momento solo su cavie animali - che sembra essere molto promettente e che potrebbe portare ad interessanti sviluppi nel prossimo futuro.
Per capire come funziona il metodo proposto dal prof. Kurosaki bisogna ricordare che tutti i vaccini messi a punto contro il virus SARS-CoV-2 - pur essendo basati su tecniche diverse - hanno un elemento comune: i vaccini contengono (o producono, una volta che sono stati iniettati) la cosiddetta proteina spike, quella speciale proteina che i coronavirus utilizzano per introdursi nelle cellule del nostro organismo. La proteina spike si compone sostanzialmente di due parti: una base più o meno uguale per tutti i tipi di coronavirus ed una testa che è quella che si fissa direttamente ai ricettori ACE2 delle cellule infettate (ricettori che sono densamente presenti, ad esempio, nelle cellule polmonari). Ogni coronavirus si caratterizza per una diversa composizione della testa della proteina spike, la quale è soggetta anche a frequenti mutazioni che comportano la nascita di ceppi virali con caratteristiche molto diverse tra loro.
I ricercatori giapponesi hanno notato che i vaccini attuali producono anticorpi neutralizzanti che - in massima parte - hanno come bersaglio specifico la testa della proteina spike e quindi diventano meno efficaci quando il virus muta. La loro efficacia crolla se, al posto del SARS-CoV-2 la persona vaccinata fosse esposta ad altri tipi di coronavirus (ad esempio il SARS-CoV-1 ed il MERS-CoV che hanno causato le precedenti epidemie da coronavirus durante questo primo scorcio di secolo).
L'idea è stata quella di usare come elemento vaccinale una proteina spike nella quale la testa della proteina fosse "mascherata" da alcune molecole di glicano. Usando questa proteina modificata, il vaccino ha generato anticorpi neutralizzanti completamente diversi rispetto a quelli dei vaccini che usiamo correntemente. Questi anticorpi mirano alla base della proteina spike piuttosto che alla sua testa e sono in grado di attaccare in modo pressoché equivalente diverse varianti del virus SARS-CoV-2, i virus SARS-CoV-1 e MERS-CoV ed alcuni tipi di coronavirus che attualmente circolano solo tra animali e che, in futuro, potrebbero fare il salto di specie verso l'uomo.
Il risultato è ancora preliminare e ci vorranno ulteriori studi prima di passare alla sperimentazione sugli esseri umani, ma è comunque molto incoraggiante. Anche quando la pandemia di Covid-19 sarà finita, sarà importante dotarci di strumenti efficaci per contrastare sul nascere l'eventuale comparsa di nuove pandemie generate da coronavirus.
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