venerdì 30 aprile 2021

Arriverà la quarta ondata?

A distanza di circa un anno rispetto alla fine della prima ondata pandemica stiamo rivivendo un déjà vu. Nel linguaggio corrente sono entrate due nuove categorie sconosciute prima della pandemia: “chiusuristi” e “aperturisti” si scontrano sulla base di un confronto molto più ideologico che scientifico. Le esigenze dell’economia sono condivise da tutti, ma certamente trovano maggiore ascolto tra quella parte di popolazione che ha subito un calo sostanziale delle entrate economiche a causa della pandemia. Non mancano i prudenti che fanno notare il rischio di una sorte di “sindrome indiana”.

Fino a qualche mese fa l’India veniva indicata come una sorta di meravigliosa eccezione rispetto all’impatto della pandemia. Alcuni osservatori si erano spinti a ipotizzare che, grazie alla forte presenza di giovani, l’India fosse arrivata ad una sorta di immunità di gregge, pur in assenza di un piano vaccinale adeguato. Il paradosso dell’India (maggiore produttore mondiale di vaccini anti-Covid) che esporta la maggior parte della sua produzione e non vaccina in modo adeguato i suoi cittadini era giustificato adducendo come motivazione il numero relativamente basso di contagi e di decessi. È bastata la concomitanza tra una serie di eventi di massa e la circolazione di una nuova variante ad alta contagiosità per ribaltare completamente la situazione portando rapidamente l’India nella situazione di emergenza sanitaria che tutti conosciamo.

Il pericolo che situazioni analoghe si possano verificare anche in altre parti del Mondo è reale, a cominciare dall’Europa che sta arrancando con la sua campagna vaccinale. 
 
Va detto con chiarezza: la possibilità dell’arrivo della cosiddetta “quarta ondata” non dipenderà dal fatto che il coprifuoco sia fissato alle 22 piuttosto che alle 23. Come al solito, tendiamo a dimenticare la natura intrinseca della pandemia che, nel linguaggio della fisica, è un tipico “sistema complesso. Come ho discusso in precedenti post, la complessità dipende da molteplici fattori. In particolare:
  1. L’evoluzione della pandemia è regolata da processi che avvengono su scale dimensionali molto diverse: si va dagli effetti microbiologici che dipendono, ad esempio, dalle variazioni che modificano la struttura del virus su scala molecolare (le cosiddette varianti virali) e che possono portare all'aggiramento delle barriere difensive presenti tra le persone che hanno già contratto la Covid-19 o che sono state vaccinate. Altri fattori importanti riguardano la dimensione delle interazioni umane: separazione delle persone, permanenza in luoghi chiusi, utilizzo della mascherina. Ci sono poi effetti che agiscono su scala planetaria, come i viaggi delle persone che possono portare ad una rapida propagazione delle nuove varianti virali ben aldilà del luogo dove sono state originate.
  2. Un altro fatto che si tende a scordare è quello che non esiste una relazione lineare tra cause ed effetti. Inoltre deve essere sempre considerato l’effetto legato alla compresenza di fattori diversi. Ad esempio, quando la circolazione virale supera una certa soglia, saltano le possibilità di tracciamento ed i nuovi focolai di infezione si propagano con maggiore virulenza, indipendentemente dal tipo di ceppo virale circolante o dal comportamento dei singoli. Sento spesso ripetere frasi del tipo “non esiste la dimostrazione che un certo tipo di comportamento porti ad una aumento dei contagi”. Sono, il più delle volte, affermazioni del tutto prive di senso perché l’effetto del singolo comportamento va contestualizzato nella condizione generale della pandemia.
  3. Di fronte alla complessità del problema fioriscono gli studi basati su modelli matematici tutto sommato elementari che talvolta vengono spacciati come “previsioni” sull’andamento della pandemia. É successo anche recentemente – aldilà delle intenzioni dell’Autore - con uno studio predisposto dal dott. Stefano Merler di FBK che è stato diffuso dalla stampa nazionale in modo tanto approssimato quanto fuorviante. In realtà lo studio si limitava a disegnare possibili scenari senza ipotizzare quale potesse essere la situazione nei prossimi mesi. In pratica il concetto era “se si verifica un certo aumento dei contagi, queste potrebbero essere le conseguenze in termini di pressione sul sistema sanitario e di decessi”. Nessuno ha mai ipotizzato che l’andamento dei contagi che si verificherà nei prossimi mesi sia esattamente lo stesso ipotizzato nel modello. Prevedere esattamente quale sarà l’andamento futuro della pandemia è un'operazione che – da un punto di vista tecnico e metodologico – ha una difficoltà confrontabile con la previsione dell'andamento futuro dei mercati finanziari. C’è chi dice che saliranno e chi dice che scenderanno: qualcuno, più fortunato degli altri, azzeccherà la previsione. Il fortunato previsore acquisirà la fama di essere una specie di guru, ma solo fino alla prossima previsione che molto probabilmente sbaglierà.
Cercando di sintetizzare al massimo, per rispondere alla domanda che trovate nel titolo di questo post ci vorrebbe una "sfera di cristallo" (ma una di quelle buone, che funzioni davvero!). Non possedendo capacità divinatorie, posso solo limitarmi ad osservare che il pericolo di un brusco peggioramento c'è e non va sottovalutato, ma non bisogna neppure cadere nell'errore di dare per scontato che la "sindrome indiana" colpisca anche l'Europa.
 
Rispetto alla fine della prima ondata pandemica qualche miglioramento comunque lo possiamo almeno sperare. In particolare:
  1. Speriamo che non ci siano più illustri clinici pronti a bruciarsi la reputazione affermando che “il virus è clinicamente morto” oppure “vi spiego perché non dobbiamo più avere paura della pandemia”.Qualcuno di loro è sparito dai salotti televisivi. Altri sono ancora presenti, ma si sono fatti un pochino più prudenti.
  2. Speriamo che il Ministro della Salute pro-tempore non sprechi l’estate per scrivere un altro libro auto-elogiativo del tipo “Perché guariremo”. 
  3. Speriamo che i Presidenti di Regione/PA – pomposamente auto nominatisi “governatori” – la smettano di giocare al “poliziotto buono” che vuole aprire imputando al Governo centrale il ruolo del “poliziotto cattivo” che ci vuole chiudere tutti in casa.
  4. Speriamo soprattutto che la campagna vaccinale prenda finalmente pieno vigore. A livello nazionale siamo arrivati alla somministrazione di mezzo milione di vaccini al giorno ed un ulteriore raddoppio di tale limite potrebbe essere atteso entro giugno. L’obiettivo di somministrare almeno una dose vaccinale a tutti coloro che lo richiedono potrebbe essere raggiunto entro il prossimo mese di luglio.
Il vaccino, lo sappiamo, non è la panacea di tutti i mali, soprattutto se dovessero entrare in circolazione nuovi ceppi virali profondamente mutati. Ma, rispetto ad un anno fa, la situazione è profondamente cambiata in meglio. Ci attendono mesi in cui più che un “rischio calcolato” il Governo nazionale dovrebbe saper gestire un “rischio vigilato.

Per raggiungere tale obiettivo è necessaria la leale collaborazione tra le diverse Istituzioni e la lealtà si basa anche sul fatto che i burocrati delle Regioni/PPAA dovrebbero smetterla di inventarsi metodi più o meno creativi per aggirare le norme nazionali. Il rilevamento dei dati pandemici deve essere fatto in modo serio, accurato e trasparente. Dopodiché si tratta di attuare un sistema di vigilanza sfrondato da tutte le inconsistenze tecnico-scientifiche che hanno fin qui caratterizzato l’azione dell’Istituto Superiore di Sanità. Bisognerebbe badare al sodo e considerare essenzialmente 5 parametri: 
  1. nuovi contagi (veri);
  2. capacità di tracciamento effettiva dei nuovi contagiati;
  3. circolazione delle diverse varianti virali e presenza di nuovi ceppi virali;
  4. nuovi ricoveri ospedalieri, soprattutto nei reparti di terapia intensiva;
  5. andamento delle vaccinazioni. 
Con questi parametri è possibile avere un quadro realistico della situazione e, in caso di allarme, bisognerà agire subito con chiusure mirate, anche su scala geografica localizzata.

Non servono invece gli scontri ideologici, la contrapposizione tra negazionisti e profeti di sventura, il cinismo di chi assume decisioni politiche per raccattare qualche voto in più, senza preoccuparsi delle conseguenze, soprattutto se riguardano categorie di cittadini da cui non si aspetta di essere votato.

Semplice, non vi pare?




4 commenti:

  1. Non capisco perchè tra i parametri essenziali da considerare lei non mette il numero degli attualmente positivi. Forse perchè c’ è un legame di proporzionalità con i nuovi contagi e/o i nuovi ricoveri? Grazie

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    1. Alcuni parametri sono collegati tra loro e quindi si potrebbero fare scelte diverse.

      In una fase in cui siamo lontani da un picco pandemico (come adesso) ho messo in evidenza quei parametri che sono più adatti a segnalarci un eventuale cambio di tendenza.

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. Pd, 5 stelle, Verdi e “Il Veneto che Vogliamo” hanno annunciato la proposta di istituire una commissione di inchiesta “sull’ aumento in Veneto dei contagi e dei decessi”, da ottobre 2020 a marzo 2021.

    I consiglieri hanno anche sfidato Zaia a firmare la richiesta. Lui ha fatto sapere di essere d’accordo, ma non firmerà. Anche in Veneto, quindi (ieri una iniziativa del genere è stata presentata in Friuli Venezia Giulia), si cercherà di capire cosa è avvenuto quando la regione è salita ai vertici nazionali per tasso di mortalità.

    Il sospetto delle minoranze è che non si sia dato retta allo studio di Crisanti che aveva messo in guardia dall’affidarsi esclusivamente ai test rapidi, anche per i medici e operatori sanitari di case di riposo e ospedali. Secondo il microbiologo, 3 casi di positività su 10 non venivano intercettati da questo tipo di tampone, a differenza di quelli molecolari.

    Ma la Regione avrebbe continuato imperterrita a promuovere i test, facendosene poi un vanto: “Abbiamo più positivi perché ne scopriamo di più”. Così ne aveva ordinati svariati milioni di prima e seconda generazione, una parte dei quali sono ancora in magazzino.

    Il 18 settembre 2020, prima di avviare la gara per un ordinativo da quasi 190 milioni di euro (a beneficio anche di altre 6 regioni italiane), il Presidente Zaia aveva dichiarato: “In Veneto abbiamo fatto molte prove doppie, sia con il tradizionale che con il rapido e i risultati si sono rivelati ‘affidabilissimi’”. Il contrario di quello che poi avrebbe sostenuto Crisanti.

    Ma anche in altri articoli si è arrivati a concludere (gennaio 2021) che SOLO i test rapidi di terza generazione (introdotti dopo dicembre nel mercato) sono in parte sovrapponibili per precisione ai test molecolari.

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