Nel giorno in cui torna al colore arancione, il Trentino segna un ulteriore significativo calo dei nuovi contagi (solo 114) che lo portano ben al di sotto della soglia dei 250 contagi settimanali per ogni 100.000 abitanti che aveva superato quasi ininterrottamente da novembre 2020 fino a pochi giorni fa.
Purtroppo il calo dei contagi non ha ancora influito sui ricoveri nei reparti Covid di terapia intensiva che, questa settimana, ritornano al massimo assoluto di nuove entrate registrato a metà dicembre 2020 (25 nuove entrate settimanali):
A livello nazionale, si trova una relazione empirica tra nuovi ricoveri in terapia intensiva ed i nuovi contagi settimanali: ogni 83 nuovi contagi si conta - in media - 1 nuovo ricovero in terapia intensiva. Applicando questo parametro al Trentino, otteniamo un livello di contagi dell'ordine di quasi 400 contagi per ogni 100.000 abitanti, circa il doppio dei contagi attuali.
La discrepanza potrebbe essere attribuita a pazienti che siano stati ricoverati in terapia intensiva molti giorni dopo il contagio, avvenuto quando la circolazione virale del Trentino era molto più elevata rispetto a quella attuale. Escluderei l'ipotesi che in Trentino circolino varianti virali particolarmente virulente. Un'altra possibilità è che l'eccessivo uso di tamponi antigenici faccia sfuggire un certo numero di casi di contagio dalle statistiche ufficiali del Trentino.
Il dato dell'indice Rt del Trentino è stabilmente sotto al valore unitario, coerentemente con il forte calo dei nuovi contagi:
A livello nazionale, si conferma la buona corrispondenza tra le stime (ritardate) dell'indice di trasferimento del contagio elaborate dall'ISS e quelle in tempo quasi reale basate sul mio modellino empirico. Il fatto che l'indice si collochi attualmente vicino ad 1 ci dice che i nuovi contagi e le conseguenti criticità del sistema sanitario non peggioreranno ulteriormente rispetto ai livelli attuali, ma se l'indice dovesse rimanere a lungo su questi livelli ci aspettiamo che nelle prossime settimane si assisterà ad un miglioramento molto più lento rispetto a quanto sarebbe auspicabile.
Come anticipato nell'aggiornamento della scorsa settimana, finalmente anche i ricoveri nei reparti Covid-19 degli ospedali italiani hanno raggiunto il punto di massimo. Il dato della variazione settimanale, mostrato nella figura seguente, è ancora leggermente positivo, ma solo per effetto della media che viene fatta su 7 giorni. I dati degli ultimi 3 giorni sono tutti leggermente negativi:
Variazione percentuale dei ricoveri nei reparti Covid italiani (somma di tutti i reparti) |
Un commento finale sulle prospettive future: siamo arrivati al punto di massimo, prima per i contagi e subito dopo per i ricoveri. D'ora in avanti le cose dovrebbero migliorare e la buona stagione sarà certamente d'aiuto. Se si eviterà di sprecare i vaccini disponibili per vaccinare persone a basso rischio, si potrebbe - a breve termine - vedere finalmente anche una consistente riduzione dei decessi (che attualmente, a livello nazionale, si collocano intorno ai 450 casi al giorno).
L'errore fatale sarebbe quello di confondere il raggiungimento del massimo del picco pandemico con il suo azzeramento. Il fatto che la situazione d'ora in avanti possa migliorare non ci assicura affatto che tale miglioramento avverrà in tempi brevissimi.
Quindi sarebbe auspicabile che non girassero messaggi del tipo "liberi tutti" perché c'è sempre il rischio di bloccare il processo di miglioramento e di innescare un ritorno di fiamma della pandemia, in una situazione ancora molto complicata (basta vedere i dati delle terapie intensive e dei decessi). Bisogna tener duro ancora per qualche settimana, fino a che il miglioramento non si sarà consolidato.
RispondiEliminaPer cercare di trovare una delle cause dell'anomalia trentina da lei segnalata nel post ho fatto un conteggio per il mese di marzo 2021 relativamente al totale dei "casi testati" presente nel report della Protezione Civile. Ho poi calcolato il rapporto rispetto alla popolazione delle singole regioni. Come si vede la Provincia Autonoma di Trento è assolutamente in fondo alla classifica
CASI TESTATI/POPOLAZIONE MARZO 2021
30,78% P.A. Bolzano
10,22% Lazio
8,83% Toscana
8,23% Friuli Venezia Giulia
7,09% Campania
6,79% Marche
6,39% Molise
5,98% Piemonte
5,82% Valle d'Aosta
5,38% Abruzzo
5,05% Liguria
4,03% Sardegna
4,02% Calabria
3,93% Basilicata
3,93% Emilia-Romagna
3,91% Lombardia
3,83% Puglia
3,25% Veneto
3,12% Sicilia
2,78% Umbria
2,48% P.A. Trento
Il totale dei casi testati a livello nazionale rispetto alla popolazione italiana è pari al 5,61%.
Da precisare come da lei evidenziato qualche giorno fa che il numero dei tamponi per 100.000 abitanti si assesta intorno alla media nazionale (bastava in fondo tenerla d'occhio giorno per giorno al fine di regolarsi e non esagerare con i tamponi).
La conclusione, mi corregga se sbaglio, mi pare sia che in Trentino si fanno molti tamponi di controllo ma si ricercano molto poco gli asintomatici.
Per dirla con parole diverse anzichè adottare la tattica della POLVERE SOTTO IL TAPPETO adesso il motto in Trentino è NON SPOLVERARE!
Per il resto andiamo pure in zona arancione dal 6 aprile ma se mettiamo una mascherina doppia è molto meglio.
A proposito della polvere, sopra o sotto il tappeto, vorrei ricordare che nell'ultimo rapporto ISS, il Trentino ha segnalato 1369 casi settimanali, di cui ben 1.137 (indicatore 3.6) non associati a catene di trasmissione note.
EliminaNon è una novità: in Trentino sembra che i contagi "cadano dal cielo". La percentuale di contagi non associati a catene note di trasmissione nel Trentino è pari all'83%, un dato molto più ampio rispetto a quello nazionale (35%).
Nessuno ha mai fornito una spiegazione per questa anomalia e sono sorpreso del fatto che l'ISS - di fatto - non abbia mai considerato questo parametro nelle sue valutazioni.
Ho citato in vari post l'approccio dello struzzo per descrivere la gestione trentina della pandemia.
Purtroppo questo modo di fare produce una estensione temporale delle criticità che si sarebbe potuta evitare (basta confrontare - ad esempio - i dati delle terapie intensive del Trentino e dell'Alto Adige). I danni prodotti da questo approccio non sono solo sanitari, ma incidono pesantemente anche sull'economia.
Con buona pace di chi si illude che, ignorando lo stato reale della situazione, si possa vivere come se la pandemia non ci fosse.
Dai dati della Protezione Civile, si osserva che nel giro di tre settimane, cioè fra la prima e la quarta settimana di marzo, il Trentino ha ridotto del 16% i tamponi effettuati. Se avesse mantenuto lo stesso numero di tamponi, dato il tasso di positività osservato nell'ultima settimana, saremmo stati ancora ampiamente oltre la soglia dei 250 casi settimanali per 100.000 abitanti.
EliminaNon è detto che il numero di contagi trovati sia direttamente proporzionale al numero di tamponi fatti. In generale, aumentando il numero di tamponi, si riduce la percentuale di tamponi positivi.
EliminaDurante l'ultima settimana si è osservato in tutta Italia una lieve discesa dei casi positivi. Ovviamente se non si tracciano adeguatamente i positivi (facendo tamponi a tutti i loro contatti stretti), calano sia i tamponi che i nuovi positivi.
Coronavirus, in Trentino I TEST SALIVARI sostituiranno i tamponi molecolari
RispondiEliminaLuca Marognoli - giornaletrentino.it - sabato 3 aprile 2021
I test salivari si avviano A SOSTITUIRE i tamponi molecolari in Trentino. Questa la strada che intende intraprendere APSS, come spiega il dirigente del Dipartimento salute e politiche sociali, Giancarlo Ruscitti:
“La nostra non è una sperimentazione iniziale”, ha detto rispondendo alle domande dei giornalisti. “Noi stiamo testando il sistema che è stato realizzato tutto in Trentino, assieme all’ISS: dobbiamo anche essere orgogliosi di questo.
Il nostro obiettivo è di sostituire il molecolare tradizionale con il test salivare”. "Noi siamo quasi pronti, l’Iss ci aveva chiesto 1000 casi testati IN PARALLELO.
Li stiamo proponendo gratuitamente e con la loro approvazione alle persone che vengono a fare il test molecolare presso il drive through: siamo ormai vicini e a quel punto ragioneremo se utilizzare il test salivare, che è molto meno impegnativo anche in fasce di età che raggiungeremo con la vaccinazione più tardi come da cronoprogramma nazionale”.
Trentino, 539 PAZIENTI IN TERAPIA INTENSIVA
RispondiEliminaCovid, un anno in prima linea: la testimonianza di Ivan
video APSS - 02 aprile 2021
Dalle immagini di una Trento deserta durante il primo lockdown, quello della primavera del 2020, al viaggio nei reparti di terapia intensiva che un anno dopo sono ancora sotto forte pressione. È il racconto di “Un anno in prima linea”, il video che l’Azienda provinciale per i servizi sanitari di Trento ha realizzato in occasione del primo anniversario dall’inizio della pandemia.
Il protagonista è Ivan Eccli, 70 anni, uno dei primi pazienti Covid ricoverati in terapia intensiva, che esattamente un anno fa lottava in corsia e ora è tornato in ospedale per incontrare il personale del reparto tra cui l’infermiera che durante il ricovero gli leggeva i messaggi provenienti da casa.
È la storia di uno dei 539 pazienti che dall’inizio della pandemia, in Trentino, hanno avuto bisogno di cure in terapia intensiva. Attraverso la sua voce riemergono i tanti interrogativi della primavera 2020 (quando il mondo in pochi giorni è completamente cambiato) ma anche la grande riconoscenza verso la sanità trentina:
«Quando sento le notizie sui nuovi ricoverati in terapia intensiva mi viene una stretta al cuore – dice Eccli – e penso con grande riconoscenza ai medici, agli infermieri e a tutto il personale che dopo un anno sono ancora in prima linea». Una storia di speranza, che ci invita però a mantenere grande prudenza e attenzione: a un anno di distanza infatti la sanità trentina è ancora concentrata nella lotta contro il virus.
https://www.trentotoday.it/video/video-apss-covid-prima-linea.html
C'è da dire che la variante inglese è predominante in Trentino (pare io 90% dei casi)
RispondiEliminaFUGATTI PUNTA ALLA ZONA GIALLA…
RispondiEliminaEhm, la settimana intorno a Pasqua è stata AVARA di tamponi
e questo di conseguenza si riflette anche sulla INCIDENZA CUMULATA.
Giorno * Nuovi positivi * molecolari + antigenici = totali
giovedì 8 aprile * 164 * 2200 + 1278 = 3478
mercoledì 7 aprile * 103 * 1092 + 1215 = 2307
martedì 6 aprile * 26 * 820 + 198 = 1018
lunedì 5 aprile* 40 * 532 + 134 = 666
domenica 4 aprile * 169 * 1262 + 697 = 1959
sabato 3 aprile * 127 * 1767 + 1137 = 2904
venerdì 2 aprile * 114 * 1487 + 908 = 2395
Quindi in una settimana sono stati eseguiti 2100 in media al giorno:
3478 + 2307 + 1018 + 666 + 1959 + 2904 + 2395 = 14727 in totale
Invece in Alto Adige.... Tamponi effettuati IN UN SOLO GIORNO martedì 06 aprile:
Test PCR (molecolare): 1.344
Test antigenici eseguiti ieri: 14.771
Sardegna: in 40 giorni da bianca ad arancione, da lunedì sarà zona rossa
RispondiEliminaBiagio Chiariello – fanpage.it - 9 aprile 2021
Lunedì 1 marzo l’isola (1.64 milioni di abitanti) aveva ri-assaporato una sorta di ritorno alla normalità. Ma 16 Comuni in lockdown per l’aumento dei casi di Covid, la preoccupazione per le mutazioni del virus e la risalita dei ricoveri in terapia intensiva hanno fatto precipitare la situazione: così la Sardegna è diventata zona rossa. E ci resterà per almeno 2 settimane per il principio della isteresi.
Lunedì 1 marzo la Sardegna diventava la “terra promessa”, la prima Regione a conquistare la zona bianca. La notte tra il 21 e 22 marzo la regione lasciava la zona bianca per passare in arancione e 18 giorni dopo passa ufficialmente in zona rossa.
Cosa è accaduto in questi 40 giorni? Innanzitutto l'indice Rt della Sardegna è 1,54, il più alto d’Italia (che adesso ha una media dello 0,92); 16 Comuni su 377 si trovano già in zona rossa, con i sindaci allarmati dai contagi schizzati alle stelle e una situazione che inizia ad essere complicata anche per gli ospedali.
Nessun lockdown invece a Nuoro, capoluogo della provincia che conta un trend contagi da zona rossa. Il sindaco Soddu ha chiuso le scuole medie e superiori fino al 20 aprile. E sono vietate anche le visite a casa di amici e parenti. Didattica a distanza anche per tutti gli alunni di Alghero. Come in varie scuole di Cagliari.
La variante inglese è predominante, ed è stata anche individuata dai ricercatori dell'Azienda ospedaliera di Cagliari la mutazione A.27, la prima volta in Italia. La scoperta è stata fatta il 18 marzo su 4 pazienti cagliaritani, dei quali uno deceduto. Secondo gli esperti, avrebbe una combinazione di due mutazioni particolari, note come N501Y e L452R , che potrebbero essere responsabili di una maggiore trasmissione del coronavirus.
Sull’isola i ricoveri sono aumentati in una settimana del 7% nelle terapie intensive e del 5% nei reparti di area medica. Lunedì 29 marzo la percentuale di occupazione dei posti letto nelle rianimazioni rilevata da Agenas in Sardegna era del 15%, oggi si attesta al 22% (il 30% è considerato livello di guardia).
Nei reparti non intensivi si è passati invece dal 12% di lunedì scorso al 17% di oggi.
La Sardegna ha vaccinato con 2 dosi solo il 4.7% della popolazione (ultima Regione in Italia). Negli over 80 la Sardegna ha vaccinato con 2 dosi solo il 19% della popolazione (stra-ultima Regione in Italia) e con 1 dose il 42% della popolazione (prima Regione in Italia).
La Sardegna, sostiene l'Assessore della Sanità Nieddu, ha ricevuto il 5% in meno nella ripartizione basata sul numero di abitanti.
Inoltre l'Assessore Nieddu ha spiegato che in Sardegna "c'è un'alta percentuale di rinunce al vaccino AstraZeneca, vicina al 30%" e ha invitato i sardi "a vaccinarsi", sottolineando che "il vaccino AstraZeneca è sicuro", come indicano AIFA ed EMA.