Oggi - oltre al mese di aprile - si chiude la prima settimana che ha visto la riapertura - anche se non completa - di molte attività. Troppe per chi teme che la situazione possa ridiventare rapidamente critica e troppo poche per chi vorrebbe aprire tutto, a tutela dei settori economici che hanno più sofferto a causa delle misure di limitazione attuate durante l'ultimo semestre.
In attesa di capire come andranno a finire le cose vediamo cosa ci dicono i dati, cominciando dai nuovi ricoveri in terapia intensiva. Il dato nazionale relativo all’ultima settimana (linea nera) mostra un calo che prosegue ormai da 5 settimane. La tendenza è chiara ed è ancora troppo presto per vedere, ammesso e non concesso che ci sarà, un cambio di tendenza associato alle aperture che sono avvenute durante l’ultima settimana.
In attesa di capire come andranno a finire le cose vediamo cosa ci dicono i dati, cominciando dai nuovi ricoveri in terapia intensiva. Il dato nazionale relativo all’ultima settimana (linea nera) mostra un calo che prosegue ormai da 5 settimane. La tendenza è chiara ed è ancora troppo presto per vedere, ammesso e non concesso che ci sarà, un cambio di tendenza associato alle aperture che sono avvenute durante l’ultima settimana.
Se sentirete qualcuno dire “Ecco, abbiamo aperto e non è successo niente!”, lasciatelo parlare e “fate gli scongiuri”. Come scienziato dovrei negare la validità di qualsiasi pratica non scientifica, ma - almeno a livello psicologico – uno scongiuro ogni tanto male non fa.
Il dato del Veneto (linea azzurra) è stato praticamente stabile durante le ultime tre settimane. Il dato dell'Alto Adige (linea verde) recupera la forte crescita registrata durante la scorsa settimana, mentre l'ultimo dato del Trentino cresce e si riporta esattamente sulla media nazionale. C'è da ricordare che, sia per il Trentino che per l'Alto Adige, a causa del numero ridotto di abitanti, il dato può essere affetto da ampie fluttuazioni statistiche.
Anche il dato sui ricoveri complessivi è confortante e mostra una discesa importante, più o meno in linea con quella della settimana precedente:
Variazione percentuale del numero di persone ricoverate (media settimanale) nei reparti Covid degli ospedali italiani (somma di tutti i reparti). Elaborato su dati della Protezione Civile Nazionale |
In questo scenario di progressivo miglioramento, purtroppo non si scorge ancora la tanto attesa riduzione dei decessi. La campagna vaccinale avanza (oggi sono state somministrate mezzo milione di dosi vaccinali) eppure i decessi non calano ancora come ci aspetteremmo. Il dato del Trentino è abbastanza chiaro:
Andamento dei decessi Covid in Trentino |
Si nota che da fine gennaio (segmento D della curva) la crescita dei decessi prosegue con una tendenza che non mostra segni di cedimento. Nel frattempo sembra (ma non posso assicurarlo perché la Provincia annuncia i dati giornalieri dei decessi durante le conferenze stampa, ma non fornisce mai documenti di sintesi) che sia in atto una riduzione dell'età media delle persone che hanno perso la vita a causa della Covid-19.
Sul fronte dei contagi l’andamento è quello mostrato in figura, con un calo che procede abbastanza lentamente. Siamo ancora molto lontani dalla soglia dei 5.000 contagi giornalieri che dovrebbe permetterci di riprendere a fare una qualche forma di tracciamento dei contagi.
Il valore medio della stima dell’indice di trasferimento del contagio comunicato oggi dall’Istituto Superiore di Sanità è abbastanza basso (0,85), pur essendo leggermente superiore rispetto a quello della settimana precedente. Per la terza settimana consecutiva le stime dell’ISS risultano decisamente inferiori rispetto a quelle fornite dal mio modellino empirico basato sull’andamento di tutti i contagi. Contemporaneamente l’ISS ha comunicato che i contagi riscontrati questa settimana (media nazionale pari a 146 contagi settimanali per ogni 100.000 abitanti) sono di poco inferiori rispetto a quelli della settimana precedente (152).
Questo scenario sembra più compatibile con una stima dell’indice R di poco inferiore rispetto ad 1. Evidentemente cresce l’incidenza dei casi asintomatici (ricordo che l’ISS stima l'indice R considerando solo i casi sintomatici) oppure le Regioni/PPAA stanno progressivamente alzando i criteri adottati per classificare un contagio come sintomatico.
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