venerdì 25 marzo 2022

Aggiornamento sulla pandemia: una notizia buona ed altre meno buone

Considerati i tempi, ci accontentiamo di diffondere almeno una notizia buona: questa settimana - pur in presenza di un aumento dei contagi - la nuova ondata sembra avere raggiunto il suo massimo. Più di una vera e propria nuova ondata, sembra che abbiamo a che fare con una sorta di "rimbalzo pandemico". I contagi giornalieri sono tornati a sfiorare quota 100 mila, ma a giudicare dall'andamento della derivata logaritmica dei contagi sembra che ormai la spinta all'aumento si sia esaurita. Complice la primavera ormai arrivata, nel corso delle prossime settimane speriamo di assistere ad un nuovo calo dei contagi.

Nuovi contagi giornalieri (linea grigia) e loro valore medio stimato su base settimanale (linea blu)

 
Variazione percentuale dei contagi  misurata rispetto allo stesso giorno della settimana precedente. Il dato è - in prima approssimazione - proporzionale alla derivata logaritmica della curva dei contagi. Nel corso degli ultimi giorni, si nota che il valore è tornato verso lo 0, corrispondente ad un punto di massimo relativo nella curva dei contagi. Se la tendenza in atto sarà confermata nei prossimi giorni, dovremmo assistere ad un ritorno della derivata logaritmica in zona negativa, corrispondente ad un calo dei contagi

Purtroppo, i dati dei ricoveri - notoriamente in ritardo temporale rispetto alla curva dei contagi - hanno mostrato un aumento, corrispondente ad un passaggio in zona positiva della variazione percentuale dei ricoveri rispetto alla settimana precedente. Il dato relativo ai ricoveri complessivi mostra con chiarezza l'aumento, sia pure ancora abbastanza limitato in termini percentuali:

Variazione percentuale del numero di posti letto occupati nei reparti Covid degli ospedali italiani (somma di tutti i reparti), misurata rispetto alla settimana precedente. Il dato dell'ultima settimana mostra il passaggio in zona positiva, corrispondente ad un aumento del numero delle persone ricoverate

Se andiamo a vedere il numero di nuovi ricoveri nei reparti Covid di terapia intensiva, notiamo un andamento molto simile a quello registrato nel corso delle 3 settimane precedenti. Il dato ci dice che - almeno per il momento - l'aumento del numero di posti letto occupati non ha riguardato i posti di terapia intensiva.

Nuovi ricoveri settimanali nei reparti Covid di terapia intensiva. Il dato è normalizzato rispetto ad un campione di 100 mila abitanti. Nel corso delle ultime 4 settimane il dato è rimasto sostanzialmente stabile

Un dato interessante è quello che viene mostrato nel grafico seguente:

Andamento, su scala semilogaritmica, del numero di posti letto occupati nei reparti Covid di terapia intensiva (linea rossa) e numero totale dei ricoveri Covid (linea verde)

Alla fine del 2021, i posti letto occupati in terapia intensiva corrispondevano a circa il 10% del totale dei posti letto complessivi occupati nei reparti Covid. Attualmente, la percentuale è scesa poco sotto al 5% (le 2 curve rossa e verde del grafico precedente si sono allontanate). Questa è una chiara conferma del fatto che la nuova variante Omicron (e le sue diverse sottospecie) produce mediamente casi meno gravi rispetto alla precedente variante Delta.

Purtroppo anche il dato sui decessi mostra, dopo molte settimane di calo, un leggero aumento:

Numero dei decessi giornalieri normalizzati rispetto ad un campione di 100 mila abitanti (linea grigia) e loro media stimata su base settimanale (linea rossa). Dopo 6 settimane di calo, nel corso dell'ultima settimana è stato osservato un leggero aumento dei decessi

Qui di seguito mostro il confronto tra l'andamento dei nuovi ricoveri settimanali in terapia intensiva ed il numero di decessi settimanali. Ambedue i dati sono normalizzati rispetto ad una campione di 100 mila abitanti. La scala verticale è logaritmica per facilitare il confronto tra le due curve su base percentuale.

Confronto tra l'andamento settimanale dei nuovi ricoveri nei reparti di terapia intensiva (linea blu) ed i decessi (linea rossa). Ambedue i valori sono normalizzati rispetto ad un campione di 100 mila abitanti

Notiamo che durante gli ultimi due mesi dello scorso 2021 le due curve procedevano con un andamento sostanzialmente parallelo. Il numero dei decessi era leggermente superiore rispetto a quello dei ricoveri in terapia intensiva perché sappiamo che c'è una fascia di popolazione (grandi anziani, affetti da altre gravi patologie) che non viene ricoverata in terapia intensiva anche se affetta da forme gravissime di Covid-19. Le loro condizioni generali di salute sono tali da escludere che possano trarre un qualche beneficio da un eventuale trattamento con i sistemi di ventilazione forzata. D'altra parte, molte delle persone ricoverate in terapia intensiva si possono salvare grazie alle cure mediche ricevute e quindi - anche a fine 2021 - una parte significativa dei decessi avveniva tra persone che non erano mai state ricoverate in terapia intensiva

Notiamo che da circa metà gennaio in poi (più o meno in corrispondenza con il valore massimo dei contagi), le 2 curve hanno iniziato ad allontanarsi. Ci sono diverse spiegazioni che possono essere invocate per giustificare questo andamento:

  1. C'è senz'altro un effetto di ritardo temporale: una parte dei decessi registrati da metà gennaio in poi può essere legato a "lungo-degenti" che hanno contratto il contagio a fine 2021 e sono deceduti dopo un lungo ricovero in ospedale (sono quelli che gli inglesi escludono dalle loro statistiche quando il decesso interviene dopo più di 4 settimane dal primo tampone positivo).
  2. Da metà gennaio in poi, ci potrebbe essere una maggiore incidenza dei decessi tra "grandi anziani" o persone fragili che difficilmente vengono ricoverate nei reparti di terapia intensiva. Questo fenomeno potrebbe essere legato ad un calo della protezione garantita dai vaccini dovuto al tempo trascorso dopo la somministrazione dell'ultima dose vaccinale.
  3. Potrebbe essere un effetto legato ai trattamenti preventivi somministrati ai soggetti a rischio di gravi complicanze, utilizzando i nuovi antivirali che finalmente sono diventati disponibili anche in Italia.
  4. Potrebbe dipendere, almeno in parte, dalle caratteristiche del nuovo ceppo virale dominante.
Al momento non abbiamo dati sufficienti per valutare l'incidenza di queste o altre possibili cause, ma si tratta di un fenomeno statisticamente significativo che meriterebbe un ulteriore approfondimento.

In conclusione, se i dati dell'ultima settimana saranno confermati nel corso dei prossimi giorni, possiamo ragionevolmente sperare che il recente aumento dei contagi sia destinato ad esaurirsi e non produca un sostanziale aggravamento della situazione ospedaliera, specialmente per quanto riguarda i ricoveri nei reparti Covid di terapia intensiva. Il dato dei decessi è ancora relativamente alto e sembra aver (speriamo solo temporaneamente) arrestato il suo declino. 

Stando così le cose, l'ipotesi di somministrare su vasta scala una quarta dose vaccinale potrebbe essere ragionevolmente archiviata, almeno fino al prossimo autunno. Un discorso diverso andrà  fatto per i soggetti più anziani e fragili per i quali - forse - la somministrazione di una quarta dose vaccinale potrebbe essere opportuna già adesso.

1 commento:

  1. Perché tutta Shanghai è stata messa in lockdown:
    “Costi disumani”

    Con la nuova impennata di casi Covid le autorità hanno optato per una rigidissima politica di confinamento nella metropoli cinese. Ma la mancanza di chiarezza sulla durata e la difficoltà sperimentata da molte famiglie nell’acquisto di generi di prima necessità ha portato i residenti a scendere in piazza per una serie di proteste senza precedenti.

    A cura di Biagio Chiariell

    Un'intera metropoli in lockdown, 26 MILIONI DI PERSONE costrette a stare a casa a tempo indeterminato. È quanto sta accadendo a Shanghai, cuore economico e finanziario della Cina. Finora c'erano state misure di restrizioni circoscritte alla zona est e ovest, ma dopo l'ultima impennata di casi Covid si è deciso di confinare l'intera città. Gli ultimi dati disponibili parlano di 13.146  nuovi positivi registrati in 24 ore: si tratta del livello più alto dopo il picco raggiunto nella prima ondata pandemica due anni fa quando, da Wuhan, il Coronavirus si diffuse in tutto il mondo. Anche se i numeri non sono elevati rispetto ad alcuni standard internazionali, le autorità cinesi hanno comunque deciso di reagire di conseguenza. Ad allarmare è la situazione di Shanghai, dove è stato individuato un nuovo sospetto sottotipo di variante Omicron.

    Evitare una Nuova Wuhan, ma con costi "disumani"

    Nel tentativo di arginare l'epidemia con l'obiettivo di evitare una Nuova Wuhan, dopo aver lanciato numerosi test di massa, alla fine di marzo le autorità di Shanghai hanno chiuso “selettivamente” alcuni quartieri per quelle che sarebbero dovute essere 48 ore: la zona est doveva restare in lockdown dal 28 marzo all’1 aprile, quella a ovest  dall’1 aprile al 5 aprile. Ma l'approccio soft evidentemente non è servito: il confinamento proseguirà, e saranno coinvolti anche tutti gli altri distretti della megalopoli. Non è ancora chiaro fino a quando. Eppure la maggiore trasmissibilità e la natura più mite della variante Omicron ha portato a chiedersi se l'attuale strategia sia sostenibile a lungo termine. "Attualmente, la prevenzione e il controllo dell'epidemia di Shanghai si trovano nella fase più difficile e più critica", ha tagliato corto Wu Qianyu, un funzionario della commissione sanitaria municipale, alla BBC. "Dobbiamo seguire le regole senza esitazione, senza vacillare".

    Le proteste dei residenti di Shanghai

    Ma non tutti i residenti sono d'accordo. Bisogna partire dal presupposto che le regole del confinamento in Cina prevedono che se in un complesso abitativo, dove possono abitare migliaia di persone, viene scoperto un positivo, tutti i residenti devono restare in casa per una settimana, quelli che abitano nello stesso palazzo del caso positivo, due settimane. Moltissimi hanno segnalato come questo lockdown "disumano" abbia reso impossibile anche l'approvvigionamento di generi alimentari di prima necessità. Difficoltà che, collegate all'incognita sulla durata del confinamento, hanno portato gli abitanti a inscenare proteste pubbliche senza precedenti. Una delle principali è sicuramente quella dei residenti del palazzo Jiangnan Xinyuan nel distretto di Minhang: "Vogliamo mangiare, vogliamo lavorare, vogliamo avere il diritto di sapere, vogliamo che il comitato venga a risolvere i nostri problemi, vogliamo la libertà". Non solo Shanghai, altre proteste analoghe sono state segnalate in città cinesi come Shenzhen e a Jilin.

    continua su: https://www.fanpage.it/esteri/perche-tutta-shanghai-e-stata-messa-in-lockdown-costi-disumani/

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