In uno studio pubblicato su Plos One, i ricercatori della Scuola di Veterinaria dell'Università della Pensilvania hanno dimostrato che i cani, se adeguatamente addestrati, sono in grado di riconoscere le persone contagiate dal virus SARS-CoV-2 con elevatissima sensibilità.
Che il fiuto dei cani sia straordinario lo sappiamo da sempre. Non a caso i cani sono correntemente utilizzati in aeroporti, stazioni ed altri luoghi pubblici per individuare i corrieri della droga. Altre applicazioni sono state sviluppate in campo medico, per non parlare dei cani che vengono addestrati per ricercare i preziosi tartufi.
Anche nel caso della Covid-19 erano stati fatti numerosi tentativi (anche nel vicino Alto Adige), ma quello che è stato pubblicato ora è il primo studio sistematico sull'argomento. Il Centro dove è stata condotta la ricerca ha anni di esperienza nella formazione di cani per il rilevamento medico, compresi quelli in grado di identificare il cancro alle ovaie. Quando è arrivata la pandemia, i ricercatori della Scuola di Veterinaria dell'Università della Pensilvania hanno sfruttato le competenze acquisite per progettare uno studio sul rilevamento del Coronavirus. Lo studio è stato condotto su un campione di 9 cani (8 Golden retriever e un Malinois belga).
Il prossimo passo sarà quello di impiegare i cani per effettuare il cosiddetto "test della maglietta" in cui i cani vengono addestrati a discriminare gli odori di individui COVID-positivi, negativi e vaccinati in base ai composti organici volatili che rimangono su una maglietta indossata durante la notte.
Aldilà dell'interesse suscitato da questo studio, va comunque messo in evidenza che il fiuto dei cani ha dei limiti. Infatti, a fronte di pochissimi "falsi negativi", i cani tendono a registrare un numero molto elevato di "falsi positivi". La maggiore difficoltà è quella di distinguere coloro che sono attualmente positivi, rispetto a coloro che sono guariti da poco tempo o sono stati vaccinati.
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