Partiamo subito dal parametro decisamente più confortante: osservando i dati a partire dallo scorso autunno, questa settimana è stato registrato il calo percentuale più consistente del livello di occupazione dei reparti ospedalieri Covid:
Variazione percentuale del numero medio (calcolato su base settimanale) dei posti letto occupati nei reparti Covid degli ospedali italiani (somma di tutti i reparti) |
Questo dato nazionale fa il paio con un altro dato locale che ci fa vedere come finalmente il numero dei pazienti Covid ricoverati nelle terapie intensive del Trentino (linea rossa qui sotto) si sia riportato sul valore medio nazionale (linea nera). Era stato decisamente più alto - senza soluzione di continuità - a partire dallo scorso mese di novembre e fino a una settimana fa:
Pazienti Covid ricoverati in terapia intensiva normalizzati rispetto ad un campione di 100.000 abitanti |
Anche il dato relativo ai nuovi ricoveri nei reparti di terapia intensiva avvenuti nel corso della settimana mostra valori confortanti per il Trentino (linea rossa qui sotto), mentre l'Alto Adige, che nel corso delle ultime settimane aveva mostrato dati decisamente migliori rispetto alla media nazionale, fa registrare un piccolo rimbalzo che non è ancora un vero e proprio "campanello d'allarme", ma va comunque attentamente monitorato.
Nuovi ricoveri settimanali nei reparti Covid di terapia intensiva normalizzati rispetto ad un campione di 100.000 abitanti |
Ci aspettiamo che il dato dei nuovi ricoveri in terapia intensiva tenda a diminuire a causa di due diverse motivazioni: a) il calo della circolazione virale e b) l'aumento della percentuale di persone "fragili" che ricevono il vaccino.
L'andamento dei nuovi ricoveri in terapia intensiva sarà - a mio avviso - il parametro più efficace per seguire l'evoluzione della pandemia nel corso delle prossime settimane. Le crescenti riaperture potranno portare ad un aumento del numero dei contagi, ma se i vaccini saranno prioritariamente dedicati a coprire le persone più fragili, è sperabile che la situazione sanitaria possa essere tenuta sotto controllo. Si è parlato in questi giorni di un "rischio calcolato". Io preferirei parlare di un "rischio vigilato" ed il dato mostrato sopra è senz'altro uno dei parametri chiave da osservare se vogliamo evitare di richiudere tutto nel giro di poche settimane.
Purtroppo il calo dei contagi e dei ricoveri non ha ancora prodotto la sperata forte riduzione dei decessi. In questo periodo, ogni 10 giorni, in Italia muoiono a causa della Covid-19 più o meno lo stesso numero di persone che muoiono ogni anno a causa degli incidenti stradali. Si tratta di una "strage silenziosa" a cui ci siamo più o meno assuefatti, anche se adesso le vittime comprendono persone di età sempre più giovane. Francamente mi sarei aspettato un calo dei decessi più veloce di quanto sta avvenendo.
In Trentino, la situazione dei decessi ha subito un netto miglioramento a fine gennaio in concomitanza con la vaccinazione degli ospiti delle case di riposo, ma da allora in poi i decessi si susseguono con un andamento lineare (segmento D nel grafico qui sotto) che ancora non mostra alcun segno di saturazione (dovremmo vedere, prima o poi, un segmento orizzontale "E" analogo al segmento B che era stato osservato dopo la fine della prima ondata pandemica):
Per quanto riguarda il numero dei contagi, c'è un calo meno rapido di quanto sarebbe auspicabile:
Numero dei contagi registrati a livello nazionale. Si osserva un minimo relativo associato al numero ridotto di tamponi eseguiti durante le feste pasquali |
Nelle ultime settimane si nota una forte discordanza tra le stime dell'indice di trasferimento del contagio stimato dall'Istituto Superiore di Sanità (punti rossi nel grafico qui sotto) e la stima basata sul mio modellino (punti blu) che analizza i dati dei contagi giornalieri comunicati dalla Protezione Civile Nazionale.
Le stime dell'indice R elaborate dall'Istituto Superiore di Sanità indicano un calo dei contagi più rapido rispetto a quello stimato tramite il mio modellino empirico. La discordanza potrebbe essere semplicemente legata alle fluttuazioni associate con le festività pasquali che incidono poco sui dati ISS (che analizza solo i casi sintomatici e fa riferimento alla data di comparsa dei sintomi invece che a quella della diagnosi). Un analogo effetto era stato visto durante le festività di fine anno.
Ci potrebbe essere anche un effetto legato alle vaccinazioni che potrebbero far aumentare la percentuale di casi asintomatici. Più banalmente, i bassi valori stimati ultimamente da ISS potrebbero dipendere dall'adozione di criteri più restrittivi per l'identificazione dei casi sintomatici adottati da parte delle Regioni/PPAA desiderose di "abbellire" la stima del loro indice Rt. La questione è aperta: vedremo nelle prossime settimane quale sarà l'evoluzione della situazione.
Concludo con un dettaglio relativo ai contagi rilevati in Trentino. Dopo il vero e proprio "crollo" evidenziato all'inizio di aprile, il valore della circolazione virale ora si colloca intorno ai 100 contagi settimanali per ogni 100.000 abitanti e mostra una lieve tendenza a scendere. Il dato più interessante è - a mio avviso - quello relativo alla distribuzione d'età dei contagiati:
Distribuzione dei contagi in Trentino per alcune fasce d'età. Elaborato su dati della Provincia Autonoma di Trento |
Per i contagi nella fascia d'età "scolastica" (6-19 anni, linea verde) si nota un forte aumento a partire da fine febbraio in concomitanza con il dilagare della cosiddetta "variante inglese". La chiusura delle Scuole (metà marzo) è associata ad un progressivo calo, seguito da un nuovo aumento ad inizio aprile in corrispondenza della riapertura delle Scuole.
Il livello dei contagi tra i più piccoli (0-5 anni, linea rossa) non mostra cambiamenti di rilievo, mentre per gli ultra settantenni (linea azzurra) si vede un calo progressivo, più forte durante le ultime due settimane. Il dato è solo parziale, ma sembra indicare che la campagna vaccinale sta producendo gli effetti sperati. Due mesi fa il 14% dei contagi riguardava persone di almeno 70 anni (e molti di loro finivano in ospedale), contro il 10% circa dei ragazzi in età scolastica. Attualmente la situazione si è ribaltata: i più anziani (70+) sono leggermente sotto il 10%, mentre i giovani in età scolastica coprono il 16% dei contagi.
L'ultimo grafico riguarda il numero di classi messe in quarantena dopo la riapertura delle Scuole. Il dato ultimo relativo al Trentino corrisponde a 83 classi. Per confronto, il Veneto (4,9 milioni di abitanti) ha attualmente 16.816 studenti in quarantena. Tenendo conto del numero di abitanti e considerando un numero medio di studenti per classe pari a 24, i dati del Trentino e del Veneto sono abbastanza simili.
La tendenza all'aumento è evidente. Se finalmente si facessero i test salivari (più volte annunciati come imminenti con tanto di conferenza stampa dell'Assessora competente), sarebbero senz'altro molto utili.
Numero di classi del Trentino messe in quarantena dopo la riapertura delle Scuole |
PER NON DIMENTICARE
RispondiEliminaHo visto in settimana i voti/giudizi relativi al sondaggio del giornale Adige sull’operato della giunta leghista. Volevo aggiungere il mio voto. Per L’inaccettabile omertà relativa ai dati reali del contagio in provincia di Trento nel quarto trimestre 2020 il mio voto è un bel 4. Pieno. Altro che 7 o sufficienze!
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RispondiEliminaIL SITO https://covid19.infn.it/
RispondiEliminalunedì 26 aprile fornisce come stima per l'indice Rt
0.92
0.87 ↔ 0.97
CovidStat (95% conf.)
quindi moooolto vicino ala stima del Suo modellino empirico.
Il governatore trentino in diretta su RaiNews 24
RispondiEliminaIl Presidente Fugatti definisce il mantenimento del coprifuoco dalle 22 alle 5 “una misura cattiva e ideologica che non ha nessun presupposto epidemiologico” e si dice “pronto a valutare un’ordinanza per spostarlo alle 23 se entro giovedì la richiesta delle Regioni non sarà accolta dal Governo”.
Rivendica ciò come esigenza dettata da motivazioni economiche, in difesa del settore turistico già pesantemente compromesso dall’epidemia e nega quindi che si tratti di un diktat di partito.
Una parziale deroga al coprifuoco delle 22 il Presidente l’ha già comunque decisa nella giornata di ieri. Infatti se un cittadino finisce di cenare alle 22, esibendo lo scontrino del ristorante, può raggiungere il proprio domicilio oltre questo orario, secondo il tragitto più breve.
Nel primo giorno di riapertura (lunedì 26 aprile) sono stati circa 1 milione gli italiani che sono andati a mangiare a cena fuori, dopo oltre 6 mesi di divieto scattato il 25 ottobre dello scorso anno.
RispondiEliminaE' la stima della Coldiretti sugli effetti dell'entrata in vigore del decreto anti-Covid dal 26 aprile. Una opportunità resa possibile dai quasi 140 mila bar, ristoranti, pizzerie e agriturismi con attività all'aperto presenti nelle regioni gialle dove è tornato il servizio al tavolo all'esterno anche a cena.
(NdC) Ogni sera 1 milione di coperti. Credo quasi tutti non vaccinati peché over65. Aspettiamo fiduciosi la curva dei contagi da venerdì 30 aprile in poi.
Test rapidi, il medico del lavoro: ''Non tutti sono uguali''
RispondiEliminaElisa Dossi - tgr trento - 28 apr 2021
Con la riapertura delle regioni ci si sposta tra zone di diverso colore solo con certificato di vaccinazione, comprovata guarigione dal Covid, o tampone effettuato entro le 48 ore. Non tutti i test rapidi sono uguali, spiega il dottor De Santa, medico del lavoro. Anche quando rispettano le caratteristiche precisate dal Ministero della Salute, che distingue quelli ammessi in prima, seconda e terza generazione.
Requisito base di tutti, il 90% di affidabilità - significa che non si fanno sfuggire più di un positivo su 10.
Per il dottor De Santa, però, i test di prima generazione non sempre la garantiscono: "Alcuni hanno un'affidabilità inferiore a quella dichiarata dal produttore".
Da qui l'invito a richiedere di che test si tratti quando li si prenota e a preferire quelli di seconda o terza generazione. Per evitare falsi negativi, precisa, e contenere la pandemia.
Alcuni test rapidi di terza generazione stimano inoltre la carica virale. Sono utili, a livello medico, per individuare i superdiffusori, vale a dire gli asintomatici con alta carica virale. Si è positivi quando si supera una concentrazione di antigene di 20 picogrammi per millilitro: "Abbiamo visto casi di persone con 4-6-8mila picogrammi, eppure asintomatiche"