L’Agenzia britannica MHRA (Medicines and Healthcare products Regulatory Agency) ha rilasciato un rapporto aggiornato sui casi di rare trombosi associate alla somministrazione del vaccino AstraZeneca. Complessivamente sono stati segnalati 209 casi, di cui circa il 20% mortali, dopo la somministrazione di circa 22 milioni di dosi vaccinali. Praticamente poco meno di 1 caso ogni 100.000 dosi vaccinali ed un decesso ogni mezzo milione di dosi.
Quasi tutti i casi sono stati associati con la prima dose, ma ci sono anche alcuni casi accaduti dopo la somministrazione della seconda dose. Va tuttavia ricordato che la Gran Bretagna sta attuando una politica di somministrazione molto ritardata della seconda dose e quindi la statistica sulla somministrazione della seconda dose è molto più limitata rispetto alla prima.
L’aspetto più interessante del rapporto britannico riguarda l’età delle persone che hanno manifestato questo grave effetto collaterale. La ripartizione per età mostra 23 casi in persone di età compresa tra i 18 ed i 29 anni, 27 tra i trentenni, 30 tra i quarantenni, 59 tra i cinquantenni e 58 (pari a circa 1/4 dei casi totali) tra quelli di età pari o superiore a 60 anni. L'età non era nota nei restanti casi. Non ci sono evidenze statisticamente significative di differenze associate al genere delle persone colpite dalle rare forme di trombosi analizzate nel corso di questa indagine.
Quasi tutti i casi sono stati associati con la prima dose, ma ci sono anche alcuni casi accaduti dopo la somministrazione della seconda dose. Va tuttavia ricordato che la Gran Bretagna sta attuando una politica di somministrazione molto ritardata della seconda dose e quindi la statistica sulla somministrazione della seconda dose è molto più limitata rispetto alla prima.
L’aspetto più interessante del rapporto britannico riguarda l’età delle persone che hanno manifestato questo grave effetto collaterale. La ripartizione per età mostra 23 casi in persone di età compresa tra i 18 ed i 29 anni, 27 tra i trentenni, 30 tra i quarantenni, 59 tra i cinquantenni e 58 (pari a circa 1/4 dei casi totali) tra quelli di età pari o superiore a 60 anni. L'età non era nota nei restanti casi. Non ci sono evidenze statisticamente significative di differenze associate al genere delle persone colpite dalle rare forme di trombosi analizzate nel corso di questa indagine.
Per valutare il cosiddetto rapporto costo/benefici bisogna tenere conto di due fattori: a) il numero di casi riscontrato in una certa fascia d'età deve essere normalizzato per tenere conto del tasso di vaccinazione che, in generale, cresce significativamente all'aumentare dell'età e b) i casi registrati tra le persone più giovani vanno considerati con maggiore attenzione perché queste persone - se in buone condizioni generali di salute - non corrono seri rischi nel caso in cui contraggano la Covid-19.
Tenuto conto di questi dati, il comitato che consiglia il Governo inglese sull'uso dei vaccini (Joint Committee on Vaccination and Immunisation) sta valutando la possibilità di alzare da 30 a 40 anni l’età minima delle persone a cui somministrare il vaccino AstraZeneca.
Al momento, non risulta che le Autorità sanitarie britanniche abbiano deciso di modificare le regole per il richiamo delle persone più giovani che abbiano già ricevuto una prima dose di AstraZeneca. Paesi come Francia, Olanda e Germania hanno deciso di somministrare come seconda dose un vaccino ad mRNA. Decisione che è stata criticata da alcuni (c'è chi l'ha definita "somministrazione di un cocktail di vaccini") perché mancano ancora dati attendibili sugli effetti di questa inedita procedura.
Anche in Italia se ne sta discutendo, ma al momento non sono state ancora prese decisioni in merito. In attesa di avere dati statisticamente più significativi, si continua a somministrare una seconda dose di vaccino AstraZeneca anche alle persone più giovani che hanno già ricevuto la prima dose. In Italia ci sono oltre un milione e duecentomila persone (soprattutto docenti e forze
dell'ordine) che attendono la seconda dose a maggio e che non sanno bene cosa succederà.
La Danimarca (5.8 milioni di abitanti) ha deciso di escludere il vaccino Johnson & Johnson dal programma di vaccinazione anti-Covid e ha motivato la sua decisione con le preoccupazioni per i rari effetti collaterali legati alla formazione di coaguli di sangue. Lo ha riferito Reuters.
RispondiElimina"L’Autorità sanitaria danese ha concluso che i vantaggi dell’utilizzo del vaccino Covid-19 di Johnson & Johnson non superano il rischio di causare il possibile effetto avverso in coloro che ricevono il vaccino”, ha sottolineato l’autorità sanitaria locale in un comunicato.
Il provvedimento arriva dopo che il mese scorso il Paese ha smesso di usare anche il vaccino di AstraZeneca citando preoccupazioni simili. In questo modo il calendario delle vaccinazioni potrebbe subire fino a 4 settimane di ritardo sulla tabella di marcia.