mercoledì 23 marzo 2022

Sanificare l'aria degli ambienti chiusi con la radiazione far-UVC (222 nm)

Un lavoro apparso sulla rivista Scientific Reports descrive il funzionamento di un sistema per la sanificazione dell'aria basato sulla radiazione alla lunghezza d'onda di 222 nm (far-UVC). Questo tipo di radiazione, pur essendo letale per virus e batteri, non produce danni particolarmente rilevanti negli esseri umani (pur non essendo totalmente innocua, soprattutto se le sorgenti di radiazione non sono opportunamente filtrate per rimuovere eventuali code di radiazione a lunghezze d'onda maggiori) e quindi può essere utilizzata con precauzioni decisamente inferiori rispetto a quelle adottate quando si utilizza  la radiazione UVC (compresa tra 250 e 280 nm) che è quella solitamente utilizzata a scopo germicida. Questo semplifica la struttura dei dispositivi utilizzati per la sanificazione dell'aria.

Questo lavoro non riporta novità di particolare rilievo, ma è il primo nel quale si studia l'utilizzo della radiazione a 222 nm su grandi volumi. I risultati sono molto incoraggianti perché dimostrano l'elevata efficacia dei sistemi di sanificazione basati sulla radiazione far-UVC.

Aldilà dei problemi specifici legati alla pandemia di Covid-19, la ventilazione forzata e la sanificazione dell'aria sono fondamentali per migliorare la qualità dell'aria negli spazi chiusi, eliminando qualsiasi forma di virus o batterio che si trasmette per via aerea. Si tratta quindi di una tematica legata alla salute pubblica, di grande rilevanza non solo per ambienti critici come ospedali o case di riposo, ma anche per numerosi spazi pubblici come, ad esempio, aule scolastiche, uffici, negozi e - in generale - qualsiasi luogo chiuso dove soggiorni una elevata densità di persone.

In occasione della pandemia, anche in Italia sono state avviate alcune interessanti sperimentazioni dedicate al tema della circolazione e sanificazione dell'aria in ambienti chiusi (in particolare nelle aule scolastiche). Si tratta di sperimentazioni ancora limitate, ma i primi risultati sembrano andare nella giusta direzione. I (pochi) investimenti fatti si sono rivelati decisamente più fruttuosi rispetto a quelli dilapidati per acquistare i famosi banchi a rotelle.

Come ho già scritto in precedenti post, sono sorpreso che in Trentino non si sia fatto nulla: il Trentino possiede tutte le competenze necessarie per sviluppare un progetto ambizioso la cui utilità andrebbe oltre all'emergenza Covid. Peccato che manchi la consapevolezza del problema e l’ambizione di fare qualcosa di veramente utile.

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